Bruno Cornacchiola, il veggente della Vergine della Rivelazione (Cammini di santità #49)

 

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Negli ultimi tempi il direttore di Sacro Cuore VIVERE mi ha chiesto di occuparmi, per la mia rubrica Cammini di santità, di molti personaggi caratterizzati da segni, visioni e fenomeni eccezionali. Vincendo la mia ritrosia verso storie del genere, mi sono quindi cimentata nel raccontarle, tenendo sempre presente il mio principio guida: presentare una testimonianza, non sciorinare aridi dati biografici.

L’articolo su Bruno Cornacchiola, che è sul numero di questo mese, non ha fatto eccezione e mi ha permesso di ricordare le occasioni della mia vita in cui l’immagine della Vergine della Rivelazione, titolo sotto cui affermava che gli era apparsa la Madonna nella località delle Tre Fontane a Roma, si è fatta presente.

Credo che la prima sia avvenuta tramite uno speciale di Oggi dove si parlava di apparizioni e santuari: una delle mie cugine di Napoli m’invitò a fare a metà con lei delle immagini da ritagliare, comprese quelle con la statua nella grotta delle Tre Fontane. M’incuriosiva perché aveva un abito diverso da quello delle Madonne (mi si passi il plurale) a cui ero più abituata: soprattutto il lungo velo verde mi colpiva.

Peraltro, a quei tempi Cornacchiola era ancora vivo; sarebbe morto sei o sette anni dopo. Non ricordo se la rivista parlasse della sua conversione, o meglio, della riscoperta della fede cattolica, ma solo molti anni dopo ne ho capito il peso. Inoltre, credevo che le manifestazioni fossero solo quelle iniziali, ma l’uscita di un altro libro mi ha svelato i “sogni-segni”, come li definiva lui, e le ulteriori comunicazioni che asseriva di ricevere sempre dalla Vergine della Rivelazione.

Allo stesso tempo, ho scoperto anche i frutti di quegli eventi: il fatto che si può pregare e celebrare la Messa alla grotta, l’associazione catechistica SACRI, le Missionarie della Vergine della Rivelazione (ne ho anche conosciuta una qui a Milano, nel 2019: era venuta nella mia parrocchia per la Cresima di un ragazzo suo parente). Com’è nel mio stile, mi sono soffermata più su questi ultimi aspetti che sulle profezie e i messaggi, a volte davvero angoscianti, che Bruno trascriveva.

Nel 2022, quando sono stata a Roma per la canonizzazione di Charles De Foucauld, avrei voluto andare alla grotta, ora santuario, non distante dal mio alloggio. Un po’ per non dare fastidio agli altri pellegrini (e anche perché temevo di essere presa per una fissata con apparizioni e simili), un po’ perché il programma era bello denso, un po’ perché non so ancora muovermi bene per Roma,  ho lasciato perdere.

Non sarebbe stato un cattivo fuoriprogramma, a ripensarci: anche Bruno, come san Charles, è passato per un tempo in cui riteneva che la fede dei cattolici fosse qualcosa da disprezzare, anche se, interiormente, gli veniva da interrogare Dio chiedendoGli di manifestarsi a lui.

Neanche pochi mesi dopo, tornata a Roma per il Convegno di studio La santità oggi, sono stata alle Tre Fontane. In compenso, una strana signora, che aveva un banchetto d’immaginette fuori dalla chiesa di Santo Spirito in Sassia, mi ha concesso di prendere due cartoline della Vergine della Rivelazione (ovviamente le ho lasciato un’offerta).

Nell’articolo ho anche scelto di non affermare se la sua causa di beatificazione e canonizzazione è aperta o no. Sul sito di questa postulazione c’è un suo profilo tra i Servi di Dio, ma ignoro se ci siano stati ulteriori passi; se fossero successi, credo che le riviste e i siti che consulto avrebbero sicuramente riportato la notizia.

Forse si sta aspettando un pronunciamento ufficiale circa la genuinità della sua esperienza di fede, prima di avviare la causa per accertare l’eroicità delle sue virtù. Penso proprio che prima o poi ci sarà una dichiarazione del genere, alla luce delle Norme recentemente promulgate, proprio com’è successo, per citare un caso di cui mi sono recentemente occupata sempre nella mia rubrica per la rivista salesiana e anche qui sul blog, per le manifestazioni di Maria Rosa Mistica a Fontanelle di Montichiari.

Pubblico oggi l’articolo su di lui – rivisto dalle Missionarie della Vergine della Rivelazione, che ringrazio – perché è il Primo Venerdì di settembre: i Primi Venerdì in onore del Sacro Cuore, come vedremo, sono stati fondamentali per Bruno, anche se non li aveva vissuti con troppa convinzione.

 

* * *

È il 9 dicembre 1949. Un gruppo di tranvieri e di altri lavoratori romani viene ricevuto in udienza da papa Pio XII, per la recita del Rosario nella cappella dell’appartamento pontificio. Al termine della preghiera il Papa si alza domandando agli astanti se qualcuno avesse il desiderio di parlare. Una voce dice: «Santità, sono io che debbo parlarle».

È il tranviere Bruno Cornacchiola, il quale, facendosi spazio tra i presenti, avanza verso di lui mettendosi in ginocchio. L’uomo gli si avvicina tenendo in mano due oggetti: un pugnale con la scritta “A morte il Papa” e una Bibbia che ha scritto sulla copertina “Questa è la morte della Chiesa cattolica”. Quindi gli chiede perdono per aver interpretato erroneamente la Scrittura e aver meditato di ucciderlo. Pio XII con fare paterno gli sorride, prende in mano quegli oggetti e risponde: «Caro figlio, con ciò non avresti fatto altro che dare un martire e un Papa di più alla Chiesa!». È il tratto culminante della nuova vita di Bruno, che ha avuto inizio quasi due anni prima.

 

Un’infanzia difficile, una fede altalenante

 

Bruno nasce a Roma il 9 maggio 1913, in una famiglia nella quale l'ultima preoccupazione è l'educazione religiosa e la prima la sopravvivenza quotidiana. Riceve il Battesimo per pura consuetudine familiare: è il 15 agosto e suo padre, anche quel giorno ubriaco, domanda di dargli il nome di Giordano Bruno, il filosofo arso vivo per eresia a Campo de’ Fiori. Sarà solo per l’insistenza del sacerdote che riceverà semplicemente il nome di Bruno.

Anche la sua istruzione è trascurata: per questo il ragazzo inizia subito a lavorare, ma viene sempre licenziato, a causa della sua tendenza a rubare parte delle mance. Il 7 marzo 1927, grazie all’aiuto di una benefattrice che gli insegna il catechismo, riceve la Prima Comunione e la Cresima. Rientra a casa disposto a domandare perdono alla mamma, ma lei gli tira uno schiaffo: i buoni propositi diventano presto un ricordo.

Il 6 marzo 1936 Bruno sposa Iolanda Lo Gatto, ma la tradisce molte volte. Poco dopo il matrimonio, si arruola nella Missione Militare Italiana in Spagna, a sostegno dei nazionalisti di Francisco Franco. A Saragozza conosce un soldato tedesco, Otto, che inizia a parlargli di Dio: di lì a poco, tuttavia, scopre che lui è un protestante, quindi non riconosce i dogmi cattolici e l’autorità del Papa. Le sue parole convincono Bruno a comprare il già citato pugnale, ma anche a iniziare a frequentare il culto battista a Roma, diventando un vigoroso propagandista.

Coglie ogni occasione possibile per convincere altri ad aderirvi, compreso il suo nuovo lavoro, questa volta fisso, nell’azienda tranviaria di Roma. Nonostante le lacrime e le preghiere della moglie per la sua conversione, il 25 aprile 1943, giorno di Pasqua, viene battezzato nella nuova confessione.

 

L’incontro con la Vergine della Rivelazione

 

Prima che Bruno entri nella Chiesa battista, Iolanda gli strappa una promessa: che segua la pratica dei Primi Venerdì del mese in onore del Sacro Cuore di Gesù. Lui accetta solo perché spera che la moglie aderisca anche lei al protestantesimo. Le preghiere della donna sembrano vane, tanto che l’intera famiglia passa tra i battisti e poi tra gli avventisti.

Il 12 aprile 1947, Sabato in Albis, Bruno decide di portare i bambini in gita a Ostia, per poter preparare con calma un discorso per confutare i dogmi cattolici relativi all’Immacolata Concezione e la perpetua verginità di Maria. Un disguido lo conduce a cambiare programma: la nuova destinazione è la collina delle Tre Fontane, dove andava da bambino.

Mentre è tutto concentrato nello scrivere la sua relazione, il più piccolo dei suoi bambini, Gianfranco, scompare alla ricerca della palla con la quale stava giocando poco prima. Allertato dai suoi fratelli, il papà si mette a cercare il piccolo. Dopo qualche tempo di vane ricerche, Gianfranco viene ritrovato nei pressi di una grotta. È in ginocchio, come estasiato, e dalla sua bocca si sentono pronunciare queste parole: «Bella Signora, Bella Signora!». Il padre crede che sia un gioco, ma diventa ancora più furioso quando anche Isola, che era andata a raccogliere fiori per la mamma, si mette nello stesso atteggiamento, seguita poco dopo da Carlo. Incapace di scuotere, anche fisicamente, i bambini, Bruno prorompe in un grido: «Dio, salvaci tu!».

Tra le lacrime, ha la sensazione di due mani che gli tolgono un velo dagli occhi: subito anche lui si ritrova in ginocchio, accanto ai bambini. Dal buio della grotta emerge una luce, al cui interno gli sembra di vedere una donna di carnagione olivastra, con i capelli neri coperti da un manto verde, vestita di bianco e cinta ai fianchi da una fascia rosa. Con la mano destra tiene, all’altezza del petto, un libro dalla copertina color cenere; con la sinistra, invece, indica un drappo nero, simile a una tonaca, e un crocifisso in pezzi, nel quale l’uomo riconosce quello che, appena tornato dalla Spagna, aveva spezzato sul proprio ginocchio.

Dopo circa un’ora, Bruno torna alla realtà. Con i bambini, che gli confermano di aver visto la stessa Signora ma di non averne udito le parole, ripulisce la grotta. Subito dopo li porta nella chiesa dell’abbazia trappista delle Tre Fontane, dove ritorna a pregare l’Ave Maria, grazie a Isola che gliela suggerisce. Quindi indica il Tabernacolo e dichiara: «Ricordate che vi dicevo che Gesù nell’Eucaristia, in quel pezzettino di pane bianco, non c’era? Ebbene, adesso mi sento di dirvi che Gesù è là, è presente, è reale!». Sigilla la conversione chiedendo perdono alla moglie e venendo accolto con tutta la famiglia nella parrocchia cattolica di Ognissanti, la stessa chiesa dove aveva spesso inviato i figli a disturbare le funzioni.

 

I frutti nella vita di Bruno e della Chiesa

 

La stessa sera del 12 aprile 1947, Bruno trascrive le parole che ha ascoltato, a cominciare dalle prime: «Io sono colei che sono nella Trinità divina, sono la Vergine della Rivelazione. Scrivi subito queste cose e meditale sempre. Tu mi perseguiti, ora basta! Rientra nell’Ovile santo, l’eterno miracolo di Dio, dove Cristo posò la prima pietra, quel fondamento sulla roccia eterna, Pietro.

Non dimenticare chi ti amava sempre, mai ti ho dimenticato, per sempre nelle tue disdette ti sono stata vicina; perché il giuramento di un Dio è e rimane eterno, è uno e stabile. Ti hanno salvato i nove venerdì del Cuore sacrato di Gesù, promessa divina, che tu facesti prima di entrare nella menzogna e farti nemico di Dio».

Verso la metà di giugno 1947, Bruno e i bambini sono chiamati a deporre davanti a una commissione del Vicariato di Roma: le parole di Gianfranco, secondo il quale la Signora apparsa era «de ciccia», cioè in carne e ossa, impressionano positivamente i monsignori. Anche papa Pio XII viene informato dei primi frutti di quegli eventi e commenta: «Lasciamo che la Madonna faccia quello che noi non sappiamo fare».

Da allora Bruno inizia a girare l’Italia per tenere vere e proprie “confessioni pubbliche”, nelle quali racconta la conversione e riferisce le parole che la Vergine della Rivelazione gli ha ordinato di trasmettere anche attraverso successive apparizioni, messaggi, sogni. Ritiene che la proclamazione del dogma dell’Assunzione di Maria al Cielo, il 1° novembre 1950, a opera di Pio XII, confermi le parole che la Vergine gli aveva riferito nella prima apparizione: «Dopo tre giorni del mio sonno estasi d’amore fui portata al trono della misericordia divina da mio Figlio, con gli angeli, per avere la mediazione delle grazie divine, fra gli ostinati peccatori. Il mio corpo non conobbe corruzione, la mia carne non poteva marcire, e non marcì, per essere Regina dei figli della risurrezione».

Nel 1956 ancora Pio XII concede il culto pubblico alla grotta delle Tre Fontane, davanti alla quale, nell’ottobre 1982, viene eretto un altare. Sotto il pontificato di san Giovanni Paolo II avvengono altri due passi significativi: il riconoscimento di persona giuridica e la denominazione, a partire dal 2 aprile 1997, in «Santa Maria del Terzo Millennio alle Tre Fontane». Il futuro santuario era stato affidato ai Frati Minori Conventuali; oggi invece il rettore appartiene al clero del Vicariato di Roma.

L’11 febbraio 2001, con decreto del cardinal Camillo Ruini, Vicario di Sua Santità per la diocesi di Roma, alcune sorelle della SACRI, l’associazione catechistica fondata da Bruno e tuttora esistente, diventano ufficialmente le suore Missionarie della Divina Rivelazione. La principale collaboratrice di Bruno, Concetta Mormina, ovvero madre Prisca, le guida fino alla fine dei propri giorni.

Nello stesso anno Bruno muore a Casa Betania, sede della SACRI: quel giorno, il 22 giugno, ricorre la solennità del Sacro Cuore. Nel suo testamento spirituale scrive: «Il mio lavoro non è andato sprecato. Non vi lascio un’eredità di ricchezze terrene, ma vi prego di vivere la ricchezza che la Vergine della Rivelazione mi ha dato e vi ho trasmesso: la dottrina della Verità, la Fede e la Carità nella Speranza dell’amore di Dio».

 

Originariamente pubblicato su Sacro Cuore VIVERE 4 (settembre 2024), pp. 20-21 (visualizzabile qui

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