Francesco di Sales, un cuore umano per servire Dio
L'iconografia di san Francesco di Sales deriva da un ritratto conservato al monastero della Visitazione di Torino, di cui purtroppo non ho trovato un file che lo riproduca, a parte questo (Fonte) |
Chi è?
François de Sales nacque nel castello di Sales presso Thorens, in Francia (nella regione dell’Alta Savoia), il 21 agosto 1567, primogenito dei tredici figli di François de Sales, signore di Boisy, e Françoise de Sionnaz. Trascorse i primi anni nel castello natale, contemplando la natura che lo circondava e osservando gli esempi di carità offerti dai suoi genitori.
La sua istruzione si svolse per due anni circa a La Roche, poi per tre anni ad Annecy. Quando ebbe undici anni, chiese di essere iscritto al collegio Clermont di Parigi, retto dai padri Gesuiti. Oltre a studiare, François frequentò gli ambienti della nobiltà, eccellendo negli sport e nel ballo.
La sua fede vacillò in quello stesso periodo: per influsso di alcune idee religiose del tempo, cominciò a pensare di essere escluso dalla salvezza eterna. Uscì da quelle sei settimane di crisi, dal dicembre 1586 al gennaio 1587, affidandosi alla Madonna venerata nella chiesa di St-Etienne-des-Près.
Dopo un breve soggiorno in famiglia, partì per Padova: dopo tre anni di studio si laureò il 5 settembre 1591 in Diritto civile ed ecclesiastico. Suo padre sperava per lui grandi successi in campo forense, ma François aveva altri progetti: voleva essere sacerdote. Con l’aiuto di alcuni amici, ottenne il titolo onorifico di Prevosto della Cattedrale di Annecy: si presentò quindi al padre e gli espose il proprio desiderio: lui, pur non condividendolo, gli diede la benedizione.
Nel giro di pochi mesi, dunque, François ricevette gli Ordini minori, il suddiaconato e il diaconato. Fu ordinato sacerdote il 18 dicembre 1593. Iniziò il suo incarico poco dopo il Natale di quell’anno, dedicandosi a lungo alle confessioni e alla predicazione.
Quando il vescovo di Ginevra-Annecy fu sollecitato da Carlo Emanuele duca di Savoia a inviare dei missionari nel territorio del Chiablese, sulle rive del Lago di Ginevra, solo lui rispose di sì. Cominciò dunque la sua predicazione tra popolazioni che avevano da tempo abbracciato il calvinismo: per raggiungere ancora più persone, fece stampare le sue prediche, le affisse nei luoghi pubblici e le fece arrivare direttamente nelle case di cattolici e protestanti, facendole passare sotto le porte.
Nel 1598 dovette dirigersi a Roma, anche per sostenere l’esame per essere ordinato vescovo, con diritto di successione su Annecy. Quattro anni dopo partì per Parigi, allo scopo di trattare con il re di Francia, Enrico IV, alcune questioni circa il governo della diocesi.
Al suo ritorno, venne a sapere della morte di monsignor De Granier, vescovo di Ginevra-Annecy. Fu ordinato vescovo l’8 dicembre 1602, nella chiesetta di Thorens. Tre anni dopo iniziò la visita pastorale, che durò per i successivi cinque-sei anni.
Nella Quaresima del 1604, durante una predicazione a Digione, conobbe Jeanne-Françoise Frémyot, baronessa di Chantal, sorella dell’arcivescovo di Bourges, da poco rimasta vedova. Il vescovo monsignor di Sales l’aiutò a recuperare la pace dello spirito e la scelse per la fondazione di una nuova famiglia religiosa: la Visitazione di Santa Maria. Il 16 ottobre 1618 la Visitazione divenne un Ordine religioso di stretta clausura, anche se in origine era di voti semplici e quasi privo di clausura.
Benché molto malato, monsignor di Sales accettò di accompagnare il cardinal Maurizio di Savoia ad Avignone per incontrare il nuovo re di Francia, Luigi XIII. Al ritorno si fermò presso il monastero della Visitazione a Lione, dove predicò fino all’ultimo: morì in quel luogo il 28 dicembre 1622.
Fu beatificato il 28 dicembre 1661 da papa Alessandro VII e canonizzato dallo stesso Pontefice il 19 aprile 1665. Il 16 novembre 1877 il Beato papa Pio IX lo nominò Dottore della Chiesa, mentre il 26 gennaio 1923, con la Lettera enciclica Rerum Omnium Perturbationem, papa Pio XI lo dichiarò patrono dei giornalisti e degli scrittori cattolici.
I suoi resti mortali sono venerati nella basilica della Visitazione di Annecy, mentre la sua memoria liturgica ricorre il 24 gennaio, giorno nel quale, nel 1623, il suo corpo venne traslato nella chiesa di Annecy che oggi porta il suo nome.
Cosa c’entra con me?
Ho impresso nella mente il mio primo incontro con san Francesco di Sales. È avvenuto nella chiesa a lui dedicata nella mia città: sorge proprio di fronte al liceo ginnasio Giovanni Berchet, che ho frequentato e del quale, prima di me, era stata allieva mia sorella.
Le vetrate, moderne e coloratissime, che descrivevano la sua vita, destarono subito la mia meraviglia la prima volta che le vidi, anche se non ricordo il giorno esatto. Dovevo comunque essere piuttosto piccola; mi trovavo là, probabilmente, insieme ai miei familiari, venuti a prendere la pagella di mia sorella.
Quando ho voluto iscrivermi io stessa a quel liceo, seguendo non tanto le orme di mia sorella, quanto le mie inclinazioni verso le materie letterarie, mi è capitato più volte di fermarmi nella chiesa di San Francesco di Sales.
In particolare, ricordo la volta in cui mi precipitai all’interno per ringraziare Dio di essere stata promossa, senza il temuto debito formativo in Greco, in I Liceo: avevo però dimenticato di mettere il silenzioso al cellulare (non ne avevo ancora uno tutto mio; me l’aveva prestato mia zia), così, nel silenzio della chiesa, è risuonata una marcetta da circo...
Lo stesso edificio sacro è stato il luogo dove, prima di cominciare lo scritto di Latino, mi unii alle Lodi recitate dai membri di Gioventù Studentesca, uscendone così rasserenata da trasmettere, anche ai miei compagni, quella sensazione (oltre ad aver indovinato che sarebbe uscito un brano di Seneca).
Nel frattempo, sapevo vagamente che san Francesco di Sales fosse il patrono degli scrittori e dei giornalisti cattolici. Altrettanto in modo confuso, sapevo che san Giovanni Bosco si era rifatto a lui per dare il nome di Società Salesiana alla congregazione maschile che aveva contribuito a far sorgere.
Solo negli anni universitari, però, il mio legame con lui si è rafforzato, unendosi alla necessità di raccomandarmi in modo specialissimo alla sua intercessione. Anche qui, non ricordo il giorno né l’anno esatto, anche se penso fosse il 2004 o il 2005 e, sicuramente, era un Primo Venerdì di non so quale mese.
Prima di seguire alcune lezioni nella sede distaccata dell’Università degli Studi di Milano di via Santa Sofia, mi decisi a varcare un cancello di ferro che portava a un cortile, sul quale sorgeva una piccola chiesa. Spinsi la porta, che si chiuse alle mie spalle, e m’inginocchiai davanti al Santissimo, esposto, contrariamente all’uso ambrosiano, in un ostensorio a raggiera.
Finita la preghiera, mi alzai e andai verso la porta, ma, pur tirandola, non riuscii ad aprirla. A quel punto mi venne naturale invocare a mezza voce il Signore, anzi, supplicarlo di farmi uscire, altrimenti avrei fatto tardi a lezione. Quasi a soccorrermi, arrivò un’anziana suora, la quale mi spiegò che la porta era difettosa e mi fece uscire.
Non ricordo se lo avessi letto sulla bacheca all’ingresso o se l’avessi scoperto dopo, ma quella era la chiesa del monastero della Visitazione, aperta ai fedeli solo al mattino prestissimo, durante i Primi Venerdì del mese e in rarissime altre occasioni. Neppure ricordo come avessi saputo che san Francesco di Sales fosse il fondatore della Visitazione, ma prima di quella sosta in chiesa dovevo esserne già a conoscenza, altrimenti non l’avrei riconosciuto nella pala d’altare.
Da allora, molto spesso, mi trovai a fermarmi in quella stessa chiesa, oppure passavo in parlatorio a confidarmi con la suora addetta al servizio esterno, ovvero l’unica che, secondo la Regola della Visitazione, può uscire dalla clausura: infatti le parlavo senza la grata a dividerci.
Col suo aiuto, iniziai anche a partecipare alle Messe nelle occasioni speciali di cui sopra: una di esse era, ovviamente, quella del 24 gennaio, la festa di colui che le Visitandine chiamano “il Santo Padre”, mentre santa Giovanna Francesca di Chantal è “la Santa Madre” e santa Margherita Maria Alacoque è la “Santa Sorella”; il protomonastero di Annecy è invece “la Santa Sorgente”. Peraltro, mia sorella ci è stata alcuni anni fa, portandomi in ricordo una medaglia con le immagini di san Francesco e santa Giovanna Francesca.
All’incirca nel periodo in cui avevo iniziato ad allargare i miei orizzonti alle chiese del circondario dell’università, avevo cominciato anche a interessarmi al mondo della comunicazione ecclesiale. Sapevo che la mia diocesi aveva avviato un Laboratorio di Pastorale Giovanile per i giovani proprio su quel tema, così decisi d’iscrivermi.
In quel modo, si sarebbe realizzato quanto mi aveva indicato un giovane seminarista durante gli Esercizi Spirituali che avevo seguito nella Quaresima del 2005, ovvero che avrei trovato nuovi amici seguendo le proposte diocesane per i giovani.
Tuttavia, un giorno, ho ricevuto una telefonata dal Servizio di Pastorale Giovanile: oltre a me, c’erano stati solo quattro iscritti, per cui il laboratorio non si sarebbe tenuto. Questo non frenò i miei interessi, che si alimentarono grazie ad altri corsi, stavolta non solo per i giovani, indirizzati a formare gli operatori pastorali delle comunicazioni sociali.
La passione per la comunicazione mi sembrava andare di pari passo con quel sogno che, proprio in quegli anni, andavo riscoprendo: scrivere le storie dei Santi, come quelle di cui collezionavo i libri da bambina. San Francesco di Sales mi sembrava quindi la persona giusta da prendere a modello, come raccontai alla monaca del servizio esterno.
Di conseguenza, uno dei miei primi acquisti dopo aver passato uno degli esami del primo anno fu un’edizione integrale della Filotea. Avevo pensato a una selezione di testi, ma il commesso della libreria cui mi rivolsi mi suggerì di prendere quella. Tuttavia, per molti anni, non sono andata più in là delle prime pagine, anche se non dipendeva certo dallo stile dell’autore.
L’ho ripresa in mano quando il cardinal Angelo Scola, nei suoi incontri con i giornalisti e i comunicatori, citò per la prima volta da quand’era arcivescovo di Milano un’espressione che, da Patriarca di Venezia, aveva ripetuto spesso in circostanze analoghe. Riprendendo appunto una frase tratta dal capitolo XXVII, parte III, della Filotea, invitava quanti si occupano delle comunicazioni sociali a fermarsi sempre agli aspetti positivi di un fatto, anche quando risulta oggettivamente difficile.
Uno degli aspetti principali del suo modo di credere è rappresentato dalla dolcezza nel modo di parlare, di affrontare gli avversari, di accettare le delusioni e le sconfitte. In questo sento di essere ancora molto lontana dal suo esempio: pretendo di aver sempre ragione e, quando nessuno mi ascolta, tendo ad alzare la voce, ottenendo l’effetto contrario.
Purtroppo il monastero della Visitazione a Milano ha chiuso nel 2017, dopo trecentoquattro anni. Ogni volta che ci passo davanti sento una fitta al cuore, pensando alle monache trasferite a Soresina e al fatto che la chiesa rimane chiusa al culto (ma tutto il complesso è un luogo tutelato dal Fondo per l’Ambiente Italiano). Recentemente, però, ho visto che nel cortile davanti al monastero è comparsa una statua in bronzo, che mi sembra raffigurare san Francesco, ma d’Assisi. Chissà perché?
In compenso, è ancora attivo il monastero di Treviso, nel quale, come mostra questo servizio andato in onda il 24 gennaio 2019 durante Bel tempo si spera su TV2000, custodisce l'autentica reliquia del cuore del “Santo Padre” delle monache Visitandine.
Il suo Vangelo
Il messaggio universale incarnato da san Francesco di Sales è efficacemente descritto nella Lettera apostolica Totum amoris est di papa Francesco, pubblicata proprio oggi, nel quattrocentesimo anniversario della sua nascita al Cielo. È un testo molto esteso e degno di meditazione, ma io provo ugualmente a indicare quello che, a mio parere, lui continua a ripetere anche dopo quasi mezzo secolo.
Il centro della sua vita e della sua predicazione è l’annuncio che ogni persona può e deve recuperare un rapporto personale, intimo e sincero con Dio, attraverso tutti i mezzi che la Chiesa cattolica fornisce in grande abbondanza: anzitutto i Sacramenti, poi le pratiche di pietà, infine gli strumenti per informarsi su ciò che essa realmente insegna.
In questo modo, ogni uomo e ogni donna può sperimentare quello che lui stesso aveva riconosciuto e sintetizzato nel Trattato dell’amore di Dio in un passaggio citato anche nella Lettera apostolica:
Se l’uomo pensa con un po’ di attenzione alla divinità, immediatamente sente una qual dolce emozione al cuore, il che prova che Dio è il Dio del cuore umano.
Oggi che ci sono altri mezzi oltre la stampa per comunicare il Vangelo, mi sarei aspettata un pronunciamento ufficiale per estendere il suo patrocinio almeno sui blogger cattolici, la cui attività è molto simile a quella dei giornalisti e degli scrittori (anche se ci sono giornalisti che sono anche blogger).
A ben vedere, però, Pio XI, nell’enciclica sopra citata, afferma che, per scrittori cattolici, si devono intendere «tutti quei cattolici, che con la pubblicazione o di giornali o di altri scritti illustrano, promuovono e difendono la cristiana dottrina». Quindi posso benissimo chiedere, grazie a Dio anche in modo pubblico, la sua intercessione per me e per i miei tanti colleghi della blogosfera.
Per saperne di più
Gianni Ghiglione, San Francesco di Sales, Velar-Elledici 2010, pp. 48, € 4,00.
Una presentazione breve della sua vita e dei tratti essenziali del suo ministero.
Luigi Nuovo, Francesco di Sales – Il fascino della santità, Edizioni Centro Liturgico Vincenziano 2022, pp. 208, € 10,00.
San Vincenzo de’ Paoli conobbe personalmente san Francesco di Sales e fu per anni guida spirituale delle monache Visitandine: questo libro, scritto da uno dei suoi figli spirituali, sottolinea questo e altri aspetti del Santo vescovo savoiardo.
Francesco di Sales – Come scusarti se non mi aiuti?, Edizioni San Paolo 2022, pp. 96, € 7,90.
L’amore per la Vergine Maria fu uno dei punti fermi della vita di san Francesco, come sottolineano le pagine di questo piccolo volume.
Gilles Jeanguenin, San Francesco di Sales e la sua lotta contro il diavolo, Paoline 2010, pp. 144, € 12,00.
Nella sua vita san Francesco ha affrontato e vinto il diavolo sotto molte forme, insegnando anche ad altri a fare lo stesso: lo descrive questo studioso.
Francesco di Sales, Filotea – Introduzione alla vita devota, Paoline 2020, pp. 480, € 8,90.
Pubblicata nel 1608, è l’opera nella quale san Francesco delinea cosa sia davvero la devozione, proponendola come via di santificazione anche per chi rimane nel mondo.
Su Internet
Sito del Monastero della Visitazione di Annecy (in francese)
Sito del convegno internazionale di studi organizzato quest’anno dalla Pontificia Università Salesiana
Sito con i testi delle opere in italiano
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