Robert Schuman, sulle frontiere di una nuova Europa



Fonte

Chi è?

Robert Schuman nacque a Clausen, in Lussemburgo, il 29 giugno 1886, figlio unico di Jean-Pierre Schuman ed Eugénie Duret.
Dopo gli studi secondari presso l’Ateneo di Lussemburgo e a Metz, dove ripeté l’ultimo anno per ottenere il diploma dell’Abitur, studiò Giurisprudenza a Bonn, Monaco, Berlino e Strasburgo, dove, nel 1910, discusse la tesi.
Due anni dopo aprì uno studio di avvocato a Metz. Il vescovo del luogo, monsignor Willibrord Benzeler, gli affidò la guida della “Direzione delle opere diocesane per la gioventù”. Allo scoppio della prima guerra mondiale, fu inizialmente riformato per ragioni mediche, ma poi venne incorporato in un’unità non combattente tedesca a Boulay, nei pressi di Metz.
Nel 1919 fu eletto deputato della Repubblica francese per la regione della Mosella, rieletto nel 1924. Nel 1940 divenne Sottosegretario di Stato per i Rifugiati, nel pieno della seconda guerra mondiale.
Dopo l’armistizio del 22 giugno decise di rientrare a Metz, ma il 14 settembre 1940 venne arrestato dalla Gestapo. Rimase in cella d’isolamento per sei mesi, poi venne trasferito a Neustadt. Il 1° agosto 1942 riuscì a evadere, nascondendosi fino alla fine della guerra anche presso alcuni monasteri.
Dopo le elezioni del giugno 1946, venne nominato Ministro delle Finanze, ma l’anno successivo divenne capo del Governo francese. Dal 1948 al 1953, sotto otto Governi diversi, fu Ministro degli Affari Esteri.
Il 9 maggio 1950 presentò al Consiglio dei Ministri una dichiarazione, ideata da Jean Monnet, in cui era proposto che la produzione di carbone e acciaio, fonte di inimicizia tra Francia e Germania, venisse messa in comune tra i due Paesi, aprendo però all’aggregazione da parte di altri Stati. Il 18 aprile 1951 firmò il Trattato istitutivo della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio (CECA), cui aderirono sei Paesi.
Nel 1955 e per un anno circa fu Ministro della Giustizia. Nel 1958 fu eletto all’unanimità Presidente del Parlamento Europeo, mantenendo l’incarico per due anni. Nell’ottobre 1959, però, durante una conferenza stampa a Roma, ebbe i primi sintomi di una sclerosi delle arterie cerebrali, che si aggravò col passare degli anni. Morì il 4 settembre 1963 nell’abitazione di sua proprietà a Scy-Chazelles, presso Metz.
La sua causa di beatificazione e canonizzazione ottenne il nulla osta dalla Santa Sede il 15 novembre 1989. Il processo diocesano si è quindi svolto a Metz dal 9 giugno 1990 al 29 maggio 2004, ottenendo la convalida giuridica degli atti il 10 febbraio 2006.
I suoi resti mortali riposano al centro del pavimento della cappella fortificata di San Quintino a Scy-Chazelles, di fronte alla sua casa.

Cosa c’entra con me?

Non ricordo se a scuola mi avessero mai raccontato le fasi della nascita dell’Unione Europea, anche se ho vaghissimi ricordi relativi ad alcuni articoli intorno al 1992, anno del Trattato di Maastricht, in varie riviste per bambini che leggevo all’epoca.
In ogni caso, non sapevo affatto che per Robert Schuman ci fosse una causa in corso fino a quando un mio corrispondente non mi mandò una grossa busta di santini, tra i quali c’era il suo. Non l’ho mai tenuto in considerazione, però, neanche per provare ad abbozzarne un profilo biografico: non mi sembrava prioritario trattarlo se gli ultimi sviluppi del suo iter risalivano al 2006.
Lo scorso ottobre, però, ho trovato un libro su di lui in offerta speciale, a meno della metà del prezzo di copertina e non usato. Ho pensato di prenderlo perché comunque poteva tornare utile a mia sorella, insegnante di Storia alle superiori.
La voglia di leggerlo è scattata il 22 aprile, dopo aver letto che papa Francesco aveva invitato a pregare per l’Europa, perché riuscisse ad avere l’«unità fraterna» sognata dai padri fondatori. Dalla voglia sono passata alla decisione quando ho scoperto, pochi giorni fa, che oggi cadeva il settantesimo anniversario della Dichiarazione Schuman, per cui era l’occasione perfetta per dedicare un post a colui che la presentò.
La lettura mi ha lasciata un po’ con l’amaro in bocca, perché già all’epoca in cui il volume fu scritto veniva presentato uno scenario per cui l’Unione Europea era ormai distante da quello che Schuman, Konrad Adenauer e Alcide De Gasperi avevano iniziato a concretizzare e, soprattutto, dallo spirito con cui la Dichiarazione era stata progettata.
In compenso, emergeva la figura di Schuman come un uomo consapevole di essere uno strumento attraverso cui Dio poteva operare per il buon governo del suo Paese prima e dell’Europa poi. Risaltavano i momenti in cui rifletteva con attenzione, ma anche quelli in cui si affidava a un volere superiore, che cercava d’interpretare.
Non era la prima volta che mi avvicinavo a un personaggio proposto come possibile esempio anche per il suo agire politico: mi sono occupata del Venerabile Giorgio La Pira per la rivista dei Salesiani di Bologna. Tra lui e Schuman mi sembra di ravvisare qualche aspetto comune: la scelta del celibato (La Pira era però un consacrato secolare), l’esperienza della fraternità tra le persone come via della pace e l’amore per la Terra Santa, che lo statista lorenese coltivò anche quando credeva di potersi ritirare dalla scena politica.
Allo stesso tempo, ho trovato un sottile elemento che lo rende affine a me: aveva una vastissima biblioteca, che temeva di aver perso dopo essere stato arrestato, ma che invece gli tenne compagnia fino ai suoi ultimi giorni. Non uso questo termine in tono retorico: lui si sentiva incoraggiato dagli spiriti illustri di cui parlavano quelle pagine. Accade anche a me, specie in questi giorni di quarantena, nei quali esco solo per fare la spesa.
La sua austerità era però temperata da episodi in cui l’ironia gli salvò davvero la vita, come in quella perquisizione inattesa nella quale, al doganiere che non l’aveva riconosciuto, chiese se non avesse mai visto la sua testa quasi calva in qualche caricatura.
Sentendo però di dover approfondire ancora la sua vicenda, lascio la parola al postulatore della sua causa, nella puntata del 13 settembre 2013 della trasmissione Hors les murs, andata in onda sulla televisione cattolica francese KTO TV.


Il suo Vangelo

In tutta la sua attività politica, Schuman non perse di vista l’anima cristiana dei popoli, a cominciare da quello della Lorena, fino ad allargarsi all’intera Europa. Grazie all’esperienza maturata negli anni di studio e ancor prima in famiglia (il padre era lorenese, la madre lussemburghese), sapeva trovare il meglio nelle diverse culture, per imparare a prevenire i conflitti.
Affrontò varie battaglie, da quella per la libertà di educazione e per il sostegno delle scuole cattoliche quando era deputato, alle manovre per risanare la crisi economica, fino alla Dichiarazione passata alla Storia col suo nome.
Quello che lo rende un Testimone è, però, il modo con cui cercò di assumere la Parola di Dio come codice di pensiero, invece di lasciarsi dominare dalle correnti avverse. Dalla madre, cui fu molto affezionato, aveva imparato a rivolgersi alla Madonna recitando il Rosario. La sua esperienza a contatto con i monaci benedettini, infine, lo persuase che era possibile cercare una via per l’unità, come san Benedetto aveva tentato, riuscendoci, tra i popoli latini e quelli definiti barbari.
Poco prima di morire, fece in tempo a mettere in ordine i propri appunti. Però non fu per l’autobiografia che molti si aspettavano, ma per lasciare quasi un testamento e un monito, che molti temono essere ancora disatteso:
La democrazia deve la sua esistenza al cristianesimo. Essa è nata il giorno in cui l’uomo è stato chiamato a realizzare nell’impegno quotidiano la dignità della persona umana nella sua libertà individuale, nel rispetto dei diritti di ciascuno e nella pratica dell’amore fraterno verso tutti. Mai, prima di Cristo, simili concetti erano stati formulati.

Per saperne di più

Maurizio De Bortoli, Libertà per l’Europa – Robert Schuman, Edizioni Ares 2007, pp. 184, € 14,00.
Biografia discorsiva, che evidenzia quali fossero le reali basi che Schuman voleva dare all’Europa unita.

Edoardo Zin, Robert Schuman – Un padre dell’Europa Unita – La politica come cammino di santità, Editrice Ave 2013, pp. 128, € 12,00.
Volume uscito nel sessantesimo della morte, contenente anche una selezione degli scritti e dei discorsi, curato dal vicepresidente dell'Istituto “San Benedetto, patrono d'Europa”, ente attore della sua causa di beatificazione e canonizzazione.

Robert Schuman, Per l’Europa (a cura di Edoardo Zin), Editrice Ave 2017, pp. 88, € 10,00.
La più recente edizione del suo testo programmatico, uscita in occasione del sessantesimo anniversario della firma dei Trattati di Roma.

Fondazione De Gasperi (a cura di), Unione Europea, storia di un’amicizia – Adenauer, De Gasperi, Schuman, Itaca 2017, pp. 64, € 10,00.
Catalogo della mostra a pannelli presentata al Meeting per l’Amicizia tra i Popoli del 2017.

Su Internet

Sito della sua causa, a cura dell'Istituto “San Benedetto, patrono d'Europa”
Sito della fondazione che ha sede a Parigi ed è il principale centro di studi francesi sull’Europa

Commenti

Post più popolari