Filomena di Roma, la piccola Santa delle catacombe
Affresco di santa Filomena nel santuario di Ars (fonte) |
Chi è?
Il 25 maggio 1802, nelle catacombe di Priscilla a Roma, fu ritrovato un sepolcro intatto. Sulle tegole che lo chiudevano era riportata una scritta, dipinta in minio rosso: «LVMENA - PAX TE - CVM FI» che fu riordinata a comporre la frase «Pax tecum Filumena», ossia «Filomena, la pace sia con te». Erano presenti anche altri simboli, come un’ancora, un fiore, delle frecce e dei rami di palma. Nella sepoltura fu anche trovata un'ampolla di vetro.
Nel giugno di tre anni dopo, don Francesco De Lucia, sacerdote della diocesi di Nola, che desiderava avere un corpo santo “di nome proprio” (ossia del quale fosse certo il nome in base all’iscrizione tombale), riuscì a ottenere quello di Filomena, che fu portato a Mugnano del Cardinale, la sua città. Alla fine scelse di collocarlo non nella sua cappella personale, ma all’interno della chiesa di Santa Maria delle Grazie, nella seconda cappella a sinistra dell’entrata.
A santa Filomena furono subito attribuite grazie significative, che don De Lucia raccontò nella «Relazione istorica della traslazione del sacro corpo di s. Filomena da Roma a Mugnano del Cardinale».
Di quel volume era a conoscenza anche suor Maria Luisa di Gesù, al secolo Maria Carmela Ascione, oblata del Ritiro dell’Addolorata all’Olivella a Napoli. Nella sua autobiografia raccontò poi che il 3 agosto 1833, mentre pregava di fronte a una statuetta della santa, la vide in visione e udì il racconto della sua vita e del suo martirio.
Secondo quanto poi suor Maria Luisa scrisse, Filomena era figlia di un principe greco convertito al cristianesimo. A undici anni aveva consacrato al Signore la propria verginità. L’imperatore Diocleziano, che già aveva dichiarato guerra a suo padre, s’innamorò di lei, che lo respinse. Sopravvissuta a vari tormenti (fu flagellata, gettata nel Tevere con un’ancora al collo e colpita con frecce, sempre senza subire danni o venendo guarita), venne infine decapitata il 10 agosto, a tredici anni.
La Sacra Congregazione dei Riti, con una postilla all’interno del Decreto del 14 febbraio 1961 riguardo alla Riforma del Calendario liturgico, stabilì di cancellare la festa liturgica della Santa da qualunque calendario. Oggi il suo culto pubblico (è particolarmente onorata il 10 agosto, giorno anniversario dell’arrivo delle sue spoglie a Mugnano) è limitato al santuario di Mugnano e alle altre località dov’è radicato da più tempo.
Cosa c’entra con me?
Un giorno di circa quattordici anni fa, un sacerdote della mia parrocchia, molto interessato ai Corpi Santi delle catacombe, mi domandò se avessi mai venerato santa Filomena nel suo santuario di Mugnano del Cardinale. Non sapevo neanche dell’esistenza di quel luogo, né che si trovava non lontano da Napoli, dove spesso vado in vacanza; per quello il don mi aveva fatto la domanda.
Della santa, invece, qualcosina sapevo, ossia la questione della lapide ricomposta e dei dubbi sulla sua reale esistenza storica. Il sacerdote incalzò, affermando che se c’erano state grazie attribuite a lei, ricevute perfino da personaggi dichiarati santi come don Jean-Marie Vianney, meglio noto come il Santo Curato d’Ars, erano prove del contrario.
Per non scontentarlo, gli promisi che prima o poi sarei andata a Mugnano. Col tempo, però, la mia ricerca s’indirizzò su esempi dei quali esistevano documenti sicuri, come lettere, diari, scritti e testimonianze di contemporanei, magari vagliate in appositi processi.
Nel corso dell’Anno Sacerdotale, mi procurai la più monumentale biografia del Santo Curato, ma non riuscii a terminarla. Scorrendo l’indice, vidi però la conferma di quel legame tra lui e santa Filomena, che aveva conosciuto nella casa di campagna della famiglia Perrin.
La cognata del signor Perrin era quella Pauline Jaricot che a sua volta aveva sentito parlare di lei dai Fatebenefratelli di passaggio per Lione per la questua (per chi sa il francese, qui c'è la storia completa). La stessa Pauline, successivamente, fu pellegrina a Mugnano nei giorni della festa della Santa: il 10 agosto 1835 guarì improvvisamente da una malattia di cui nessun medico, con le conoscenze dell’epoca, era riuscito a produrre la diagnosi.
In ogni caso, non m’interessai più a santa Filomena, né mi passò per la mente di andare a Mugnano, anche perché non avevo idea di come arrivarci senza mezzi miei.
Il 18 aprile di quest’anno, mentre parlavo al telefono col webmaster di santiebeati, mi venne in mente di controllare la sua scheda, anche se non ricordo affatto come lei fosse entrata nella nostra conversazione. Un testo era buono, o comunque scritto in un buon italiano, mentre l’altro era confuso nell’esposizione e nella sintassi, ma presentava anche delle incongruenze.
Pensai quindi di dover capire anzitutto se il santuario di Mugnano avesse un sito web con testi attendibili a cui fare riferimento, poi di cercare altri dettagli. Lo trovai subito, ma prima di mandare un’e-mail pensai di telefonare.
Mi rispose un tale, presentatosi come seminarista della diocesi di Nola, che mi rassicurò sulle condizioni di salute del rettore (avevo letto che era stato male alcuni anni fa) e che facevo bene a rivedere il testo, basandomi sui libri che avrei ricevuto una volta inviato il mio indirizzo postale.
Il pacchetto mi arrivò nella seconda metà del mese di maggio. Feci vedere i volumi a mia madre, la quale, sfogliandone uno, commentò di avere qualche ricordo di una sua visita a Mugnano, in anni giovanili. Cercai l’immagine dell’urna di santa Filomena e gliela mostrai: anche di quella aveva tenui ricordi.
Pur avendo preso quell’impegno, non mi dedicai alla revisione della scheda fino a un mese fa, sperando di fare in tempo per la memoria liturgica. Mi mosse a questo anche il fatto che il 26 maggio era stato promulgato il decreto relativo a un miracolo riconosciuto per intercessione di Pauline Jaricot, Venerabile dal 25 febbraio 1963.
Il rettore del santuario di Mugnano fu rapidissimo e molto disponibile nel rispondere a tutte le mie domande, perplessità e curiosità. In particolare ne avevo due: se il nome “Filumena” fosse attestato altrove, così da suffragare la ricostruzione (mi suonava come “philouméne”, participio medio-passivo del verbo greco “philéo”, “amare”, quindi “amata”) e perché, accanto al simulacro che custodisce le spoglie della Santa, c’è un’immagine della Madonna del Buon Consiglio, titolo mariano che mi è molto caro, come spiegavo qui.
La prima domanda ha risvegliato in me altre nozioni scolastiche: nella commedia Hecyra (“La Suocera”), di Publio Terenzio Afro, c’è una Filumena, la giovane moglie del protagonista Panfilo. Il secondo caso, invece, si spiega perché l’icona della Madonna del Buon Consiglio è molto venerata anche a Mugnano. Già dalle attestazioni iconografiche più antiche (stampe e dipinti) appare accanto ai resti di Filomena; dopotutto, la Vergine Maria è anche Regina dei Martiri.
Il suo Vangelo
Se ci si basasse esclusivamente sul dato storico del ritrovamento del corpo, risulterebbe quasi impossibile capire quale buona notizia venga dalla testimonianza cristiana di Filomena. L’archeologia cristiana contemporanea, infatti, riconosce come le catacombe non contenessero necessariamente corpi di soli martiri.
Potrebbe non essere il suo caso, anche se recenti studi hanno verificato che, nel vasetto trovato accanto alle sue spoglie, ci sono effettivamente tracce di emoglobina. Il fatto che non si conosca la sua storia non indica, però, che lei (si chiamasse davvero Filomena o no) non sia realmente esistita: ci sono le sue ossa, dopotutto.
Nonostante questo, si può ugualmente ricavare un messaggio incoraggiante, ossia che le preghiere rivolte con fede non vanno mai a vuoto, anzi, vengono raccolte da chi sa intercedere per l’orante.
Spiega infatti padre Angelo Bellon, domenicano, rispondendo sul sito Amici Domenicani alla domanda di un fedele, relativa proprio al culto a santa Filomena:
La
preghiera infatti è sempre rivolta a Dio, sorgente della grazia, della santità
e della gloria.
E che il Signore in virtù dell’umiltà con cui quella preghiera gli è stata
presentata e anche in virtù dell’intercessione di tutti i Santi che in Paradiso
pregano per noi – anche dei più umili – ha esaudito i desideri dei fedeli.
Se anche sulla sua vita non c’è certezza storica, possiamo credere che Filomena interceda e che accresca, in quanti le sono devoti (come è successo anche a molti personaggi che sono stati riconosciuti Beati o Santi) la fiducia in Dio.
Per saperne di più
I volumi seguenti non sono disponibili nel circuito delle librerie, ma possono essere ordinati contattando il santuario di Mugnano del Cardinale.
Don Giovanni Braschi, Santa Filomena – Stella del Paradiso, Santuario di Santa Filomena 2010, pp. 124
e
Don Giovanni Braschi, In cammino con Santa Filomena Vergine e Martire, Santuario di Santa Filomena 2019, pp. 104
Il rettore del santuario racconta l’arrivo delle spoglie della Santa a Mugnano e la diffusione del suo culto (il secondo volume è una versione leggermente aggiornata del primo).
Don Giovanni Braschi, La tomba di Filomena tra scienza e fede, Santuario di Santa Filomena 2016, pp. 152.
La sintesi delle analisi scientifiche sulle lastre che chiudevano il sepolcro e sull’ampolla di vetro, svolte nel 2003 presso l’Università degli Studi di Milano-Bicocca e l’Opificio delle Pietre Dure di Firenze.
Su Internet
Sito ufficiale del santuario di Mugnano del Cardinale
Pagina sul sito del santuario di Ars
Scheda sull’Enciclopedia dei Santi, Beati e Testimoni
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