Bufale di Chiesa #10: san Giovanni Paolo II, papa Francesco, la dogana pastorale e i santi coi jeans




Alcune settimane fa avevo notato, su un gruppo Facebook di cui faccio parte, un contenuto ripreso dalla pagina Facebook della Rettoria di San Marco Evangelista (Rectoria de San Marcos Evangelista), in diocesi di Città del Messico, che mi sembrava l’ennesimo caso di testo attribuito falsamente a papa Francesco, almeno in apparenza.

La ricerca che ho attuato mi ha portato a indagare la vera fonte, scoprendo che ci ero andata vicina, ma anche appurando che molti continuano a travisare le parole del Santo Padre pur di andargli contro.

Se non vedete il post che ho incorporato qui sotto, provate a connettervi a Facebook, sempre se avete un account.



La prima parte

 

Leggendo la prima parte mi sembrava effettivamente qualcosa che avevo sentito nei testi del Papa, ma il resto mi lasciava un po’ perplessa; se non altro, perché menzionava prodotti di consumo, cosa che non ho mai visto accadere in alcun testo papale.

Effettivamente, la parte iniziale viene dall’omelia del 25 maggio 2013, in una delle prime Messe dalla cappella di Casa Santa Marta. Come d’uso dall’inizio del pontificato e fino alla diretta quotidiana durante la pandemia, le omelie non erano riportate integralmente sul sito della Santa Sede e sull’Osservatore Romano. La fonte effettiva, quindi, è questa parte del resoconto:

Si tratta di «una tentazione che noi abbiamo; quella di impadronirci, di appropriarci del Signore». E ancora una volta il Papa è ricorso a un esempio: il caso di una ragazza madre che va in chiesa, in parrocchia, chiede di battezzare il bambino e si sente rispondere «da un cristiano o da una cristiana»: no, «non puoi, tu non sei sposata». E ha continuato: «Guardate questa ragazza che ha avuto il coraggio di portare avanti la sua gravidanza» e di non abortire: «Cosa trova? Una porta chiusa. E così capita a tante. Questo non è un buon zelo pastorale. Questo allontana dal Signore, non apre le porte. E così quando noi siamo su questa strada, in questo atteggiamento, noi non facciamo bene alla gente, al popolo di Dio. Ma Gesù ha istituito sette sacramenti e noi con questo atteggiamento ne istituiamo l’ottavo, il sacramento della dogana pastorale».

Di fatto, credo che siano state le prime parole di papa Francesco, dopo la sua elezione, che mi abbiano messa in crisi.

Nella stessa omelia, poco prima, aveva affermato che in una segreteria parrocchiale, quando arrivano due futuri sposi, bisogna anzitutto congratularsi con loro; solo dopo si può procedere a chiedere i documenti e spiegare il resto. Da allora, quando rispondo alle e-mail che arrivano alla mia parrocchia per certificati di Battesimo a uso matrimoniale, non manco mai di fare gli auguri a chi me li ha richiesti.

 

La seconda parte

 

La seconda parte del presunto testo, invece, ha una genesi più antica. Secondo AciPrensa, aveva iniziato a circolare in portoghese brasiliano alla morte di san Giovanni Paolo II, era stata attribuita a lui o a santa Teresa di Calcutta e aveva perfino ricevuto un aggiornamento: se la prima versione parlava di santi col Discman, la nuova versione menzionava l’iPod.

Perfino un vescovo brasiliano, monsignor Pedro Brito Guimarães, vescovo di Palmas in Brasile, ci era cascato: aveva concluso la lettera (vera) indirizzata ai giovani della sua diocesi prima della GMG di Rio attribuendo quel componimento all’allora Beato Giovanni Paolo II.

Di fatto, come fanno notare molti siti brasiliani che hanno smentito l’attribuzione all’uno e all’altro Pontefice, papa Wojtyła aveva scritto nel 1985 Dilecti amici, Lettera apostolica ai giovani e alle giovani del mondo in occasione dell’Anno Internazionale della Gioventù.

 

Carlo Acutis come concretizzazione di quelle espressioni

 

Su siti e pagine Facebook ispanofone, cercando “fiscales de la fe” e “necesitamos santos sin velo” emergono 380 risultati. In molti casi, cercando quel testo, vengono associate immagini del Beato Carlo Acutis: evidentemente i suoi devoti digitali vedono in lui la concretizzazione di quelle parole.

Però non capisco perché il velo e la tonaca siano visti in contrasto con atteggiamenti come la dedizione ai poveri o il mangiare una pizza. Io invece penso che una ragazza possa indossare il velo da Messa e scherzare con le amiche, o che un seminarista o un giovane prete possa essere fiero della sua veste per quello che significa e avere una profonda compassione verso le più disparate forme di povertà. Spero solo di non essere troppo ingenua.

 

Come sbufalare… male (in più di un senso)

 

Il dato più sconcertante è che in italiano il testo tradotto (immagino con un traduttore automatico: le tênis del testo in portoghese diventano zapatillas in spagnolo e pantofole, non scarpe da tennis, in italiano) è stato ripreso su un sito di cui non riporto il link per non fargli pubblicità gratuita. Mi basti dire che rientra in quella galassia di siti antimoderni capaci di travisare completamente le affermazioni – vere o presunte – di papa Francesco.

Il sito, infatti, usa pessimamente le stesse fonti che ho presentato. Anzitutto, riporta come data il 3 aprile 2005, appena morto Giovanni Paolo II, riprendendo quindi il link di Wikipedia citato da AciPrensa, ma piegando il testo ai propri preconcetti. 

Infatti usa sia la parte sulla “dogana pastorale”, sia quella sui “santi in jeans”, per dimostrare come le posizioni bergogliane sarebbero eretiche, in quanto presenterebbero una Chiesa chiusa a cui lui avrebbe voluto porre rimedio, magari proponendosi come futuro Pontefice. Come però ho dimostrato sopra, la prima parte risale al 2013, o meglio, al tempo in cui ormai non era più vescovo di Buenos Aires.

Inoltre, sembra non capire il vero senso dell’omelia, che commentava il passo di Marco 10, 13-16. Papa Francesco intendeva segnalare come alcuni cristiani tentino di appropriarsi di Gesù e dei Sacramenti con cui Lui continua a donarsi, precludendoli a chi almeno manifesta la buona disposizione di riceverli o di donarli a propria volta; ecco perché presentava il caso, paradossale ma neanche troppo, della ragazza madre.

Per non parlare, poi, del fatto che sfrutta nel titolo e nella testata del sito la Vergine della Rivelazione, le cui apparizioni, anche se ancora sotto il vaglio del giudizio ufficiale, hanno contribuito a far tornare Bruno Cornacchiola nella Chiesa cattolica e a farlo desistere dall’idea di uccidere il Papa, che al tempo era Pio XII…

 

Il mondo ha comunque bisogno di santi

 

La condivisione e la ripresa di quel testo, sia con l’aggiunta tratta dalla vera omelia, sia con la falsa attribuzione wojtyliana o bergogliana, denota comunque la necessità di una vera testimonianza da parte di cristiani, e in particolare di giovani, che siano coerenti, capaci di vivere la fede senza sembrare fissati o bigotti dalla mentalità ristretta. Né più né meno di quel che auspicava la Beata Sandra Sabattini, scrivendo, il 4 marzo 1983: «Oggi c’è inflazione di buoni cristiani, mentre il mondo ha bisogno di santi».

Mi sembra di trovare un significativo parallelo, oltre che con quest’affermazione della discepola di don Oreste Benzi, col testo che padre José Pedro Manglano, fondatore di Hakuna, associazione privata di fedeli nata a Madrid, ha posto come prefazione del suo libro Santos de copas, uscito nel 2016.

In italiano è stato edito da San Paolo Edizioni nel 2022, col titolo di Santi da movida. A dire il vero, nella quarta di copertina è riportato con alcune leggere modifiche di traduzione rispetto alla prefazione, quindi riporto entrambe le versioni.

 

Versione della prefazione (Santi da movida, p. 5)

 

Il mondo ha bisogno di giovani santi...

santi in bermuda e infradito;

santi sui palcoscenici della musica;

santi molto normali; santi con gusto;

santi con piercing; santi che godono;

santi sognatori;

santi impegnati con gli emarginati;

santi che amano i loro cani;

santi che chiedono la libertà per strada; santi divertenti;

santi con tenerezza; santi da Erasmus; sante in bikini;

santi da festa; santi che ridono degli stereotipi;

santi da studio; santi con tatuaggi;

santi con migliaia di seguaci su Facebook;

santi che scendono in campo; sante che si piacciono;

santi molto felici di vivere;

...santi da movida.

 

Versione della quarta di copertina e della sinossi per la stampa

 

Il mondo ha bisogno di giovani santi...

santi in bermuda e infradito;

santi sui palcoscenici della musica;

santi molto normali; santi con gusto;

santi con piercing; santi che godono;

santi sognatori; santi impegnati con gli emarginati;

santi che amano i loro cani;

santi che chiedono la libertà per strada;

santi divertenti; santi con tenerezza;

santi da Erasmus; sante in bikini;

santi da festa; santi che ridono degli stereotipi;

santi da studio; santi con tatuaggi;

santi con migliaia di seguaci su Facebook;

santi sui campi; sante compiaciute;

santi molto felici di vivere;

...santi da movida.

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