Sulla scia di… san Bassiano (alla Gita del Santo con gli Amici di Zaccheo)
Tra i gadget venduti durante la gita, ho preso queste stringhe: mi davano l’idea del cammino |
Quello
di oggi è il racconto di un pellegrinaggio strano, che mi ha condotta in una
città che non ho mai visitato pienamente, con persone del tutto sconosciute,
alla scoperta di un personaggio che mi era noto solo di nome. Così, armata di
sconsideratezza e di fiducia allo stesso tempo, ho partecipato alla Gita del Santo,
organizzata dal gruppo degli Amici di Zaccheo, il 1° novembre appena trascorso.
L’antefatto
Lo
scorso anno, nella casella di posta che ho aperto di pari passo col blog, mi è
arrivata un’e-mail da parte di una certa Valentina, mamma di tre bambine. Mi
chiedeva una consulenza perché, con altre famiglie cattoliche, voleva portare i
bambini in qualche luogo vicino Rimini dove fosse venerato in maniera speciale un
Santo o un Beato, in una gita che avrebbe dovuto svolgersi il 1° novembre, giorno
di Tutti i Santi.
Le avevo risposto che abito a Milano e che non conosco bene la zona, ma avrei provato ugualmente a darle qualche dritta. Di rimando, mi aveva scritto che alcuni suoi amici di Milano avrebbero compiuto la stessa gita. Avevo subito pensato che si trattasse di un ottimo argomento di cui scrivere qui: sarebbe stata la dimostrazione che altre persone – intere famiglie! – credono che i Santi c’entrano con le loro vite, proprio come me.
Ero decisissima a segnalare la mia presenza, quando motivi familiari e un malanno momentaneo mi hanno portata a desistere. Quest’anno mi è tornata in mente l’iniziativa e ho scritto a Valentina, due settimane fa. Dopo un breve scambio di messaggi, me ne è arrivato uno dove si faceva riferimento a dei non ben precisati “Amici di Zaccheo”. Mi è venuto naturale cercare se a questo nome corrispondesse qualche contatto sul web, ma ci sono moltissime associazioni cristiane che si fanno chiamare così. Alla fine, però, i contatti mi sono stati forniti da Valentina stessa, che m’invitava a rivolgermi a una tal Laura.
A Lodi ci sono stata più volte per via delle suore Figlie dell’Oratorio fondate da san Vincenzo Grossi, anzi, tra tre giorni dovrei tornarci per la professione solenne della mia amica suor Daniela. Il Duomo, però, non ricordo di averlo mai visitato.
Mia madre mi ha incalzata a chiamare per chiedere come facessi a riconoscere questi Amici di Zaccheo, ma io le ho risposto che l’avrei capito di certo; forse, come diceva lei, avrebbero avuto una bandiera o qualche segno di riconoscimento.
Le avevo risposto che abito a Milano e che non conosco bene la zona, ma avrei provato ugualmente a darle qualche dritta. Di rimando, mi aveva scritto che alcuni suoi amici di Milano avrebbero compiuto la stessa gita. Avevo subito pensato che si trattasse di un ottimo argomento di cui scrivere qui: sarebbe stata la dimostrazione che altre persone – intere famiglie! – credono che i Santi c’entrano con le loro vite, proprio come me.
Ero decisissima a segnalare la mia presenza, quando motivi familiari e un malanno momentaneo mi hanno portata a desistere. Quest’anno mi è tornata in mente l’iniziativa e ho scritto a Valentina, due settimane fa. Dopo un breve scambio di messaggi, me ne è arrivato uno dove si faceva riferimento a dei non ben precisati “Amici di Zaccheo”. Mi è venuto naturale cercare se a questo nome corrispondesse qualche contatto sul web, ma ci sono moltissime associazioni cristiane che si fanno chiamare così. Alla fine, però, i contatti mi sono stati forniti da Valentina stessa, che m’invitava a rivolgermi a una tal Laura.
A Lodi ci sono stata più volte per via delle suore Figlie dell’Oratorio fondate da san Vincenzo Grossi, anzi, tra tre giorni dovrei tornarci per la professione solenne della mia amica suor Daniela. Il Duomo, però, non ricordo di averlo mai visitato.
Mia madre mi ha incalzata a chiamare per chiedere come facessi a riconoscere questi Amici di Zaccheo, ma io le ho risposto che l’avrei capito di certo; forse, come diceva lei, avrebbero avuto una bandiera o qualche segno di riconoscimento.
Ore 10.34
Non sono una piazzista!
Non sono una piazzista!
Dopo
una corsa per prendere il treno in tempo da Milano Centrale, aver viaggiato su
un vagone stipato di gente ed essere arrivata alla stazione di Lodi con ventidue
minuti di ritardo, mi sono mossa alla volta del Duomo. Dato che, come mia abitudine,
ero in larghissimo anticipo, ho guardato le vetrine di qualche negozio, ma poi
ho puntato verso piazza della Vittoria, dove si trova la cattedrale.
Da sinistra: Edi, Chiara, Michele, Simona, marito di Edi, Ettore |
Guardandomi
intorno, ho visto il ragazzo della foto qui accanto. Mi è subito venuto in
mente un articolo del sito del mensile Tempi, comparso tra i miei risultati
di ricerca, dove si parlava proprio delle felpe degli Amici di Zaccheo,
collegati a Comunione e Liberazione.
Mi
sono avvicinata a lui e agli altri, ma il mio atteggiamento appariva
sospetto. Mi sono salvata solo quando ho menzionato la Gita del Santo: a quel punto,
i volti dei signori che avevo accostato si sono rasserenati, al punto che mi
hanno invitata a prendere un caffè. Abbiamo quindi fatto le presentazioni:
davanti a me avevo Simona ed Ettore, di Piacenza, con i loro figli Chiara e
Michele, e due amici della coppia, Edi e suo marito.
Ore 10.50
In ascolto del vescovo di Lodi
Siamo
quindi entrati in Duomo per la Messa. Intanto io continuavo a pensare agli
aspetti vaghi del programma: uno di questi era la figura scelta per la gita.
Fosse stato per me avrei pensato a san Vincenzo Grossi, per i motivi sopra
esposti. La sede del pranzo, però, non corrispondeva alla casa madre delle sue
suore.
L’interno del Duomo |
Poco
prima dell’inizio della celebrazione, nella cantoria hanno preso posto non so più
quante persone, tutte con la stessa felpa indossata da Michele. A quel punto, l’idea
iniziale che avevo si era sgretolata del tutto: la Gita del Santo non era un’idea
nata da un gruppetto di famiglie, ma qualcosa di ben più vasto.
La
Messa mi è sembrata solenne al punto giusto, anche grazie all’apporto del coro.
Il vescovo di Lodi, monsignor Maurizio Malvestiti, ha affermato che la
solennità di Tutti i Santi metteva ancora di più i credenti Insieme sulla
Via, per usare lo stesso titolo della sua visita pastorale al Vicariato di
Lodi città. Ha proseguito dichiarando che il Battesimo ci ha posto sulla via
dei Santi, indicando il fulcro in Cristo morto e risorto: «La solennità di
Ognissanti è la Pasqua dei discepoli dell’Agnello»: sono proprio loro a svelarci
questo mistero d’amore in Cristo.
Per
la Chiesa di Lodi, quest’anno vede il culmine delle celebrazioni per il diciassettesimo centenario della nascita di san Bassiano suo patrono: «I Santi hanno una lunga
vita», ha commentato il vescovo, prima di concludere ricordando che il suo
predecessore è segno di come «la carità salva il mondo e ci conserva nell’amore
di Dio».
Ore 12.05
Tra Lodi e Milano, amici in Cristo
Tra Lodi e Milano, amici in Cristo
Terminata
la Messa, i partecipanti al
pellegrinaggio si sono diretti verso la cripta, che ospita le reliquie di san
Bassiano, eccezionalmente esposte durante quest’anno speciale.
Mentre
m’incamminavo a mia volta, ho perso di vista i miei vicini di panca. Del resto,
mi era impossibile trovarli: la cripta rigurgitava di uomini, donne, bambini
anche molto piccoli. Mi sono quindi sistemata in un angolino, per ascoltare di
nuovo monsignor Malvestiti.
L’urna di san Bassiano |
Sapendo
che il grosso dei pellegrini era milanese, ha rammentato i vincoli esistenti
tra le nostre diocesi. Il primo è il rapporto, storicamente accertato, tra i santi
Ambrogio e Bassiano. Se il primo ha voluto quattro basiliche a circondare la
città, al secondo ne è bastata una, dedicata però alla Santissima Trinità e ai
Dodici Apostoli, per indicare l’unità della Chiesa in comunione con Roma.
A proposito di Roma, dato che era da poco tornato dall’udienza della Fondazione Don Gnocchi con papa Francesco, ha ricordato che il Beato Carlo Gnocchi è nato in territorio lodigiano quanto alla diocesi, ma è stato presentato da don Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione, solo come prete ambrosiano.
Purtroppo, però, i milanesi sono stati anche nemici dei lodigiani, avendo distrutto nel 1158 Laus Pompeia, l’antica città. Il corpo di san Bassiano fu traslato a Laus Nova, la città nuova, il 5 novembre di cinque anni più tardi. Noi presenti in cripta, però, «siamo amici in Cristo e questa è una grande fortuna», ha concluso.
Dopo che il vescovo se n’è andato, il capogruppo Davide ci ha invitati a pregare per qualche ragione speciale che ci aveva portati lì. Siamo quindi usciti sul piazzale per una foto di gruppo, ma neanche lì ho visto più la famiglia di Piacenza. Davide, a cui mi sono presentata, mi ha invitata a tranquillizzarmi: l’avrei trovata più tardi, nella sala per il pranzo.
A proposito di Roma, dato che era da poco tornato dall’udienza della Fondazione Don Gnocchi con papa Francesco, ha ricordato che il Beato Carlo Gnocchi è nato in territorio lodigiano quanto alla diocesi, ma è stato presentato da don Vincenzo Barbante, presidente della Fondazione, solo come prete ambrosiano.
Purtroppo, però, i milanesi sono stati anche nemici dei lodigiani, avendo distrutto nel 1158 Laus Pompeia, l’antica città. Il corpo di san Bassiano fu traslato a Laus Nova, la città nuova, il 5 novembre di cinque anni più tardi. Noi presenti in cripta, però, «siamo amici in Cristo e questa è una grande fortuna», ha concluso.
Dopo che il vescovo se n’è andato, il capogruppo Davide ci ha invitati a pregare per qualche ragione speciale che ci aveva portati lì. Siamo quindi usciti sul piazzale per una foto di gruppo, ma neanche lì ho visto più la famiglia di Piacenza. Davide, a cui mi sono presentata, mi ha invitata a tranquillizzarmi: l’avrei trovata più tardi, nella sala per il pranzo.
Ore 13.15
A tavola, poi si canta
Dalla piazza del Duomo, in partenza |
Il
pranzo si è svolto, come da programma, presso l’Istituto Canossa.
Come dice il nome, un tempo era una scuola delle Figlie della Carità Canossiane,
ma quando le suore hanno lasciato Lodi si sono accordate per consegnare la
struttura in gestione ad alcune famiglie di CL, che hanno istituito la Fondazione Fides et Ratio. A quel punto, ho supposto che
avremmo sentito parlare di santa Margherita di Canossa o di santa Giuseppina
Bakhita, ma l’insistenza su san Bassiano mi stava portando nella sua direzione.
Finito il pranzo, siamo stati invitati a raggiungere un cortile interno, dove sono cominciati gli immancabili canti ricreativi. Non credo che si sia mai visto qualcuno commuoversi fino alle lacrime a sentire una canzone allegra come Voglio vivere così, prima di me allora. Mi ha fatto ricordare le feste di laurea dei miei colleghi universitari ciellini – preciso che l’aggettivo non è usato in senso dispregiativo né qui né in seguito – o quella per l’ordinazione sacerdotale di uno di loro.
A quello sono seguiti altri quattro pezzi, compreso Oh when the saints go marchin’ in, come se fosse una versione canora del gioco «Tutti quelli che…». Sara, la signora che guidava i canti, ha invitato varie categorie di persone a intonare la prima strofa in modalità alternata con lei: per esempio, tutti quelli che erano venuti alla Gita del Santo per la prima volta.
Finito il pranzo, siamo stati invitati a raggiungere un cortile interno, dove sono cominciati gli immancabili canti ricreativi. Non credo che si sia mai visto qualcuno commuoversi fino alle lacrime a sentire una canzone allegra come Voglio vivere così, prima di me allora. Mi ha fatto ricordare le feste di laurea dei miei colleghi universitari ciellini – preciso che l’aggettivo non è usato in senso dispregiativo né qui né in seguito – o quella per l’ordinazione sacerdotale di uno di loro.
A quello sono seguiti altri quattro pezzi, compreso Oh when the saints go marchin’ in, come se fosse una versione canora del gioco «Tutti quelli che…». Sara, la signora che guidava i canti, ha invitato varie categorie di persone a intonare la prima strofa in modalità alternata con lei: per esempio, tutti quelli che erano venuti alla Gita del Santo per la prima volta.
Ore 16
San Bassiano, questa è la tua vita!
Dipinto conservato nella Sala Gialla dell’episcopio di Lodi (immagine ricavata dal santino che monsignor Malvestiti consegna per le Cresime e che ha dato anche a noi) |
Ecco
quindi il culmine della giornata, ossia il racconto della vita del Santo scelto.
Ormai non c’erano più dubbi: si trattava di san Bassiano.
Davide ha esordito raccontando i primordi della comunità cristiana di Laus, sorta negli stessi luoghi dove vennero martirizzati i santi Vittore, Nabore e Felice. Col passare degli anni, la comunità aveva bisogno di una guida, che fu trovata in Bassiano.
A quel punto, ha preso la parola un altro amico di Zaccheo, il quale ha messo in scena la vicenda del santo vescovo, arricchita di dati leggendari e miracolistici. Mi sembrava di rivedere quelle narrazioni a cui ho assistito televisivamente, tramite la maestria dell’attore Giovanni Scifoni nel programma Beati Voi – Tutti Santi su TV 2000. Il narratore alternava momenti in cui raccontava, semplicemente, ad altri in cui era san Bassiano, dando voce ad esempio al suo dolore per essere rimasto privo del sostegno di sant’Ambrogio, ormai morto.
Ho anche avvertito una punta d’invidia: io non riesco ancora a far vivere i personaggi di cui scrivo. Restano bidimensionali come un’immaginetta, o fissi nelle loro nicchie. Come mi ha ricordato il mio direttore spirituale pochi giorni fa, devo invece farli scendere e camminare su questa terra come quand’erano in vita.
Davide ha esordito raccontando i primordi della comunità cristiana di Laus, sorta negli stessi luoghi dove vennero martirizzati i santi Vittore, Nabore e Felice. Col passare degli anni, la comunità aveva bisogno di una guida, che fu trovata in Bassiano.
A quel punto, ha preso la parola un altro amico di Zaccheo, il quale ha messo in scena la vicenda del santo vescovo, arricchita di dati leggendari e miracolistici. Mi sembrava di rivedere quelle narrazioni a cui ho assistito televisivamente, tramite la maestria dell’attore Giovanni Scifoni nel programma Beati Voi – Tutti Santi su TV 2000. Il narratore alternava momenti in cui raccontava, semplicemente, ad altri in cui era san Bassiano, dando voce ad esempio al suo dolore per essere rimasto privo del sostegno di sant’Ambrogio, ormai morto.
Ho anche avvertito una punta d’invidia: io non riesco ancora a far vivere i personaggi di cui scrivo. Restano bidimensionali come un’immaginetta, o fissi nelle loro nicchie. Come mi ha ricordato il mio direttore spirituale pochi giorni fa, devo invece farli scendere e camminare su questa terra come quand’erano in vita.
Ore 17.30
Sì, ma perché “Amici di Zaccheo”?
Al
termine del racconto, durante il quale si sono sentiti solo pochi strilli di
qualche neonato, siamo tornati nella sala del pranzo, dov’è stato proiettato un
video sulle iniziative degli “zacchei” (come si soprannominano per brevità)
dell’anno trascorso, che però terminava con la foto di gruppo scattata poche
ore prima.
Mentre scorrevano le immagini, mi sono chiesta se fosse meglio un post classico sul mio legame con san Bassiano o un racconto del pellegrinaggio. La risposta è sotto i vostri occhi: in questo modo, avrei potuto presentare la testimonianza di persone vive oggi.
Mentre scorrevano le immagini, mi sono chiesta se fosse meglio un post classico sul mio legame con san Bassiano o un racconto del pellegrinaggio. La risposta è sotto i vostri occhi: in questo modo, avrei potuto presentare la testimonianza di persone vive oggi.
Un’ultima
Ave Maria, poi il gruppo si è disciolto. Davide, però, mi aveva promesso di
rispondere a qualche domanda da parte mia. Benché stravolto, ha mantenuto l’impegno,
spiegandomi che gli Amici di Zaccheo sono nati diciassette anni fa da una
Fraternità ciellina composta da alcuni ingegneri milanesi, lui compreso.
Hanno scelto Zaccheo perché era una figura importante per don Luigi Giussani, il fondatore di CL, quindi anche per chi si rifà ai suoi insegnamenti: come quel personaggio evangelico, anche loro si sono sentiti guardati dal Signore e hanno cominciato a vedere il mondo e il prossimo in modo diverso.
Quanto alla Gita del Santo, che quest’anno ha toccato la nona edizione, lo spunto è arrivato tramite il professor Franco Nembrini, che aveva portato i suoi figli a visitare un Santo (che Davide non ricordava) proprio il 1° novembre. Alla prima Gita i partecipanti erano sessanta, in questa quattrocentosettantuno.
Valentina, il mio contatto, aveva a sua volta mutuato l’iniziativa da Sara e da suo marito, che per qualche anno hanno vissuto a Rimini. Quando l’ho riferito a Sara stessa, ci siamo abbracciate piene di meraviglia.
Effettivamente, quel sentimento mi ha pervasa per tutta la giornata. Credevo di trovarmi davanti a poche persone, ma mi sembravano davvero un popolo, inserito nel più vasto popolo di Dio. Grazie a loro, la mia conoscenza di san Bassiano è diventata più precisa e non si è fermata al personaggio raffigurato in un santino e affiancato dai cervi che, secondo una leggenda, vide mentre giungeva a Lodi e nei quali ravvisò i santi martiri già menzionati.
Trovo però che la Gita del Santo sia un’iniziativa praticabile anche su scala ridotta, da famiglie singole (ma in gruppo è meglio); basta sapersi organizzare. Potrebbe anche essere uno dei tanti modi per festeggiare tutti i Santi tutto l’anno e per ricordare che, come ha affermato monsignor Malvestiti, il nostro cammino non è tanto dissimile dal loro.
Hanno scelto Zaccheo perché era una figura importante per don Luigi Giussani, il fondatore di CL, quindi anche per chi si rifà ai suoi insegnamenti: come quel personaggio evangelico, anche loro si sono sentiti guardati dal Signore e hanno cominciato a vedere il mondo e il prossimo in modo diverso.
Quanto alla Gita del Santo, che quest’anno ha toccato la nona edizione, lo spunto è arrivato tramite il professor Franco Nembrini, che aveva portato i suoi figli a visitare un Santo (che Davide non ricordava) proprio il 1° novembre. Alla prima Gita i partecipanti erano sessanta, in questa quattrocentosettantuno.
Valentina, il mio contatto, aveva a sua volta mutuato l’iniziativa da Sara e da suo marito, che per qualche anno hanno vissuto a Rimini. Quando l’ho riferito a Sara stessa, ci siamo abbracciate piene di meraviglia.
Effettivamente, quel sentimento mi ha pervasa per tutta la giornata. Credevo di trovarmi davanti a poche persone, ma mi sembravano davvero un popolo, inserito nel più vasto popolo di Dio. Grazie a loro, la mia conoscenza di san Bassiano è diventata più precisa e non si è fermata al personaggio raffigurato in un santino e affiancato dai cervi che, secondo una leggenda, vide mentre giungeva a Lodi e nei quali ravvisò i santi martiri già menzionati.
Trovo però che la Gita del Santo sia un’iniziativa praticabile anche su scala ridotta, da famiglie singole (ma in gruppo è meglio); basta sapersi organizzare. Potrebbe anche essere uno dei tanti modi per festeggiare tutti i Santi tutto l’anno e per ricordare che, come ha affermato monsignor Malvestiti, il nostro cammino non è tanto dissimile dal loro.
Bella iniziativa quella degli amici di Zaccheo! Ed in effetti è soprattutto nella compagnia che si scopre e si vive Cristo! Comunque non mi sembra che i tuoi testi sui santi rimangano come su un'immaginetta o in una nicchia, anzi. Trovo interessante anche il paragrafo su "Cosa c'entra con me" perché mi dà spunto per riflettere allo stesso modo rispetto alla mia vita e a quella del santo!
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