Io c’ero #41: alla prima sessione dell’inchiesta diocesana di don Giussani


Come al solito, ne ho fatto un santino...


Due anni fa, quando stava per ricorrere il centesimo anniversario della nascita di monsignor Luigi Giussani, fondatore del Movimento di Comunione e Liberazione, non sapevo se sbilanciarmi raccontando il mio legame con lui o se non convenisse aspettare l’avvio effettivo della sua causa di beatificazione e canonizzazione. Alla fine ho pubblicato il post, menzionato anche nella rubrica #WikiChiesa di Avvenire.

 

Dodici anni di attesa e di curiosità

 

L’unica data di cui ero a conoscenza dodici anni fa era quella del 22 febbraio 2012, in cui avvenne la consegna del Supplice Libello all’arcivescovo di Milano del tempo, ovvero il cardinal Angelo Scola, al termine dell’annuale Messa in suffragio appunto di don Giussani. Oltre dieci anni dopo, tutto taceva circa l’avvio dell’inchiesta diocesana.

Avevo provato a scrivere ai contatti presenti sul santino con la preghiera per chiedere la sua intercessione, ma senza ricevere risposta. Non mi andava d’importunare i responsabili e collaboratori del nostro Servizio diocesano per le Cause dei Santi, per cui ho iniziato ad attendere: se fosse cambiato qualcosa, ne sarei sicuramente venuta a conoscenza tramite i nostri media.

 

La notizia ufficiale a fine aprile

 

È avvenuto così poco meno di un mese fa, con il lancio della notizia sull’inizio della “fase testimoniale” della causa. Non avevo mai sentito una formulazione del genere, ma ne ho dedotto che volesse intendere l’effettivo inizio dell’inchiesta diocesana, con l’insediamento del Tribunale Ecclesiastico, il giuramento dei membri e l’ascolto dei testimoni; quest’ultimo non in quello stesso momento ma poco più avanti e nel totale riserbo.

Col suo abituale stile che unisce rigore e chiarezza espositiva, monsignor Ennio Apeciti, responsabile diocesano del Servizio per le Cause dei Santi, ha poi spiegato cosa sia successo in questi dodici anni e come mai sia stata scelta proprio la data dell’Ascensione secondo il calendario ambrosiano per l’inizio della fase testimoniale.

 

Un’organizzazione puntualissima

 

Anche se sapevo che oggi sarebbe stata una giornata molto impegnativa per me, ho deciso di non mancare a questo momento, che ha gli atti giuridici al suo interno, ma è anzitutto – monsignor Apeciti lo rimarca sempre, in circostanze analoghe – un tempo di preghiera.

Ho quindi colto l’invito che mi è stato offerto dalla Segreteria Generale di Comunione e Liberazione, mediato dalla Segreteria del Coordinamento diocesano di gruppi, associazioni e movimenti (nel quale rappresento, non da sola ovviamente, la Rete Mondiale di Preghiera del Papa – Apostolato della Preghiera, in qualità di sua Segretaria diocesana).

L’organizzazione ciellina – da qui in poi, come già nell’altro post, uso quest’aggettivo non in senso dispregiativo – non ha fatto difetto nemmeno stavolta: il tempo di un paio di click ed ecco generato un pass digitale nominativo.

 

Un rapido incontro nei pressi della Statale

 

Proprio ieri l’altro, mentre ero di ritorno da un giro di acquisti in libreria, ho rivisto dopo anni una mia collega universitaria, del gruppo di Gioventù Studentesca: dell’aiuto suo e degli altri suoi amici ho beneficato molto spesso, anche se non ho mai condiviso totalmente il loro percorso.

Ora lei è un’insegnante, anzi, ieri era letteralmente di corsa perché doveva raggiungere un gruppo di studenti, che aveva accompagnato in visita all’Università Statale di Milano. Ha però scambiato qualche parola con me, commentando che erano passati per entrambe vent’anni da quando avevamo iniziato a frequentare lì la facoltà di Lettere. Il tempo era poco, quindi le ho accennato che ora lavoro nel campo editoriale, anche se non ho precisato in che modalità.

 

La fredda (anzi, atmosfericamente calda) cronaca

La folla inizia a radunarsi (foto mia)

 

Sono riuscita ad arrivare in Cattolica mezz’ora prima dell’orario indicato, col mio solito anticipo. Ammetto che mi sentivo un po’ fuori posto, dato che le persone in coda con me, molte munite di ombrellino per ripararsi dal sole, erano tutte legate tra loro dalla comune appartenenza a CL. Non ho nemmeno scorto qualcuno dei miei vecchi conoscenti; forse erano più indietro o erano a fare la coda in un altro accesso.

In ogni caso, alle 15.30 precise ero già pronta a esibire il pass e a entrare nella basilica di Sant’Ambrogio: meno di venti minuti dopo, era già piena in ogni ordine di posto. Voglio sperare di non essere stata l’unica fedele non ciellina presente.

La celebrazione dei Vespri, e ancora prima il Rosario (ottimo l’adeguamento liturgico: anche se era giovedì, sono stati scelti i Misteri della Gloria, appunto perché si celebrava l’Ascensione), sono andati come mi aspettavo: canti eseguiti con tecnica e cuore, sia dal coro adulti sia da un’assemblea palesemente preparata, anche se qualche errore non grave si è verificato lo stesso.

Dell’intervento dell’Arcivescovo, che ha preceduto l'inizio della salmodia, trattengo soprattutto il punto in cui ha raccomandato, a quanti a vario titolo si sono sentiti convocare in basilica dal carisma di don Giussani:

«Adesso, dando avvio al processo testimoniale, noi non vogliamo riepilogare eventi che hanno creato tensioni, ma entriamo in una fase nuova in cui la bellezza può essere apprezzata e dove il rapporto con altre istituzioni può essere interpretata come una grazia ricevuta».

Qualcosa mi sembra che si stia muovendo: sono sempre di più i documenti congiunti tra gruppi, associazioni e movimenti, e i momenti celebrativi vissuti insieme, sia a livello diocesano che nazionale. Altri, invece, apprezzano come lo stile musicale ciellino abbia avuto dei meriti, perfino in campo ecumenico.

Certo, i pregiudizi sono ancora duri a morire, come anche le considerazioni sul gergo (il cosiddetto “ciellese”) che fa intendere subito di avere a che fare con i membri del Movimento. Eppure sento di dover guardare con speranza a quei segnali positivi. 

Anzi, sarebbe proprio magnifico, ma non so quanto probabile, che arrivassero grazie e segni per intercessione del Servo di Dio Luigi Giussani anche al di fuori dalle realtà scaturite dalle sue intuizioni spirituali.

 

In conclusione

 

Un posto in sesta fila! (foto mia)

Ammetto, però, che nel corso del Rosario e del Vespri, ma soprattutto quando uno dei giovani volontari mi ha porto l’immaginetta con la preghiera ufficiale per la devozione privata (come scrivevo prima, ne avevo già una copia, ma non mi andava di rifiutare), ho pregato con un’intenzione specifica: ho chiesto a don Giussani d’intercedere affinché qualcuno capisca, una buona volta, che io voglio servire la Chiesa, e la Chiesa ambrosiana in particolare, raccontando dei Santi e dei candidati agli altari in modo professionale.

Anche in questo caso, sto vivendo piccoli cambiamenti, ma continuo a sperare in meglio.


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