Monsignor Luigi Giussani, cercatore di una fede incontrabile e ragionevole

Foto da Archivio Fraternità CL (fonte)


Chi è?

 

Luigi Giovanni Giussani nacque il 15 ottobre 1922 a Desio, in diocesi di Milano e oggi in provincia di Monza e della Brianza, figlio di Beniamino, disegnatore e intagliatore, e Angelina Gelosa, operaia tessile. Dal padre, dichiaratamente socialista, apprese l’importanza di restare saldo nei propri principi, mentre dalla madre, cattolica convinta, imparò a riconoscere la grandezza di Dio anche nelle più piccole cose.

Nell’ottobre 1933 fece il suo ingresso nel Seminario di Milano, precisamente nella sede di Seveso, per il Seminario Minore. Negli anni del liceo, frequentato nella sede di Venegono Inferiore, si appassionò ancora di più alle opere di Giacomo Leopardi, autore che aveva scoperto tredicenne, e trovò, aiutato dai suoi educatori, una chiave di lettura dell’inquietudine spirituale di quel poeta.

Ordinato sacerdote il 26 maggio 1945, fu immediatamente riservato per gli studi e per l’insegnamento nel Seminario di Venegono. Dovette però interrompere il servizio pastorale che svolgeva nel fine settimana presso la parrocchia milanese dei Santi Nazaro e Celso alla Barona, a causa di una malattia ai polmoni.

Nel 1950 riprese il servizio, stavolta nella parrocchia dei Santi Silvestro e Martino, sempre a Milano. Lì, dedicandosi in particolare al ministero della confessione, si rese conto che, soprattutto tra i giovani, cresceva sempre di più il divario tra la fede e la vita. Chiese e ottenne, dunque, di poter insegnare Religione nelle scuole statali.

Nel 1954, anno in cui discusse la tesi di dottorato in Teologia, cominciò quindi a insegnare al liceo ginnasio statale Giovanni Berchet di Milano, incarico che mantenne fino al 1967. Dall'anno accademico 1964-1965 insegnò anche Introduzione alla teologia presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano.

Quando, nel 1968, anche molti dei suoi giovani allievi si lasciarono coinvolgere dal movimento studentesco, cominciò a organizzare degli incontri al Centro Culturale Péguy di Milano. Da lì ebbe origine, di fatto, Comunione e Liberazione (in sigla, CL), nome che cominciò a circolare dall’anno successivo.

Con l’aiuto di alcuni studenti della Cattolica, CL cominciò a diffondersi in molti ambiti, suscitando ammirazione, ma anche critiche e perplessità. Don Luigi divenne sempre più noto all’interno del mondo cattolico italiano e non solo, stringendo amicizie e legami anche con personalità di altre religioni e confessioni.

Nel 1983 venne nominato Prelato d’Onore di Sua Santità, ottenendo il titolo di Monsignore. Diede anche vita all’Associazione Memores Domini, di consacrati uomini e donne, e alle Suore di Carità dell’Assunzione, derivate dalle Piccole Suore dell’Assunzione fondate da padre Etienne Pernet.

All’inizio degli anni ’90 fu operato per un tumore. Nello stesso periodo, gli si manifestò in forma sempre più grave la malattia di Parkinson, a causa della quale cominciò a diradare le sue partecipazioni pubbliche agli Esercizi Spirituali e alle assemblee di CL. Rimase però attivo su molti fronti, compreso quello culturale ed editoriale. Morì il 22 febbraio 2005, nella sua abitazione di Milano.

Il 22 febbraio 2012, al termine dell’annuale Messa di suffragio nel Duomo di Milano, il cardinal Angelo Scola, Arcivescovo di Milano, accettò il Supplice Libello, primo atto formale per l’avvio della sua causa di beatificazione e canonizzazione. I resti mortali di monsignor Giussani riposano presso il Cimitero Monumentale di Milano, in un’apposita cappella funeraria.

 

Cosa c’entra con me?

 

Temo che quello di oggi sia un post ad alto rischio, quasi come quello in cui raccontavo il mio legame con san Josemaría Escrivá de Balaguer, figura alla quale lo stesso don Giussani è stato spesso messo in parallelo. Del resto, non posso fare a meno di raccontare, nel giorno del centesimo anniversario della sua nascita, che anche lui c’entra con me.

Anzi, lo stesso concetto del Cosa c’entra con me?, che costituisce la parte principale dei miei post, a parte le recensioni di libri e film o i racconti più brevi, o ancora le descrizioni di viaggi e pellegrinaggi, mi sembra molto pertinente al suo modo di sentire. Premetto poi che l’uso del termine “ciellino”, nel testo che segue, non ha intento dispregiativo.

Il mio primo incontro con lui non è stato diretto, ma mediato tramite la mia maestra di Religione alle scuole elementari. Molto spesso, lei apriva le lezioni facendoci cantare e aveva preparato un vero e proprio libretto di canti per noi. C’erano brani come I cieli (Lui m’ha dato), L’Amico (Ho un amico grande, grande), Pim Pam, Quando uno ha il cuore buono, Il seme o La Virgen de Guadalupe (in traduzione italiana Maria di Guadalupe). Ci fece perfino imparare Tu mi guardi dalla Croce, e avevamo appena nove anni! Inoltre, ci propose la visione di Marcellino Pane e Vino, per sottolineare che anche noi dovevamo sentirci amici di Gesù.

La maestra era anche mia comparrocchiana, tant’è che la vedevo sempre a Messa, però era insieme ad altre persone, o alla sua anziana mamma. Solo moltissimo tempo dopo mi venne riferito che faceva parte di Comunione e Liberazione, però con un disprezzo neanche troppo velato.

Altri membri di CL frequentavano la mia parrocchia, impegnandosi come educatori, catechisti, membri del coro e del Consiglio Pastorale. Le loro vedute si capivano immediatamente, ma io, pur non avversandole, volevo ugualmente portare avanti altri modi di sentire, cercando però l’unità.

Al liceo ho avuto molti altri incontri con persone del Movimento: in effetti, anch’io ho studiato al Berchet. Il gruppo di Gioventù Studentesca continuava ad avere un certo peso, particolarmente nelle assemblee d’istituto, o nell’organizzare, durante le autogestioni o le cogestioni, proposte che avessero contenuti anche di fede: ricordo, ad esempio, una conferenza sulla beatificazione di Pio IX.

Da quei giovani compagni di scuola ho avuto molte prove di fede, specialmente durante l’ultimo anno: ero rimasta la sola allieva ad avvalersi dell’insegnamento della Religione Cattolica, nella mia classe, quindi fui accorpata ad altri cinque studenti di un’altra sezione, tutti ciellini.

Il giorno della prova scritta di Latino, entrai nella chiesa di San Francesco di Sales, di fronte alla scuola. Vi trovai i ragazzi di GS intenti a recitare le Lodi mattutine. Visto che ero già abituata a farlo anch’io, mi unii a loro: a parte qualche intoppo perché non rispettavo gli asterischi che indicano le pause nella preghiera, andò molto bene. Anzi, uscii dalla chiesa tanto rincuorata da annunciare ai miei compagni di classe che la versione sarebbe stata tratta da un testo di Seneca (peraltro, l’unico autore che avevamo affrontato seriamente durante l’anno): in effetti, andò proprio così.

Anche all’università colsi l’aiuto offerto dai giovani universitari di Comunione e Liberazione (in sigla, CLU) della Statale. Partecipavo ai gruppi di studio in preparazione allo scritto di Latino e mi lasciavo sorprendere dalla tenacia con cui contestavano alcuni professori, come ricordavo nel post su Dante Alighieri.

Approfittavo anche delle dispense che preparavano, disponibili presso la libreria CUSL. Lì, seminascosta dietro le fotocopiatrici, c’era l’immagine ormai storica dell’abbraccio tra don Giussani e san Giovanni Paolo II, nell’incontro con i movimenti ecclesiali in piazza San Pietro, nella Pentecoste del 1998.

Inoltre, di tanto in tanto, andavo a Messa il martedì a mezzogiorno, nella basilica di San Nazaro. Mi colpiva la compostezza con cui quei ragazzi pregavano e l’ordine con cui venivano accompagnati alle panche, o uscivano per la Comunione. Restavo poi ammirata dai loro canti, che ascoltavo anche nelle celebrazioni universitarie generali a Natale e a Pasqua e che mi ricordavano quelli imparati dalla maestra. Tuttavia, non sentivo di dover condividere interamente il loro cammino.

Peraltro, più o meno quando ho conseguito la laurea triennale, ho scoperto che uno di quegli universitari era entrato nel Seminario diocesano. Pensando che finalmente sembravano superati quei contrasti che avevano costretto molti seminaristi discepoli ambrosiani di don Giussani a cambiare diocesi, ho deciso di non abbandonare quel mio compagno, ma neanche di stargli troppo addosso. Sono stata felice d’intervistarlo e, oggi, seguo con interesse i suoi contributi sulla stampa.

Ho però un rimpianto grosso, riguardo un invito a cui non ho risposto di sì. Quando don Giussani morì, i miei compagni di corso provarono a convincermi a venire con loro al funerale, celebrato il 24 febbraio 2005. Rifiutai, perché avevo un altro progetto: volevo girare tutti i negozi di musica del centro, per capire quale aprisse prima, in modo da procurarmi il biglietto per il concerto degli U2 del 21 luglio 2005, visto che quelli per la data del 20 erano andati esauriti.

Sette anni fa, invece, ho cercato di muovere i primi passi verso l’approfondimento della sua vita e del suo pensiero. Il passaggio della mostra organizzata per il decimo anniversario della sua morte, intitolata Dalla mia vita alla vostra, nella parrocchia dove mi ero da poco trasferita, precisamente il 18 ottobre 2015, ne è stato il tramite, a cui è seguito l’acquisto e la lettura di una piccola antologia (comprata quello stesso giorno, come ho annotato sul frontespizio), poi della biografia ufficiale.

Ormai fuori dal mondo universitario, ho nuovamente incrociato persone di CL proprio grazie al mio impegno nel canto. Uno dei miei maggiori timori, una volta che il cardinal Angelo Scola era stato eletto arcivescovo di Milano, era che il Gruppo Shekinah, di cui faccio parte, sarebbe stato sciolto, o comunque gli sarebbe stato impedito di partecipare alle veglie per i giovani in Duomo. Al posto del nostro pop ecclesiale, sicuramente, sarebbero subentrati i giovani ciellini, con le loro laude e i loro canti polifonici.

Il fatto curioso è che quest’eventualità non si è compiuta del tutto, e comunque quando il suo episcopato era al termine: Shekinah, il coro del CLU e altri giovani provenienti da altre esperienze, infatti, hanno iniziato a cantare insieme, cercando di venire incontro ai rispettivi stili.

A mia volta, ho cercato di favorire quell’unificazione, facendo leva sui miei trascorsi e su quella frase di don Giussani, contenuta in un’intervista del 1994, secondo cui cantare è «la massima espressione del cuore dell’uomo». Solo la pandemia ha fermato quest’esperienza di autentica pluriformità nell’unità, concetto a cui teneva molto il nostro arcivescovo emerito.

Sempre a proposito di canti, qualche tempo fa mi sono resa conto che di Come è grande circolano almeno quattro versioni testuali diverse, relative alla seconda strofa: Come un vento silenzioso / ci hai raccolti dal monte e dal mare / come un’alba nuova Tu sei venuto a me / la forza del tuo braccio mi ha voluto qui con sé oppure Come un vento silenzioso / ci hai raccolti dai monti e dal mare / come un’alba nuova sei venuto a me / il tuo forte braccio mi ha voluto qui con sé, o ancora Come un vento silenzioso / ci hai raccolti dai monti e dal mare / come un’alba nuova sei venuto a me / la forza del tuo braccio mi ha voluto qui con sé.

Penso però che la versione autentica sia quella riportata sul sito di Rodaviva Edizioni: Come un vento silenzioso / ci hai raccolto dai monti e dal mare: / come un'alba nuova sei venuto a me, / la forza del tuo braccio mi ha voluto qui con Te. Però nel video che accompagna il testo la voce femminile canta qui con.

Avevo trovato, in effetti (nel libro Certi di alcune grandi cose), un passo in cui don Giussani, a ragione, manifestava il suo sdegno perché circolavano versioni “travisate”, come le chiamo io, dei canti del Movimento: lo riteneva un segno d’individualismo, che non creava armonia.

Nel 2019, poi, ho partecipato alla Gita del Santo, iniziativa ideata da alcune famiglie cielline di Rimini ed esportata anche a Milano, per far vivere profondamente ai loro figli la solennità di Tutti i Santi. Con quel gruppo ho condiviso la Messa in cattedrale, il pranzo, i canti ricreativi e la drammatizzazione della vita di san Bassiano di Lodi, la figura sulla quale era basato quel pellegrinaggio (qui il racconto completo).

Non posso poi dimenticare che il mio primissimo post dopo quello introduttivo è stato dedicato a Marco Gallo, monzese, membro di GS, la cui lettera pubblicata su Tempi aveva colpito a tal punto il cardinal Scola da presentarla agli Esercizi Spirituali dei giovani di Milano, pochi giorni dopo la morte di quel ragazzo per un incidente stradale. Alla sua testimonianza, davvero sorprendente, ho poi riservato un articolo per la rivista Sacro Cuore VIVERE.

Sarebbe poi davvero da approfondire il modo con cui don Giussani si sentiva immerso nella Comunione dei Santi, sia sentendosi unito a quei personaggi vivi che aveva conosciuto e dei quali magari la Chiesa, come per lui (ma l’unica tappa di cui sono certa è l’accettazione del Supplice Libello, a partire dalla quale può essere chiamato Servo di Dio) ha indagato o sta indagando l’effettiva santità, come i Papi santi Paolo VI e Giovanni Paolo II, o come il Servo di Dio Divo Barsotti, sia a coloro, ormai nella gloria, che sentiva più affini o della cui santità aveva ricevuto le prove: è il caso, su tutti, di  san Riccardo Pampuri. Anzi, penso che sia proprio grazie ai ragazzi di GS del Berchet se quest’ultimo c’entra con me, come spiegavo qui.

 

Il suo Vangelo

 

Molti pensano che CL, e di conseguenza il suo fondatore, non sia una buona notizia per la Chiesa e per il mondo. I comportamenti di alcuni membri in vista del Movimento hanno contribuito a una pessima fama, dalla quale io stessa sono stata influenzata. L’antidoto a questo giudizio negativo risiede nell’esperienza del «Vieni e vedi» simile a quella dei primi discepoli, ovvero nell’incontro con Gesù, che cambia la vita.

Quando don Giussani capì che era possibile vivere da cristiani diversamente da come facevano molti, i quali invece si trascinavano nell’abitudine di una pratica priva di senso, si sentì invadere da un ardore che non lo fermava di fronte a nulla e che non veniva meno neanche se le autorità ecclesiali cercavano, dal loro canto, di porvi freno.

Prima di sistematizzare il proprio pensiero in numerose conferenze e lezioni, conservate nei suoi libri più famosi, aveva già percepito cosa potesse davvero dare gioia a lui e agli altri. Lo confidava, anzi, lo augurava in una lettera all’amico Angelo Majo, futuro sacerdote e arciprete del Duomo di Milano, risalente al 21 dicembre 1946, quando era prete già da un anno, ma aveva dovuto sospendere per malattia il servizio pastorale nei fine settimana:

Io ti auguro che Gesù si incarni in queste tue esperienze, con quella inesorabilità definitiva, con cui si incarnò nel seno di Maria Vergine. Perché la gioia più grande della vita dell’uomo è quella di sentire Gesù Cristo vivo e palpitante nelle carni del proprio pensiero e del proprio cuore. Il resto è solo illusione o sterco.

Di questa certezza rimase sempre convinto. Spero che lo siano anche i ciellini di oggi, chiamati a un rinnovamento profondo come ogni movimento ecclesiale riconosciuto, continuando, in pari tempo, a risvegliare la ragionevolezza della fede propria e altrui.

 

Per saperne di più

 

Alberto Savorana, Vita di Don Giussani, BUR Rizzoli 2014, pp. 1350, € 14,00

La monumentale e ufficiale biografia già uscita nel 2013, ripubblicata in edizione economica.

 

Luigi Giussani, Cristo compagnia di Dio all'uomo – Testi scelti e presentati da Julián Carrón, Edizioni Messaggero 2014, pp. 136, € 11,00.

Una selezione di testi anticipati da un breve profilo biografico.

 

Luigi Giussani, Il senso religioso – Volume primo del PerCorso, Rizzoli 2010, pp. 234, € 12,00.

Forse il volume più famoso, su cui l’autore ha basato i suoi corsi universitari, esponendo il proprio itinerario di esperienza e di pensiero.

 

Luigi Giussani, Le mie letture, BUR Biblioteca Universale Rizzoli, pp. 206, € 9,00.

Libro in cui don Giussani commenta i suoi autori moderni e contemporanei preferiti.

 

Alessandro Grazioli, È qui la festa! - Sulle tracce di don Giussani attraverso 7 canti, Velar 2022, pp. 32,  € 14,00.

Un libro illustrato per bambini e ragazzi, nel quale alcuni canti del Movimento, personificati, accompagnano i giovanissimi lettori alla scoperta delle intuizioni educative del fondatore.

 

Su Internet

 

Sezione del sito istituzionale di Comunione e Liberazione dedicata al centenario, con iniziative e materiali

Sezione del sito istituzionale di Comunione e Liberazione dedicata espressamente a lui

Sito dell’opera omnia

Sito della mostra per il centenario

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