Don Giovanni Fornasini, trascinatore e annunciatore della carità
Anna
Sergeevna Malyga, |
Chi è?
Giovanni Fornasini (al Battesimo, Giovanni Remo) nacque a Pianaccio di Lizzano in Belvedere, in provincia e diocesi di Bologna, il 23 febbraio 1915, secondogenito di Angelo Fornasini, carbonaio, e Maria Guccini.
Quando il padre trovò un lavoro più stabile come procaccia postale (una sorta di fattorino), si trasferì con la famiglia a Bagni della Porretta, attuale Porretta Terme. Giovanni completò lì le elementari, perché nel paese d’origine era stato bocciato due volte. S’iscrisse poi alla scuola di Avviamento Commerciale presso il Collegio Albergati.
Nella parrocchia di Porretta era un vero trascinatore, anche nei momenti di preghiera popolare, diventando un utile sostegno per il parroco, don Goffredo Minelli. A sedici anni cominciò il cammino nel Seminario diocesano di Bologna, passando per le varie sedi fino a quelle nel centro città per il corso teologico. Ebbe molte difficoltà negli studi e altrettante per ragioni di salute, ma riuscì ugualmente ad affrontare gli esami, con l’appoggio dei compagni e confidando in Dio e nella Madonna.
Fu ordinato nella cattedrale di San Pietro a Bologna il 28 giugno 1942 dal cardinale arcivescovo Giovanni Battista Nasalli Rocca. La sua prima destinazione fu la parrocchia di San Tommaso a Sperticano, dove già andava nei finesettimana come diacono. Alle morte del parroco don Giovanni Roda, avvenuta il 20 luglio 1942, divenne il suo successore.
Mentre il fronte di guerra si avvicinava sempre di più e aumentavano le rappresaglie e i rastrellamenti da parte dei soldati tedeschi, nella zona di Marzabotto e di Monte Sole, don Giovanni insegnava ai suoi parrocchiani a condividere quel poco che avevano, come faceva del resto anche lui, aprendo agli sfollati la sua canonica. Tuttavia, i tedeschi vi si installarono, limitando non poco le sue azioni.
Consapevole del rischio che correva, specie andando a seppellire i morti lasciati per strada come monito, fece testamento il 10 settembre 1944. Il suo ultimo atto di carità verso gli abitanti di Sperticano fu la difesa di due ragazze, invitate a una festa da parte del capitano delle SS che si erano installate in canonica: le accompagnò e le riportò indietro senza che venisse fatto loro del male.
Il giorno dopo la festa, il 13 ottobre 1944, seguì il capitano verso San Martino di Caprara, per portare i conforti religiosi alle vittime dell’ennesima strage; non tornò più. Il suo cadavere venne ritrovato da suo fratello dietro il cimitero di San Martino, il 22 aprile 1945; due giorni dopo, fu sepolto nel cimitero di Sperticano.
Le cause di beatificazione e canonizzazione di don Giovanni e di altri due sacerdoti della medesima area, don Ubaldo Marchioni e don Ferdinando Casagrande, uccisi nello stesso periodo, furono aperte presso la diocesi di Bologna il 18 ottobre 1998 e concluse il 16 novembre 2011; erano state avviate per la verifica delle virtù eroiche.
A fronte dell’esame delle prove storico-testimoniali, la Congregazione delle Cause dei Santi, il 16 ottobre 2019, ha accettato la richiesta del postulatore di don Giovanni, la cui causa da allora in poi è stata studiata per dimostrare il martirio in odio alla fede. Il 21 gennaio 2021 papa Francesco ha autorizzato quindi la promulgazione del decreto sul martirio.
Don Giovanni è stato beatificato oggi, domenica 26 settembre, nella basilica di San Petronio a Bologna. I suoi resti mortali furono traslati un anno dopo la morte, il 13 ottobre 1945, nella chiesa di San Tommaso a Sperticano, dove tuttora sono venerati. La sua memoria liturgica è invece stata fissata al 13 ottobre, giorno della sua nascita al Cielo.
Cosa c’entra con me?
Sul finire dell’Anno Sacerdotale, nel 2010, venni a sapere che la diocesi di Bologna aveva preparato un itinerario che si chiamava Il fuoco dello Spirito nel calice. La celebrazione cittadina del Corpus Domini, che quell’anno era stata fissata a giovedì 3 giugno, sarebbe stata preparata da una serie di stazioni, dal giorno di Pentecoste in poi, in luoghi dov’era custodita la memoria di sacerdoti Santi, Beati o con le cause in corso. A dirla tutta, c’erano anche due seminaristi, il diocesano Bruno Marchesini (di cui ho parlato qui) e fra Venanzio Maria Quadri, dei Servi di Maria, ora entrambi Venerabili; forse era cercando informazioni su quest’ultimo che avevo trovato il programma di quegli appuntamenti.
Nella lista erano inclusi anche i preti di Monte Sole, ossia don Giovanni Fornasini e gli altri due diocesani, più i religiosi don Elia Comini, Salesiano, e padre Martino Capelli, Dehoniano. Ammetto, però, che non provai il desiderio di approfondirli.
Qualche anno dopo, se non sbaglio leggendo Credere, ho sentito invece di voler conoscere meglio la storia di suor Maria Fiori (al Battesimo, Maria Nerina), vittima durante una strage a San Giovanni di Sotto. In quel modo, trovai l’opuscolo Amare fino al martirio, in cui era compreso, anche se in realtà era morto in un’altra zona, il futuro Beato Rolando Rivi. Fu allora che entrai per la prima volta in contatto con l’Opera Salesiana del Sacro Cuore di Bologna: mai avrei immaginato che, nel 2016, avrei iniziato a collaborare con essa.
A quel punto, mi venne da controllare se l’Enciclopedia dei Santi, Beati e Testimoni avesse dei profili riguardanti i personaggi citati nell’opuscolo, escluso Rivi che sapevo essere già presente. Su suor Maria al tempo non c’era proprio nulla, mentre per i tre preti diocesani c’era solo qualche riga nella parte iniziale della pagina (quella con lo sfondo blu, riservata alla sintesi biografica); profili più estesi, invece, erano presenti per i due sacerdoti religiosi.
Domandai allora al webmaster se non fosse il caso di realizzare una scheda di gruppo, dove chiarire il contesto storico in cui avvennero le uccisioni e cosa accomunava le storie di quei personaggi. Rispose di no, semplicemente perché non erano compresi nella medesima causa, ma erano tutte cause singole; per la suora, invece, non era aperta nessuna causa.
Nel frattempo avevo provato a indagare sull’iter delle cause, restando sorpresa: erano state tutte avviate su vita, virtù e fama di santità e di segni. Mi domandai, allora, come mai si parlasse di continuo di “martiri di Monte Sole” o “martiri di Marzabotto”. Mi sembrava una confusione a cui dover porre rimedio, per quanto stava in me, ossia rivedendo le schede biografiche dei cinque preti. Come spesso mi accade, lasciai perdere, perché non mi sentivo sufficientemente preparata.
Nel 2018 avvenne il cambiamento decisivo: il direttore di Sacro Cuore VIVERE mi chiese di scrivere un articolo su don Comini. Immaginando che fosse più informato di me, gli domandai se per quel suo confratello e per il Dehoniano non si fosse pensato e deciso di cambiare il lemma delle cause: la risposta fu affermativa, o meglio, era un’ipotesi in corso di verifica, che poi si è concretizzata. Mi restava da capire se anche per don Fornasini e gli altri due non fosse stata inviata una richiesta del genere.
L’anno successivo, sempre per Sacro Cuore VIVERE, mi fu chiesto di scrivere più in generale sui “martiri di Monte Sole”: a quel punto, sentivo di dover essere chiara nel precisare come fossero in corso le cause, senza per questo dimenticare che il mio scopo principale doveva essere presentare, con chiarezza e sintesi, le rispettive testimonianze.
Tra una telefonata e un giro di e-mail, riuscii a entrare in contatto col parroco di Marzabotto e con i suoi collaboratori più attenti alla memoria e alla santità di quei Servi di Dio, ma anche col sacerdote che segue le Cause dei Santi presso la Curia Arcivescovile di Bologna. Da tutti mi fu accennato che per il solo don Fornasini c’erano fondate speranze circa la dimostrazione del martirio, almeno per il momento.
Mi parve di cogliere un indizio in tal senso nell’omelia che l’arcivescovo di Bologna, monsignor Matteo Maria Zuppi, pronunciò nel corso del pellegrinaggio diocesano a Monte Sole, il 29 settembre 2019: don Fornasini fu l’unico citato per nome e cognome. Mi piacque moltissimo l’immagine della fontana, citata dall’arcivescovo come parte di un testo di quel sacerdote.
L’articolo alla fine saltò: fu sostituito proprio dal testo di quell’omelia, in un numero quasi interamente dedicato alla nomina cardinalizia di Zuppi medesimo.
Contrariamente a quanto spesso accade, il riserbo relativo alla causa fu mantenuto. Come ho appurato dopo la notizia del decreto sul martirio, all’epoca in cui avevo posto la mia domanda era già arrivata la risposta affermativa dalla Congregazione delle Cause dei Santi circa il cambio d’indirizzo.
Pochi mesi fa ho ritrovato i preti di Monte Sole nel libro che di fatto funge da catalogo a quella esposizione permanente nella chiesetta di Sant’Anastasia a Pieve di Rivoschio, voluta tenacemente in un’epoca dove Internet era ancora di là da venire e degno tributo anche a quanti non godevano di una fama di santità e di segni tale da portare all’apertura delle rispettive cause.
Nell’imminenza della beatificazione di don Giovanni, credevo che aggiornare la sua pagina su santiebeati sarebbe stato sufficiente: in Rete c’erano già parecchie pagine su di lui, a cominciare da quelle che indico nell’ultimo paragrafo. In verità, c’era un problema: il profilo era privo di autore. Il webmaster, dunque, mi ha chiesto di rifarlo daccapo.
Attingendo quindi al materiale presente sul sito della diocesi di Bologna (un lavoro ottimo, simile a quello messo in piedi per la beatificazione di don Olinto Marella), ho proceduto. L’approfondimento è stato utilissimo per ricordare, a me anzitutto e poi ai lettori, che don Giovanni aveva avuto una vita prima di essere mandato a Sperticano. Aveva avuto difficoltà, specie nello studio e nella salute, ma si era affidato a Dio e alla Madonna, alla quale, in un certo senso, doveva la vocazione.
Sono rimasta colpita poi dallo statuto della «Repubblica o Società degli Illusi», un’associazione fondata da lui stesso per mantenere i contatti con i compagni di classe, anche quando sarebbero stati dispersi nelle varie parrocchie. Mi ha permesso di capire come don Giovanni avesse a cuore la fraternità tra i confratelli, esercitata, di fatto, anche negli anni della guerra.
Negli stessi giorni in cui milletrecento fedeli della mia diocesi erano a Lourdes nel pellegrinaggio guidato dal nostro arcivescovo, mi ha fatto benissimo, e ha lenito in parte il dispiacere per non essere andata anch’io, leggere il resoconto della sua analoga esperienza vissuta dall’11 al 18 agosto 1936. Ho quindi scoperto che la citazione compiuta da Zuppi proveniva proprio da lì e che la fontana menzionata era proprio quella della grotta di Lourdes.
Finalmente, sentivo di aver trovato un aspetto affine tra me e lui: anch’io, partecipando al pellegrinaggio diocesano del 2013, ho sperimentato come in quel luogo sia vissuta una carità incredibile e come sia importante, per chi ritorna, continuarla là dove si vive.
Cosa c’entra con san Giuseppe?
Da quel che ho letto, non ho riscontrato tracce di una speciale devozione nei suoi riguardi. Invece, mi viene da istituire un parallelismo pensando all’aspetto della paternità spirituale: prima verso i ragazzi che, già da seminarista in vacanza e da tirocinante, attirava nelle gite e nei pellegrinaggi e a cui proponeva il cammino dell’Azione Cattolica.
Effettivamente l’aspetto dell’educatore è trascurato, quando si parla di lui. Si preferisce mettere l’accento su come sia stato un padre verso i fedeli di Sperticano: fu grazie a lui che la parrocchia divenne, raccontano le pagine del sito diocesano, un “cantiere di carità”.
Il suo Vangelo
Il Beato Giovanni non ha lasciato sulla carta le intuizioni colte a Lourdes, come altre di cui abbiamo notizia, riguardo il modo pieno di vivere la carità cristiana. Ha invece colto ogni occasione possibile per condividere i beni della terra, in una società ancora contadina, e per fare in modo che a nessuno mancasse il necessario per vivere.
Quando poi la guerra si è fatta più vicina, ha sfidato la paura compiendo i gesti più semplici che da sacerdote poteva donare, compresi quelli stessi consegnati da Gesù ai discepoli, da compiere per rendere viva la Sua memoria. È stato possibile riconoscerlo come martire perché erano quelle stesse azioni a dare fastidio a quanti, invece, vedevano nei poveri contadini dei colli bolognesi dei possibili partigiani, o comunque degli ostacoli di cui fare piazza pulita.
L’amore potente che ha dispensato ai fedeli, ma anche ai soldati che avevano invaso la sua canonica, aveva la sorgente nella contemplazione orante, di cui molti sono stati testimoni, e nella meditazione sulle virtù del Cuore di Gesù, a proposito delle quali ci è pervenuta una pagina interessante. In questi Appunti sulla carità allacciò i versi dell’inno Ubi caritas et amor, Deus ibi est con una delle invocazioni delle litanie del Sacro Cuore:
Uno dei principali effetti della consacrazione al Sacro Cuore è di unire i cuori nell’amore e nella carità: “Cor Iesu fornax ardens caritatis”. Amando con intensità il Cuore di Gesù, non togliamo il nostro amore agli altri, ma lo purifichiamo… estendendolo a tutti indistintamente, come Gesù per tutti indistintamente è morto in croce.
Concludo dedicando questo post ai diaconi che sono stati ordinati ieri nel mio Duomo. Uno di essi mi è particolarmente caro perché è la prima vocazione per il clero diocesano, da almeno trent'anni in qua, proveniente dalla mia parrocchia di nascita. Vorrei davvero che lui e compagni vivessero come il novello Beato, fino alla fine dei loro giorni.
Per saperne di più
Fabio Franci, L’Angelo in bicicletta: don Giovanni Fornasini, Amazon Italia Logistica srl, Bologna 2018, pp. 266, € 10,40.
Biografia disponibile solo su Amazon, non nel circuito delle librerie.
Angelo Baldassarri, Ulderico Parente, Far tutto, il più possibile - Biografia documentata di don Giovanni Fornasini, Zikkaron 2021, pp. 224, € 18,00.
Biografia con documenti testuali e fotografici, curata da un membro della Commissione Storica della sua causa e da un Consultore Storico della Congregazione delle Cause dei Santi.
Su Internet
Sezione del sito della diocesi di Bologna dedicata a lui
Materiale presente sulla sezione del Servizio di Pastorale Liturgica del medesimo sito (contiene anche il Proprio della Messa e della Liturgia delle Ore)
Pagina su di lui del sito della Congregazione delle Cause dei Santi (che riporta anche il testo del decreto sul martirio)
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