Madre Maria Maddalena della Passione: un miracolo d’amore per la Croce e per l’Addolorata

Madre Maria Maddalena
in una foto d’epoca colorizzata
(fonte)


Chi è?

 

Costanza Starace (al Battesimo, Costanza Anna Maria) nacque a Stabia, poi Castellammare di Stabia, oggi in diocesi di Sorrento-Castellammare di Stabia, il 5 settembre 1845, figlia di Francesco Starace e Maria Rosa Cascone.

A quattro anni cominciò la scuola in casa di Caterina Lauro, proseguendola nel convitto aperto dalle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli, nel quale ricevette la Cresima e la Prima Comunione. Rientrò poi in famiglia e continuò l’istruzione con maestri privati.

Desiderosa di consacrarsi a Dio, non poté riuscirci immediatamente a causa della sua fragile salute, che l’obbligò a rientrare in famiglia dopo due anni trascorsi al conservatorio (una struttura per le donne che aspiravano alla consacrazione religiosa) delle Teresiane di Vico Equense. Supplicò allora i genitori di farla entrare in un monastero di stretta clausura, ma le fu risposto di attendere il compimento dei vent’anni.

Il suo confessore, a quel punto, cercò di aiutarla concedendole dapprima la Comunione eucaristica quotidiana, poi la professione dei consigli evangelici in forma privata. Infine, le indicò come via per la consacrazione quella tipica di molte donne del suo tempo: vivere come “monaca di casa”, ossia risiedendo in casa propria e dedicandosi alla preghiera e alla carità.

Le “monache di casa” venivano spesso inserite nelle aggregazioni laicali affiliate agli Ordini religiosi: avvenne così anche per Costanza, che entrò a far parte del Terz’Ordine dei Servi di Maria. Il 19 giugno 1865 vestì l’abito religioso, mentre l’8 giugno 1867 professò i voti: dalla vestizione in poi divenne suor Maria Maddalena della Passione.

Il suo desiderio di clausura non venne meno, ma dovette cedere a una richiesta da parte di monsignor Francesco Saverio Petagna, vescovo di Castellammare di Stabia: dirigere la Pia Unione delle Figlie di Maria, della quale suor Maddalena già faceva parte, e insegnare il catechismo alle bambine delle classi popolari. Le frequenti epidemie di colera, che avevano lasciato molti lutti in tutta la città, condussero il vescovo ad affidarle anche molte bambine orfane.

Per curare le piccole ospiti, suor Maddalena chiese aiuto ad alcune delle Figlie di Maria, che col tempo arrivarono a condividere il suo stesso ideale di consacrazione: dal luglio 1869 cominciò a fare vita comune con quattro di loro. Il 16 luglio dell’anno seguente, alla presenza di monsignor Francesco Saverio Petagna, vescovo di Castellammare di Stabia, compirono la vestizione e assunsero i nuovi nomi religiosi: fu quello l’atto di nascita delle Suore Compassioniste Serve di Maria, canonicamente erette il 27 maggio 1871, data in cui suor Maria Maddalena fu nominata superiora generale, e aggregate all’Ordine dei Servi di Maria il 10 novembre 1893.

Dalla sua vestizione, madre Maddalena aveva però cominciato a soffrire di strani disturbi alimentari e a causa di prove morali e interiori ed era soggetta a vari fenomeni: solo quando il nuovo vescovo di Castellammare, monsignor Vincenzo Maria Sarnelli, veniva a visitarla per portarle i Sacramenti, riacquistava la calma. Nel 1900 questo periodo di prova terminò, lasciandola in una grande pace dello spirito.

Trascorse gli anni successivi incrementando le opere già iniziate, seguendo le sue figlie (anche se non aveva mai smesso di farlo), lavorando alle Costituzioni e promuovendo la costruzione di un santuario intitolato al Sacro Cuore e a Maria Addolorata sulla collina di Scanzano. Il 13 maggio 1920 volle che tutte le suore già professe emettessero i voti perpetui, lei compresa. Morì nella casa madre della sua congregazione, alle 14.40 del 13 dicembre 1921.

La sua causa di beatificazione e canonizzazione, il cui processo informativo diocesano si svolse a Castellammare di Stabia dal 1939 al 1942, venne bloccata (ossia ricevette il reponatur) nel 1944, durante la fase romana, a causa delle testimonianze relative alle vessazioni di cui lei era stata oggetto. Solo a partire dal 1982, con l’esame di altre testimonianze storiche relative a quel periodo e agli anni dal 1900 alla morte, fu possibile riconsiderarla e procedere a un’inchiesta supplementare.

Il decreto sulle virtù eroiche venne promulgato il 7 luglio 2003, mentre la beatificazione venne celebrata il 15 aprile 2007 nella Concattedrale di Santa Maria Assunta e San Catello a Castellammare, presieduta dal cardinal José Saraiva Martins, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, come delegato di papa Benedetto XVI.

I suoi resti mortali sono venerati nel santuario del Sacro Cuore e dell’Addolorata a Scanzano, frazione di Castellammare di Stabia, mentre la sua memoria liturgica ricorre il 5 settembre, giorno anniversario del suo compleanno e del suo Battesimo.

 

Cosa c’entra con me?

 

Parte della mia collaborazione volontaria al sito www.santiebeati.it consiste nel correggere i profili biografici preesistenti e aggiornarli se il personaggio in questione ha degli sviluppi nel procedere della sua causa di beatificazione e canonizzazione. Il mio primo incontro con madre Maddalena è successo proprio così, anche se non ricordo l’anno preciso.

Neppure ricordo come fossi finita sulla pagina dedicata a lei: forse perché mi ero messa a controllare lo stato degli articoli sui fondatori e sulle fondatrici di Napoli e zone limitrofe, dato che mi trovavo in vacanza a Portici da una zia. Dato che il profilo mi sembrava piuttosto esteso, ho dato solo un ritocco alle forme grammaticali e alla punteggiatura, quindi l’ho inviato al webmaster.

Sono invece sicurissima di aver comprato una biografia su di lei nel novembre 2015, durante un’imprevista visita al santuario della Madonna del Rosario di Pompei: era appena morto uno dei miei zii e, già che c’ero, avevo pensato di passare anche di lì.

In uno dei negozi di articoli religiosi nelle vicinanze, c’era una cesta con prodotti in offerta speciale. Il libro su madre Maddalena aveva la copertina danneggiata, ma per il resto era in buono stato; lo presi solo perché era a un prezzo irrisorio. Neanche rammentavo più di aver corretto il profilo della medesima Beata: me ne resi conto solo a lettura iniziata.

Arrivata più o meno a metà, capii che nell’articolo per santiebeati mancava una parte di non poco conto nel suo percorso: il trentennio, anno più anno meno, che lei aveva trascorso tra prove di ogni genere. Dubbi interiori, periodi in cui non riusciva ad alimentarsi, altri in cui si sentiva come impedita anche solo a entrare in cappella, ma anche la comparsa dei segni della Passione sul suo corpo erano elencati dal biografo con distacco e, allo stesso tempo, con precisione, appoggiandosi sui documenti e sulle testimonianze confluiti nella Positio super virtutibus.

Come ho già scritto altre volte, preferisco non occuparmi di fenomeni del genere e dei personaggi che li hanno vissuti: temo, infatti, di essere fuorviata da questi eventi eccezionali e di non poter capire che, invece, fanno parte di un quadro biografico più ampio.

Leggere quella biografia mi ha invece permesso di riconoscere che mi servivano gli strumenti giusti per distinguere eventi mistici e altri più ordinari, senza tacere i primi né dare comunque una rilevanza più cospicua rispetto al resto della vicenda umana e spirituale. Ho riferito queste considerazioni all’autore medesimo, Nicola Gori, nell’ambito della presentazione del docufilm su Carlo Acutis, a margine della chiusura dell’inchiesta diocesana del giovanissimo ormai Beato.

Alcuni mesi dopo mi arrivò, da parte della segreteria del Gruppo Shekinah, il coro di cui faccio parte, che abitualmente era l’unico a cantare alla veglia in traditione Symboli nel Duomo di Milano, una notizia inattesa: da allora in poi sarebbe stato affiancato dal coro di Gioventù Studentesca. Tutto sommato colsi la faccenda in modo positivo: ci sarebbe potuto essere uno scambio proficuo dall’una e dall’altra parte, nel nome di quella “pluriformità nell’unità” tanto invocata dall’allora Arcivescovo, il cardinal Angelo Scola.

Le prime prove si svolsero il 19 marzo 2017 nella chiesa della Beata Vergine Addolorata in San Siro a Milano: era stata affidata dal Beato Alfredo Ildefonso Schuster ai padri Servi di Maria, che già avevano e hanno tuttora una presenza in centro città, nella chiesa di San Carlo al Corso. Oggi la parrocchia è seguita dal clero diocesano, ma c’è comunque una presenza legata allo stesso Ordine: sono proprio le Compassioniste Serve di Maria, che operano lì e nell’ Istituto Santa Giuliana, poco distante.

Se la memoria non m’inganna, fu in quella circostanza, o l’anno seguente, che familiarizzai con una di loro, suor Eden: per ricordarmi il suo nome, mi suggerì di pensare al Paradiso terrestre. Appreso che faceva parte di quella congregazione, e dopo essermi ricordata di aver letto della sua fondatrice, le domandai se in comunità avesse a disposizione dei santini o dell’altro materiale: mi sarebbe piaciuto prenderlo durante le successive vacanze, perché Portici non dista molto da Castellammare, ma pensavo che sarebbe stato più comodo così.

Fui ampiamente ricompensata: da allora cominciai a immaginare che, un giorno, avrei potuto dedicare un post a madre Maddalena e che sarei andata a pregare di fronte alla sua urna, anzi, credo di averlo proprio promesso alla suora.

Alcuni giorni fa ho saputo che, dopo diciassette anni di servizio all’Istituto Santa Giuliana, suor Eden avrebbe avuto una nuova destinazione a Salerno. Incontrandola personalmente durante un giro di spese in centro, e partecipando fianco a fianco (compatibilmente con il distanziamento previsto dalle norme socio-sanitarie in corso) alla Messa nella memoria liturgica del Beato Schuster e in suffragio dei suoi successori defunti e sepolti in Duomo, ho provato a incoraggiarla e a consolarla in questo distacco: la Vergine Maria, che in questo settembre veneriamo come Bambina, Addolorata e sul cui Nome meditiamo, ma che è anche la “Madonnina” che brilla sulla Guglia Maggiore, l’avrebbe sicuramente protetta.

Mi è quindi venuta un’ispirazione: il momento del post su madre Maddalena era giunto. A dire il vero, pochi mesi fa mi ero resa conto che quest’anno cadeva il primo centenario della sua nascita al Cielo, ma rientrava nel periodo dell’Avvento. Ho pensato di anticiparlo alla festa dell’Esaltazione della Croce sia per compiere la promessa a suor Eden, sia perché immaginavo che la sua spiritualità fosse basata eminentemente sui misteri collegati alla Passione.

Rileggendo la biografia scritta da Gori, però, mi sono resa conto che non avrebbe comunque sfigurato nella Corona d’Avvento dei Testimoni per quest’anno. La fondatrice delle Compassioniste, infatti, aveva una cura particolare nel festeggiare il Natale: inoltre, ogni 25 del mese, invitava le orfane a privarsi di un cucchiaio della loro pietanza e a porlo in un recipiente, che poi sarebbe stato portato a un povero.

Riprendere in mano quel libro mi ha permesso di riflettere sugli aspetti che mi rendono affine alla sua protagonista (o meglio, coprotagonista, perché in ogni Beato, Santo o autentico Testimone è Dio che agisce anzitutto). Essenzialmente, si compendiano nella consapevolezza di essere parte della Chiesa, che è da amare per quella che è, cercando di aggiustarla per quel poco che mi compete. L’autorità ecclesiastica era la sola a portare pace nel suo animo tormentato e nel suo corpo sofferente, tramite il tesoro più grande a sua disposizione, ovvero i Sacramenti.

Grazie all’appartenenza, inizialmente come terziaria, all’Ordine dei Servi di Maria, si sentiva poi in comunione con i Santi che ne fecero parte: a cominciare dai Sette Fondatori, il cui spirito di amicizia fraterna doveva regnare, nelle sue intenzioni, in tutte le case della congregazione, e senza trascurare figure a loro succedute, come i Santi Filippo Benizi, Pellegrino Laziosi e Giuliana Falconieri.

Forse non lo sapeva, ma negli stessi anni e non molto lontano da lei c’erano altre donne che avevano scelto la spiritualità servitana attraverso un percorso simile al suo: prima “monache di casa”, poi terziarie, infine fondatrici di congregazioni religiose aggregate all’Ordine. Penso, ad esempio, a madre Maria Pia della Croce, attualmente Venerabile, che aveva da poco dato vita, a San Giorgio a Cremano, alle Suore Crocifisse Adoratrici dell’Eucaristia e, in seguito, fu tra le prime testimoni della santità della Beata Maria della Passione.

Nella Comunione dei Santi, ma anche per un legame di parentela, è poi unita a Loreto Starace, suo nipote (figlio di Catello, suo fratello): laico celibe per scelta, si trasferì in Canada, poi negli Stati Uniti, dove lavorò nella stampa cattolica e a servizio degli emigrati italiani. Allo scoppio della prima guerra mondiale si arruolò nell’Esercito italiano, ma morì a trentuno anni, il 26 luglio 1915, sul monte San Michele del Carso. Anche lui è sepolto nel santuario di Scanzano. Il suo ricordo è ancora vivo tra pochi fedeli: mi è stato chiesto di rinverdirlo collaborando al suo profilo su santiebeati.

 

Cosa c’entra con san Giuseppe?

 

Tra le devozioni più care a madre Maddalena, per quanto ne so, quella a san Giuseppe non era tra le preminenti, rispetto a quelle al Sacro Cuore, all’Addolorata e ai Santi dell’Ordine servita.

Tra le caratteristiche dello Sposo di Maria, però, sento di affermare che lei abbia interpretato anzitutto quella della docilità al disegno di Dio. Mentre il suo sogno era quello di ritirarsi dal mondo e di vivere in clausura, prima la salute, poi le indicazioni del vescovo le imposero di cambiare i suoi piani, accogliendo le bambine del popolo e le orfane.

 

Il suo Vangelo

 

È indubbio che la Beata Maria Maddalena abbia vissuto coerentemente a quanto indicava il suo nome di religione: in spirito di penitenza, ma anche di annuncio di un messaggio specifico, ovvero che tramite la Passione si arriva alla salvezza. Lei stessa l’aveva sperimentato, sia accettando la fondazione, sia consolidandola a prezzo di sacrifici, incomprensioni anche da parte dei suoi concittadini, preoccupazioni e dubbi.

Anche nel mezzo del periodo di prova, se pure credeva di essere lontana da Dio, sapeva però che Lui le rimaneva vicino, concedendole di occuparsi della congregazione senza che quasi nessuna delle suore si rendesse conto di quanto le accadeva.

Dal canto suo, era la prima a meravigliarsi di come questo fosse possibile. Lo testimonia in una lettera a una religiosa, scritta nel 1891:

È miracolo la mia vita. Eppure il Signore mi fa reggere e guidare la povera comunità. Sta’ tranquilla: io sto benissimo, riposo nella croce, come una bambina nella culla.

Spero che questa meraviglia accompagni soprattutto quanti hanno più direttamente a che fare con le Compassioniste Serve di Maria e la mia amica suora. Rinnovo quindi la mia promessa: a Dio piacendo, la prossima volta che andrò a Portici dai miei parenti, farò di tutto per visitare il santuario di Scanzano.

 

Per saperne di più

 

Tito Sartori, Madre Maria Maddalena Starace – La forza della preghiera, Velar-Elledici 2012, pp. 48, € 3,50.

L’unica e piccola biografia attualmente in commercio su di lei (quella di Gori è fuori catalogo).

 

Antonio Di Nardo, Siano più alti i vostri pensieri – 365 giorni con Maria Maddalena della Passione, Artetetra Edizioni 2016, pp. 64, € 5,00.

Una selezione di pensieri per ciascun giorno dell’anno, tratti dal suo epistolario.

 

Su Internet

 

Sezione a lei dedicata del sito istituzionale delle Suore Compassioniste Serve di Maria

Commenti

Post più popolari