Laura Degan, un annuncio di preghiera e di vita oltre la vita
Forse l’immagine più famosa di Laura; presumo
risalga a quando lei aveva tra i due e i tre anni (fonte) |
Chi è?
Laura Degan (al Battesimo, Laura Daniela) nacque all’ospedale di Padova il 13 dicembre 1987, primogenita di Paolo Degan e Paola Franceschetto. Fu battezzata il 7 febbraio 1988, nella Giornata Nazionale per la Vita della Chiesa italiana, nella chiesa dell’Esaltazione della Croce a Cervarese Santa Croce, il paese in provincia e diocesi di Padova dove visse con i genitori e i nonni. Nei primissimi anni di vita era allegra, vivace, attratta dalla natura e dalle cose belle, anche un po’ vanitosa.
Il 25 febbraio 1990 i suoi genitori ebbero la
conferma che il male al viso che la bambina aveva da qualche giorno era una
malattia neoplastica. Due giorni dopo, Laura entrò per la prima volta in sala
operatoria; la diagnosi fu confermata, ma rimaneva ancora la speranza della
guarigione, se le terapie avessero avuto effetto.
Laura cominciò ad alternare le chemio e le radioterapie
a periodi a casa, compreso, l’8 gennaio 1993, un trapianto di midollo.
Frequentò, per quanto le fu possibile, la scuola materna e, per tre mesi, la
prima elementare; iniziò anche il catechismo. Il 16 maggio 1994 fu nuovamente
ricoverata, per un intervento di chirurgia plastica, dato che il tumore stava
iniziando a deformare il suo viso.
Fu accompagnata dai familiari, sin dal giorno stesso
in cui ricevette la diagnosi, in vari santuari: quelli di San Leopoldo Mandić e
di Sant’Antonio a Padova e quello della Grotta di Lourdes del Beato Claudio
Granzotto a Chiampo. Per due volte, a giugno e a luglio 1994, sua mamma le
organizzò viaggi a Medjugorje.
Il 6 luglio 1994, col permesso del suo parroco,
Laura fece la Prima Comunione. Ricevette l’Eucaristia tutti i giorni, anche a
casa, quando non fu più in grado di uscire. Per le vacanze estive fu ospite dei
nonni materni, nella loro cascina tra le campagne, ma non tornò più nella casa
dei suoi genitori. La sera del 6 agosto 1994, ottenuto l’assenso del vescovo di
Padova, don Rino Brasola, parroco dell’Esaltazione della Croce, le amministrò
la Cresima.
Tra il 9 e il 10 agosto 1994 Laura perse
completamente la vista. Morì l’11 settembre 1994; tre mesi dopo, avrebbe
compiuto sette anni. La sua tomba si trova nel cimitero di Cervarese Santa
Croce.
Cosa c’entra con me?
Quando ero studentessa universitaria, vent’anni fa, non avevo ancora Internet a casa, né un telefonino con cui navigare. Esisteva però il laboratorio informatico, a cui gli studenti potevano fare ricorso per usare la posta elettronica, lavorare alla tesi di laurea e cercare materiale utile.
Naturalmente, tutti ne approfittavano per fare
ricerche serie, ma anche altre nient’affatto inerenti alle materie di studio.
Valeva anche per me: se da una parte navigavo in cerca di vecchi spot
pubblicitari o di qualche notizia su fumetti e cartoni animati, dall’altra
cominciavo a esplorare anche il web cattolico, sempre sperando che nessuno mi
scoprisse (non è mai successo).
In quel modo, sono finita su di un sito ormai non
più online, che conteneva immagini, preghiere, novene e anche interi libri.
Proprio nella sezione dedicata a questi ultimi c’era un testo intitolato La
primavera di Laura, accompagnato da un sottotitolo, Bambina di sei
anni... Avevo un minimo di curiosità, ma non ricordo se l’avessi scaricato.
Alcuni anni dopo, mi trovavo a Napoli in vacanza e,
come mio solito, sono passata per le librerie cattoliche tra via Duomo e largo
Donnaregina. Alla Elledici ho fatto notevoli acquisti, ma il più importante è
quello di “Mi vestirò da angelo”, un piccolo volume (ormai fuori
catalogo, ma su qualche libreria online si può recuperare) in cui i ricordi di
Assunta, nonna materna di Laura, erano rielaborati e arricchiti da
testimonianze postume. Dato che quel libro è datato 2011 e che al suo interno
ho trovato un biglietto dei mezzi pubblici timbrato il 28 dicembre 2011,
dovevano essere le vacanze di Natale.
M’impressionò molto vedere che Laura, pur così
piccola, avesse un intenso amore per la preghiera, incoraggiato dalla mamma e
dalla nonna. Il titolo, poi, mi faceva rabbrividire: messo proprio tra
virgolette, costituiva la risposta a una domanda che Assunta, forse per
distrarre la nipotina, le aveva posto riguardo il modo in cui avrebbe voluto
travestirsi, nel Carnevale dell’anno dopo, quello in cui, com’era ormai chiaro,
non sarebbe più stata viva.
Insomma, provavo pena per lei e per il racconto
delle sue sofferenze. Non avevo ancora capito che, in storie come la sua, non
bisogna cercare il dolore a tutti i costi, ma evidenziare la luce e la
vitalità, che pure l’autore descriveva.
Trascorsi otto anni da quel primo approfondimento,
ecco ricomparire Laura nella mia vita, attraverso una trasmissione di TV 2000.
Il 19 maggio 2020, mentre imbastivo non ricordo più quale post e seguivo,
almeno con l’udito, il programma Bel tempo si spera, ho sentito che
stava per essere raccontata la sua storia, messa in relazione dalla giornalista
Costanza Signorelli, intervenuta in collegamento, con un’esperienza di preghiera a distanza per i bambini: la loro intercessione era impiegata per far finire la
pandemia da coronavirus.
Anche la mamma di Laura, pure lei presente ma con un
servizio registrato, aveva iniziato a partecipare a quegli incontri online. Di
fatto, per sua figlia, pregare era anzitutto restare in comunione col mondo
intero: sicuramente aveva nel cuore, immagino tramite Radio Maria, di cui era
assidua ascoltatrice, le sofferenze dei bambini nella guerra in Bosnia o nel
Ruanda del genocidio.
Dopo quasi tre anni, il 6 maggio 2023, mi trovavo al
santuario della Beata Vergine delle Lacrime di Treviglio. Nella libreria
adiacente c’era un nuovo libro su di lei, scritto proprio da Signorelli, di
cui nel frattempo avevo avuto notizia, quasi snobbandolo; in quel momento, invece,
aveva attirato la mia attenzione.
In effetti, da qualche tempo, avevo pensato di
presentare Laura nella rubrica che mi sono ritagliata sul periodico Agli
amici del venerabile Silvio Dissegna, ma mi ero accorta che, anni fa, era
già stato pubblicato un contributo su di lei. A quell’intenzione, quindi, è
presto subentrata un’altra: dedicarle un post qui, nel trentesimo anniversario
della sua morte, dato che avrei avuto parecchio da raccontare.
A quanto avevo già immaginato di scrivere e che ho
riferito fin qui si è aggiunto un altro elemento. Il 24 febbraio di quest’anno,
in quella che (finora) è l’ultima occasione in cui mi è stato chiesto di
presentare i post più recenti nel programma Verso gli altari di Padre
Pio TV, mi sono ritrovata a interloquire, nei fuori onda ma in collegamento
Skype, proprio con Costanza Signorelli: avrebbe parlato di Laura proprio dopo
il mio intervento.
Sabato 31 agosto, con l’avvicinarsi
dell’anniversario, ho portato con me il secondo libro, approfittando di un
breve viaggio per andare a trovare degli amici. Ho apprezzato molto l’impianto
generale, più tematico che cronologico, così da poter riflettere su quali
aspetti devo ancora fare miei della spiritualità – perché di tale si tratta –
di Laura: principalmente, quello della letizia cristiana (l’autrice usa il
termine “allegrezza”) unita all’ironia (c’è una foto del 1990 in cui si passa
sulla testa, sebbene sia quasi calva, una grossa spazzola). Sento di stare
migliorando, però, sia su questo punto, sia su quello della lode a Dio, che
esprimo soprattutto con l’amore per il canto, che mi accomuna tanto a lei.
Sull’aspetto della fede nell’Eucaristia, mi ha
spiazzata la sua risposta a un sacerdote che, vedendola così piccola, credeva
che non fosse già stata ammessa alla Prima Comunione. Secondo
quanto attestano le testimonianze, la Messa le faceva bene anche se non ci
andava personalmente, mandando quasi in sua vece la mamma.
Ho trovato parecchio interessanti anche i due
contributi finali, che mi hanno permesso di capire come la sua testimonianza
non sia un ricordo lontano e, soprattutto, non sia respinta nella terra dov’è
vissuta e nella comunità cristiana che, come ha raccontato la signora Paola, nei
giorni più difficili ha davvero rappresentato la Chiesa come Madre.
Già nel primo testo, e ancor più nel secondo, avevo
riconosciuto non pochi legami nella Comunione dei Santi tra Laura e molte
figure proposte a modello per i fedeli; peraltro, sono quasi tutte appartenenti
al mondo francescano.
Tra i Cappuccini, aveva ben presente anzitutto san
Leopoldo Mandić, canonizzato quattro anni prima che lei nascesse, ma la cui
fama è diventata ancora più forte dopo il Giubileo della Misericordia. A lui ha
chiesto la grazia della guarigione fino all’ultimo, scrivendola perfino, con la
sua grafia incerta, nel registro delle preghiere del santuario.
Inoltre, è accertato che un giorno, in occasione di
una missione al popolo, le parve di riconoscerlo in uno dei Cappuccini
missionari: le è bastato vedere il saio e la barba lunga per equiparare quel
religioso a «nonno Poldo», come lo chiamava lei (ignoro se avesse inventato quel nomignolo, che mi
ha fatto sorridere e intenerire quando l’ho letto per la prima volta, o glielo
avesse suggerito qualcuno). Peraltro, nel post che avevo dedicato a san Leopoldo, avrei
dovuto specificare che attraverso il primo libro su di lei avevo iniziato a
capire qualcosa in più sul suo conto.
Anche con san Pio da Pietrelcina, all’epoca neanche
Beato, aveva un legame particolare. A volte, per riposare tranquilla, usava
un’audiocassetta con la sua voce, che nonna Assunta le faceva ascoltare.
L’ultima invocazione che la mamma lanciò al Cielo poco prima di vederla
spirare, poi, fu proprio a padre Pio, un cui santino posò sul collo della
bambina, mentre la teneva tra le braccia. Sento infine che, come per il Santo
di Pietrelcina, armarsi di preghiera e aggrapparsi al Rosario fossero gli unici
mezzi a sua disposizione per non arrendersi né lamentarsi.
Anche due Frati Minori del Primo Ordine hanno favorito
il suo amore per Dio, a cominciare dal Beato Claudio Granzotto, il frate
scultore conosciutissimo in Veneto per la grotta di Lourdes fatta costruire da
lui medesimo, con le statue della Madonna e di santa Bernardetta scolpite dalla
sua mano. Proprio lì, Laura ricevette la Comunione per la seconda volta.
Il secondo, invece, è stato da lei conosciuto
direttamente e personalmente: si tratta di padre Daniele Hechich, il quale già
in vita godeva fama di santo e che, dal 2020, ha la causa di beatificazione in
corso (a quel che so, è ancora in fase diocesana). La madre, incinta di lei,
era andata a trovarlo per chiedere la sua benedizione, rinnovata da padre
Daniele dopo la nascita (fu battezzata Laura Daniela proprio in suo onore;
anche il terzogenito dei Degan, nato molti anni dopo Laura, si chiama Daniele);
almeno una volta, l’ha fatto in modi umanamente difficili da spiegare.
Un Santo a lei contemporaneo, infine, è papa
Giovanni Paolo II: oltre a pregare per lui, gli mandò, mediante la nonna,
disegni e offerte in denaro, che ricevevano sempre risposta tramite la
Segreteria di Stato vaticana.
Vale la pena di notare che il giorno in cui Laura,
se fosse rimasta in vita, avrebbe compiuto sette anni, ovvero il 13 dicembre
1994, è lo stesso in cui il Papa polacco firmò la Lettera ai bambini, a conclusione
dell’Anno della Famiglia: un’altra combinazione che, sul piano della fede,
suona come provvidenziale.
Quanto a esperienze simili, una sarà sicuramente
venuta in mente all’autrice della sua ultima biografia, quando si è accinta a
raccogliere le testimonianze su di un altro bambino il quale, nei suoi ultimi
mesi di vita, si era sentito accompagnato in maniera speciale dagli angeli: mi
riferisco a Davide Fiorillo, sul quale ho scritto qui.
Per quel che mi compete direttamente, c’è ancora un
collegamento. Laura realizzò l’ultimo dei suoi tanti disegni il giorno della
Madonna del Carmelo, ovvero il 16 luglio 1994: quel giorno, io compivo dieci
anni.
La storia di Laura è stata più volte presentata sui
media, ma nulla sarebbe stato possibile se la nonna avesse ignorato il
consiglio del proprio direttore spirituale e non avesse pertanto scritto La
primavera di Laura. I nuovi mezzi di comunicazione le hanno dato un veicolo
ancora più grande, con un’esplosione nel tempo della pandemia.
Il 14 dicembre 2020 (il giorno dopo quello che
sarebbe stato il trentatreesimo compleanno di Laura), la signora Paola era
ospite in diretta di Bel tempo si spera, in collegamento a distanza per
le norme anti-pandemiche.
Ammetto che, quel giorno, mi sono innervosita:
dall’altro intervento erano trascorsi sette mesi. Avevo lasciato vincere quello
spirito cattivo che vorrebbe che io non dedicassi le mie giornate a scrivere di
Santi e affini, né a seguire trasmissioni o leggere libri che li riguardano.
Ascoltando attentamente, in preparazione a questo post, ho riconosciuto che lei
vuole semplicemente condividere il “tesoro in Cielo” che le è stato dato
diventando sua madre, anzi, rimanendolo per sempre.
Non esiste il video singolo dell’intervento: nel
filmato qui sotto, va da 31:22 a 43:03.
Il suo Vangelo
Due immagini vengono in mente quando si approfondisce Laura: la primavera e l’angelo. La prima si riferisce a quella sua poesia (la chiama così, ma è più un insieme di brevi pensieri) che ha dato il titolo anche al libretto firmato dalla nonna.
Presumo sia nato per la scuola, perché, sul foglio su
cui l’ha scritto, c’è un voto «bravissima Ciao!» in penna rossa, immagino della sua maestra, accompagnato dalla data
15/5/94: risale, quindi, al periodo in cui fu ricoverata per l’intervento di
chirurgia plastica.
Dato il suo legame col francescanesimo, la sua
meraviglia per la primavera, stagione in cui la vita esplode, vergata però
mentre doveva stare chiusa in una camera sterile, è quasi ravvicinabile al
Cantico delle Creature, ricondotto dagli studiosi al tempo in cui san Francesco
d’Assisi stava ormai diventando cieco.
L’immagine dell’angelo, di cui ho già dato
spiegazione, viene invece comunemente intesa come una premonizione dell’inizio
della sua vita beata. Secondo me, invece, Laura voleva davvero travestirsi così
a Carnevale. Allo stesso modo, intendeva
continuare a vivere e fare una grande festa tre giorni dopo la guarigione, di
cui rimase fermamente convinta fino all’ultimo; quel lasso di tempo, invece, è
intercorso tra la morte e il funerale.
Solo quando la sua fine terrena era quasi giunta, ha
imparato ad accettarla, confermata dal silenzio del suo amico padre Daniele,
quando la madre, per conto suo, gli chiese quando sarebbe guarita.
Nella notte tra l’8 e il 9 settembre 1994, fu udita
parlare, con un filo di voce, con interlocutori invisibili:
Sì, sì, va bene, ho capito, va bene.
Quando Paola le chiese con chi stesse parlando, la
bambina, con totale semplicità, le rivelò che Gesù Bambino e la Madonna erano
venuti a farle visita, accarezzandole la fronte perché stava male e sedendosi
sul suo lettino. Allo stesso modo, il 18 luglio 1994, aveva dichiarato di
vedere un angelo biondo, ricciolino, vestito di bianco e con le ali
trasparenti.
La verità su questi incontri, come le parole a cui
lei ha risposto “sì”, è rimasta nel cuore di Laura. Di più tangibile c’è la
certezza da cui moltissimi, ben al di là del suo paesino e del nostro Paese,
sono animati e accompagnati quando pensano a lei.
Per saperne di più
Costanza Signorelli, Nata per il Paradiso - La straordinaria vita di Laura Degan, Edizioni Omni Die 2020, pp. 107, € 10,00
Biografia che mette in evidenza i punti base della
sua spiritualità: l’allegrezza, lo sguardo di Gesù, la lode a Dio, il rapporto
con l’Eucaristia e la devozione alla Madonna.
Vera Bonaita, Laura Degan, Velar 2020, pp. 24, € 5,00
La storia di Laura raccontata principalmente ai
bambini come lei.
Su Internet
Sito dedicato a lei
Pagina Facebook ufficiale
Il testo integrale de La primavera di Laura è presente, attualmente, qui.
Commenti
Posta un commento