Fra Riccardo Pampuri: uno sguardo d’amore integrale sulla persona malata
Fra
Riccardo in abito religioso (fonte)
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Chi è?
Erminio
(al Battesimo, Erminio Filippo) Pampuri nacque a Trivolzio, in provincia e
diocesi di Pavia, il 2 agosto 1897, decimo e penultimo dei figli di Innocente
Pampuri e Angela Campari. Rimasto orfano di madre a tre anni, fu affidato agli
zii materni, Carlo e Maria, che abitavano a Torrino, frazione di Battuda ma
sotto la parrocchia di Trivolzio.
Per ricevere un’istruzione migliore, divenne allievo interno del collegio Sant’Agostino di Pavia dalla seconda ginnasio. Desiderava farsi religioso, ma dopo il liceo, anche per non dispiacere gli zii, s’iscrisse alla facoltà di Medicina dell’Università di Pavia, aderendo immediatamente al circolo «Severino Boezio» della FUCI.
Dovette però interrompere temporaneamente gli studi, a causa della prima guerra mondiale, e fu arruolato nel Corpo di Sanità. Il 24 ottobre 1917, durante la ritirata di Caporetto, mentre gli altri ufficiali fuggivano, caricò su di un carretto l’attrezzatura medica, per evitare che andasse persa, e la trasportò per un giorno intero, tra il fango e la pioggia. Si meritò un’onorificenza, ma si ammalò anche di pleurite, di cui avvertì le conseguenze negli anni successivi.
Il 10 marzo fece la vestizione come Terziario francescano, col nome di frate Antonio. Nello stesso anno, il 6 luglio, si laureò, ottenendo, verso la fine dell’anno, la condotta medica di Morimondo, in provincia e diocesi di Milano. Nel tempo libero dagli impegni medici, educava i giovani in parrocchia. Fondò un circolo giovanile di Azione Cattolica, di cui divenne il primo presidente, e fu responsabile della commissione parrocchiale missionaria.
L’intenzione di farsi religioso si ravvivò in lui dopo un pellegrinaggio a Paray-le-Monial e a Lourdes e grazie all’incontro con don Riccardo Beretta, avvenuto negli uffici del Segretariato diocesano dell’Unione Missionaria del Clero.
Il 6 giugno 1927, seguendo i suoi consigli, fece domanda d’ammissione nell’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Dio, ovvero tra i Fatebenefratelli. Dopo un breve periodo di ambientamento, il 22 giugno 1927 divenne postulante. Il 21 ottobre iniziò il noviziato, cambiando nome in fra Riccardo. Il 24 ottobre dello stesso anno emise la professione religiosa.
Fu subito incaricato di dirigere l’ambulatorio dentistico dell’ospedale Sant’Orsola di Brescia, dove aveva anche compiuto il noviziato. Svolse però tutti gli incarichi per cui poteva essere disponibile, comprese le pulizie.
Le sue condizioni di salute, però, si aggravarono. Fu inviato a riposare a Torrino, poi inviato nel convento dei Fatebenefratelli a Gorizia, che lasciò il 18 aprile, sempre più grave. Morì quindi a Milano, presso la Casa di Cura San Giuseppe, il 1° maggio 1900; aveva trentatrè anni.
È stato beatificato e canonizzato da san Giovanni Paolo II, rispettivamente il 4 ottobre 1981 e 1° novembre 1989. I suoi resti mortali sono venerati presso la chiesa parrocchiale dei Santi Cornelio e Cipriano a Trivolzio (dal 10 novembre 2012 si trovano in una cappella adiacente la chiesa), mentre la sua memoria liturgica cade il 1° maggio, giorno della sua nascita al Cielo.
Per ricevere un’istruzione migliore, divenne allievo interno del collegio Sant’Agostino di Pavia dalla seconda ginnasio. Desiderava farsi religioso, ma dopo il liceo, anche per non dispiacere gli zii, s’iscrisse alla facoltà di Medicina dell’Università di Pavia, aderendo immediatamente al circolo «Severino Boezio» della FUCI.
Dovette però interrompere temporaneamente gli studi, a causa della prima guerra mondiale, e fu arruolato nel Corpo di Sanità. Il 24 ottobre 1917, durante la ritirata di Caporetto, mentre gli altri ufficiali fuggivano, caricò su di un carretto l’attrezzatura medica, per evitare che andasse persa, e la trasportò per un giorno intero, tra il fango e la pioggia. Si meritò un’onorificenza, ma si ammalò anche di pleurite, di cui avvertì le conseguenze negli anni successivi.
Il 10 marzo fece la vestizione come Terziario francescano, col nome di frate Antonio. Nello stesso anno, il 6 luglio, si laureò, ottenendo, verso la fine dell’anno, la condotta medica di Morimondo, in provincia e diocesi di Milano. Nel tempo libero dagli impegni medici, educava i giovani in parrocchia. Fondò un circolo giovanile di Azione Cattolica, di cui divenne il primo presidente, e fu responsabile della commissione parrocchiale missionaria.
L’intenzione di farsi religioso si ravvivò in lui dopo un pellegrinaggio a Paray-le-Monial e a Lourdes e grazie all’incontro con don Riccardo Beretta, avvenuto negli uffici del Segretariato diocesano dell’Unione Missionaria del Clero.
Il 6 giugno 1927, seguendo i suoi consigli, fece domanda d’ammissione nell’Ordine Ospitaliero di San Giovanni di Dio, ovvero tra i Fatebenefratelli. Dopo un breve periodo di ambientamento, il 22 giugno 1927 divenne postulante. Il 21 ottobre iniziò il noviziato, cambiando nome in fra Riccardo. Il 24 ottobre dello stesso anno emise la professione religiosa.
Fu subito incaricato di dirigere l’ambulatorio dentistico dell’ospedale Sant’Orsola di Brescia, dove aveva anche compiuto il noviziato. Svolse però tutti gli incarichi per cui poteva essere disponibile, comprese le pulizie.
Le sue condizioni di salute, però, si aggravarono. Fu inviato a riposare a Torrino, poi inviato nel convento dei Fatebenefratelli a Gorizia, che lasciò il 18 aprile, sempre più grave. Morì quindi a Milano, presso la Casa di Cura San Giuseppe, il 1° maggio 1900; aveva trentatrè anni.
È stato beatificato e canonizzato da san Giovanni Paolo II, rispettivamente il 4 ottobre 1981 e 1° novembre 1989. I suoi resti mortali sono venerati presso la chiesa parrocchiale dei Santi Cornelio e Cipriano a Trivolzio (dal 10 novembre 2012 si trovano in una cappella adiacente la chiesa), mentre la sua memoria liturgica cade il 1° maggio, giorno della sua nascita al Cielo.
Cosa c’entra con me?
Negli ultimi due anni delle scuole superiori ero l’unica della mia classe ad avvalermi dell’Insegnamento della Religione Cattolica. Dopo un anno in cui facevo lezione solo con la professoressa, fui aggregata a una classe di un’altra sezione, dove gli avvalenti erano appena cinque a parte me.
Un giorno, mentre mi avvicinavo alla classe in questione, ho notato, affissa a una parete del corridoio, la foto di un giovane d’altri tempi. Una didascalia lo identificava come «San Riccardo Pampuri – Giovane studente». All’epoca non ero ancora appassionata come ora alle storie dei Santi: il mio interesse infantile si era affievolito, anche se continuavo a frequentare l’oratorio e la mia parrocchia. Tuttavia, non avendo mai sentito parlare di quel personaggio, mi sentii incuriosita; credevo, però, che fosse un Santo laico, un giovane come il Beato Pier Giorgio Frassati, che già conoscevo per aver letto, anni addietro, un fumetto a puntate.
Durante le vacanze di Natale dell’ultimo anno delle superiori, lessi sul Televideo Rai la notizia secondo cui un sito proponeva san Giovanni Bosco e il Beato Giacomo Alberione come patroni di Internet. Si trattava di www.santiebeati.it: era la prima volta che ne sentivo parlare. Non disponendo di una connessione, né a casa della zia che mi ospitava, né dove abitavo, mi appuntai mentalmente quell’indirizzo. Ero sicura che avrebbe risolto un dubbio che mi tormentava – non esagero con quel termine – da anni, ossia chi fosse la santa Emilia che mia nonna festeggiava il 17 agosto.
Tornata a scuola, qualche mese dopo cominciai a frequentare delle lezioncine d’informatica e a potermi fermare, ogni tanto, nel laboratorio informatico. Non ricordo quando, ma mi tornò alla mente quel sito sui Santi.
La mia prima ricerca fu, appunto, quella della fantomatica santa Emilia. Al 17 agosto non compariva nessuna Santa con quel nome, così, un po’ delusa, procedetti alla ricerca per nome: avrei scelto come patrona quella che sarebbe comparsa. Come raccontavo qui, alla fine, delle due Sante (escludendo quindi Beate e altro) scelsi santa Emilia de Vialar, fondatrice delle Suore di San Giuseppe dell’Apparizione.
La mia seconda ricerca fu, invece, san Riccardo Pampuri. Rimasi sorpresa nel leggere il suo profilo: non era un giovane laico, ma un religioso, morto comunque in età relativamente giovanile. Restava da scoprire perché, nella mia scuola, c’era un suo ritratto.
A distanza di anni, credo che fosse dovuta alla massiccia presenza, nel mio liceo, di membri di Gioventù Studentesca, ossia di Comunione e Liberazione. Anzi, penso proprio che i ragazzi con cui facevo lezione di Religione ne fossero membri.
Il legame tra CL e san Riccardo risiede, come scoprii negli anni universitari mentre sfogliavo un numero del mensile 30 Giorni, nella raccomandazione d’invocarlo spesso che monsignor Luigi Giussani, fondatore appunto di quel Movimento, rivolgeva spesso ai suoi giovani.
Aveva infatti verificato l’intercessione del Santo fatebenefratello quando la parente di una signora di Coazzano era guarita dalla leucemia, dopo che un’amica le aveva fatto avere un santino di san Riccardo, accostato al cappello della divisa che indossava quando suonava nella sua banda. Al di là di quella scoperta, non approfondii mai la sua conoscenza, neanche quando i membri di CL presenti nella mia parrocchia mi portarono un santino da Trivolzio.
Una prima occasione avvenne nel 2011, quando, per non ricordo quale ragione, mi diedi a rivedere e correggere le schede biografiche e quella di gruppo dei Fatebenefratelli martiri durante la guerra civile spagnola beatificati nel 1992. Ormai, da utente di santiebeati, mi stavo apprestando a diventare collaboratrice.
Per avere materiale su cui lavorare, scrissi al Postulatore Generale dei Fatebenefratelli: era la prima volta che ordinavo santini e libri a distanza. Nel plico che mi arrivò c’era un libretto con tutte le cause in corso nell’Ordine e anche molti santini, compreso uno di san Riccardo. A dire il vero, non ricordo se l’avessi espressamente ordinato, ma mi fece moltissimo piacere.
Grosso modo nello stesso periodo dovetti andare a cantare alla Veglia di Pentecoste promossa dalla Pastorale Giovanile della mia diocesi, che si svolse nell’abbazia di Morimondo. Ovviamente, non poteva mancare una statua di san Riccardo anche là.
Circa un anno dopo, aprii questo blog, pensando che, prima o poi, avrei menzionato san Riccardo. In questo post dell’Avvento 2012, seguendo un gioco di quelli che ricorrono nella blogosfera, scrissi una letterina a Babbo Natale, nella quale chiedevo, tra l’altro, «libri, libri e ancora libri».
La collega Lucia, del blog Una penna spuntata, fu il mio Babbo Natale librario: mi spedì una copia della sua tesi sul colera (a proposito: se non l’avete ancora fatto, leggete i suoi post sulle epidemie nella Storia) e Il dottor carità, biografia di san Riccardo scritta da un autore che già conoscevo, quell’Angelo Montonati di cui avevo letto alcune agiografie per ragazzi e del quale seguivo la rubrica mensile su Radio Maria, I Sempre Giovani. Ne aveva parecchie copie perché, all’epoca, studiava a Pavia. Peraltro, c’era dentro un segnalibro con la stessa foto e lo stesso pensiero che avevo visto a scuola.
Fu allora che iniziai a capire qualcosa in più sul Santo in questione. Mi rimasero impresse soprattutto le sue traversie vocazionali, ma anche la dedizione che, come medico condotto, aveva per le persone del paesino che gli erano state assegnate come pazienti. Mi accorsi, poi, che raccomandava ai suoi giovani amici di fare i loro Esercizi Spirituali a Villa Sacro Cuore, che all’epoca era dei padri Gesuiti. Faceva lo stesso anche il Venerabile don Mario Ciceri e io stessa, per alcuni ritiri col Consiglio Parrocchiale della mia parrocchia di nascita, ci sono andata spesso.
Cominciai anche a pensare che mi sarebbe piaciuto andare a Trivolzio, se non altro per effettuare una sorta di scambio nella Comunione dei Santi e farlo conoscere ai miei parenti di Napoli, già devotissimi ai santi Ciro e Giuseppe Moscati.
Ogni anno, a ridosso della sua memoria liturgica, mi tornava l’idea di scrivere di lui, ma, per un motivo o per un altro, rimandavo. Il pensiero si era fatto più insistente due anni fa, mentre visitavo alcune famiglie della mia parrocchia nell’imminenza del Natale. Sulla porta della prima casa che ho incontrato c’era proprio il cognome Pampuri: l’interno era pieno di sue immagini. In effetti, il padrone di casa era suo parente alla lontana.
Leggere sul sito di Avvenire che lo scorso anno cadeva il ventennale dalla canonizzazione, mentre quest’anno ci sarebbe stato il novantesimo della sua nascita al Cielo, mi fece pensare che era giunto il momento.
Il 1° novembre, però, sono stata impegnata tutto il giorno nella Gita del Santo con gli Amici di Zaccheo (qualcosa mi dice che Trivolzio è stata una delle loro prime destinazioni) e non mi ero preparata in tempo per programmare il post. Ho quindi iniziato a pensare che avrei potuto parlare di lui il 1° maggio.
L’emergenza sanitaria in corso lo rendeva ancora più attuale, tanto più che il mio Arcivescovo, nel corso della benedizione del nuovo ospedale alla Fiera di Milano, ha messo la struttura e chi l’avrebbe abitata sotto il patrocinio – tecnicamente non è una dedicazione, nel senso che l’ospedale non porta quella denominazione – non solo di san Riccardo, ma anche di san Charbel Makhlouf. Ho quindi ripescato il regalo di Lucia e mi sono rimessa a leggere, anche mentre mangiavo o mentre facevo la coda per la spesa.
Il suo Vangelo
Il dottor Pampuri, prima ancora di essere fra Riccardo, viveva profondamente la fede, la condivideva con gli altri, come a sua volta l’aveva ricevuta dagli zii. Non la perse neanche in mezzo alle difficoltà, che pure non gli mancarono. Ancora prima di conoscere i Fatebenefratelli e di diventare uno di loro, viveva l’attenzione integrale alla persona che per primo aveva intuito il loro fondatore, san Giovanni di Dio.
Anche
quando lui stesso fu malato, ebbe la lucidità di riconoscere i sintomi e di
riferirli puntualmente a suo zio. Allo stesso tempo, cercava d’incoraggiare i
suoi cari, specie sua sorella Maria, diventata suor Maria Longina tra le suore
Francescane Missionarie d’Egitto, oggi Francescane Missionarie del Cuore
Immacolato di Maria.
Il
20 giugno 1899 le scrisse, lasciando trapelare alcune preoccupazioni interiori,
ma ricordandole anche l’impegno che entrambi avevano assunto nella vita
consacrata (le parole sottolineate sono in corsivo nel testo citato da
Montonati):
Ma noi non dobbiamo
temere, o carissima sorella, perché quel Gesù che ha già combattuto e vinto per
noi dalla mangiatoia alla croce, è sempre ai nostri fianchi… e noi ci
sforzeremo di servirLo sempre non col timore servile dei castighi, ma
per amore.
Come
ha ricordato questa mattina monsignor Corrado Sanguineti, vescovo di Pavia, nella sua omelia
nella Messa celebrata a Trivolzio, questo servizio oggi continua negli
operatori sanitari credenti, nei religiosi e nei sacerdoti che abbracciano, con
sguardo d’amore, i loro pazienti.
Per saperne di più
Laura Cioni, Il santo semplice. Vita di san Riccardo
Pampuri, Marietti 2005, pp. 172, € 13,00.
Biografia completa, che comprende anche le sue lettere e scritti inediti al momento della pubblicazione.
Biografia completa, che comprende anche le sue lettere e scritti inediti al momento della pubblicazione.
Lorenzo Frugiuele, Una stella nella nebbia - La vita di san
Riccardo Pampuri in versi, Itaca 2014, pp. 84, € 10,00.
Adattamento
in versi della sua storia, già uscito nel 1996 come allegato al mensile Tracce, accompagnato da stralci delle
sue lettere.
Alessandro Mainardi – Maresta Werner, La vita di san Riccardo Pampuri a fumetti, Art Edizioni 2006, pp. 98, € 5,00.
Alessandro Mainardi – Maresta Werner, La vita di san Riccardo Pampuri a fumetti, Art Edizioni 2006, pp. 98, € 5,00.
Racconto
a fumetti, per ragazzi e non solo.
Racconto
per bambini della vera storia del miracolo che fu esaminato per la
canonizzazione di fra Riccardo.
Il
dottor carità, di Angelo Montonati, non è disponibile
nei canali ordinari di vendita, ma si può provare a cercarlo nei siti che
trattano libri usati.
Su Internet
Sito ufficiale
Sito della parrocchia dei SS. Cornelio e Cipriano a Trivolzio
Sito del Giubileo aperto in occasione degli anniversari significativi della canonizzazione e della nascita al Cielo.
Per
decreto della Penitenzieria Apostolica, letto oggi al termine della Messa da
Trivolzio, il Giubileo è prolungato fino al 1° maggio 2021.
Sito del pellegrinaggio organizzato ogni anno da un gruppo di membri di
Comunione e Liberazione di Assago, con Trivolzio come meta
Sito a cura di Angelo Nocent
Ciao Emilia, con questo articolo mi hai ricordato che ieri era la festa di San Riccardo! Anche io ho conosciuto questo santo tramite Cl e don Giussani, e ho sperimentato sempre la sua particolare protezione e amore, ricevendo grazie molto importanti per me. Purtroppo ieri ho dimenticato di festeggiarlo, spero di poter rimediare oggi. Volevo dirti che ho segnalato questo tuo sito ad alcuni amici con cui ci riuniamo per la lectio ogni sabato presso le Pie Discepole del Divin Maestro, in modo che più persone possano conoscere le vite di questi santi e affezionarsi a loro. Un abbraccio!
RispondiEliminaNon preoccuparti: non si è sicuramente offeso ;-)
EliminaGrazie poi della segnalazione: spero che i nuovi lettori apprezzino.