Don Fabiano Forafò: dire di sì a Dio per una questione di cuore (Corona d’Avvento dei Testimoni 2017 # 2)
Fonte: numero di gennaio 2013 del mensile Come il Pane |
Chi è?
Fabiano
Forafò nacque a Verona il 6 novembre 1977, figlio primogenito di Sergio e
Carolina. Trascorse l’infanzia e l’adolescenza a Erbezzo, in provincia di
Verona, insieme ai genitori e ai fratelli Alessio ed Elena, fino al termine
delle scuole medie.
A
quattordici anni iniziò a frequentare il ginnasio, seguito dal liceo, presso il
Seminario di Verona. Decise poi di cominciare gli studi teologici; tuttavia,
dopo qualche tempo, chiese di sospenderli. In cerca di risposte su di sé e sul
proprio futuro, d’accordo con i superiori del Seminario, svolse esperienze di
servizio ai poveri, inizialmente a Padova, poi negli Stati Uniti d’America e in
Germania.
Dopo
la laurea in Lingue Straniere, il baccalaureato in Teologia e una breve
esperienza lavorativa, scelse di riprendere la formazione da seminarista. Fu
quindi destinato al tirocinio pastorale presso la parrocchia di Santa Maria
Maggiore a Bussolengo; nel frattempo, insegnava Religione a Verona.
Ordinato
diacono il 15 novembre 2009 nella sua parrocchia di Erbezzo, divenne sacerdote
il 20 novembre 2010, nel duomo di Villafranca. Confermato alla parrocchia di Santa
Maria Maggiore come viceparroco, s’impegnò specialmente tra i giovani
dell’oratorio, che accompagnò in vari pellegrinaggi e nel loro cammino
ordinario.
Il
mattino del 12 dicembre 2012 fu trovato morto, per un arresto cardiaco, nel suo
letto.
Cosa c’entra con me?
Un
pomeriggio di aprile 2013, durante una settimana di vita comune con gli altri
giovani del mio oratorio, stavo navigando un po’ oziosamente su Internet. Come
ogni settimana, pensai di dare uno sguardo al sito vocazioni.net, sul quale all’epoca muovevo i miei primi passi come
aspirante cronista ecclesiale.
Sulla
pagina principale, comparve il sorriso di un giovane con gli occhiali e il
cappello dell’Agorà dei Giovani italiani del 2007. Accanto, il titolo: «Ciao
curato! Come stai?». Non mi ci volle molto per capire che il giovane nella foto
era un sacerdote: la testimonianza di un tal don Stefano (il cognome non
c’era) si riferiva infatti al suo amico e confratello don Fabiano Forafò, ma non
diceva molto altro di lui.
Dopo
un attimo di esitazione, ho cercato il suo nome su Internet, scoprendo quello
che gli era successo. La mia reazione iniziale è stata improntata al dispiacere
per lui, ma anche per la sua famiglia e per la comunità parrocchiale che lo
aveva accolto da prima dell’ordinazione.
Sebbene, ancora una volta, una “vocina
nel cervello” m’insinuasse che non dovevo andare oltre, ho proseguito con la
ricerca. Sono così finita sul sito della parrocchia di Bussolengo, Come il Pane: da lì ho scoperto che era
stato appena dato alle stampe un libro che raccoglieva testimonianze, immagini
e scritti di e su don Fabiano.
A
questo punto, i miei ricordi si confondono; non ho neppure trovato cenni nei
miei diari per poterli ricostruire. So di certo che il libro mi arrivò a casa
perché lo ordinai direttamente alla parrocchia, promettendo che l’avrei usato
per un profilo biografico su santiebeati.
Dopo poco, però, desistetti: erano passati meno di sei mesi dall’accaduto e
pensavo che fosse troppo presto parlarne. Dovevo pensare che era una grazia
aver ricevuto il libro e fermarmi lì.
Così,
dopo averlo sfogliato appena, l’ho sistemato in uno degli scaffali di casa mia.
Dato che quel ripiano si trovava in un punto di passaggio tra due stanze, ci
passavo davanti spesso e, quasi ogni volta, mi veniva in mente la promessa che
avevo fatto. Ora per un motivo, ora per un altro, lasciavo cadere il mio
intento.
La
scorsa Quaresima ho pensato di pubblicare in proprio due schemi per la Via
Crucis che da tempo restavano inerti nel mio computer, dedicati ai giovani
preti e ai seminaristi “in Cielo” (per saperne di più, cliccate qui). Per
evitare di presentare gli stessi personaggi in entrambi gli schemi di preghiera,
ho meditato su quali inserire: don Fabiano mi si presentò spontaneamente alla
memoria.
Ho
quindi preso in mano dopo anni il libro, alla ricerca di qualche frase che
m’ispirasse. L’omelia del 19 febbraio 2011 mi folgorò: il giovane vicario
menzionava come quello che Gesù proclamava si fosse concretizzato nella sua
vita, facendo l’esempio collegato alla III stazione del cosiddetto schema
biblico della Via Crucis, ossia Gesù condannato dal Sinedrio. Non potevo che
scegliere proprio quella tappa del cammino verso il Calvario, dunque, per
presentare la sua testimonianza.
Ricordavo
bene che la sua vita era terminata nel 2012, a ridosso delle feste natalizie.
Per questo motivo, ho pensato che questo fosse il momento giusto, a cinque anni
da allora, per raccontare cosa mi abbia legata a lui.
È
stata per me anche l’occasione per domandarmi cosa mi affascina tanto di storie
come la sua. Non è una fuga dalla realtà, quasi fossi insoddisfatta dei
sacerdoti che mi circondano: ne conosco tantissimi, specie giovani, attivi su
molti fronti e consapevoli che le loro iniziative poggiano direttamente sul
Vangelo. In parte, però, è come se volessi consolarmi di fronte a tante storie
di ministeri in crisi, anche delle mie parti, per le quali finisco per sentirmi
in colpa anche se non ho conosciuto il diretto interessato.
Il suo Vangelo
Il
titolo che ho dato a questo post potrà sembrare di cattivo gusto, dato che è
stato proprio un cedimento del suo cuore a fermare il tempo terreno della vita
di don Fabiano. A mia parziale discolpa, affermo che me l’ha suggerito lui, in
un certo senso: nel libro che ho ricevuto (non so se i suoi familiari o la
parrocchia di Bussolengo ne abbiano ancora delle copie) ho trovato il brano di
un’omelia dove lui dichiara di aver detto «sì» a Dio proprio «per una questione
di cuore».
Qualcuno
potrebbe pensare che, se non si fosse preso tutte quelle pause, avrebbe avuto
un ministero più lungo. Il suo cammino, mi viene da rispondere, è stato questo
e non poteva essere altrimenti; lui stesso, mi par di capire, ironizzava al
riguardo. Le sue esperienze non sono state una perdita di tempo, ma una risposta
sempre più sicura all’amore divino.
Concludo
con un altro suo pensiero, tratto dall’omelia del 17 dicembre 2011. Penso
proprio che sia adatto al tempo liturgico che stiamo vivendo e al Natale che si
avvicina.
L’incarnazione ci dice questo: Gesù facendosi uomo ci
svela che è l’uomo la dimora di Dio per eccellenza. È lì che lo possiamo
incontrare. Sono gli uomini il luogo preferito dove Dio desidera dimorare.
Su
Internet
Sezione
del sito della parrocchia di Bussolengo dedicata a lui, coi filmati di alcune
sue omelie, della Messa delle esequie e di quelle in occasione degli
anniversari della morte.
Pagina Facebook dell’associazione «I sogni di Fabiano», fondata in sua memoria dalla sorella Elena, impegnata nella diffusione dei valori da lui incarnati attraverso il teatro e l’arte in genere.
Pagina Facebook dell’associazione «I sogni di Fabiano», fondata in sua memoria dalla sorella Elena, impegnata nella diffusione dei valori da lui incarnati attraverso il teatro e l’arte in genere.
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