La biblioteca di Testimoniando #29: «Martiri della purezza»
Tra i mille progetti che in più di un’occasione mi
sono balzati alla mente, c’era quello di un’opera agiografica dedicata alle cosiddette
“martiri della purezza”, “della castità” o “della dignità della donna” (torno
più in basso su questa distinzione di termini).
Una prima idea mi era sorta quando mi era stato
chiesto, per Sacro Cuore VIVERE, un articolo in cui dovevo mettere in
parallelo, perché accomunate al riferimento al proposito «La morte ma non
peccati» di san Domenico Savio, le Beate Anna Kolesárová e Teresa Bracco.
Avevo cominciato
a delineare il progetto poco prima del 2022, in cui ricorreva il centoventesimo
anniversario del martirio di santa Maria Goretti, anche per via delle
beatificazioni di alcune vergini e martiri vissute nel secolo scorso.
Immaginavo, quindi, un testo che prendesse le
mosse appunto da Maria Goretti, la prima per la quale il martirio è stato
riconosciuto in defensum castitatis: avrebbe delineato il contesto di
vita di ogni singola martire, le sue scelte di vita quotidiana e in certi casi
vocazionale, la fine tragica e prematura, ma anche le ragioni distorte che
avevano mosso i rispettivi aggressori e la sorte a cui essi sono andati
incontro.
Quando ho letto la notizia dell’uscita di un libro
che per certi versi assomigliava a quello che avevo vagheggiato, mi sono
veramente meravigliata. Ho pensato di procurarmelo per vedere se corrispondeva
alla mia idea, così da presentarlo nella memoria liturgica di
sant’Agnese, il primo termine di paragone per le ragazze e le donne rimaste
vergini anche dopo una tentata violenza sfociata in assassinio.
In sintesi
Martiri
della purezza è una
rassegna di santità al femminile vista attraverso una particolare lente: quella
del martirio collegato alla difesa della castità corporea, ma visto in senso
molto più ampio di quello comunemente inteso.
Sono trattate
figure dai primi secoli dell’era cristiana fino al Novecento, che, essendo
secolo di martiri e di persecuzioni, è anche quello in cui si registrano in
modo particolare ragazze e donne che sono state disposte a morire pur di non
commettere un peccato grave come quello che viola l’integrità del corpo.
Scorrendo l’indice,
spiccano nomi, tra le sei Sante e le nove Beate selezionate, che non è così
immediato abbinare al martirio per la castità. È il caso di santa Filomena: come
precisa anche la parte su di lei, esistono racconti molto tardivi sulla sua
vicenda, e comunque l’unica certezza è un corpo rinvenuto nelle catacombe (per il
mio racconto a suo riguardo, cliccate qui).
Oppure, chi
conosce la vita della Beata Alexandrina Maria da Costa (mi riprometto di
occuparmi di lei, magari per l’anniversario della beatificazione) sa che lei è
sfuggita a una violenza, rimanendo però viva, anche se gravemente danneggiata
nel fisico. Eppure, come viene efficacemente segnalato a suo riguardo, la sua
esperienza spirituale l’ha condotta a pregare e a offrire le sue sofferenze
anche per i peccati relativi a varie forme d’impurità.
Tutte le
quindici esperienze presentate hanno, nonostante le differenze di epoche,
luoghi e situazioni, un punto in comune. Lo sottolinea Chiara Dolce nella Conclusione
del libro:
«Previdenti, tutte queste martiri avevano
formato e confermato la loro anima nel vero Bene […] Tutte furono “pronte”,
insomma, quando il nemico attentò alla loro purezza, che esse difesero,
stabilissime e fermissime nel fine ultimo, senza venir sopraffatte dal dolore
fisico».
Resistendo
quindi a quelle forme di amore che sono sconfinate nel possesso, queste martiri
non hanno compromesso la loro profonda relazione col prossimo e con Dio, già vissuta
in contesti quotidiani spesso umili, caratterizzati dal lavoro nei campi o in
fabbrica e dalla fedeltà alla propria famiglia d’origine, prima scuola di
preghiera e di valori.
Per questo è
solo apparente il contrasto terminologico tra “martiri della purezza”, più tradizionale,
e “martiri della dignità della donna”, coniato dal giornalista Luigi Accattoli e
mutuato da numerose attestazioni nel corso del pontificato di san Giovanni Paolo
II (il quale, del resto, ha beatificato sette delle Beate censite). È come
indicare la parte per il tutto: la dignità femminile, infatti, è qualcosa di
molto più complesso e stratificato, ma che comprende anche la determinazione a
considerare il corpo come un dono, per sé e per gli altri.
La mia
pignoleria mi ha infine condotta a riconoscere che dal 2018, anno delle beatificazioni
di Anna Kolesárová e Veronica Antal, alle quali sono dedicati i rispettivi capitoli,
ci sono state altre due celebrazioni per altrettante vergini e martiri, ovvero Benigna Cardoso da Silva e Isabel Cristina Mrad Campos.
A loro verrebbe
da accostare la Beata Maria Tuci, aspirante delle Suore Stimmatine, compresa
nei 38 Martiri albanesi beatificati nel 2017, e le dieci Suore di Santa Elisabetta
(ma purtroppo alcune di esse furono violentate) beatificate nel 2022. Chissà,
tutte queste potrebbero costituire il materiale per un secondo volume.
Le autrici
La particolarità di questo volume è che ogni Santa
o Beata è stata raccontata da una voce femminile, tranne nel capitolo dedicato
alla Beata Antonia Mesina, curato da due autrici.
Consigliato a...
Le prime destinatarie sono senza dubbio le donne credenti
di oggi, particolarmente coloro che continuano a guardare a queste Sante e
Beate come a modelli costantemente validi e che si lasciano sorprendere dallo
scoprire storie meno note (io, per esempio, ignoravo la vicenda di santa Béline,
ovvero Belina di Landreville).
A ben vedere, però, la curatrice e le autrici
auspicano che il loro lavoro vada nelle mani di quanti non comprendono fino in
fondo che la castità e la purezza non sono retaggio di epoche oscurantiste,
anzi, rappresentano valori per ogni tempo e rendono ancora più nobile la
dignità di ogni donna.
Virginia Coda Nunziante (a cura di), Martiri della purezza, Edizioni Fiducia 2023,
pp. 144, € 15,00.
Commenti
Posta un commento