Sabatino Iefuniello: il bene, in silenzio, si vede (Corona d’Avvento dei Testimoni 2017 # 3)
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Chi è?
Sabato
Iefuniello, detto Tino dai familiari e Sabatino dagli amici, nacque il 19
dicembre 1947 a Sarno (in provincia di Salerno e in diocesi di Nocera-Sarno). A
quattordici anni entrò nel Seminario Minore dei Frati Minori a Ravello, ma
tornò a casa, spinto in tal senso dalla sorella Filomena, che non riteneva che
fosse quella la sua strada. Nel 1966 fu accolto dai padri Vocazionisti ad
Altavilla Silentina, dove frequentò la quarta ginnasio; tuttavia, anche quell’esperienza
ebbe termine dopo qualche tempo.
A
vent’anni, nel 1968, decise di emigrare a Milano, insieme alla sorella
Filomena. Poco dopo, furono raggiunti dal resto della famiglia. Sabatino iniziò
a svolgere vari piccoli lavori, fino a diventare impiegato della ditta Mondial
come fattorino portavalori. Trasferitosi con Filomena nel territorio della parrocchia di
Santa Maria del Suffragio, partecipò alla vita di quella comunità cristiana,
interessandosi in particolare degli anziani e ai giovani.
Il
suo confessore, don Franco Confalonieri, nel 1974 gli presentò l’esperienza del
Piccolo Gruppo di Cristo, una comunità di consacrati laici: ne divenne membro
effettivo nel 1977. L’anno successivo, Sabatino conobbe fratel Ettore Boschini,
religioso camilliano, che stava avviando un’opera di assistenza alle persone
senza fissa dimora. Da quel momento, con il consenso dei superiori del Piccolo
Gruppo, impiegò tutto il tempo libero dalle ore di lavoro per incontrare sulla
strada quegli uomini e quelle donne.
Dall’adolescenza,
Sabatino aveva una grave cardiopatia, che si aggravò nel giugno 1982. Dopo un
periodo di riposo, riprese il suo servizio al Rifugio fondato da fratel Ettore
in via Sammartini, ma contrasse una broncopolmonite. Portato in ospedale, morì
il 30 agosto 1982.
Il
nulla osta per l’avvio della sua causa di beatificazione è stato rilasciato il
14 dicembre 2002 dalla Santa Sede. La tomba di Sabatino si trova dal 1995 nella
cappella di Casa Betania delle Beatitudini, sede centrale dell’Opera Fratel
Ettore, in corso Isonzo 90 a Seveso.
Cosa c’entra con me?
Una
delle prime volte che ero stata al Centro Eucaristico San Raffaele ho trovato,
nella saletta dove le suore Figlie della Chiesa accolgono i fedeli,
un’immaginetta di Sabatino. Nella foto scelta aveva un’aria leggermente mesta,
però mi venne lo stesso il desiderio di prenderla. Conoscevo di fama fratel
Ettore e, come ho già raccontato qui, mi sa che ho partecipato a una delle sue manifestazioni di
preghiera in piazza Duomo, pur senza esserne pienamente consapevole. Ignoravo,
però, che ci fossero dei suoi collaboratori in fama di santità.
Grosso
modo in quegli anni, sembrava che il gruppo teatrale del mio oratorio di
nascita fosse in crisi. Per cercare qualcosa di diverso dal solito musical parrocchiale, il regista pensò
di mettere in scena Processo a Sabatino,
profeta minore, dell’autore Franco Mantega. Il nome del protagonista e
quell’appellativo mi fecero tornare in mente quell’immaginetta, così decisi di
chiedere la sua intercessione per la buona riuscita dello spettacolo. Alla fine
non si fece: i responsabili della compagnia teatrale convennero che fosse
troppo impegnativo per noi giovani.
Qualche
tempo dopo, tra il 2009 e il 2010, trovai alcuni numeri della rivista Nazareth agli adolescenti e agli amici,
dove si parlava proprio di Sabatino. Ricordo che scansionai quelle pagine e le
inviai all’Opera di Fratel Ettore, dopo averne conosciuti alcuni esponenti.
Passò
altro tempo, poi, nel 2012, venni a sapere che Processo a Sabatino sarebbe stato rappresentato al Teatro Arca
della parrocchia di Santa Maria del Suffragio, proprio quella che lui
frequentava, domenica 11 novembre. Così, anche se ero ormai prossima al
trasloco, decisi di andare a vederlo, per capire qualcosa di più.
Effettivamente,
non era un testo leggero, da quel che ricordo, anche se trovavo abbastanza
originale l’ambientazione, secondo la quale lo stile caritativo del
protagonista era letteralmente messo sotto processo. In quell’occasione, presi
una copia della piccola biografia curata da Ireos Della Savia, fondatore del
Piccolo Gruppo di Cristo, del quale ignoravo l’esistenza (però nel santino che
avevo trovato è scritto che Sabatino ne era un membro effettivo).
Lo
spettacolo, ma soprattutto la lettura del libro, mi fecero capire che la sua
azione benefica non era tutto, anche se andava compresa in parallelo alla sua
scelta di consacrazione nel Piccolo Gruppo. Prima di essa c’era stata una lunga
ricerca vocazionale, con ben due tentativi non andati a compimento. La sua
vicenda di emigrante al Nord mi fece subito pensare a quella di mio padre, che
è nato un anno prima di lui e che, in quegli stessi anni, si era trasferito a
Milano per lavorare in fabbrica.
Riprendendo
quel volumetto per scrivere questo post, ora riconosco di avere parecchi punti
in comune con lui. Anzitutto, la ricerca di un lavoro vero, per aiutare la mia
famiglia (però lui l’ha trovato, a dispetto dei suoi problemi di salute). Poi
l’impegno nella comunità cristiana presso la quale vivo ormai da cinque anni,
perché sento di doverne essere un membro attivo e presente.
Devo
invece ancora imparare a essere ancor più disponibile a ogni tipo di servizio,
specie per quelle forme di carità che mi sono meno congeniali, e ad armarmi di
una certa ironia per affrontare al meglio le difficoltà della vita.
Il suo Vangelo
Il modo d’incarnare il Vangelo da parte di Sabatino mi sembra che sia stato il più
semplice e silenzioso possibile. Da quel che ho letto e sentito di lui, credo
di aver riscontrato che non amasse tanto parlare di quel che faceva; lo faceva
e basta. Neppure cercava un tornaconto o un credito: sapeva che Dio, un giorno,
l’avrebbe ricompensato.
Sorprende
poi la sua concretezza nell’azione, che si estendeva anche ad altri aspetti che
non seguiva direttamente: tra alcuni suoi appunti sono state trovate bozze di
proposte, forse rivolte ai sacerdoti della sua parrocchia, per venire incontro
agli anziani soli e poveri.
La
sua esperienza con fratel Ettore è però servita, in un certo senso, a trarlo
dall’anonimato e a meritargli la qualifica di «profeta minore» dal cardinal
Carlo Maria Martini, nell’omelia della Messa a un mese dalla morte.
In
una testimonianza comparsa nel 1981 su Esperienze di vita, periodico del
Piccolo Gruppo di Cristo, Sabatino elogia così il suo maestro nella carità:
La sua fede, la sua capacità di donarsi, il suo esempio e
quello di quanti lo aiutano è per me un continuo richiamo e una prova
dell’amore di Dio verso gli uomini.
Se durante la vita quotidiana ci sono momenti di dubbio o
di stanchezza nella vita di fede, il contatto con queste persone che dedicano
la loro vita agli altri mi rafforza nella sicurezza della presenza di Dio.
Penso
però che queste espressioni si possano riferire, quindi, anche a Sabatino
stesso e a quanti, specie come volontari dell’Opera Fratel Ettore, s’impegnano
a vedere Gesù nei poveri più abbandonati.
Su
Internet
Piccolo Gruppo di
Cristo, Sabatino – Un profeta minore per
il nostro tempo, Città sul Monte 2012 (scaricabile da qui)
Una
piccola biografia corredata da testimonianze, ad oggi l’unica disponibile
(quella scritta da monsignor Giovanni Balconi, Sabatino. Discepolo del Buon Samaritano, non è più in catalogo).
Scheda biografica sull’Enciclopedia dei Santi,
Beati e Testimoni
Non
saprei dove trovare il copione di Processo
a Sabatino, profeta minore. Penso comunque che sia possibile provare a
chiedere ai contatti presenti sul sito Internet del Piccolo Gruppo di Cristo.
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