Squarci di testimonianze #42: i presepi in pasta fimo di Giulia Zedda (Corona d’Avvento dei Testimoni 2023 #1)

 

Questa e le altre immagini del post sono per gentile concessione della madre di Giulia

Non riesco a ricordare il giorno esatto in cui ho sentito per la prima volta parlare di Giulia Zedda, bambina di Cagliari, nata il 7 gennaio 2008 e morta il 6 maggio 2018, a dieci anni compiuti, per un tumore al cervello. Forse è avvenuto tramite una mia fedele lettrice, o quando un altro mio conoscente mi ha inviato un articolo di Aleteia su di lei.

Di certo, ero davanti al televisore quando Eleonora Galia, sua madre, è stata ospite nel programma di Raiuno A Sua immagine, lo scorso anno. In quella circostanza, rimasi colpita quando raccontò alla conduttrice Lorena Bianchetti che Giulia amava realizzare dei piccoli presepi con la pasta fimo, quel materiale simile alla plastilina, ma più resistente e dalla resa migliore.

Quell’intervento m’ispirò doppiamente: sia a dedicarle un articolo per la mia rubrica sul periodico Agli Amici del Venerabile Silvio Dissegna, sia un post qui, nella Corona d’Avvento dei Testimoni, ovvero il ciclo di post, uno per settimana d’Avvento (romano, per essere più universale), che dedico a personaggi nei quali ravviso una spiritualità connotata dal mistero dell’Incarnazione e del Natale.

Per riuscire in entrambe quelle idee, però, dovevo aver letto il libro che era stato presentato nella trasmissione. Me lo sono segnato, ma non mi sono decisa a ordinarlo finché non fosse venuto il momento di pensare, appunto, ai post per l’Avvento.

Lo scorso 23 settembre, però, ho ricevuto un messaggio via WhatsApp: era la madre di Giulia, che deve aver ricevuto il mio numero attraverso contatti comuni. Mi sembrava quindi opportuno metterla al corrente di questa decisione e di raccontarle come mi avesse colpito il suo legame con il presepio.

Eleonora mi ha risposto che Giulia aveva iniziato a modellare la pasta fimo quando suo fratello Giovanni, tornato da scuola, le aveva raccontato di aver imparato quella tecnica. Per cominciare, la bambina realizzava lavori bidimensionali, ritagliati con apposite formine. Col tempo, passò a creazioni a tre dimensioni, che erano appunto personaggi del presepe, oppure angeli.

Alcuni angeli di Giulia
Per loro aveva un’attrazione particolare: recitava tutti i giorni l’Angelo di Dio e collezionava rappresentazioni di figure angeliche. Inoltre, quando andava a trovare la nonna, restava ammirata da alcune statuette di angeli che aveva in casa: non erano in posizione orante o musicanti, come tradizionalmente sono realizzati, ma facevano le capriole. Un giorno, perentoriamente, annunciò alla nonna che sarebbero passati a far parte della sua collezione.

Tornando ai presepi, Giulia ne ha realizzati parecchi, specie quando la malattia la costringeva a prolungati periodi d’isolamento. Nella sua stanza d’ospedale, non rimaneva certo inerte, né si limitava a passatempi statici: manipolare la pasta era come una valvola di sfogo, ma anche un modo per ricondurre amici, parenti e conoscenti al vero senso del Natale, specie quanti non preparavano per nulla il presepio. Infatti, come amava ripetere:

A Natale nasce Gesù, non l’albero!

È un ragionamento solo in apparenza infantile. In effetti, nonostante ci siano stati pareri autorevoli circa l’albero di Natale (pensiamo ai discorsi degli ultimi Pontefici in occasione della visita delle delegazioni che donano ogni anno presepio e albero per piazza San Pietro a Roma), che comunque a casa Zedda veniva allestito, la rappresentazione della Natività rimane centrale per chi crede che, come recita un noto canto religioso, Dio si è fatto come noi per farci come Lui.

Giulia aveva intuito questo concetto, restando legata al mistero del Natale anche in altri aspetti della sua vita. Una mattina, mentre era a casa, fu visitata da padre Pietro, un Frate Minore della basilica di San Mauro a Cagliari: le regalò un Gesù Bambino e le portò l’Unzione degli Infermi. La consolazione, a detta della madre, fu immediata, non solo perché il religioso l’aveva anche aiutata a ridere un po’: da allora non l’ha più udita lamentarsi, com’era invece naturale che accadesse.

Quando invece preparava il presepio in casa, lei a volte si arrabbiava col fratello, perché, nello scenario, metteva anche animali insoliti, come tigri, orsi, perfino dinosauri (alzi la mano chi, come me, faceva lo stesso!). Quando però lui le spiegava che tutti gli animali erano contenti per la nascita di Gesù, capiva il suo intento.

Tra le statuine che lei fabbricava non mancavano le pecorelle 

Ogni anno, poi, con la famiglia, la bambina andava ad ammirare il presepe meccanico allestito nella sala esterna del santuario di Sant’Ignazio da Laconi a Cagliari, voluto e costruito da fra Lorenzo da Sardara (un fratello laico cappuccino morto nel 2019): era un’occasione imperdibile per vedere riprodotto dal vivo tutto quello che precedeva e seguiva la nascita di Gesù. Non va poi dimenticato il fatto che, essendo nata il giorno dopo l’Epifania, vedeva le feste come un accompagnamento al suo giorno natale.

Oggi la generosità di Giulia, culminata col dono, da parte sua, di tutti i suoi giocattoli ai bambini che non ne avevano, continua grazie all’associazione di volontariato Il sogno di Giulia Zedda: nata nel settembre 2018, con sede a Cagliari, distribuisce articoli per l’infanzia e aiuta le famiglie con figli malati a trovare un alloggio se costrette, come avvenne agli Zedda, ad andare fuori regione.

 

Per saperne di più

 

Eleonora Galia, Volevo vivere a colori – La storia di mia figlia Giulia, Di Leandro & Partners Società Editrice 2021, pp. 128, € 18,00.

I ricordi della madre di Giulia e delle persone che hanno avuto a che fare con lei, ma anche delle volontarie dell’associazione nata in suo ricordo.

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