Madre Maria Agostina Lenferna de Laresle, un arcobaleno di carità (Corona d’Avvento dei Testimoni 2023 #4)

 

Madre Maria Agostina
in un dipinto di Giuseppe Antonio Lomuscio
(immagine scansionata da un santino)


Chi è?

Caroline-Françoise-Adelaïde Lenferna de Laresle nacque a Pointe-aux-Piments, nel distretto di Pamplemousses dell’isola Mauritius, a est del Madagascar, il 20 marzo 1824. Era figlia di Charles-Honoré Lenferna de Laresle e Caroline Enouf, entrambi discendenti da antiche e nobili famiglie francesi.

A due anni e mezzo, nel novembre 1826, rimase orfana di madre. Il padre si risposò con Nelly Marchand de Saint-Hilaire, che gli diede altre due figlie, e si stabilì con lei sull’isola Rodríguez. Caroline venne quindi affidata alla cura della nonna paterna, poi venne inserita in un pensionato, affinché studiasse quanto era necessario per una ragazza di buona famiglia.

La direttrice del pensionato, la signora Farquharson, preparò Caroline ai Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana: infatti il padre, influenzato dalle correnti filosofiche francesi del tempo, era indifferente ai principi religiosi.

Il 7 dicembre 1835, dunque, Caroline ricevette il Battesimo e, il giorno dopo, la Prima Comunione e la Cresima. La sera dello stesso giorno, mentre rifletteva affacciata alla finestra della sua camera, con lo sguardo rivolto verso la cattedrale di Port-Louis, promise a Dio che sarebbe diventata suora di carità.

Rientrata in famiglia dopo aver concluso gli studi presso le sorelle Duvivier, nel cui convitto si era spesso prodigata per aiutare le compagne in ogni modo, diede subito corpo a quell’intuizione: faceva da madre alle sorellastre Fanélie e Alina e badava a poveri, orfani e malati al di fuori del nucleo familiare. Allo stesso tempo, rifiutò varie proposte di matrimonio, perché intendeva vivere solo per Gesù.

Dopo essersi affidata alla direzione spirituale di don François-Xavier Masuy e sotto l’impulso di monsignor William Collier, vescovo di Port-Louis, il 18 giugno 1850 emise i voti religiosi in forma privata, ma senza appartenere a nessuna congregazione. Poté così realizzare ciò che portava nel cuore: assistere gli ammalati e aiutare i poveri.

Il 24 maggio 1852, insieme alle prime due compagne, professò i voti in forma pubblica: nascevano quindi le Suore di Carità di Nostra Signora del Buon Soccorso, la prima congregazione sorta sul territorio mauriziano.

Madre Maria Agostina, come si chiamò dopo la professione dei voti, aprì scuole, lebbrosari, servì i poliomielitici, ebbe cura dei marinai e si mise al servizio della Chiesa locale, anche a costo di pesanti incomprensioni, senza distinzione di classe o di colore.

Per tre volte viaggiò verso Roma, per chiedere l’approvazione delle Costituzioni della sua congregazione, nonché per risolvere le gravi questioni che l’avevano vista in contrasto con i vescovi succeduti a monsignor Collier, e più in generale col clero locale. Fu anche maestra delle novizie e dovette fronteggiare una grave crisi interna alla congregazione, mossa da suore con spinte indipendentiste.

Dopo aver conosciuto l’immagine della Madonna del Perpetuo Soccorso, venerata nella chiesa di Sant’Alfonso in via Merulana 26 a Roma, aggiunse quel titolo al nome della sua congregazione: divennero quindi le Suore di Carità di Nostra Signora del Buono e Perpetuo Soccorso.

Madre Maria Agostina morì a Roma, nella casa generalizia, dove era rimasta per una grave malattia, il 28 gennaio 1900. I suoi resti mortali riposano nellOratorio Madre M. Agostina della casa generalizia delle Suore di Carità di Nostra Signora del Buono e Perpetuo Soccorso, in via Merulana 170 a Roma.

La sua causa di beatificazione e canonizzazione fu introdotta, ossia passò alla fase romana, nel 1927; era stata aperta nel Vicariato di Roma. Il 22 novembre 1939 si ebbe il decreto sugli scritti, mentre il 7 febbraio 1992 fu emesso il decreto di convalida degli atti del processo informativo e di quello apostolico.

 

Cosa c’entra con me?

 

Il mio legame con madre Maria Agostina nasce, per così dire, da un fraintendimento iconografico. Nel giugno 2021, infatti, leggendo il numero 24/2021 di Maria con te, ho appreso che quell’anno cadeva il centenario della morte della Serva di Dio Agostina di Gesù, al secolo Ida Cassi, fondatrice delle suore Figlie di Nostra Signora del Sacro Cuore. Era una figura che già conoscevo di fama e alla quale avevo pensato di dedicare una scheda per santiebeati, ma la suora che avevo contattato nel 2012 non mi aveva più risposto.

Ho quindi pensato di verificare se il sito suddetto, nel frattempo, non avesse già pubblicato un suo profilo. Digitando “Agostina di Gesù” nel motore di ricerca interno, ho appurato che c’era una scheda con un suo ritratto e un testo biografico, ma anche un’immagine di madre Cassi.

Bisognava quindi risolvere la questione: mentre rivedevo il profilo di madre Agostina di Gesù Cassi, così da trasferirvi l’immagine sbagliata, e preparavo il post su di lei, ho pensato di rivolgermi anche alle Suore di Carità di Nostra Signora del Buono e Perpetuo Soccorso. Come spesso accade, ho appurato che avevano un sito istituzionale con informazioni sulla fondatrice (il rimando è nel paragrafo Su Internet più sotto), però mi dispiaceva molto che santiebeati non avesse una pagina che la rappresentasse degnamente.

Ho parlato allora con suor Emerenziana, la postulatrice, la quale mi ha assicurato che la causa della fondatrice procede speditamente. Mi ha anche spiegato che c’era un legame effettivo tra le due “Agostine”: la Cassi era stata educanda delle Suore di Carità di Nostra Signora del Buono e Perpetuo Soccorso e aveva conosciuto la loro fondatrice nella fase finale della sua esistenza.

Madre Agostina era infatti costretta in sedia a rotelle, ma continuava a preoccuparsi delle vocazioni per la sua famiglia religiosa e per un’altra congregazione, quella delle Suore del Patrocinio di San Giuseppe, le attuali Suore di Gesù Redentore: conosceva e stimava Victorine Le Dieu, in religione suor Marie-Joseph de Jésus (se ho capito bene, le sue suore usano il nome di religione in francese anche nelle comunità italiane, quindi mi adeguo), la loro fondatrice. Ida Cassi entrò da queste ultime, salvo uscirne quando, dopo una malattia, fu persuasa che la Madonna volesse da lei l’inizio di un’ulteriore congregazione.

Dietro mia richiesta, suor Emerenziana mi ha anche inviato due delle biografie storiche in italiano e una delle più recenti, insieme agli immancabili santini. Ammetto, però, che prima di affrontare quel materiale è passato parecchio tempo.

Ci è voluto l’incontro con lei medesima durante il convegno La santità oggi, svolto nell’ottobre 2022 a Roma (qui i post in cui ne ho parlato). Ho riconosciuto subito lei e la consorella, perché portavano al collo una croce con l’immagine della Madonna del Perpetuo Soccorso; non ricordo però se avessero addosso il pass con il nome, che poi è stato fondamentale per l’udienza con papa Francesco.

Sono stata davvero felice di conoscerla, ma mi sono vergognata davvero tanto per non aver ancora dato seguito alla mia promessa. La coscienza mi rimproverava di essere diventata un’accumulatrice compulsiva di biografie (oltre che d’immaginette), che diventeranno zavorra semmai dovessi nuovamente traslocare e che, soprattutto, non riesco mai a tradurre nella vita allo stesso modo con cui tento di ridurle nei profilini che scrivo. Dopo che suor Emerenziana, il penultimo giorno del convegno, mi ha spronata ancora una volta, le ho promesso che, appena tornata a casa, mi sarei data da fare.

Quella volta non ho messo altro tempo in mezzo. Ho cominciato dalla biografia più recente, attingendo eventualmente a quelle storiche se non capivo qualche passaggio. Da lì ho capito che Caroline poteva essere simile a tante ragazze che, ancora oggi, hanno in cuore il desiderio di servire Dio e i poveri, ma non sanno esattamente come né dove, magari perché non si riconoscono nella spiritualità di nessun istituto o congregazione preesistente. Nel suo caso, a complicare le cose contribuiva il fatto che, quando lei era giovane, nelle Mauritius non esistevano congregazioni religiose autoctone, o comunque non erano impegnate nella carità. Le Dame di Loreto, dedite all’istruzione delle classi sociali superiori, avevano però una presenza: fu da loro che monsignor Collier l’inviò perché facesse il noviziato.

Mi ha colpita molto anche la sua relazione con le autorità e la sua obbedienza, a volte sofferta per sua stessa ammissione, ma anche la tenacia con la quale ha difeso la sua famiglia religiosa, sottoponendosi a ben tre viaggi, davvero lunghi e disagevoli per l’epoca, allo scopo di portare la questione direttamente a conoscenza del Papa.

Non è la prima volta che leggo di una fondatrice tanto determinata: resto sempre meravigliata quando vedo queste donne (ma ci sono anche fondatori uomini non meno saldi) che mettono in campo tutte le loro risorse, convinte che Dio sia dalla loro parte, ma capaci anche di farsi da parte, se le autorità ecclesiali lo domandano.

Per adempiere alla promessa data alla suora postulatrice, ho rivisto la scheda per santiebeati, ma non sapevo ancora quando parlare di madre Maria Agostina su questo blog. Avevo pensato di collocarla nella Corona d’Avvento dei Testimoni, rimandandola fino all’ultima domenica, quando però ho ritenuto più attuale parlare di madre Margherita Maria Guaini, la promulgazione del cui decreto sull’eroicità delle virtù era stata autorizzata appena il giorno prima.

Avendo ormai concluso la rassegna di Testimoni adatti all’Avvento per quell’anno, avevo deciso di spostare al 2023 madre Maria Agostina, anche nella speranza che la sua causa arrivasse a un nuovo punto di svolta.

Mi sono però accorta che il 2024 era l’anno bicentenario della sua nascita, un’occasione quindi ancora più utile. In realtà, il mio impegno di Quaresima consiste nel non pubblicare nulla se non il 19 marzo e il 25, quando il calendario ambrosiano ricorda san Giuseppe e l’Annunciazione; quindi, dato che madre Maria Agostina compiva gli anni il 20 e che, comunque, per il 19 ho un altro programma, ho pensato di anticipare il post.

Comunque, l’idea di collocarla nel periodo prima del Natale mi era venuta leggendo due episodi, che fanno capire come lei vedesse davvero il piccolo Gesù nei bambini abbandonati e viceversa.

Nel giardino della casa madre delle Suore di Carità di Nostra Signora del Buon Soccorso, come si chiamavano all’epoca, c’era una grotta con una statua della Madonna de La Salette (fatto singolare, dato che solitamente nelle grotte viene posta un’immagine della Madonna di Lourdes): le suore vi realizzavano il presepio prima di Natale, mentre la gente del posto poteva venire a pregare liberamente.

Il 24 dicembre 1855, quando la suora sacrestana andò a posizionare la statuetta del Bambino Gesù, trovò, al suo posto, un bambino vero, avvolto in pannolini azzurri. Al collo aveva un biglietto, sul quale era scritto che il piccolo era nato quel giorno e veniva affidato alle cure delle suore.

La sacrestana corse subito da madre Maria Agostina, la quale, a sua volta, mise il neonato in un cesto e lo portò alle suore riunite in ricreazione, senza dire loro cosa contenesse. Fu grande la loro meraviglia quando, sollevato il lenzuolino che copriva il cesto, videro quello specialissimo regalo di Natale. Il bambino venne battezzato con il nome di Emanuele: fu il primo di una lunga schiera di neonati accolti nell’asilo d’infanzia, opera a cui quelle suore non avevano ancora pensato.

Ancora prima, sull’isola esisteva invece già un orfanotrofio, ma era solo per bambini bianchi. Madre Maria Agostina, invece, voleva accogliere anche i bambini di colore: affidò questo pensiero alla Madonna del Buon Soccorso, iniziando una novena, come faceva sempre per le questioni che le davano più da pensare.

I biografi riferiscono quanto lei stessa aveva confidato: un giorno, mentre pregava e contemplava un dipinto col Bambino Gesù dormiente sdraiato su una piccola croce, le parve di vedere la sua figura diventare più scura di pelle, proprio come quegli orfani che nessuno voleva. Penso che sarebbe felice, oggi, al vedere che a volte, nei negozi di articoli religiosi fisici e online, vengono venduti anche dei Gesù Bambini di colore.

 

Il suo Vangelo

 

Con la sua vita, madre Maria Agostina ha voluto indicare, a prezzo di moltissime fatiche e incomprensioni, che la carità di Dio abbraccia davvero tutti. È esattamente come quell’arcobaleno, simbolo biblico dell’alleanza tra il Creatore e l’umanità, rinnovata dopo il diluvio, che le fu indicato durante una sorta di visione, risalente a quando aveva quindici anni, quasi fosse il presagio del suo futuro.

Il suo sogno di carità non mi è parso molto dissimile da quello vissuto da santa Bartolomea Capitanio, tornata al Padre appena due anni prima che la piccola Caroline ricevesse il Battesimo e gli altri Sacramenti, peraltro senza neppure essere formalmente membro di quel “piccolo istituto” di cui aveva delineato l’indirizzo specifico. Viene da dire che, dalle rive del lago d’Iseo alle sponde dell’Oceano Pacifico, non c’è differenza per i cuori che realmente amano Dio.

Madre Maria Agostina mostrò la sua carità non solo agli abbandonati della sua isola natale e a quelli delle terre dove approdò, ma anche alle stesse suore della sua congregazione. Molte di esse erano in palese disaccordo con lei, sia a Mauritius sia in Belgio: cercò, in molte lettere, di ricondurle all’obbedienza, anche se a volte riconosceva di essere stata forse troppo dura.

A una di esse, suor Maria Gonzaga, scrisse una lettera datata 26 aprile 1875, che ci è arrivata trascritta su un quadernetto, concludendola con un appello all’unità:

Sì, cerchiamo di formare un sol cuore per amare Gesù e la Sua dolcissima Madre, un sol corpo per servirli ambedue, e, per essi, servire il nostro prossimo nella persona dei bimbi e dei poveri malati.

È quello che spero e che auguro anche a suor Emerenziana, ora che ho soddisfatto il mio debito con lei, e con le sue consorelle - magari, se un giorno tornerò a Roma, potrei passare a trovarle - ma anche a voi, lettori abituali e occasionali, in questo Natale.

 

Su Internet

 

Valentino Salvoldi, Madre Maria Agostina – Dall’Africa al mondo, Velar-Elledici 2008, pp. 48, € 3,50.

Una sintesi della sua vita e degli aspetti della sua missione.

 

Pierluigi Mirra, Essere carità – La Serva di Dio Madre Maria Agostina Lenferna de Laresle – Fondatrice delle Suore di Carità di Nostra Signora del Buono e Perpetuo Soccorso, San Paolo Edizioni 2012, pp. 104, € 8,00.

Una presentazione più ampia della sua vita e delle sue opere.


Valentino Salvoldi, Opere di misericordia – Sapienza di Madre M. Agostina e di papa Francesco, Edizioni Messaggero Padova 2015, pp. 160, € 13,00.

Stralci degli scritti messi in parallelo con citazioni della Bibbia e del magistero di papa Francesco.

 

Su Internet

 

Sito ufficiale delle Suore di Carità di Nostra Signora del Buono e Perpetuo Soccorso 

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