CineTestimoniando #10: «Aquile Randagie»
Fonte |
Italia 2019, Gianni Aureli, Finzioni
Cinematografiche, 100’
C’è un piccolo film, dedicato a una piccola
parte della storia recente d’Italia, che col passare dei mesi sta raccogliendo
successi da parte del pubblico e una considerazione sostanzialmente positiva da
parte della critica. Aquile Randagie racconta di amicizia, amore,
eroismo, fede e lealtà e ha una trama più vera di quel che si pensi.
Non ero del tutto ignara delle vicende descritte
nel film, anche se i miei legami col mondo scout sono molto blandi. Uno di
questi è dovuto a un sacerdote che conosco, che per anni è stato Assistente Spirituale
per l’Agesci della Lombardia.
Non ricordo il giorno esatto, ma una volta
sono andata a trovarlo nella sede di via Burigozzo 11 a Milano. Il don mi portò
nella cappella dedicata a san Giorgio, dove vidi la tomba di monsignor Andrea
Ghetti, detto “Baden”.
Sapevo chi fosse sir Robert Baden Powell, ovvero il fondatore
dello scautismo, ma non capivo perché un prete avesse il suo soprannome. Anni
dopo, l’avrei ritrovato in questo film.
La trama in breve
9 aprile 1928: a Milano, alcuni scout vengono
a sapere che quello stesso giorno il Governo di Mussolini ha dato ordine di
sciogliere tutte le associazioni giovanili tranne quelle fasciste, compresa
quindi l’Associazione Scout Italiana. I ragazzi, tuttavia, riconoscono che
quell’ingiunzione contrasta con quanto hanno cercato di vivere finora: decidono
perciò di continuare i loro incontri e le loro uscite in montagna. Uno di loro presenta
agli altri la sua scoperta: una piana tra gli alberi nella Val Codera, in provincia
di Sondrio, dove continuare le esperienze insieme. I ragazzi decidono di
chiamare il gruppo Aquile Randagie: non hanno una casa, ma hanno deciso di vivere
al di sopra della mediocrità cui il regime vorrebbe costringerli.
Dopo l’8 settembre 1943, alcuni dei membri, ovvero don Andrea Ghetti (Romeo Tofani) e Giulio Cesare Uccellini (Teo Guarini), insieme a don Giovanni Barbareschi (Alessandro Intini), costituiscono l’Oscar, sigla che sta inizialmente per Opera Scout Cattolica Assistenza Ricercati, poi per Organizzazione Scout Collocamento Assistenza Ricercati. Il loro nuovo compito è salvare e portare in Svizzera perseguitati e prigionieri politici, senza distinzione di religione o di provenienza.
Quanto alla sceneggiatura, si ha quasi l’impressione
che sia composta da quadri staccati l’uno dall’altro, con una netta cesura
rappresentata dai fatti del ’43. A fare da collante c’è il viaggio di don
Giovanni Barbareschi insieme a un ufficiale tedesco, datato a vent’anni dopo l’annuncio
dello scioglimento delle associazioni da parte del regime. La prima parte
risulta più introduttiva, mentre l’azione si fa più incalzante di pari passo
con la fondazione dell’Oscar.
Nei suoi ricordi, pubblicati recentemente nel
libro Chiamati a libertà, il sacerdote quasi rimprovera
all’ormai Beato arcivescovo di non aver osato a sufficienza, anche se successivamente
alla sua prigionia a San Vittore – nel film, probabilmente per esigenze
narrative, scampa invece alla deportazione – si vide baciare le mani da lui: un
tempo si faceva così coi martiri, secondo quanto gli disse. È comunque vero che
Schuster agì in altri modi, quando si rese conto che era impossibile
cristianizzare il fascismo, come ricordano anche i titoli di coda.
Dopo l’8 settembre 1943, alcuni dei membri, ovvero don Andrea Ghetti (Romeo Tofani) e Giulio Cesare Uccellini (Teo Guarini), insieme a don Giovanni Barbareschi (Alessandro Intini), costituiscono l’Oscar, sigla che sta inizialmente per Opera Scout Cattolica Assistenza Ricercati, poi per Organizzazione Scout Collocamento Assistenza Ricercati. Il loro nuovo compito è salvare e portare in Svizzera perseguitati e prigionieri politici, senza distinzione di religione o di provenienza.
Considerazioni di stile
Aquile Randagie è realizzato da un
regista non professionista, mentre gli attori sono giovanissimi, ma
professionisti. La loro recitazione appare inizialmente approssimativa, ma con
l’ingresso sulla scena delle loro controparti più anziane, anche il modo di
recitare migliora.
Gli scenari naturalistici sono predominanti,
con le valli e le montagne ripresi con campi lunghissimi e a volo d’uccello, anzi
d’aquila, grazie alla tecnologia dei droni.
Una delle azioni dell'Oscar (fonte) |
A proposito di azione, il personaggio di don
Barbareschi, il quale è morto il 4 ottobre dello scorso anno, non ha nulla da
invidiare ai veri eroi dei film di guerra. Sa sempre cosa è giusto fare, ha
metodi a volte bruschi ma efficaci, è disposto al rischio della vita e riesce,
allo stesso tempo, a provare compassione e a far perdonare chi dovrebbe
essergli nemico, tanto da dichiarare in una scena: «È tempo che la carità cambi
di passo».
Occhi più esperti hanno colto alcuni
anacronismi nelle divise degli scout e in altri dettagli d’epoca. Per quel che
mi riguarda, ho trovato vistose imprecisioni in campo liturgico nelle scene
della Prima Messa di don Barbareschi: indossa la stola sulla pianeta, che
peraltro non è sistemata bene sul retro. Peraltro, conclude la celebrazione
dando la benedizione con le spalle rivolte al popolo.
Altri aspetti che possono sembrare errori a
chi conosce la vera storia delle Aquile Randagie forse sono dovuti a esigenze
narrative: ancora una volta, sono collegati alla Messa in questione e ai fatti
successivi.
Considerazioni di fede
Se sotto un’ottica puramente storica le
Aquile Randagie sono state eroi, non va dimenticato che hanno agito perché spinte
da carità cristiana, secondo la loro coscienza e in obbedienza alla Legge scout.
Nel film, le espressioni della Promessa ritornano con insistenza, quasi a sottolineare
che per loro non sono state solo parole, in particolare quelle per cui uno
scout deve «aiutare gli altri in qualsiasi circostanza».
La base di fede è presente anche quando,
tramite il personaggio di don Ghetti, viene affrontato il tema della vocazione
al sacerdozio e di come fosse possibile portarla avanti in un’epoca difficile per
la Chiesa, come quella raccontata. Il giovane seminarista confida i suoi dubbi
a monsignor Giovanni Battista Montini (Karun Grasso), il quale lo incoraggia a
proseguire. Tuttavia, non li risolve completamente: durante un’azione dell’Oscar,
afferra ora il Rosario, ora la pistola che gli è stata lasciata, ma alla fine
riprende lo strumento di preghiera.
Se il futuro san Paolo VI risulta una figura
sostanzialmente positiva, non si può dire lo stesso di com’è raffigurato il
cardinal Alfredo Ildefonso Schuster (Maurizio Lops), il cui aspetto fisico è diversissimo
da quello del personaggio storico. Quando don Barbareschi, all’epoca ancora
diacono, va da lui per chiedergli di andare a benedire le salme delle persone fucilate
in piazzale Loreto, l’allora arcivescovo di Milano è in uno studio con le
pareti damascate, dal quale decide di non uscire; è completamente vestito di
rosso e porta una croce pettorale molto vistosa e d’oro.
La “staffetta” Elena e don Giovanni (fonte) |
C’è poi un omaggio, palese ma non troppo, a padre
David Maria Turoldo e alla rivista Il Ribelle, oltre a una sequenza, tra
ricordo e speranza, in cui i membri fondatori del gruppo si sentono incoraggiati
da Baden Powell in persona.
Oltre che eroi, le Aquile erano ragazzi come
tanti, legati vicendevolmente dall’amicizia. Si vede nelle scene del primo
bivacco clandestino, quando decidono di assumere il nome collettivo e quelli
singoli: oltre a Baden e Kelly (il soprannome di Uccellini) ci sono Sparviero
del mare, Bisonte, Volpe Azzurra, Ciacio e Tulin de l’oli. Tra loro non mancano gli scherzi o le prese in
giro: Ghetti e Uccellini si danno reciprocamente del “pirla”, anche se a
distanza di tempo. Sono comunque poco più che adolescenti, anche nei primi
approcci con le ragazze.
Il risvolto sentimentale è rappresentato da
Gaetano Fracassi alias Sparviero del mare (Marco Pratesi) e dalla sua storia d’amore con Elena (Anna Malvaso).
Non è un Inutile Filarino Amoroso, come chiamo io le parentesi romantiche in
storie del genere: la loro relazione è interrotta dalla guerra, ma la ragazza
finisce col condividere in tutto gli ideali del suo amato. Forse, per aumentare
le presenze femminili in un film quasi tutto al maschile, avrebbe funzionato di
più se il personaggio fosse stato diviso: da una parte la fidanzata, dall’altra
la “staffetta” antifascista.
Consigliato a...
Il film è destinato a coloro che sono scout
oggi in Italia, perché possano portare avanti i valori che Kelly, Baden e
compagni hanno riconosciuto come insostituibili e mai rimpiazzabili da leggi
ingiuste. Anche gli appassionati di storia contemporanea possono apprezzarlo,
insieme a quanti amano gli aspetti poco noti del periodo raccontato.
La speranza del regista è che molte altre persone,
compresi quanti sono fuori dallo scautismo, riescano a conoscere l’esperienza
di lotta non violenta delle Aquile Randagie e la loro opera educativa, che
coinvolse migliaia di ragazzi tra Milano e Monza, al di fuori degli
inquadramenti fascisti.
Valutazione finale
1/2
A causa delle imprecisioni storiche e
narrative, il mio giudizio è comunque più che sufficiente. Ho apprezzato però
che il contenuto di fede sia stato veicolato senza prediche pesanti e frasi
fatte.
Il film è stato distribuito nelle sale dal 29
settembre al 2 ottobre scorsi come evento, ma continua a essere proiettato su
richiesta, secondo il calendario presente sul sito ufficiale.
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