Madre Margherita Maria Guaini, missionaria della gioia del Natale e non solo (Corona d’Avvento dei Testimoni 2022 #4)
Chi è?
Alice Antonia Guaini nacque a Ceto, in provincia e diocesi di Brescia, il 21 novembre 1902, primogenita di Battista Guaini ed Elisabetta Filippini. Frequentò solo la scuola elementare, perché dovette aiutare la famiglia nel lavoro dei campi. Ricevette la prima educazione alla fede dalla madre; a sua volta la trasmise ai nove fratelli e sorelle più piccoli.
Nel 1912 la sua famiglia si trasferì nel Mantovano, precisamente a Gozzolina, frazione di Castiglione delle Stiviere, in cerca di una migliore sistemazione economica. Lì Antonietta, come la chiamavano tutti in casa, ricevette la Cresima il 21 giugno 1914.
Cinque anni più tardi, sua madre si ammalò gravemente. Antonietta, a quel punto, cominciò a interrogarsi se restare a servire la sua famiglia o consacrarsi a Dio. La madre morì il 5 marzo 1923, dopo aver ricevuto da lei l’assicurazione che avrebbe provveduto ai fratelli e alle sorelle. Così, mentre il padre emigrò in Argentina col figlio Giovanni, lei cercò lavoro per sé e per il resto dei familiari, sistemando in collegio le due sorelle più piccole.
Mentre lavorava come infermiera all’ospedale dei bambini di Mantova, conobbe le suore Ancelle della Carità di Brescia: guidata dal gesuita padre Ambrogio Zanetti, decise di entrare nel loro istituto. Il 3 settembre 1929 emise la prima professione e assunse, in memoria di sua mamma, il nuovo nome di suor Elisa dei Sacri Cuori di Gesù e Maria. Il 19 novembre 1932, invece, fu il giorno della sua professione perpetua. Nel 1935 conseguì il diploma di Infermiera professionale.
Il 19 luglio 1937 si trovava nella cappella della casa di cura dei Fatebenefratelli di Brescia, dov’era in servizio, e stava meditando su come poter fare del bene alle anime. Ebbe un’ispirazione, guidata da quella che poi definì “voce che non è voce”: ci sarebbe riuscita non sull’esempio di san Vincenzo de’ Paoli, oggetto della sua meditazione, ma attraverso il Sangue di Cristo.
Sempre più convinta di doversi offrire per compensare, col proprio amore, il male che vedeva nel mondo, specie riguardo l’abbandono del ministero da parte di molti sacerdoti, ottenne il permesso di uscire dalle Ancelle della Carità.
Orientata verso il monastero della Visitazione di Brescia, vi entrò il 1° marzo 1938. Il 25 marzo seguente, con la vestizione, ebbe il nome di suor Margherita Maria, mentre il 12 aprile 1939 emise i voti solenni. Per due anni fu infermiera della comunità, ma continuava a soffrire perché non poteva comunicare facilmente la missione che sentiva di aver ricevuto: fare in modo che tutto il popolo di Dio partecipasse dell’unica offerta di Cristo al Padre.
Nel corso del suo discernimento, sofferto al pari di quello che l’aveva condotta alla Visitazione, suor Margherita Maria fu accompagnata da molti sacerdoti. Il 2 marzo 1945, quando un bombardamento distrusse il monastero, lei non faceva già più parte della comunità, perché aveva inoltrato la domanda di esclaustrazione.
Collaborò temporaneamente con monsignor Luigi Zenzucchini, parroco di Rovato, nell’orfanotrofio di Casa San Carlo, da lui fondato, quindi col professor Luigi Pirelli, che aveva cominciato ad assistere gli orfani all’Eremo Gaudio di Varenna.
Tramite quest’ultimo conobbe don Achille Fosco, che a Rionero in Vulture stava avviando la Pia Associazione dei Misericordiosi, la quale avrebbe compreso anche un ramo di religiose. Suor Margherita Maria (volle ancora farsi chiamare così) e le sue prime compagne, con le quali viveva a Varenna, partì dunque per la Basilicata.
L’8 maggio 1947 iniziò la presenza della nuova comunità ad Atella e a Rionero. Il 12 ottobre seguente si svolse la vestizione delle prime Sorelle Misericordiose, con madre Margherita Maria eletta e confermata dal vescovo come superiora generale. Tuttavia, lei ebbe divergenze con don Fosco (già sacerdote dei Frati Minori, rientrò poi nell’Ordine; per lui è in corso la causa di beatificazione e canonizzazione), sia riguardo i reciproci caratteri, sia in relazione al compito che sentiva come proprio, ovvero la missione per i sacerdoti.
Monsignor Domenico Petroni, vescovo di Melfi, intervenne decretando che madre Margherita Maria e le suore disposte a seguirla sarebbero rimaste ad Atella, mentre le Sorelle Misericordiose avrebbero continuato a vivere a Rionero. Per evitare altri contrasti, madre Margherita Maria accettò di trasferire la sua comunità, che aveva preso il nome di suore Missionarie di Gesù Sacerdote, nella diocesi di Matera.
A causa di nuove incomprensioni con alcuni sacerdoti vicini all’arcivescovo di Matera, monsignor Vincenzo Cavalla, che vedevano di mal grado la sovvenzione che lei aveva chiesto per la costruzione di un nuovo asilo (accettata peraltro dal vescovo), si trasferì nella diocesi di Novara, dove le sue religiose avevano già due case.
Il 1° ottobre 1953 monsignor Gilla Vincenzo Gremigni, vescovo di Novara, sottoscrisse il decreto di erezione canonica del nuovo istituto religioso. La casa madre venne fissata nell’ex convento francescano annesso al santuario della Madonna delle Grazie a Varallo Sesia, situato proprio sotto il Sacro Monte di Varallo. Con l’approvazione diocesana del 29 aprile 1964, fu ufficiale la nascita delle Missionarie di Gesù Eterno Sacerdote (l’aggiunta dell’aggettivo “Eterno” era dovuta a evitare l’omonimia con altri istituti; la sigla è MGES). L’8 dicembre 1975 venne invece concesso il pontificio Decreto di lode.
Madre Margherita Maria, che aveva professato i voti religiosi nel nuovo istituto il 27 dicembre 1954 con altre undici Missionarie, continuò a immaginare nuove vie per far conoscere l’intuizione della sua vita. Avviò il Movimento Apostolico Nuovi (in sigla, MAN), per i laici, e l’Opera Missionari di Gesù Eterno Sacerdote, che però ebbe vita breve (è però ripresa nel 2003 nella diocesi di Cochabamba in Bolivia). Morì nella casa madre di Varallo il 2 marzo 1994; da quattro anni si era ritirata dalla guida del suo istituto.
L’inchiesta diocesana della sua causa di beatificazione e canonizzazione si è svolta a Novara dal 29 aprile 2011 al 7 maggio 2016. Il 17 dicembre 2022 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto sull’eroicità delle virtù.
I resti mortali di madre Margherita Maria Guaini riposano dal 27 aprile 2002 nella chiesa della Madonna delle Grazie a Varallo Sesia, precisamente sotto l’altare del Sacro Cuore.
Cosa c’entra con me?
Il mio primissimo contatto, più che con madre Margherita Maria stessa, è avvenuto con l’immagine che sintetizza le sue intuizioni spirituali, ovvero l’Orologio Eucaristico. Si tratta di una raffigurazione nella quale un sacerdote eleva l’Ostia sull’altare, in esatta corrispondenza con la scena celeste di Gesù in Croce che si offre a Dio Padre (vestito da Papa), affiancato dalla Madonna e da un angelo che raccoglie il suo Sangue in un calice. I raggi che partono dall’Ostia producono ventiquattro settori, corrispondenti alle ore del giorno: a ogni ora corrispondono due diversi Paesi del mondo.
Nello sfondo dell’immagine s’intravvede a sinistra una fabbrica, a destra un gregge di pecore: insieme alle attività professionali (rappresentate da un chimico e da un impiegato) e alla sofferenza dei malati, rappresentano i campi nei quali i fedeli si uniscono alle Messe celebrate in ogni parte del mondo. Nella parte in basso, un altro angelo soccorre le anime del Purgatorio.
Un santino che riproduceva l’Orologio Eucaristico è stato uno dei primi che ho ricevuto in regalo, nel 2005, da un sacerdote appena arrivato nella mia parrocchia d’origine. Mi colpì immediatamente, proprio per il contenuto teologico di quell’immagine.
Sul retro era riportata una preghiera che insegnava a unirsi alle Messe, insieme al nome delle suore e ai recapiti della casa madre di Varallo e della comunità di Milano, precisamente della comunità di via Stresa 7. Anche il nome delle suore m’incuriosì, se non altro perché era parecchio lungo.
Non passò molto tempo prima che provassi a telefonare al numero milanese; tuttavia, risultava inesistente. Telefonai allora a Varallo e ottenni il numero giusto. Non ricordo, però, se mi fossi presentata dalle suore di Milano senza preavviso o se avessi telefonato.
Neppure ricordo il giorno esatto della mia prima visita, però so di certo di aver avuto un’ottima impressione delle suore e di essermi trovata ricambiata. Mi diedero infatti alcuni opuscoli biografici della fondatrice, molti santini con l’Orologio Eucaristico sul fronte e, sul retro, due diverse preghiere: una era quella che già conoscevo, mentre l’altra era la “Preghiera del Cielo”; madre Margherita Maria compose quest’ultima perché era convinta che Dio volesse salvare tutti gli uomini, quindi dare loro il Cielo, senza distinzione.
Nella piccola biografia mi colpì il particolare di quella che Antonietta, ancora nel mondo, definì la sua conversione: si sentì «guardata» - usò proprio quel termine – da un’immagine della Madonna di Pompei che aveva in casa. Chissà se al Santuario lo sanno…
Le mie visite divennero più frequenti nell’Anno Sacerdotale, o per partecipare alla Messa nella loro cappellina, o semplicemente per parlare con loro: sentivo infatti di dover imparare da loro come voler davvero bene ai seminaristi e ai giovani preti della mia Diocesi, ovvero come evitare di danneggiarli entrando troppo nelle loro vite.
In particolare, mi aiutavano suor Maria Raffaella e un’altra suora anziana, di cui non ricordo il nome, che mi ripeteva spesso una frase della fondatrice: «I sacerdoti sono le meraviglie di Dio». Anche leggere qualche numero della rivista …Nuovi, organo dell’istituto e del MAN, mi risultò molto utile per capire la sua spiritualità.
Nel 2011, proprio in uno dei miei passaggi, venni a sapere che iniziava la causa di madre Margherita Maria. Valeva quindi la pena di dedicarle un profilo su santiebeati.it, ovviamente per la sezione Servi di Dio.
Suor Maria Ecclesia (un nome che è tutto un programma!), sempre della comunità di via Stresa a Milano, mi regalò la biografia della fondatrice scritta dal cardinal Ugo Poletti, un testo non più in catalogo ma che lei riteneva fondamentale e comunque più completo dell’opuscolo che già avevo. A tempo debito, mi diede anche molti santini con la preghiera per chiederne l’intercessione.
All’incirca in quello stesso periodo, ho vaghi ricordi di aver incrociato una MGES a Madrid alla GMG e di averla vista felice di sapere che conoscevo la sua congregazione.
Per la stesura della scheda fui aiutata dalle suore dell’Archivio Storico, le quali però ritennero di dovermi in guardia dall’indulgere in racconti di visioni o apparizioni che l’allora suor Elisa avrebbe avuto già da Ancella della Carità e poi, come suor Margherita Maria, da Visitandina. Lì per lì rimasi perplessa: se gli altri biografi ne avevano parlato, avrei dovuto farlo anch’io.
In effetti non avevano tutti i torti: dovevo evidenziare più come la fondatrice cercava di corrispondere al volere di Dio (che le si manifestava anche con quelle visioni, ma non esclusivamente così) rispetto ai fatti soprannaturali.
Ho smesso di frequentare la casa di via Stresa quando ha chiuso la libreria Elledici di Milano: in effetti, andavo a fare acquisti lì, poi passavo dalle suore, o viceversa. Non ricordo quando ho saputo che lì non avevano più la casa; di lì a poco, non furono presenti nemmeno più nell’asilo parrocchiale di San Cipriano, più vicino a dove abitavo ormai da tempo. Ho poi aggiornato la scheda con i dati della chiusura dell’inchiesta diocesana, ricavati da un altro numero di ...Nuovi.
Il mio ricordo è comunque rimasto vivo, ogni volta che guardavo l’immaginetta con l’Orologio Eucaristico dono di quel sacerdote. In particolare, la prendevo tra le mani nei giorni del primo lockdown, per ricordarmi che le Messe continuavano a essere celebrate dovunque nel mondo, contrariamente a quanto ancora oggi molti pensano.
Prima ancora dell’inizio della pandemia, avevo visto che era uscito un libro scritto dalla postulatrice di madre Margherita Maria: me lo sono procurato, ma non l’ho letto per parecchio tempo, rimandando di continuo il post su di lei.
Lo scorso ottobre, nei giorni del convegno La santità oggi a Roma (di cui ho dato conto qui), mi pare proprio al pomeriggio del primo giorno o alla mattina del secondo, ho riconosciuto due MGES dal caratteristico crocifisso e dall’abito. Una di esse era proprio quella che, in quanto incaricata dell’Archivio Storico, mi aveva aiutata per il profilo biografico.
Mi suggerì di stare pronta per l’aggiornamento della scheda della sua Madre, perché era imminente il decreto sulle virtù eroiche, dato che il mese precedente c’era stato il parere favorevole della Consulta dei Teologi del Dicastero delle Cause dei Santi. A causa della perdita dei contatti con le sue consorelle, non sapevo neppure che nel 2020 era stata consegnata la Positio super virtutibus.
Ho aspettato tutto ottobre, ma né in quel mese, né in quello successivo, sono usciti i Decreti del Dicastero delle Cause dei Santi. Finalmente, ieri, la mia attesa si è conclusa.
Nel frattempo, era venuto il momento di leggere il libro della postulatrice, la quale, col suo consueto stile asciutto e documentato, mi ha fatto arrivare ancora di più, per quel che era possibile, al cuore della testimonianza di madre Margherita Maria.
Come già avevo capito frequentando le sue figlie, la sento vicina a me perché anch’io, pur senza visioni o sconvolgimenti mistici, ho intuito che Dio mi chiama ad aiutare i sacerdoti e coloro che si preparano a diventarlo.
Dovrei essere, invece, più tenace di fronte alle critiche e ai rimproveri di quanti ritengono che io sia troppo diretta coi preti, addirittura paragonandomi alle groupies che s’intrufolavano nei camerini dei musicisti rock degli anni ’70 e ’80 e non si accontentavano certo di un autografo, una foto o una stretta di mano.
Come lei stessa non si era però fermata alla figura sacerdotale, sentendo urgente la necessità di far capire a tutti quanto valesse il sangue di Cristo, anch’io ora riconosco che devo stare attenta a tutto il popolo di Dio, dal quale, in fin dei conti, provengono i sacerdoti stessi.
Il suo Vangelo
Il messaggio universale che deriva dal modo di credere di madre Margherita Maria è sicuramente legato all’importanza della Messa e del sacerdozio. Gli anni iniziali del suo cammino di religiosa non avevano ancora accolto a livello magisteriale il sacerdozio universale dei fedeli, ma a lei era stato illustrato come in visione quel medesimo concetto, che definiva “sacerdozio mistico”.
Era però una missione che non doveva vivere da sola: quando lo capì, cominciò ad avere come una sete di anime, un desiderio profondo di coinvolgere tutti in quel dinamismo che non la lasciava tranquilla. Era sicura, infatti, che Gesù fosse stato inviato dal Padre, facendosi uomo, per salvare proprio tutti gli uomini, anche quanti vivono come se Lui non fosse mai venuto.
In uno scritto del Natale 1961, presumo una circolare scritta dalla casa madre di Varallo, sottolineava questa sua sicurezza:
Dio ha bisogno degli uomini. Il verbo si è fatto carne, uomo e Dio, per continuare con noi ed in noi la lode al Padre nostro che sta nei cieli, per amarlo ed offrirlo per quanti lo dimenticano e lo odiano, per servirlo, come Lui ha fatto, nei fratelli più poveri ed emarginati.
Ho trovato scritto “verbo” con la minuscola nell’articolo di Mario Perotti, Il Natale e l’Eucaristia, tratto dal numero 4 del 2011 della rivista ...Nuovi, precisamente a pagina 10, ma penso che sia un refuso. Quel che più conta è che ora, forse, il suo esempio e le sue illuminazioni spirituali sono diventati molto più noti e riconosciuti ecclesialmente.
Per saperne di più
Francesca Consolini, Un grande cuore di mamma per tutti – Spunti per una biografia di madre Margherita M. Guaini, Centro Ambrosiano 2017, pp. 120, € 8,00.
La postulatrice della sua causa racconta gli episodi salienti della sua vita e mette in luce il nucleo della sua spiritualità.
Su Internet
Sito istituzionale delle suore Missionarie di Gesù Eterno Sacerdote (in realtà è aggiornato al 2017)
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