Immagini speciali #5: Maria, una Bambina piena di grazia

 

Un po' d'immagini di Maria Bambina dalla mia collezione (trovate l'"intrusa" )

Ultimamente sto assistendo a un rinnovato interesse per la devozione a Maria Bambina, principalmente in relazione alla statua di cera conservata nell’omonimo santuario di Milano. Proprio oggi ricorre il centoquarantesimo anniversario del primo miracolo collegato a essa, ossia la guarigione della novizia Giulia Macario (poi prese il nome di suor Maria Bambina), delle Suore di Carità delle Sante Bartolomea Capitanio e Vincenza Gerosa, che proprio nel primo centenario di quel prodigio hanno assunto ufficialmente la denominazione di “Suore di Maria Bambina”.

Non sto a ripetere la storia di quell’immagine, facilmente reperibile altrove (ad esempio, nel video che pubblico più sotto), ma racconto, come faccio sempre in questa rubrica, come sono entrata in contatto con essa e quali frutti spirituali ne ho ricavato.

 

Decisamente, una pessima prima impressione

 

Pur essendo nata e cresciuta a Milano, non conoscevo affatto il santuario di via Santa Sofia. Sapevo a stento che il nostro Duomo è dedicato a Maria Nascente, come recita l’iscrizione posta sulla facciata. Ero più abituata a vedere la Vergine Maria come Bambina, ma sui sei-sette anni, nelle statue o nei dipinti che la raffiguravano accanto alla madre sant’Anna, al padre san Gioacchino, o a entrambi.

Avevo da poco ripreso a interessarmi a Santi e affini, dopo quella sorta di crisi di rigetto vissuta nell’adolescenza (ma nella quale non avevo smesso di pregare, né di frequentare la parrocchia e nemmeno di accostarmi ai Sacramenti). Mi ero procurata un libro in cui, per ogni giorno dell’anno, era presentata la biografia di un Santo, con la relativa immagine.

Non so per quale ragione, all’8 dicembre, non c’era una raffigurazione di Maria Immacolata, ma in fasce, con una strana smorfia sul viso. Mi venne da esclamare che fosse bruttissima, però, allo stesso tempo, m’incuriosiva.

Non molto tempo dopo, ho rivisto dopo anni Beatrice, una ragazza che frequentava la mia parrocchia di nascita. Vedendo che aveva al collo una medaglia che raffigurava la stessa Maria Bambina in fasce, mi sono sentita di chiederle di pregarla per me, non so per quale ragione.

 

La prima volta al santuario

 

Non ho memoria esatta della prima volta in cui ho varcato la porta del santuario di via Santa Sofia 13. Sicuramente non doveva essere prima di vent’anni fa, quando avevo iniziato a frequentare i corsi universitari nella sede distaccata dell’Università Statale, proprio nella stessa via.

Ricordo però che mi trovavo proprio sulla soglia, dopo aver letto la targa “Santuario Maria SS. Bambina”, che subito mi ha ricordato quell’immagine sul libro. Poco dopo, ho sentito uno strano rumore e ho visto la porta aprirsi da sé: interiormente ho invocato il Signore perché mi ero impaurita, ma non avevo notato la targhetta che indicava, appunto, l’apertura automatica.

Una volta entrata, mi sono trovata, alla mia sinistra, una portineria e una suora che mi salutava. Ancora intimidita, ho chiesto se lì ci fosse una chiesa. La suora rispose che dovevo andare avanti e aprire (stavolta a mano) un’altra porta. Da lì sono entrata in un portico che, da una parte, aveva delle pitture che raccontavano la storia della statuetta, dall’altra era chiuso con vetri trasparenti. Ho seguito le indicazioni per il santuario e sono entrata, ma non ricordo cos’abbia fatto poi.

Sicuramente ho preso delle immaginette, come faccio spesso. Proprio sul davanti di quelle immagini, ho letto questa frase: «Alza, Maria, la tenera manina e donaci la tua benedizione». Era attribuita a un tale “S. B. Capitanio”: non sapevo ancora che, invece, si trattasse di una Santa, fondatrice delle suore custodi della statuetta insieme a santa Vincenza Gerosa e con l’innegabile apporto del Servo di Dio Angelo Bosio. Soprattutto, mi suonava strana: come faceva ad alzare la mano, se era tutta in fasce?

Insomma, da allora ho iniziato a frequentare il santuario nelle ore libere dallo studio e anche a partecipare alla Messa feriale. Quando poi ho scoperto la storia dell’immagine, mi ha fatto sorridere leggere che la novizia Giulia, dopo essersi alzata guarita al passaggio della statua (a cui si era accostata, per quel che le era possibile), fu così felice che la strinse a sé… staccandole la testa dal collo! In effetti, quella statua aveva già un centinaio d’anni; le suore la tiravano fuori solo il giorno della festa, perché, essendo di cera, si era ingiallita e non ispirava molta devozione.

 

Invocando la “Sacra Crisalide”

 

Nel 2005 è arrivato nella mia parrocchia un sacerdote molto ferrato su Santi, devozioni e simili. Sono quasi subito andata d’accordo con lui, tanto più che ho scoperto che, a sua volta, amava molto Maria Bambina, al di là del fatto che sua madre si chiama così. La definiva “Sacra Crisalide”: effettivamente, con quella fasciatura bianca, sembrava proprio un bozzolo di farfalla.

Sono tante le occasioni in cui l’ho invocata: quando i miei genitori hanno avuto problemi di salute; quando Giovanni Paolo II era in agonia (ci torniamo dopo); quando la mia vicina di casa non riusciva ad avere il secondo figlio e, quando questo è nato, era in sofferenza nell’incubatrice; per le mie amiche sposate e senza figli (due sono poi diventate madri) e per mia sorella nella stessa situazione; per la vocazione di una mia amica, poi suora in un altro istituto, e per quelle dei sacerdoti giovani con cui avevo a che fare. Ho anche portato parte dei fiori che avevo ricevuto in occasione della laurea specialistica, in rendimento di grazie per la conclusione dei miei studi universitari.

Più di una volta, quando ho dovuto partecipare a qualche matrimonio o Battesimo, ho regalato dei quadretti di Maria Bambina, o delle piccole statue di plastica: quelle di cera mi piacevano, ma intendevo fare solo un piccolo pensiero. Spesso, nel pacchetto, aggiungevo la bambagia di Maria Bambina, piccoli fiocchi di cotone impacchettati dalle suore e, ancor prima, accostati direttamente alla statua, normalmente protetta da un vetro allarmato.

Soprattutto, ho chiesto alla Madonna due grazie che mi riguardavano personalmente. La prima era quella di trovare una vera amica, con cui condividere la fede e la ricerca del volere di Dio sui di me. La grazia mi è stata concessa, proprio quando le suore del santuario mi hanno indirizzata in una delle mie attuali parrocchie (ma non sapevo ancora che sarei andata ad abitare là), per farmi conoscere i giovani del luogo e andare con loro a Lovere, nella casa madre: una di essi è diventata la mia migliore amica.

La seconda richiesta era quella a cui mi stava guidando il sacerdote che, da qualche tempo, era diventato il mio direttore spirituale: avere una vita più semplice e semplificata. Su questo ho ancora molto da invocare, sebbene ora abiti un po’ più lontano dal centro città e non ho quasi più occasione di entrare al santuario (ma almeno un pensiero, quando ci passo davanti con l’autobus, lo lancio).

Nel corso delle mie prime visite, la suora addetta alla sacrestia m’insegnò una breve giaculatoria: «Santa Bambina, pensaci tu che tanto sei cara al Cuor di Gesù!». Trovavo più significativa la frase di santa Bartolomea presente sui santini, ma col tempo ho capito che anche quell’espressione aveva il suo valore.

 

Altri incontri con Maria Bambina

 

In altri luoghi mi è capitato di trovare copie dell’immagine di via Santa Sofia: non solo a Milano, per esempio nella cappella della Clinica Mangiagalli, o nelle chiese di San Marco e San Bernardino alle Ossa, oppure, ovviamente, a Lovere (non ricordo se a San Giorgio o nel santuario delle Sante Bartolomea e Vincenza).

Dieci anni fa, poi, in un angolo della chiesa di Sant’Anna a Gerusalemme, sorta sul presunto luogo della casa paterna della Madonna, ho notato un piccolo ricamo in cui Maria Bambina era rinchiusa in una stella.

Nel 2022, in occasione del pellegrinaggio per la canonizzazione di Charles De Foucauld, uno dei sacerdoti del mio gruppo indicò a me e compagni di lasciare i bagagli all’Istituto Maria SS. Bambina, veramente vicinissimo alla basilica di San Pietro.

Quando siamo tornati a riprenderli, abbiamo potuto visitare brevemente l’interno della casa, letteralmente presa d’assalto in occasione di grandi eventi vaticani, e scattare qualche foto dalla terrazza panoramica, anch’essa molto sfruttata perché da lì, quando c’è l’elezione di un nuovo Papa, si vede benissimo la fumata bianca (recentemente l’ho vista anche in un programma di Alberto Angela).

Con l’occasione, ho visitato anche la cappella, dove una copia della Maria Bambina “milanese” non poteva mancare, e salutato le suore: ho riferito che conoscevo bene loro, le Sante, don Bosio, Lovere e il santuario di via Santa Sofia e che avevo una loro comunità in una delle mie parrocchie

Dallo scorso anno le Suore di Maria Bambina non sono più presenti dalle mie parti. Il loro ricordo continua, non solo nella statua che ogni anno esponevano l’8 settembre, ora collocata in sacrestia.

Otto mesi fa mi ha stupita vedere, nel programma Indagine ai confini del sacro di TV 2000, una puntata tutta dedicata al santuario, alla statua e alle parole delle suore: eccola.


 

Altre immagini diverse ma uguali

 

Nel corso delle mie prime esplorazioni del web cattolico, avevo scoperto la storia di un’apparizione di Maria Bambina in Messico, della statua che derivò da quelle visioni e di come una sua copia finì in mano a una ragazza che, in seguito, fondò la congregazione delle Ancelle dell’Immacolata Bambina. Lì non è una bimba in fasce, ma sui due-tre anni, con un vestitino lungo.

Più direttamente, a Portici, la mia città delle vacanze, la parrocchia principale è intitolata alla Natività della Vergine e a san Ciro, il medico, eremita e martire che per secoli ha costituito il “medico santo” per eccellenza a cui soprattutto i napoletani si rivolgevano.

Pur avendo, sull’altare maggiore, un dipinto della scuola di Luca Giordano, che raffigura appunto la nascita di Maria, alcuni devoti, intorno al 2006, hanno pensato di donare una statua in stile napoletano: anche lì la Madonna è in fasce, ma ha le braccia di fuori e le si vedono i capelli. La sua festa è accompagnata da un triduo di Messe e predicazioni speciali, ma nella Messa più solenne dell’8 settembre, a tutti i presenti (specie ai bambini) vengono donati confetti benedetti.

 

Giovanni Paolo II, Maria Bambina e le sue suore

 

Proprio per la vicinanza dell’Istituto Maria Bambina a San Pietro, le Suore di Maria Bambina sono state molto amate dai Pontefici. Il 16 giugno 2023 sono state visitate anche da papa Francesco, senz’alcun preavviso.

Altrettanto a sorpresa, per quel che mi è stato raccontato, fu la visita di san Giovanni Paolo II al santuario di Milano: non era una tappa prevista, all’inizio, nel viaggio apostolico per i trecento anni dalla morte di san Carlo Borromeo (del quale, peraltro, portava il nome di Battesimo). Da allora, accanto all’immagine, è accesa una lampada, che le suore hanno deciso di tenere accesa anche quando il Papa polacco morì, come preghiera per tutti i successori di Pietro che sarebbero venuti dopo di lui. Una volta beatificato, hanno avuto il dono di una sua reliquia ex sanguine, in una fialetta collocata in un reliquiario posto sull’altare che si trova a sinistra delle panche (il santuario è a navata unica).

 

Un canto rinnovato e uno meno noto

 

Partecipando alle celebrazioni per l’8 o il 9 settembre di ogni anno, mi sono accorta che, tra i canti proposti, c’era una rivisitazione del notissimo Mira il tuo popolo. Ignoro chi sia l’autore di queste parole adattate alla Maria Bambina “milanese” (soprattutto la seconda e la terza strofa mi sembrano scritte pensando alla culla su cui è adagiata la statua e al suo rivestimento bianco e oro), ma credo che sarebbe interessante proporlo in altre località dove lei è venerata sotto questo titolo e con quell’immagine.

Ecco quindi il testo (comprensivo di alcuni errori, presumo di battitura, presenti nel sussidio in uso per i fedeli):

 

Mira il tuo popolo, Santa Bambina,

che a te sen viene sera e mattina.

A chieder supplice grazia e mercé

Santa Bambina prega per me!

 

Alla tua culla sparsa di fiori

lascia o gran Vergine ch’anch’io t’onori.

Questo mio cantico consacro a Te.

Santa Bambina prega per me!

 

In bianca seta in fascie d’oro

qui stai rivolta o mio tesoro:

giglio più candido di te non v’è:

Santa Bambina prega per me!

 

Sei così bella così graziosa

o immacolata dolce amorosa:

Sei madre, sposa figlia di Re;

Santa Bambina prega per me!

 

Quando ti guardo nel tuo bel viso

provo le gioie del paradiso:

i tuoi begli occhi rivolgi a me!

Santa Bambina prega per me!

 

Dei tuoi devoti Santa Bambina

sempre dimostrati Madre e Regina:

fida speranza ripongo in te:

Santa Bambina prega per me!

 

A Barrafranca, invece, è in uso solo una strofa, leggermente diversa:

 

Mira il tuo popolo santa Bambina

che a te si viene sera e mattina

questo mio canto confida in Te

santa Bambina prega per me.

Sempre al santuario di Milano, ho spesso sentito cantare le suore, al termine della Messa, la frase della loro fondatrice che citavo prima:

 

Alzate, o Maria,

dalla vostra culla,

alzate la tenera vostra manina

e a tutti impartite

la santa benedizion,

e a tutti impartite

la santa benedizion.

Forse può suonare antico, perché si da del “voi” alla Madonna, ma ha comunque valore storico. Penso che al santuario abbiano una partitura o qualcosa del genere, ma presumo che circoli solo oralmente.

Concludendo

 

Ancora di più negli ultimi tempi, quindi, Maria Bambina sta diventando una presenza cara a tanti fedeli. Quasi mi sentivo come se qualcuno mi avesse tolto qualcosa di prezioso, ma ho capito di dover essere felice: tramite questa devozione, tanti altri capiranno come vivere in maniera più semplice, consegnando alla Madonna le proprie inquietudini e ringraziandola se riusciranno ad appianarle, o almeno ad affrontarle.

Con santa Bartolomea, la quale mi consta che non abbia mai visto l’immagine che da oltre centoquarant’anni è in mano alle sue figlie spirituali, ma conosceva di certo la meditazione sull’infanzia di Maria, mi viene quindi da pregare (il testo è da qui) sin d’ora, in attesa di poter tornare al santuario (stasera avrei voluto andare a Messa lì, ma è in vigore lo sciopero nazionale dei mezzi di trasporto):

 

Cara Bambina e Mamma, ai piedi della vostra Culla ora mi pongo. Qui imparerò ad amare Dio, a servirlo con fedeltà, insomma a farmi santa. Riguardatemi con benignità e compassione ed ascoltate le mie suppliche. Cara Bambina, per amore della vostra infanzia donate anche a me una santa spirituale infanzia, per cui, a guisa dei fanciulli, io non abbia volontà, intelletto, desiderio che per quello che vuole Iddio. Datemi la grazia di rinascere con voi a una vita spirituale e devota; la grazia di amarvi e farvi amare (Scritti III, 740, 741, 732).

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