Luca Passaglia: la fiducia di un piccolo amico di Gesù (Corona d’Avvento dei Testimoni 2017 #1)
Chi è?
Luca
Passaglia nacque a Pavullo nel Frignano, in provincia di Modena, il 29 marzo
1999, primogenito di Andrea, rappresentante nel settore della ceramica, e di
Teresa Casertano, casalinga. Fu battezzato il 31 maggio 1999 da don Domenico
Machetta, fondatore della Fraternità di Nazareth e consigliere spirituale dei
suoi genitori.
La sera del
22 maggio 2002 iniziò ad avvertire dei dolori alle gambe. Dopo una visita
specialistica, gli fu diagnosticata una forma molto rara di neuroblastoma
infantile, all’ultimo stadio. Rimase in ospedale a Torino per nove mesi,
durante i quali imparò che le cure che gli venivano prestate erano per il suo
bene e, soprattutto, capì di doversi affidare pienamente a Gesù, alla Madonna e
al suo Angelo custode.
Dimesso
nella primavera del 2003, cominciò a frequentare l’asilo a Levizzano Rangone,
lontano dalla casa dove abitava in precedenza. Nell’ottobre successivo, ebbe
una recidiva e fu di nuovo portato a Torino, ma peggiorò con l’inizio del nuovo
anno. Morì il 21 gennaio 2004: il giorno prima, per speciale concessione
dell’arcivescovo di Torino e del vescovo di Ivrea (la Fraternità di Nazareth ha
la sede in quella diocesi), aveva ricevuto la Prima Comunione e la Cresima.
Cosa c’entra con me?
Quasi
dieci anni fa, mentre consultavo il sito dell’editrice Elledici, vidi la
copertina di un libro, nella collana Campioni. Il titolo, Gesù, fa’ la nanna vicino a me, insieme alla foto di copertina, la
stessa che ho messo in apertura, m’intenerì all’istante. Eppure non lo comprai
subito, non ricordo perché.
Qualche
mese dopo, o un anno, non so, scorsi lo stesso libro alla libreria Elledici di
Napoli, durante le vacanze estive. L’indecisione si ripresentò, ma alla fine
mia cugina, che mi accompagnava, m’invitò a comprarlo, anzi, ne prese una copia
anche lei.
La
mia reazione iniziale fu, non lo nego, di compassione verso lo stato in cui
Luca aveva trascorso i suoi quasi cinque anni di vita. A quel sentimento si
accompagnò la meraviglia nel vedere come lui avesse assorbito quanto i genitori
gli avevano insegnato. Mi venne da pensare che, se è vero che i bambini piccoli
sono come delle spugne, possono assorbire anche i contenuti della fede, se ben
indirizzati (parlo per esperienza fino a un certo punto, non avendo figli). Mi
emozionò profondamente anche riconoscere che l’autrice era proprio la mamma di
Luca: pensai che aveva avuto non poco coraggio nel condividere la sua
esperienza.
Passò
del tempo, fino ad arrivare al 2012. Dopo le mie prime prove, infatti, avevo
deciso di collaborare continuativamente con l’Enciclopedia dei Santi, Beati e Testimoni (o santiebeati.it per brevità). Mentre il webmaster mi segnalava
soggetti da trattare, gli proposi a mia volta la vicenda di Luca: anche in quel
caso, non ricordo come mi venne alla memoria.
Ripresi
quindi il libretto, per rileggerlo in maniera più obiettiva e, quindi, cercare
di rielaborarne il contenuto. Non volevo trarne un ritratto eccessivamente
doloristico: del resto, sua madre raccontava che gli piaceva disegnare,
armeggiare con le costruzioni oppure fingere di aiutarla nelle pulizie con un’aspirapolvere
giocattolo.
Peraltro,
pensai che fosse giusto interpellare i genitori del bambino, così da verificare
se avessi scritto giusto. Qualche indizio l’avevo trovato: la sua famiglia
abitava a Modena ed era in rapporti con la Fraternità di Nazareth di Bairo, in
provincia di Torino.
Cercai
i contatti e telefonai alla Fraternità: non rammento chi mi rispose, ma mi
promise che mi avrebbe ricontattata dopo aver sentito i Passaglia. Così avvenne:
ottenuto il loro numero, telefonai alla signora Teresa e ricevetti il suo
benestare. Il 18 luglio 2012 le scrissi e, nel giro di un paio di giorni,
preparai l’articolo biografico. Prima della pubblicazione, però, volli
controllare se il libro fosse ancora disponibile: era finito fuori catalogo.
Motivo in più, pensai, perché la storia di Luca sopravvivesse sul web.
Non
mi sono dimenticata di lui, col passare degli anni. Cercavo da tempo
l’occasione propizia per presentarlo qui: ad esempio, avrei potuto tredici anni
fa, a ridosso del decimo anniversario della sua morte, ma avevo trattato già
troppe storie di sofferenza santificata e non volevo annoiare né deprimere i
miei lettori.
Il
1° aprile di quest’anno, ho ricevuto una e-mail da Vera Bonaita, una maestra di
Bergamo. Il suo nome non mi era nuovo, perché lo vedevo spesso nei nuovi arrivi
dell’editrice Velar. Mi scriveva perché aveva letto sul giornalino del
Venerabile Silvio Dissegna
un articolo su Alex Poletti, un bambino torinese di cui, a mia volta, avevo
trovato menzione nella rubrica dei lettori di quel periodico (meriterebbe un
post a parte; intanto rimando alla scheda che gli ho dedicato su santiebeati). Vera è molto appassionata alle vicende
di bambini che possono essere ritenuti esemplari, quindi il mio racconto di
Alex non poteva che destare la sua ammirazione.
D’accordo
con lei, le ho spedito il libro che mi servì da fonte. Però, mentre preparavo
il pacco, mi venne un’idea, o forse dovrei dire un’ispirazione: dovevo inserire
anche il libretto di Luca. Così l’ho fatto, annunciandole via mail che nel
pacchetto c’era una sorpresa in più. Vera fu sinceramente commossa, mi rispose,
di aver visto di cosa si trattasse. Del resto, io stessa ero felice di vedere
che non sono la sola ad avere una passione per le belle storie di fede.
Lo
scorso giugno, Vera mi ha scritto di nuovo: era intenzionata a dedicare un
libretto a Luca, per cui mi ha chiesto i contatti dei suoi. Era passato
parecchio tempo, ma ricordavo perfettamente l’indirizzo di posta elettronica. Dopo
qualche mese, mi scrisse di non aver ricevuto nessuna risposta. A quel punto,
le ho suggerito di seguire il mio metodo, ossia di sentire la Fraternità di
Nazareth.
Pochi
giorni fa, il 23 novembre, ho guardato i nuovi arrivi dell’editrice Velar. Sono
rimasta con gli occhi sgranati: il libretto di Vera su Luca è in uscita. Ho
subito scritto all’autrice, ipotizzando che avesse fatto come le ho chiesto. Quanto
mi ha risposto mi ha fatto pensare che davvero, come diceva un mio vecchio
amico, il caso non esiste. La faccio breve: la signora Teresa ha visto il
messaggio con la proposta del libretto solo alla fine di agosto, mentre
modificava il suo account di posta
elettronica.
Il suo Vangelo
Il messaggio evangelico vissuto da Luca mi sembra essere quello della fiducia,
sconfinata, rivolta anzitutto verso il Signore e la Madonna, secondo quanto i
genitori gli avevano insegnato, ma anche proprio verso coloro che l’avevano dato alla
luce.
Questa
fiducia si verificava nella preghiera: sia nelle formule ufficiali, che lui già
sapeva a memoria, sia in quelle più spontanee, che spiazzavano non poco i
familiari e quanti lo circondavano; era abituato a esprimersi così anche prima
di ammalarsi.
Era
certo di venire ascoltato, ma voleva che anche gli altri lo capissero. Lo
dimostra il fatto che, dopo l’operazione con cui gli fu asportata la massa
tumorale dal surrene destro, esclamò, rivolto alla madre:
Mamma,
Gesù ci ascolta! Dillo un po’.
Penso
che farà bene anche a noi ricordare più spesso che Gesù ascolta le nostre
suppliche, da quelle gridate a quelle che restano chiuse nei cuori.
Per saperne di più
Vera Bonaita, Luca, Velar 2017, pp. 16, € 5,00.
Il
racconto della vita di Luca, illustrato e con fotografie originali, scritto per i bambini, ma utile anche a chi bambino
non lo è più.
Su Internet
Scheda biografica di Luca sull’Enciclopedia dei
Santi, Beati e Testimoni, pubblicata nella sua prima versione il 19 luglio
2012.
Commenti
Posta un commento