Suor Maria Dolores Inglese, testimone della bontà di Dio in Maria Addolorata

Ritratto fotografico colorizzato
di suor Maria Dolores
(fonte: canale YouTube di Padre Pio TV,
puntata di
Verso gli altari
del 16 aprile 2022, minuto 26:24)

Chi è?

 

Nata il 16 dicembre 1866 a Rovigo da Giuseppe Inglese e una donna di origine boema, Teresa Maria Cristina (il cui cognome è trascritto in vari modi nei documenti), secondo il certificato di Battesimo ebbe i nomi di Libera Italia Maria. A due anni, però, cominciò a protestare, chiedendo di essere chiamata solo Maria, il nome della Madonna.

Dai tre ai sedici anni visse a Padova, per motivi di lavoro del padre, già impiegato dell’amministrazione governativa austriaca, quindi di quella italiana. Giuseppe Inglese però morì il 3 agosto 1882, per i postumi del colera. A settembre, il resto della famiglia tornò a Rovigo, dove morì la figlia maggiore, Clementina.

Per imparare un mestiere e guadagnare da vivere per sé e per la madre, Maria frequentò la scuola di sartoria presso la signora Amalia Grillo. A diciott’anni, però, si ammalò gravemente ai polmoni e per lungo tempo perse la voce. Intanto, aderì alla Pia Unione delle Figlie di Maria del Duomo di Rovigo, nel 1889, diventandone poco dopo la presidente. Il 1° novembre 1892 s’iscrisse al Terz’Ordine dei Servi di Maria, appena fondato a Rovigo, il cui priore era Giacinto Ronconi; lei ne divenne poi segretaria. Nella celebrazione in cui fu inserita nel Terz’Ordine, recuperò la voce.

I Terziari, mettendo insieme le loro offerte, acquistarono una copia dell’Addolorata di Murillo, un’oleografia per la precisione, e la esposero nella chiesa di San Michele Arcangelo, sede delle loro riunioni. Il 1° maggio 1895 alcune bambine dichiararono che, dopo essere entrate lì per dire una preghiera all’inizio del mese mariano, avevano visto l’immagine muovere gli occhi. Tra i fedeli che, accorsi, assistettero anch’essi al fenomeno, c’era anche Maria, che ne rimase profondamente colpita.

Dal 1889, infatti, attraverso alcuni sogni, sentiva che la Vergine stessa aveva un progetto su di lei, anzi, le chiedeva di fare qualcosa per arginare i mali nel mondo. Dieci anni dopo, nel febbraio 1899, Maria cominciò a riflettere sul fatto che, come esistevano molti modi per riparare le offese al Sacro Cuore di Gesù, le sembrava che non si facesse abbastanza contro le ingiurie al Cuore immacolato di Maria.

Nel maggio seguente, scrisse e diede alle stampe un opuscolo di otto pagine, Quanto è buona Maria!, che ebbe molte edizioni. Per diffondere le forme della riparazione mariana, come aveva denominato l’intuizione che le era venuta (che col tempo si configurarono in Comunione settimanale riparatrice, recita del Rosario intero intervallato da preghiere riparatrici, mezz’ora di preghiera al sabato), andò due volte pellegrina a Roma con le Figlie di Maria. Si abbonò anche a diversi periodici religiosi, sui quali scrisse articoli sempre sullo stesso tema.

Col tempo cominciò a pensare anche a una nuova congregazione femminile, che avesse la riparazione mariana come indirizzo specifico. Monsignor Pio Tommaso Boggiani, vescovo di Rovigo, le suggerì invece di rivolgersi alle Serve di Maria di Adria, appena fondate da madre Maria Elisa Andreoli, le quali giunsero a Rovigo il 21 giugno 1911, trasferendovi la casa madre e il noviziato.

Nel mese di settembre, madre Andreoli accettò di accogliere l’Opera della riparazione mariana nel suo istituto. Dopo essersi molto consigliata e aver a lungo pregato, Maria, che aveva perso la madre il 21 dicembre 1905, entrò lei stessa tra le Serve di Maria di Adria: il 29 dicembre 1911 divenne postulante, mentre il 24 maggio vestì l’abito religioso, assumendo il nome di suor Maria Dolores della Riparazione; emise la prima professione il 26 maggio 1913. L’8 dicembre 1913 le suore assunsero la nuova denominazione di Serve di Maria Riparatrici.

Suor Maria Dolores venne nominata poi maestra delle novizie, quindi, nel primo Capitolo generale del 1920, Vicaria di madre Andreoli. Continuò a diffondere la riparazione mariana nelle consorelle e in quanti avvicinava di persona, per lettera o tramite il periodico Lega mariana riparatrice.

Il 27 giugno 1928 fu ricoverata all’ospedale civile di Rovigo per un fibroma, oltre che per essere malata di tubercolosi. Considerata ormai incurabile, fu riportata in via Bagni, dov’era stato trasferito il noviziato e dove, dal 13 agosto 1920, era venerata l’immagine dell’Addolorata. Morì il 29 dicembre 1928, alle 22.05.

Il processo informativo della sua causa di beatificazione e canonizzazione si svolse a Rovigo dal 12 dicembre 1956 al 2 febbraio 1965. Il 2 aprile 2011 papa Benedetto XVI autorizzò la promulgazione del decreto con cui suor Maria Dolores, i cui resti riposano dal 19 aprile 1956 nella chiesa (ora Santuario) dell’Addolorata in via dei Cappuccini 17 a Rovigo, veniva dichiarata Venerabile.

 

Cosa c’entra con me?

 

Benché la mia conoscenza di suor Maria Dolores sia davvero recentissima, non ricordo affatto quando e come abbia sentito per la prima volta parlare di lei. Forse è avvenuto a settembre 2021, quando ho saputo che era stata pubblicata l’edizione critica della sua autobiografia. O forse ancora nella puntata del 16 aprile di quest’anno di Verso gli altari, trasmissione di Padre Pio TV, nella quale lei è comparsa per ultima (ogni puntata analizza e commenta tre figure di candidati agli altari, ma raramente sono presentati personaggi che non sono nemmeno Servi di Dio). Ero convintissima che ne avessero parlato su Maria con te, ma non ne ho trovato traccia nei numeri compresi, appunto, tra settembre 2021 e l’ultimo uscito.

Sicuramente, come dimostrano i files su cui ho lavorato, il 13 settembre 2021 ho realizzato la sintesi delle schede biografiche di santiebeati relative a lei e a madre Elisa Andreoli. Il primo elemento che mi aveva colpito era il nome, Libera Italia Maria, lo stesso anche al Battesimo: effettivamente si era negli anni seguenti all’Unità d’Italia e nei mesi successivi all’abbandono del Veneto da parte dell’Impero Austro-Ungarico, avvenuto nell’estate 1866.

L’autobiografia mi attraeva non poco, ma per tutta una serie di motivi non mi ero ancora decisa a procurarmela. L’ho fatto il 30 luglio 2022, cominciando a leggerla ancora prima di essere arrivata a casa.

Lo stesso giorno avevo letto – questa volta davvero su Maria con te – che il Rosario per l’Italia, appuntamento ormai abituale per i telespettatori di TV 2000, avrebbe fatto tappa proprio al Santuario dell’Addolorata a Rovigo. La trasmissione è però slittata due volte, fino a essere confermata per questa sera (qui il libretto per seguire la preghiera, che però, contrariamente a quanto speravo, non riporta meditazioni dagli scritti di suor Maria Dolores, la quale è comunque citata nella monizione introduttiva).

Procedendo con la lettura, mi sono riconosciuta nella sua tenacia e nella sua passione per un ideale – la riparazione mariana, nel suo caso – e nell’impegnarsi a diffonderlo con ogni mezzo, a costo di essere denigrata o di non ricevere considerazione. L’ardore di Maria (non ancora suora) la portò perfino a consegnare direttamente tra le mani del Papa san Pio X una lettera nella quale gli chiedeva di concedere delle indulgenze a tutti coloro che avrebbero onorato la Madonna mediante la riparazione mariana.

Mi è capitato più o meno lo stesso in varie fasi della mia vita, specie quando mi sono incaricata di promuovere qualche causa di beatificazione o qualche storia esemplare cui tengo molto, procurandomi una buona scorta di materiale da consegnare a chiunque mi sembrasse interessato.

Il mio direttore spirituale, pur apprezzando il mio entusiasmo, mi ha però messa in guardia: l’eccesso di zelo, nella Chiesa, a volte fa più danni dell’eccesso di pigrizia. In più, il Vangelo non ha certo bisogno di piazzisti per essere trasmesso. Da allora ammetto di essermi un po’ intiepidita, accontentandomi di lasciare le immaginette in fondo a qualche chiesa e sperando che il sacrestano non le butti nella carta da riciclare.

Quanto all’aspetto dei sogni, come ho scritto più volte, non mi sento molto attratta dai racconti di mistici che si ritengono investiti del compito di dover compensare il male nel mondo; anzi, mi spaventano. Nel caso di Maria Inglese, preferisco leggere, nei suoi incontri onirici con la Vergine, la disponibilità, la docilità e anche la pazienza con cui s’impegnò a capire cosa fosse quel “qualcosa” che sentiva di dover compiere per lei.

Mi ha colpito veramente scoprire che l’idea della riparazione mariana le è sorta mentre lavorava, precisamente mentre era alle prese con un abito da sera nel periodo di Carnevale: pensava che con quell’abito, forse, la sua cliente avrebbe offeso Dio, invece di onorarlo. Ancora più sorprendente mi è parso il fatto che era così assorta nella sua meditazione da non essersi accorta di aver finito l’abito, anzi, che le era venuto ancora meglio di quanto non fosse riuscito se fosse stata meno “distratta”.

Mi è venuto da paragonare le sue intuizioni, proprio come avevo affiancato la sua audacia col Papa con quella di santa Teresa di Gesù Bambino quindicenne di fronte a Leone XIII, a quel “qualcosa per gli uomini del nuovo secolo” afferrato dal Beato Giacomo Alberione, ancora seminarista, nella notte di Adorazione eucaristica tra il 1899 e il 1900 nel Duomo di Alba: come giustamente mi ha fatto presente un sacerdote della Società San Paolo, lui non ha capito subito di dover fondare quella e gli altri rami della Famiglia Paolina.

Un altro elemento che mi accomuna a suor Maria Dolores è il fatto che lei, anche quando viveva ancora in famiglia, scriveva per passione. Nell’autobiografia afferma di essersi abbonata a molti periodici per potervi scrivere degli articoli sulla riparazione mariana: è accertato che fossero usciti suoi testi su La Figlia di Maria, organo della Pia Unione delle Figlie di Maria, a partire dal 1900, e su L’Ave Maria, sin dal nascere di quel periodico, ossia nel 1902. A differenza mia, lei aveva un lavoro vero, che però, come ripete spesso, non le piaceva affatto: ciò nonostante, gli abiti che confezionava venivano benissimo.

Nel video qui sotto è presentata l’autobiografia da parte delle Suore Serve di Maria Riparatrici, nel corso di un convegno che si è tenuto il 17 ottobre 2021 a Rovigo.


 

Il suo Vangelo

 

L’intera vita di suor Maria Dolores – che, facendo due conti, è entrata tra le Serve di Maria di Adria a quarantacinque anni – è stata spesa per l’ideale della riparazione mariana. Nei suoi sogni sentiva il dolore della Madonna per i mali del mondo: le sembrava naturale cercare di capire come amare di più e al posto di chi, invece, faceva soffrire lei e il Figlio Gesù. Come scrive nella prima pagina dell’autobiografia, Maria «è buona della bontà di Dio»: è Lui che l’ha pensata perché portasse nel mondo la misericordia divina e i suoi tesori.

Di questa bontà si è fatta portavoce in casa, al lavoro, nelle associazioni, nella confraternita della Vergine delle Grazie e nel Terz’Ordine dei Servi di Maria, ma anche nel suo apostolato come autrice di pagelline e opuscoli che riportavano le pratiche della riparazione mariana.

Nell’autobiografia, che si ferma al 1923, non racconta molto della vita da religiosa: anche in quei suoi ultimi otto anni di vita, comunque, ha continuato a ricordare a chiunque accostava quanto Dio sia buono e che l’umanità ha una Madre ai piedi della Croce e accanto a ogni dolore da consolare.

Suor Maria Dolores conclude il secondo dei due quaderni dell’autobiografia con parole che davvero paiono il sigillo della sua vicenda (le riporto così come compaiono nell’edizione critica):

Ecco che dopo la procella il sole risplende più bello di prima. Non ci scoraggino le difficoltà e i lacci che il nemico infernale ci tende per rovesciare le nostre imprese, ma confidiamo in Colei che tutto può presso il Signore, in Colei che sa cangiare le lagrime in sorrisi di gioie celesti. Le grazie tanto più si sospirano quanto più si aprezzano.

Le Serve di Maria Riparatrici continuano a diffondere questo ideale, pienamente assunto nel loro carisma, continuando anche la «Pia Opera riparatrice ad onore di Maria SS.ma»: dal 1994 è denominata Associazione «Beata Vergine Addolorata».

 

Per saperne di più

 

Venerabile Serva di Dio Maria Dolores Inglese, Quanto è buona Maria Santissima – Storia di un’esperienza mariana, San Paolo Edizioni 2021, pp. 240, € 16,00.

Edizione critica dell’autobiografia, con un ricco apparato di note e un’introduzione storico-teologica.

 

Domenico Agasso, Maria Dolores – Una luce da Rovigo, Centro mariano «Beata Vergine Addolorata» 2009, pp. 64 (scaricabile da qui).

Una biografia sintetica e illustrata, che aiuta a capire anche il periodo storico in cui suor Maria Dolores è vissuta e ha maturato il suo ideale.

 

Su Internet

 

Sezione su di lei del sito delle Suore Serve di Maria Riparatrici

Articolo su di lei del Portale di Mariologia

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