Luigina Sinapi: l’ “involontaria eccezionalità” di un “granello di senape”
La foto più famosa di Luigina
risale al 1948:
qui sorride a denti scoperti,
ma qualche anno più tardi li perse tutti,
dopo un ulteriore atto di offerta
(fonte)
Chi è?
Luigia Sinapi nacque a Itri, in provincia di Latina e diocesi di Civita Castellana, l’8 settembre 1916, primogenita di Francesco Paolo Sinapi, ebanista, e Filomena Catena, ostetrica; insieme a lei nacque una gemella, morta poco dopo essere stata partorita.
Luigina
o Gina (era nota con entrambi i soprannomi) fu educata alla fede dalla madre; a
otto anni ricevette la Prima Comunione e la Cresima. Frequentò le scuole
elementari al suo paese, a partire dal 1922, e le medie (il ginnasio, come si
diceva al tempo) a Formia, dal 1926.
A
quindici anni, vincendo le resistenze familiari, entrò tra le suore Figlie di
San Paolo, a Roma. La sua permanenza fu breve, a causa di problemi di salute
molto seri. Tornata a casa, visse in rapida successione la morte di entrambi i
genitori: si prese quindi cura lei degli altri quattro fratelli minori, finché
non le fu diagnosticato un tumore nella parte terminale dell’intestino.
Il 15
agosto 1933, dopo aver ricevuto l’Unzione degli Infermi mentre era quasi
agonizzante, Luigina si riprese: il medico lì presente la dichiarò guarita.
L’anno seguente, a causa della perdita della casa paterna, i fratelli Sinapi
vennero separati: Luigina fu ospitata da una zia a Roma. Lavorò prima come
domestica, poi in un ufficio postale, quindi all’Ufficio Centrale di
Statistica. Continuò ad alimentare la sua fede come Presidente
dell’associazione delle Figlie di Maria della parrocchia che frequentava.
Sfollata
al suo paese natale durante la seconda guerra mondiale, cercò di avviare
un’opera per bambine orfane collegata al santuario della Madonna della Civita a
Itri, suo luogo di preghiera sin dall’infanzia, ma l’esperienza non ebbe esito.
Tornò a Roma e visse in ristrettezze, cercando un nuovo impiego: a partire dal
1956 e fino al 1970 lavorò all’Istituto Nazionale di Geofisica, come segretaria
del professor Enrico Medi (Venerabile dal 2024).
Il 13
maggio 1953, intanto, aveva conosciuto padre Raffaele Preite, dei Servi di
Maria, direttore dei Pueri Cantores della Cappella Sistina, e si era
affidata alla sua direzione spirituale. Anche in nome di quel legame, il 12
maggio 1954, ottenne una dispensa per entrare nel Terz’Ordine dei Servi di
Maria, pur essendo già terziaria francescana. Nello stesso anno le fu concesso
di trasformare parte della sua casa, situata in via Urbino 51 a Roma, in un
oratorio privato, dov’era possibile celebrare la Messa.
Padre
Raffaele le ordinò di scrivere le esperienze mistiche che lei affermava di
vivere praticamente da sempre e che avevano spinto sua madre a portarla,
bambina, da padre Pio da Pietrelcina (canonizzato nel 2002). A ragione di
alcune di queste manifestazioni spirituali, particolarmente quelle collegate
alle presunte apparizioni della Vergine della Rivelazione alle Tre Fontane,
Luigina si meritò la fiducia di papa Pio XII (Venerabile dal 2009).
Trascorse
gli ultimi anni della sua vita dedicandosi all’ascolto e al conforto spirituale
di molti fedeli, di ogni genere e stato di vita. Morì il 17 aprile 1978, a
causa di una neoplasia gastrica.
L’inchiesta
diocesana della sua causa di beatificazione e canonizzazione, per
l’accertamento delle virtù eroiche, si svolse nel Vicariato di Roma dal 27
marzo 2004 al 22 maggio 2009. Il 27 gennaio 2025 papa Francesco autorizzò la promulgazione del decreto
sulle virtù eroiche di Luigina, le cui spoglie mortali riposano nel cimitero del
Verano a Roma.
Cosa c’entra con
me?
Il mio primo contatto con Luigina è avvenuto tramite un’edizione speciale del Dizionario Cronologico delle apparizioni della Madonna di Gottfried Hierzenberger e Otto Niedomansky, uscita in abbinamento con TV Sorrisi e Canzoni nel 2006. Credo fosse l’estate di quell’anno, quando lo presi in prestito da una mia cugina di Portici; nella stessa circostanza ho letto per la prima volta la storia di Pierina Gilli, tanto affine spiritualmente a lei come altre donne di cui parlerò più avanti.
Per
entrambe rimasi molto impressionata: nel caso di Luigina, mi sconcertò leggere
che Gesù Bambino fosse il suo compagno di giochi nell’infanzia, ma anche come,
il 15 agosto 1933, prima di passare letteralmente dalla morte alla vita, avesse
visto Gesù e la Madonna e avesse accettato di continuare a vivere, ma come
vittima per la Chiesa e per i sacerdoti.
Prima
di quel momento, nemmeno sapevo del collegamento tra lei e le presunte
apparizioni alle Tre Fontane, preparate, per così dire, da quel che le avvenne
il 12 aprile 1937, dieci anni prima di quando, appunto, Bruno Cornacchiola e i
suoi tre figli affermarono di aver visto una “Bella Signora” ammantata di
verde (qui il post in cui ho parlato di quella storia).
Di
conseguenza, mi meravigliò leggere che Luigina, guidata da quello che era
sicura che le avesse detto la Madonna, si fosse subito diretta alla basilica di
San Pietro, avesse trovato una “signora vestita di scuro”, sorella di un
cardinale, e che fosse stata presentata da lei a quest’ultimo, per dirgli che
sarebbe diventato papa. Quello fu l’inizio dei suoi rapporti con il cardinal
Eugenio Pacelli, continuati anche quando lui divenne papa Pio XII, ma che le
causarono qualche contrasto: evidentemente, appariva impensabile per quei tempi
che una laica senza particolari responsabilità (dico così perché penso alla
Beata Armida Barelli, comunque tra le prime donne con questi compiti) potesse
andare così spesso in udienza dal Sommo Pontefice.
La mia
allergia a storie che mi apparivano troppo misticheggianti e poco con i piedi
per terra mi ha fatto prendere le distanze da Luigina per parecchio tempo.
L’uscita di un piccolo libro su di lei ha risvegliato il mio interesse, ma non
ricordo quando l’ho preso: è uscito nel 2011, ma mi pare di averlo acquistato
almeno cinque anni dopo, forse durante un pellegrinaggio a Roma. Da quella
lettura, ho riscontrato che la mia impressione iniziale era da completare e da
comprendere meglio.
Mi
rimanevano oscuri altri passaggi, come la ragione per cui la sua causa è sin
dall’inizio tra quelle seguite dalla Postulazione Generale dei Frati Minori
Cappuccini: mi sarebbe parso più naturale se fosse stata affidata alla
Postulazione dei francescani del Primo Ordine, essendo lei terziaria
francescana dall’anno in cui san Francesco d’Assisi fu dichiarato Patrono
d’Italia, o a quella dei Servi di Maria, a cui era legata dal 1954, o ancora a
quella della Famiglia Paolina.
Immaginavo,
poi, che il decreto sulle virtù eroiche, sempre ammesso che fosse arrivato
(nelle cause di beatificazione e canonizzazione nulla va dato per scontato),
sarebbe stato promulgato dopo parecchi anni, essendo necessarie tante ricerche
per via dei molteplici legami tra Luigina e altre figure di cui la Chiesa sta
vagliando o ha verificato l’esemplarità; invece, dalla chiusura dell’inchiesta
diocesana al decreto, sono passati poco più di sedici anni.
Ho già
parlato di Pio XII, che secondo i biografi si riferì a lei descrivendo, nel suo
radiomessaggio agli ammalati di domenica 14 febbraio 1954, una ragazza di
vent’anni, che un giorno chiese al Signore di toglierle la bellezza e perfino
la salute, per evitare di essere «occasione di peccato» per gli altri. Poco
dopo si ammalò e, ancora a quel tempo, continuava a soffrire nella calma e
nella gioia. Le date però non tornano: Luigina è nata nel 1916, quindi non
aveva vent’anni nel 1950 (nel radiomessaggio, il Papa afferma di aver sentito
la storia di questa giovane durante quell’Anno Santo) e nemmeno nel 1954, anno
in cui peraltro lei incontrò il sostituto alla segreteria di Stato, monsignor
Giovanni Battista Montini, il futuro san Paolo VI.
I
collegamenti nella Comunione dei Santi con i suoi contemporanei proposti per la
santità da riconoscere rimontano però all’infanzia. Aveva già fama di santo
padre Pio da Pietrelcina, quando la mamma Filomena gli parlò delle sue due
bambine, una morta e l’altra viva. Il frate le assicurò che la prima era in
Paradiso, mentre sulla seconda il Signore aveva grandi disegni. Anche il Beato
Bartolo Longo, consultato per la stessa ragione, affermò che sulla piccola
Luigina si sarebbe posato lo sguardo di Dio. Razionalmente, mi viene da pensare
che fossero auspici dettati dalla fede nel fatto che Dio ha dei progetti su
ciascuna delle sue creature e le guarda con misericordia.
Prima
di leggere quel libretto, non sapevo che Luigina fosse stata per poco tempo tra
le Figlie di San Paolo, in tempi veramente pionieristici per quell’istituto:
nel 1926 il Beato Timoteo Giaccardo, primo sacerdote della Società San Paolo,
era stato inviato a Roma per aprire la prima casa filiale dell’istituto
femminile.
Mi
resta ancora ignoto come lei le avesse conosciute e perché avesse deciso di
abbracciare il loro stile di vita, ma credo che questo e altri aspetti saranno
più palesi se uscirà una biografia più completa e documentata. Oltre a questa,
auspico che venga pubblicata una nuova edizione della «Via Crucis dell’Amabilità»,
che lei aveva fatto pubblicare nel 1951, firmandosi “Monialis” (pseudonimo usato, suppongo, per esprimere il suo stile di consacrazione anche se non in convento).
Ho
comunque un paio di certezze: che don Giaccardo l’avesse rassicurata che anche
nel mondo avrebbe potuto vivere il carisma paolino (effettivamente mi domando
come mai lei non avesse aderito, in età adulta, anche ai Cooperatori Paolini,
il ramo di laici e laiche non consacrati), e che il legame è rimasto tanto
forte da portarla a visitare la salma del fondatore della Famiglia Paolina, il
Beato Giacomo Alberione, come testimonia una fotografia.
Ho
pensato di scrivere qui di lei non solo perché il decreto di venerabilità è
stato promulgato l’altroieri, ma anche perché penso di avere maturato la giusta
capacità per distinguere le esperienze mistiche dal quotidiano in cui Luigina
era immersa.
È un
esercizio a cui mi sono affinata mediante le storie di donne sue contemporanee
e con esperienze eccezionali nella vita e nello spirito, come la già citata
Pierina Gilli (qui il mio post su di lei), la Beata Edvige Carboni (qui invece quello su di lei), la Serva di
Dio Natuzza Evolo (di cui ho parlato qui) e altre due che conto di trattare, prima o
poi: le Venerabili Francesca Lancellotti e Maria Aristea Ceccarelli.
Soprattutto queste ultime due, pur essendo coniugate, e la Beata Edvige mi
sembrano simili a lei, soprattutto perché hanno vissuto una vita spirituale
intensa sotto una vita apparentemente anonima e fruttato molti figli e figlie
spirituali; il tutto nella città di Roma e nel ventesimo secolo.
Per
quanto riguarda Luigina, sbagliavo nel pensare che fosse tutta visioni e
apparizioni: era invece molto concreta, sin dall’infanzia. Lo testimonia
quell’episodio in cui ripescò da un pozzo, tirandolo per i capelli, uno dei
suoi fratellini: aveva dimostrato una notevole prontezza di riflessi, ma
contemporaneamente aveva invocato la Madonna.
Altrettanto
concreta è la sua continua ricerca di lavoro, passata per la guerra e per un
licenziamento senza giusta causa. Infatti nel 1953, accusata di furto nel
negozio dove faceva la commessa, perse sia il lavoro che l’alloggio: fu
riconosciuta innocente anche grazie all’aiuto di padre Pio.
Il
lavoro la condusse anche a stare fianco a fianco con un altro laico dalla
testimonianza speciale, anche se diversa dalla sua, ovvero il Venerabile Enrico
Medi (qui ho
scritto di lui); anche il modo in cui vennero in contatto e la storia dei loro
quindici anni di collaborazione sarebbero da approfondire. Sono poi accertati
legami con la Venerabile Maria Bordoni, fondatrice dell’Opera Mater Dei,
passata a sua volta per vicissitudini familiari e lavorative complicate e
convinta di essere depositaria di un particolare messaggio rivolto ai
sacerdoti.
Anche
per lei, inoltre, l’affinità con Santi vissuti secoli o decenni addietro non si
riduceva a una devozione blanda, ma a un impegno a seguirne le orme, pur nel
suo diverso stile di vita. Prediligeva i Santi piccoli e umili, da san Francesco
d’Assisi fino a santa Teresa di Gesù Bambino, la cui immagine campeggia nel
foglio su cui, il 17 luglio 1963, stilò il suo voto di vittima, affidandolo al
Cuore Immacolato di “Mamma Maria”, come preferiva chiamare la Madonna.
Quanto
alla sua eredità spirituale, so che esiste un’associazione che si è resa parte
attrice della sua causa; mi pare di capire che la sua sede sia nella chiesa di
Santa Maria in Via a Roma, ma non ne vedo traccia a parte quanto indicato qui. Invece, almeno
fino al 2020, c’era un gruppo di preghiera che, nella chiesa di San Camillo de
Lellis in via Sallustiana, sempre a Roma, viveva l’Ora Eucaristico-Mariana nel
primo sabato del mese, secondo quanto Luigina affermava di aver ricevuto dalla Madonna.
Mentre
elaboravo questo post, mi sono ricordata che il 21 ottobre 2020 avevo seguito la
puntata di Bel tempo si spera su TV 2000 in cui si era parlato di lei. A
distanza di anni, vale la pena di riguardarla, soprattutto perché inserisce
Luigina nei luoghi della sua infanzia a Itri, oltre a parlare della sua
spiritualità.
Ha testimoniato la
speranza perché…
Luigina è stata una donna di speranza perché ha confidato solo in Dio e non nelle sue forze e perché, anche quando temeva d’ingannarsi o di non essere normale, riconduceva a Lui tutto quello che le capitava, accettando anche i contrasti, i problemi, le incomprensioni.
Soprattutto negli ultimi anni, quando riceveva nel suo appartamento le persone che andavano a trovarla, le incoraggiava e invitava a non perdere la speranza, perché Dio aveva dei disegni speciali anche per loro, proprio com’era successo a lei. Vale anche per i suoi fratelli, ormai adulti ma sempre bisognosi dei suoi consigli.
Il suo Vangelo
Il messaggio fondamentale vissuto da Luigina è quello della piccolezza evangelica. Per certi versi, lo portava già scritto nel cognome, tanto simile al nome di quella pianta il cui seme è il più piccolo tra tutti i semi, eppure è capace di produrre un grande albero, come dice il Vangelo secondo Marco. Ne ha trovato conferma in altre parole che sentiva di aver ricevuto da Gesù: doveva essere «il granello di senape in un solco di Roma».
Con
questa piccolezza e umiltà ha accolto tutti i doni particolari che ha
manifestato. Il profilo pubblicato sul sito del Dicastero delle Cause dei Santi
mi ha molto colpito, perché afferma: «Al di là delle manifestazioni
soprannaturali che costellarono la sua vita, seppe portare questo carico di
involontaria eccezionalità con estrema naturalezza».
In effetti,
credo che nessuno desideri ricevere segni eccezionali, avere visioni, emanare
profumi, leggere nei cuori: sarebbe un peccato di superbia non da poco. Nemmeno
Luigina li ha voluti, ma li ha accolti per un bene più grande, specie dopo quel
15 agosto (data forse non casuale, dato che le presunte apparizioni alle Tre
Fontane e lo stesso pontificato di Pio XII sono legati al dogma dell’Assunzione
di Maria al Cielo) in cui tornò alla vita.
Stando
ai biografi, è vissuta esprimendo nei fatti quanto aveva scritto in un biglietto
nel maggio 1977, quasi un anno prima della morte. Il destinatario è ignoto, ma
è probabile che fosse padre Raffaele Preite, perché inizia come usano fare i
Servi di Maria (mi rifaccio, errori compresi, al testo che si trova alle pagine
45 e 47 del secondo libro che menziono nel paragrafo Per saperne di più;
anche il grassetto è presente nel medesimo testo):
Ave Maria.
La tua giornata sia
un’attesa ed un ringraziamento.
Le pene del giorno
siano la farina per l’Ostia di domani.
Lo zelo per la Gloria
di Dio e la salvezza delle anime deve essere per te scintilla di fuoco che deve
brillare nelle tue azioni.
E consolare i poveri
di spirito, intuire chi non ha luce, educare i tuoi figli ed i fratelli alla
vera pietà, adempiere nel migliore dei modi i doveri del tuo stato e cercare
con tanta carità e dolcezza di farli adempiere agli altri. La tua giornata: la levata,
il lavoro, il pranzo, l’apostolato, il riposo.
Tutto deve essere
compiuto con semplicità e prudenza per non nuocere troppo alla sua
salute.
In
questo modo, ha potuto dare un senso a quel “soffrire e offrire” presente anche
sulla sua tomba, motto che ha caratterizzato tanti momenti della sua esistenza,
di cui il decreto promulgato sancisce la correttezza morale.
Per saperne di più
Chino Bert, Luigina Sinapi – Una piccola-grande donna, Casa Mariana Editrice 1986, pp. 160, acquistabile con offerta a partire da € 4,00 esclusivamente sul sito dell’editore.
Biografia
scritta da un religioso, già stilista di moda, che aveva conosciuto Luigina.
Rosalia
Azzaro Pulvirenti, La Serva di Dio Luigina Sinapi (1916-1978), Velar-Elledici
2011, pp. 48, € 3,50.
Presentazione
della sua vita e del suo percorso spirituale a firma della segretaria
dell’Associazione in suo nome, nonché membro della Commissione Storica della
sua causa.
Missionarie
della Divina Rivelazione, Tre donne unite dalla Vergine della Rivelazione:
Luigina Sinapi – Suor Raffaella Somma – Madre Prisca Mormina, LUMEN CORDIUM
2019, pp. 100, € 10,00.
Il
racconto di come le esistenze di Luigina e di altre due donne siano collegate
alle presunte apparizioni della Vergine della Rivelazione alle Tre Fontane.
Su Internet
Purtroppo non esiste un sito ufficiale dell’Associazione Amici di Luigina Sinapi, né una pagina Facebook che si rifaccia alla sua vicepostulazione.
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