Testimoniando presenta: #ilSantochevorrei




È di nuovo quel periodo dell’anno, in cui il Web si riempie d’immagini di Santi da condividere, di veglie a tema in palese opposizione alle feste mascherate di Halloween, ma anche d’iniziative che coniugano felicemente la riflessione cristiana sul tema della morte e le tradizioni che ormai, piaccia o meno, fanno parte anche della nostra società, anzi, ne sono sempre state parte anche se in modalità diverse (mi riferisco specialmente alle Creepy Catholic Stories raccontate da Una penna spuntata e Martha, Mary and Me).

Per me, che di Santi e affini mi occupo tutti i giorni dell’anno o quasi, non cambia molto, per cui, nella festa del 1° novembre, cerco di trattare l’argomento in senso più ampio possibile. Così, dopo aver immaginato quali sarebbero i cinque (compresa una coppia) Beati che canonizzerei se fossi Papa, stavolta ho pensato di rischiare ancora più grosso.

Dal transito di san Giovanni Paolo II in poi, infatti, si è assistito, per certi versi, al ritorno alla canonizzazione a furor di popolo. Anche per lui, però, sono valse le regole indicate dalla Istruzione Sanctorum Mater, sebbene con la deroga ai cinque anni trascorsi dalla morte.

Con l’avvento dei social network, poi, è come se si fosse tornati a questa forma di glorificazione, a volte prematura e raramente davvero inopportuna, di figli e figlie della Chiesa, anche a pochissimi istanti dal loro trapasso, specie se avvenuto in modo tragico o in età relativamente giovanile.

È sotto gli occhi di tutti, poi, come la diffusione della storia di Carlo Acutis, e la sua conseguente ma non scontata beatificazione, siano strettamente collegate ai nuovi mezzi di comunicazione, di cui il Beato stesso aveva intuito le potenzialità evangelizzatrici.

Fatta questa premessa, ecco la proposta che rivolgo a voi che mi leggete: raccontate, in un post del vostro blog o dei vostri social, qual è il personaggio per il quale auspichereste l’avvio della causa di beatificazione e canonizzazione. Spero che vada meglio rispetto alla #MercyChallenge che avevo avviato durante il Giubileo della Misericordia e che io stessa, però, non avevo rispettato del tutto.

 

Ecco le regole

 

  1. Mettete "Mi piace" alla pagina Facebook e seguite l'account Instagram che si rifanno a questo blog. 
  2. Scegliete una figura maschile, una femminile, una coppia di sposi o un gruppo (quest'ultimo caso vale specialmente se avete in mente dei Testimoni che hanno fama di martirio), purché sia morta nella fede cattolica. Per aiutare chi non la conoscesse, presentatene in breve la vita, indicando data di nascita e di morte e la diocesi di provenienza, così da fornire coordinate spazio-temporali precise.
  3. Vanno esclusi quelli che sono già Servi di Dio, ovvero per i quali è stata aperta l’inchiesta diocesana o è comunque imminente, come anche quelli le cui cause sono, da più o meno tempo, nella fase romana, e i Venerabili, sia quelli per i quali è in esame un presunto miracolo, sia quelli che, al momento, ne sono privi. Non valgono nemmeno i Beati che vorreste canonizzati.
  4. Come per l’avvio di una causa secondo le regole reali, i personaggi che sceglierete dovranno essere morti da cinque anni o più, non meno.
  5. Per il resto vale tutto, senza limiti di età anagrafica né di periodo storico in cui i vostri potenziali Santi sono vissuti (esistono infatti le cause antiche o storiche). Per esempio: se siete affezionati al sacerdote che fu parroco cinquant’anni fa nella vostra parrocchia e che ha lasciato un ottimo ricordo di sé, o se frequentando un certo monastero avete imparato a conoscere una monaca che le consorelle reputano santa, ma è vissuta nel 1600, vanno bene.
  6. Motivate la vostra scelta spiegando, in breve (non dovete preparare per davvero il Supplex libellus!) quale fama di virtù, di martirio o di offerta della vita ha presso di voi il soggetto che avete scelto e se siete a conoscenza di segni attribuiti alla sua intercessione: grazie materiali, ma anche spirituali.
  7. Accompagnate il vostro post con l'hashtag #ilSantochevorrei (per evitare dispersioni, vale anche per le donne, le coppie e i gruppi). Non dimenticate un'immagine che raffiguri il soggetto scelto. 
  8. Se non avete profili social ma volete partecipare lo stesso, commentate il post qui sotto, ma, per favore, firmatevi. 

Detto questo, ecco la mia scelta, anche se immagino che, se mi leggete da parecchio tempo, non sarete troppo sorpresi.

 

#ilSantochevorrei è…

 

Ho riflettuto a lungo, quindi ho scelto: il personaggio di cui vorrei venisse introdotta la causa è Alessandro Galimberti (qui i post in cui ho parlato di lui).


Avevate qualche dubbio?


Seminarista della diocesi di Milano, nato il 10 agosto 1980 a Lissone, è morto il 3 gennaio 2004 a Milano, per una grave malattia autoimmune del sangue.

Ha lasciato molti scritti e preghiere in poesia, dai quali traspaiono il suo desiderio di amare Dio e i fratelli, le lotte interiori per capire la propria vocazione e l’accettazione della malattia come modo di rendere presente Gesù, proprio come sperava di vivere se fosse stato ordinato sacerdote.

Nel corso degli anni ho incontrato moltissime persone, specie vecchi compagni di Seminario, che mi hanno raccontato della gioia e dell’entusiasmo con cui lui affrontava gli studi, degli scherzi che a volte organizzava, ma anche della serietà che manifestava nei momenti decisivi.

Quanto alla fama di segni, so di persone che affermano di aver ricevuto consolazione leggendo i suoi scritti, o di altre che si sono affezionate a lui come se fosse un membro della famiglia, facendogli posto nell’altarino di casa dove tengono le immaginette dei parenti defunti. Non ho idea se la sua tomba sia frequentata: io stessa ci sono andata una volta soltanto.

Personalmente, e lo ribadisco una volta di più, sento che Dio si sia servito della sua storia mi per cambiarmi davvero la vita, tanto da produrre molti frutti in me: l’impegno di aiutare, materialmente e con la preghiera, i giovani preti e i seminaristi, specie quelli della mia diocesi (un altro conto è che non ci sia riuscita sempre pienamente); una maggiore attenzione alla liturgia, specie nell’aspetto del canto; il risveglio del sogno che avevo da bambina, ossia diventare una scrittrice agiografica; la decisione di affrontare le difficoltà pensando che Lui è accanto a me e, soprattutto, che non mi vuole pessimista.

 

Ovviamente, nell’affermare quanto ho indicato sopra, mi rimetto al giudizio ufficiale della Chiesa e non intendo anticiparlo in nulla. Se un giorno, per Alessandro, si procederà davvero ad aprire la causa, me ne rallegrerò, ma non lo riterrò un punto d’arrivo: so per esperienza, infatti, che non sempre una causa avviata si conclude felicemente.

Se invece non succederà, prego di accettare che il Signore voglia così. In fin dei conti, ci sono moltissimi altri uomini, donne, bambini, bambine, ragazzi e ragazze di cui, con la serietà necessaria, si potranno indagare i modi originali e personali con cui hanno vissuto l’unica santità che viene da Dio solo.

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