Padre Piero Gheddo: in missione per la “Buona Notizia”


La mia biblioteca di casa ha anche alcuni suoi volumi...
Chi è?

Piero Gheddo è nato a Tronzano Vercellese, in provincia e diocesi di Vercelli, nel 1929, primo dei cinque figli di Giovanni Gheddo e Rosetta Franzi (per i quali è in corso la causa di beatificazione). Alla morte della madre, contemporanea a quella degli ultimi due bambini, di appena cinque mesi, insieme ai fratelli superstiti è stato educato dal padre, poi disperso in Russia durante la seconda guerra mondiale, e dalla nonna Anna Campasso.
Terminate le elementari, nell’ottobre 1940 è entrato nel Seminario Minore della diocesi di Vercelli, a Moncrivello. La lettura dei racconti di padre Clemente Vismara del PIME (Beato dal 2011) su «Italia Missionaria» e del libro Operarii autem pauci! di padre Paolo Manna (Beato dal 2001), lo hanno portato a orientarsi verso le missioni ad gentes. Inizialmente aveva pensato di entrare tra gli Oblati Missionari di Maria Immacolata, ma quando seppe che i loro membri non andavano necessariamente in missione, fece domanda presso il PIME e fu accolto, cominciando il liceo a Monza nel 1945.
Fu ordinato sacerdote il 28 giugno 1953 nel Duomo di Milano, dal cardinal Alfredo Ildefonso Schuster (Beato dal 1994). Tra il 1954 al 1958 alternava la frequenza all’Università Urbaniana, dove si laureò in Teologia missionaria, e alla Pro Deo (oggi Luiss), al lavoro nella redazione di «Italia Missionaria» a Milano.
Dalla metà degli anni ’50 ha cominciato a collaborare con varie testate, di stampo ecclesiale e non. Al suo primo libro, uscito nel 1956, sono seguiti quasi un centinaio di volumi, tra racconti di missione, biografie e opere storiografiche sul PIME. Pur non essendo mai stato destinato di fatto alla missione, ha viaggiato in oltre ottanta Paesi del mondo.
Ha fondato l’agenzia missionaria AsiaNews nel 1987, poi rilanciata su Internet nel 2003. Ancora prima, ha diretto la rivista «Le Missioni Cattoliche», a cui lui stesso ha cambiato nome, nel 1969, in «Mondo e Missione». Ha anche collaborato alla fondazione dell'Editrice Missionaria Italiana (Emi) nel 1955, del Centro missionario PIME a Milano nel 1961, di «Mani Tese» nel 1964 e dell'Ufficio Storico del PIME nel 1994, di cui è stato direttore da quell’anno fino al 2010.
Dal 2014 risiedeva, per ragioni di salute, presso la Casa Ambrosiana di Cesano Boscone. La settimana scorsa era stato ricoverato all’ospedale San Carlo Borromeo di Milano per una broncopolmonite. È morto verso le 14.30 di oggi, 20 dicembre 2017, a 88 anni.

Cosa c’entra con me?
Parecchi anni fa, non ricordo quando, avevo iniziato a sentire parlare di lui. Non capivo però cosa significasse «del PIME», che seguiva il suo nome. Una dozzina d’anni fa, ho scoperto l’esistenza del Pontificio Istituto Missioni Estere e che lui ne era membro. Allo stesso tempo, quando un prete che conoscevo mi diede un santino dei Servi di Dio Giovanni e Rosetta Gheddo, ho appreso che erano proprio i suoi genitori.
Nella mia parrocchia, poi, arrivò un seminarista tirocinante del PIME. Gli chiesi quasi subito se conosceva padre Piero: rispose di sì, ma aggiunse che era da qualche anno all’Ufficio Storico del loro Istituto. Un po’ mi dispiacque, lo ammetto.
Intorno al 2010, mi ero messa in testa di conoscere le Suore della Riparazione e, ancora di più, il loro fondatore, padre Carlo Salerio (per lui la causa di beatificazione è da tempo in fase romana). Durante una visita nella loro casa di Milano, una di esse mi diede la sua biografia, scritta proprio da padre Piero.
Il suo stile, documentato, divulgativo ed esortativo al tempo stesso, mi conquistò immediatamente. Da allora sorse in me il desiderio di volerlo conoscere, ma sapevo che era a Roma. Avrei potuto provarci quando ci fu la beatificazione di padre Clemente Vismara, ma mi sembrava irraggiungibile.
L’occasione si presentò nella maniera più inaspettata possibile. Il 28 febbraio 2014 mi trovavo di passaggio per il Centro Missionario del PIME a Milano: dovevo ritirare una copia del libro Tears at night, joy at dawn, scritto dal seminarista inglese Andrew Robinson, che un giornalista di «Mondo e Missione», Giorgio Bernardelli, mi aveva concesso di avere in prestito (qui spiego come ho fatto ad arrivarci).
Ricordo che era verso mezzogiorno e speravo di poter trovare aperta la chiesa di San Francesco Saverio, annessa al Centro Missionario, per pregare sulla tomba di monsignor Angelo Ramazzotti, il fondatore (che l’anno successivo è diventato Venerabile). Gironzolando per il portico, mi sono infilata in una cappella, che però non era la chiesa che cercavo: era la cappella dei padri, che stavano pregando l’Angelus seguito, ma non vorrei sbagliarmi, dalla preghiera scritta dal Beato Giovanni Mazzucconi, protomartire del PIME in Oceania.
Quando i padri hanno lasciato la cappella, mi sono trovata davanti proprio padre Piero. Gli manifestai subito la mia gioia per averlo potuto incontrare e, già che c’ero, gli chiesi se potevo avere qualche santino dei candidati agli altari del suo Istituto.
Immediatamente mi portò nel suo ufficio e mi aprì un armadietto dove teneva il materiale che mi serviva. Chiedendogli ripetutamente «Per favore», ho attinto ampiamente dai vari santini, anche di personaggi che non conoscevo. Mi aggiunse alcuni suoi volumi, in maggioranza fuori catalogo. Purtroppo, però, non ricordo se mi diede consigli o incoraggiamenti particolari.
Mi ha sorpresa leggere, nel ricordo pubblicato da padre Bernardo Cervellera su AsiaNews, che proprio nel 2014 padre Piero era stato trasferito a Cesano Boscone per curarsi: sono grata di aver fatto in tempo a conoscerlo personalmente.
Sul finire di novembre 2016 ero di nuovo al Centro Missionario per la presentazione della sua autobiografia, curata da Gerolamo Fazzini. Pur sentendomi piccola di fronte a firme del giornalismo missionario come la sua e quelle dei suoi colleghi laici di «Mondo e Missione», volli andare per imparare dalla sua esperienza.
Da allora sono rimasta persuasa che, per raccontare la fede, ci voglia molto cuore, ma anche competenza, passione e un modo di scrivere che renda attraente la materia che si racconta. Non so se ci stia riuscendo, ma posso ancora migliorare.

Il suo Vangelo

Il modo con cui padre Piero ha incarnato il Vangelo è contenuto nel significato etimologico del termine: «buona notizia». Nei suoi articoli, come anche nei libri, sia di carattere storico che più divulgativo, s’impegnava a trasmettere quanto di bene avvenisse nel mondo, anche indignandosi di fronte a fatti dolorosi taciuti dagli altri media.
In uno dei suoi ultimi articoli, pubblicati sul suo sito ufficiale, teneva però a puntualizzare:
Il cristianesimo non è solo comunicazione della “Buona Notizia”, ma infusione della forza della Fede che dà la Speranza nella Vita eterna e nella Provvidenza divina in questa vita.
Il suo desiderio maggiore era che tanti altri giovani sentissero la vocazione missionaria proprio com’era successo, a lui, grazie agli scritti dei suoi futuri Beati confratelli. Piacerebbe anche a me che qualcuno, leggendo i miei post, cercasse di fidarsi un po’ di più di Dio e degli uomini, tramite gli esempi che racconto.

Per saperne di più

N. B. Non suggerisco i suoi libri biografici perché, a Dio piacendo, li segnalerò nei post sui personaggi in questione.

Piero Gheddo, Dai nostri inviati speciali. 125 anni di giornalismo missionario da «Le missioni cattoliche» a «Mondo e missione» (1872-1997), EMI 1997, pp. 128, € 5,68.
Un volume pubblicato per il 125° anniversario della rivista missionaria del PIME.

Piero Gheddo, Ho 80tanta fiducia - 80 anni in 80 domande al missionario più famoso d'Italia, San Paolo Edizioni 2009, pp. 238, € 14,00.
Ottanta domande, una per ogni anno di vita che padre Piero aveva all’epoca, sulla fede e la missione.

Piero Gheddo, Missione senza se e senza ma - L'annuncio alle genti dal Concilio ai nostri giorni, EMI 2013, pp. 240, € 13,00.
Padre Piero fu anche uno dei redattori dell’enciclica Redemptoris Missio, di san Giovanni Paolo II: qui racconta quali dovrebbero essere, secondo lui, i punti fermi che ogni missionario dovrebbe rispettare.

Piero Gheddo con Gerolamo Fazzini, Inviato speciale ai confini della fede – La mia vita di missionario giornalista, Emi 2016, pp. 192, € 14,00.
L’ultima fatica – è il caso di dirlo – di padre Piero, ovvero la sua autobiografia.

Su Internet

Il suo blog personale, ospitato sul sito del PIME di Milano.

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