Monsignor Giovanni Battista Scalabrini, il vescovo Santo col mondo come patria
Immagine scelta per l’arazzo della canonizzazione (fonte: libretto della celebrazione) |
Chi è?
Giovanni Battista Scalabrini nacque a Fino Mornasco, in provincia e diocesi di Como, l’8 luglio 1839, terzo degli otto figli di Luigi Scalabrini e Colomba Trombetta. Educato alla fede dalla madre, maturò la vocazione al sacerdozio negli anni del ginnasio.
Nell’ottobre 1857 entrò nel Seminario Minore di Sant’Abbondio a Como, per gli studi di Filosofia; passò al Seminario Maggiore per gli studi teologici nel novembre 1859. Fu ordinato sacerdote il 30 maggio 1863.
Poco dopo partì per Milano, sede del Seminario Lombardo per le Missioni Estere (radice del futuro PIME). Tuttavia, il suo vescovo lo rivolle in diocesi, come docente e vicerettore del Seminario Minore di Como, di cui poi divenne rettore.
Nel 1870 venne nominato parroco-priore della parrocchia di San Bartolomeo, nella quale riorganizzò le scuole di dottrina cristiana e si occupò di quanti perdevano il lavoro o lo cercavano. Rimase in quell’incarico per cinque anni: il 30 gennaio 1876, infatti, fu ordinato vescovo di Piacenza.
Fu consapevole delle grandi questioni del suo tempo, a cominciare da quelle legate al nascente Stato unitario italiano. Difese la Chiesa e le sue prerogative dalle ingerenze che la limitavano. Diede anche vita alla prima rivista catechistica italiana, «Il Catechista Cattolico».
Fu però il suo impegno per gli emigranti italiani a renderlo ancora più noto sul territorio nazionale e non solo. Con la parola e con lo scritto, sensibilizzò molti alla questione migratoria, nella quale vedeva un fermento di rinnovamento per ogni componente della vita sociale ed ecclesiale.
Inizialmente per i soli emigrati italiani, diede vita nel 1887 ai sacerdoti Missionari di San Carlo, quindi, per tutelare gli interessi materiali degli stessi emigrati, alla Società San Raffaele. Diventato consapevole della necessità di una congregazione femminile propria, fece nascere le Suore Missionarie di San Carlo.
Mentre si stava preparando alla sesta visita pastorale, fu costretto a fermarsi e a sottoporsi a un intervento chirurgico. Non superò la crisi, morendo nel palazzo vescovile di Piacenza il 1° giugno 1905.
Fu beatificato il 9 novembre 1997 dal Papa san Giovanni Paolo II. È stato canonizzato oggi, 9 ottobre 2022, da papa Francesco. La sua memoria liturgica ricorre il 1° giugno, giorno della sua nascita al Cielo. I suoi resti mortali sono invece venerati nel Duomo di Piacenza, in fondo alla navata sinistra.
Cosa c’entra con me?
Il mio primissimo contatto in assoluto con lui è avvenuto leggendo una biografia per ragazzi di santa Francesca Saverio Cabrini, ma non si parlava molto nel dettaglio della sua esperienza, né mi venne la voglia di conoscerlo meglio.
Negli anni dell’università, sicuramente a partire dal secondo anno del triennio, mi sono avvicinata alla Cappellania dell’Università degli Studi di Milano. Lì ho conosciuto due Missionarie Secolari Scalabriniane, Lina e Agnese. Ho domandato se il loro Istituto era stato fondato da lui, anche se mi pareva strano: infatti mi fu risposto di no, ma l’ispirazione era diretta.
Molti anni dopo, tramite un nuovo amico nella nuova parrocchia dove mi ero trasferita, ero venuta a sapere che i padri Scalabriniani avevano una comunità a Milano, nella parrocchia di Santa Maria del Carmine (che è anche sede della parrocchia di San Carlo in Carmine, parrocchia personale per i fedeli di lingua inglese).
Quasi contemporaneamente, anche se non tramite la stessa persona, mi venne detto che lì c’era una veneratissima immagine di sant’Espedito, figura dai contorni leggendari, che però ha qualche legame con me.
Approfittando di consegnare dei documenti per la segreteria, ci sono andata. In quella stessa circostanza ho preso un mucchio di santini di Scalabrini, ovviamente lasciando una congrua offerta, pensando contemporaneamente che non sarebbe stato canonizzato dopo molto tempo (ecco un altro dei miei pronostici mancati).
Un’altra volta ricordo di essere passata di lì e di essermi imbattuta in alcuni Scalabriniani, dai quali sono riuscita a ottenere Della stessa forza di Dio, un volume biografico e storico che non è più in catalogo, altrimenti l’avrei segnalato nel paragrafo Per saperne di più.
Lo scorso anno, su Avvenire online, ho scoperto che nel 2022 sarebbe caduto il venticinquesimo anniversario della beatificazione: è stato allora che ho avuto l’idea di scrivere di lui. Non immaginavo, però, che le due congregazioni da lui fondate e l’Istituto Secolare avessero preso l’impegno di raccogliere le prove per dimostrare che lui meritava di essere dichiarato Santo.
La canonizzazione senza miracolo è quindi stata per me una vera sorpresa, ma soprattutto uno sprone anzitutto a correggere la scheda biografica su santiebeati (per la quale ringrazio il postulatore generale), poi a riprendere il libro. L’avevo già consultato, in realtà, per vedere i riferimenti a padre Giuseppe Marchetti, uno dei primi Missionari di San Carlo, quando era stato dichiarato Venerabile. Avevo anche provato di vedere se ci fossero riscontri relativi a madre Clelia Merloni, della quale era prossima la beatificazione, e alla questione degli inizi delle sue Apostole del Sacro Cuore.
Pensavo di andare anche alla canonizzazione, così da prolungare il soggiorno romano dopo il convegno La santità oggi, ma c’era di mezzo il compleanno di mia sorella, quindi ho lasciato perdere.
Di lui mi ha colpito anzitutto la capacità d’incidere nella Chiesa del suo tempo, proponendo idee e progetti di cui solo oggi percepiamo l’importanza. Anche la sua tenacia nel diffondere il Catechismo, specie nelle visite pastorali, ha destato la mia ammirazione. Credo poi che lui sia uno di quei Santi che hanno concretizzato quel detto per cui, fatta l’Italia, bisognava fare gli italiani: ci è riuscito, coniugando la fedeltà alla Patria – ma più tardi dichiarò di volere che ogni uomo sentisse il mondo intero come propria patria – e la fede in Dio.
In un anno pastorale nel quale, qui a Milano, stiamo riflettendo sull’importanza della preghiera, mi hanno inoltre fatto molto bene le sue riflessioni su questo tema. Per lui, pregare rendeva il credente, purché fosse umile, dotato della medesima potenza di Dio. È attestato che la sua preghiera fosse proprio così: fiduciosa, prolungata, cresciuta con l’età ma mai variata, nella sostanza, dallo stile imparato sulle ginocchia materne.
Ho poi capito che le sue due grandi passioni, appunto il Catechismo e i migranti, non andavano considerate come due compartimenti stagni. Lui vedeva un nesso tra la fede da trasmettere e il movimento di moltissimi uomini, donne e bambini, i quali partivano in cerca di una vita migliore e rischiavano di passare per le mani di coloro che, senza mezzi termini, definì «sensali di carne umana».
Questa mattina ho partecipato alla Messa di ringraziamento celebrata a Santa Maria del Carmine, insieme a una mia amica e ai suoi genitori. Nell’omelia il parroco, padre René Manenti, ha ricordato che il suo fondatore pensava alla Chiesa come a qualcosa che unisse le persone al di là delle differenze di lingua, di tratti somatici, di classi sociali.
Sento che abbia pienamente ragione e che non sia un caso se papa Francesco, accogliendo i voti favorevoli dei cardinali e dei vescovi membri della Congregazione delle Cause dei Santi – perché quello che ora è il Dicastero serve proprio ad aiutare il Papa a discernere l’esemplarità dei figli e delle figlie della Chiesa, ha ribadito nel convegno il Prefetto cardinal Marcello Semeraro – l’ha voluto proporre con ancora più forza al popolo di Dio.
Una sintesi ancora più efficace dei suoi insegnamenti è stata offerta venerdì scorso all’inizio della puntata di Siamo Noi su TV 2000, che ripropongo qui sotto.
Il suo Vangelo
L’annuncio del Vangelo, da parte di san Giovanni Battista Scalabrini, è passato sicuramente per le verità fondamentali della fede, che spesso venivano tradite, oppure abbandonate, una volta che gli emigranti sbarcavano nella loro nuova terra, dopo essere stati posti di fronte alla drammatica alternativa tra rubare o, appunto, emigrare (che fu posta allo stesso Scalabrini da un pover’uomo durante una visita pastorale).
Ecco perché ha pensato a una congregazione maschile, quindi a una femminile, i cui membri li accompagnassero anche per mare o per treno e li facesse sentire non solo a casa, ma parte di una comunità più ampia, quella della Chiesa.
Come ha affermato stamane padre René, lui voleva che tutti i cristiani fossero davvero fedeli al proprio nome, unendosi tra di essi al di là di ogni possibile differenza, vivendo all’ombra del tempio, ma avendo anche il coraggio di farlo al di fuori di esso.
Nel Discorso pel Centenario di Cristoforo Colombo, tenuto il 1° dicembre 1892 – quest’anno non ricorre solo il venticinquesimo della sua beatificazione, ma anche il cinquecentotrentesimo dalla scoperta dell’America – guardava già oltre, alla fonte di quell’unità:
Mentre il mondo si agita abbagliato dal suo progresso, mentre l’uomo si esalta delle sue conquiste sulla materia dominante, e comanda da padrone alla natura, sviscerando il suolo, soggiogando la folgore, confondendo le acque degli oceani col taglio degli istmi, sopprimendo le distanze; mentre i popoli si sviluppano e si rinnovellano, le razze si mescolano, si estendono, o periscono; attraverso il rumore e al di sopra di queste opere innumerevoli e non senza di esse si sta compiendo un’opera più vasta, più importante, più sublime: l’unione in Dio pel suo Cristo di tutte le anime di buon volere.
Di certo, Scalabrini non sarà un Santo che resterà prigioniero delle raffigurazioni, delle immagini e delle pagine scritte su di lui. Anzi, sta già operando perché tantissime persone, in tutto il mondo, si mettano sulle stesse strade di chi emigra.
Per saperne di più
Graziano Battistella (a cura di), Scalabrini – Il santo dei migranti, San Paolo Edizioni 2022, pp. 256, € 18,00.
Una raccolta di contributi curata dal postulatore generale, che ha lo scopo di fornire una narrazione equilibrata e completa dei vari aspetti della sua vita.
Su Internet
Sito ufficiale della canonizzazione
Sito dei Missionari di San Carlo Scalabriniani
Sito delle Suore Missionarie di San Carlo Borromeo Scalabriniane
Sito delle Missionarie Secolari Scalabriniane
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