Albino Badinelli: un grido di pace per salvare molte vite
Albino in divisa (per gentile concessione del Comitato Albino Badinelli) |
Chi è?
Albino Badinelli nacque il 6 marzo 1920 ad Allegrezze, frazione del comune di Santo Stefano d’Aveto e in diocesi di Piacenza-Bobbio, settimo degli undici figli di Vittorio Badinelli e Caterina Ginocchio. Trascorse l’infanzia nel suo paese natale, frequentando le scuole, partecipando alle feste religiose (anche come membro dell’Azione Cattolica) e aiutando i familiari nei lavori dei campi.
Nel 1939 iniziò gli studi alla Scuola Allievi
Carabinieri “Cernaia” di Torino, per realizzare il sogno che aveva da sempre:
diventare carabiniere. Proprio nel giorno del suo giuramento di fedeltà alla
Patria, il 10 giugno 1940, arrivò la notizia dell’entrata in guerra dell’Italia
al fianco di Francia e Germania. Albino, ormai carabiniere ausiliario, venne
quindi obbligato a partire per il fronte: dopo alcuni mesi a Scicli e a Napoli,
il 22 settembre raggiunse la città di Knin, attualmente in Croazia.
Smobilitato tra il 1942 e il 1943, venne
destinato alla Stazione dei Carabinieri di Santa Maria del Taro, frazione di
Tornolo, in provincia di Parma. Un attacco da parte di alcuni partigiani,
tuttavia, distrusse la caserma: lui e il collega Fabio Morelli ricevettero l’ordine
di tornare a casa.
Nell’estate del 1944, Albino riprese a
lavorare nei campi accanto ai familiari, tornò alla vita di parrocchia e
riallacciò le relazioni in paese. Iniziò anche un fidanzamento con una ragazza,
Albina, approvato dai rispettivi familiari.
Ai primi di agosto 1944, la lotta tra
nazi-fascisti e membri della Resistenza arrivò anche nella Val d’Aveto: il 29
agosto, dopo due giorni di battaglia, Allegrezze fu data alle fiamme. Il
maggiore Gerolamo Cadelo, alla guida della Divisione Monterosa, che aveva preso
il controllo di Santo Stefano d’Aveto, annunciò una rappresaglia: se non si
fossero presentati tutti i giovani “sbandati”, particolarmente quanti avevano
lasciato l’esercito regolare per entrare nel movimento partigiano, avrebbe
fatto fucilare venti ostaggi e i prigionieri e, infine, incendiato tutte le
case del borgo.
Albino non condivideva i metodi e le azioni
dei fascisti: per questa ragione, il 2 settembre 1944, accompagnato dalla
madre, si presentò alla Casa Littoria, ovvero alla sede del comando fascista;
protestò di fronte al comandante, invocando la pace. Di fronte a quel gesto di
consegna, il maggiore lo condannò immediatamente a morte.
Ad Albino non fu concesso di confessarsi.
Grazie all’aiuto di un giovane, poté comunque scambiare qualche parola con
monsignor Giuseppe Monteverde, un anziano sacerdote nativo di Santo Stefano d’Aveto,
mentre camminava verso il luogo dell’esecuzione: diede il suo ultimo addio alla
madre e ai compaesani e affermò che perdonava i suoi uccisori.
Ribadì il suo perdono anche di fronte al
plotone di esecuzione, facendo proprie le stesse parole di Gesù e baciando il
crocifisso che gli aveva dato monsignor Monteverde: fu quindi ucciso con le
spalle contro il muro del cimitero di Santo Stefano d’Aveto, con due colpi di
fucile al cuore e uno alla testa.
Grazie all’intervento dei suoi familiari, la
sua salma, prelevata dalla vecchia parrocchiale di Santo Stefano, dov’era stata
lasciata come monito per gli abitanti, che erano stati risparmiati tutti, poté
essere sepolta nel cimitero di Allegrezze.
L’inchiesta diocesana su vita e offerta della vita del Servo di Dio Albino Badinelli fu aperta il 26 febbraio 2022 nella diocesi di Chiavari, in collaborazione con l’Ordinariato Militare per l’Italia. Il Tribunale ecclesiastico di competenza sarebbe stato quello di Piacenza-Bobbio, ma la postulazione ha ottenuto il trasferimento anche per ascoltare più facilmente i testimoni rimasti in vita (tra Chiavari e Santo Stefano la distanza è molto breve).
Cosa c’entra con me?
Credo fossero i primi di settembre del 2018, quando il webmaster dell’Enciclopedia dei Santi; Beati e Testimoni mi segnalò una richiesta che era arrivata da un tale Tommaso Mazza: inserire una scheda biografica di Albino Badinelli, in quanto era il presidente del Comitato nato a suo nome (oltre che suo pronipote: sua nonna paterna, Agnese, era una dei fratelli di Albino).
Ho quindi preso contatto direttamente con
lui, facendomi inviare la scheda che aveva già predisposto e altro materiale
per chiarire miei eventuali dubbi: la mail che contiene quegli allegati è
datata 12 settembre 2018.
Lì per lì mi era sembrato di trovarmi di
fronte a un personaggio molto simile a Salvo D’Acquisto, che già conoscevo, ma che da qualche
tempo avevo iniziato ad approfondire: entrambi nell’Arma dei Carabinieri, molto
religiosi, che contribuivano col canto alle celebrazioni in chiesa;
soprattutto, simili nella modalità con cui avevano accettato di morire per
salvare la vita di qualcun altro.
Rimaneggiai la scheda, inviandola all’autore
originale, promettendo in pari tempo che mi sarei occupata di Albino anche qui sul
blog. La promessa si sta compiendo solo ora perché, tra le varie ragioni, pensavo
che sarebbe stato più opportuno avere informazioni certe sulla causa di
beatificazione: nella risposta alla mail con la scheda approvata, Tommaso mi
aveva lasciato intendere che fossero in corso le fasi preliminari, che
avrebbero anche potuto condurre a un nulla di fatto.
Mentre leggevo il testo, mi erano venute, come
immaginavo, alcune domande. Una era poco più di una curiosità, legata agli
ultimi istanti della vita di Albino: perché monsignor Monteverde, che non poté
confessarlo ma l’accompagnò alla morte, fisicamente e spiritualmente, lo avesse
affidato proprio alla Madonna di Guadalupe. La ragione, mi spiegò il mio
interlocutore, è che a Santo Stefano d’Aveto c’è un santuario mariano con
quell’invocazione e che, sicuramente, era caro anche ad Albino.
Parecchio tempo dopo, quella storia mi tornò
alla mente: fu Tommaso stesso, che nel frattempo era stato ordinato sacerdote,
a incalzarmi. Neanche allora, però, gli diedi retta: l’ho fatto solo il 18
gennaio di quest’anno, dopo che, arrivandoci per altre strade, ho letto la
notizia della prima sessione del processo diocesano.
Mi venne naturale porgli una domanda a cui,
sei anni fa, non aveva potuto darmi risposta: se alla fine fosse stato scelto
d’indirizzare la causa per dimostrare l’eroicità delle virtù, il martirio in
odio alla fede con una connotazione virata verso la carità, o l’offerta della
vita. Don Tommaso rispose che era stata presa in considerazione proprio la
terza via: Albino, in effetti, sapeva di andare incontro a morte certa se si
fosse consegnato al comando fascista.
Solo oggi, quindi, dopo il caso dell’eccidio dell’Acquasanta e dell’uccisione di don Stanislao Bartkus e Mario Bellino, di cui ho raccontato qui, mi sono sentita di saldare il debito con il pronipote parlando di Albino: l’ottantesimo della sua morte era un’occasione veramente da non perdere.
Ho quindi letto il primo abbozzo di biografia
che don Tommaso aveva fatto stampare in proprio già nove anni fa, e che nel
2019 ha ricevuto una nuova edizione, per capire meglio la vita del giovane
carabiniere prima della sua consegna definitiva.
Immagino che le ricerche della commissione
storica e l’ascolto dei testimoni ancora in vita abbiano portato nuove
acquisizioni, ma intanto mi sono fatta bastare quello che è al momento
disponibile: l’amore per la sua terra e gli abitanti della Val d’Aveto, ma
anche gli svaghi come la poesia, il disegno e la pittura e la cura per il canto
in chiesa, che me lo rende particolarmente affine.
Già dai primi contatti, mi è venuto da elogiare
la tenacia del Comitato: i suoi componenti non si sono accontentati di tenere
per sé la testimonianza di Albino, né di ritenerlo “santo secondo noi”, ma si
sono impegnati – e lo fanno ancora adesso – per far capire che in lui si è
manifestato un aspetto particolare del messaggio cristiano.
Inoltre, non hanno taciuto che proprio la sua
fede è stata il motore delle sue azioni, compresa l’ultima. A volte, in
effetti, di molti eroi civili viene messo in secondo piano il lato credente,
quasi che sminuisca la portata del gesto estremo che li ha resi famosi: va
evidenziato, ma non troppo, così da attrarre chi ne è interessato ed evitare di
respingere chi, dalla fede, si considera lontano.
Il suo Vangelo
Appunto, la testimonianza di Albino traduce tanto concretamente, quanto dolorosamente, il dare la vita per gli amici che Gesù per primo ha mostrato al mondo. Nel caso del giovane carabiniere, “amici” erano per prima cosa i compaesani, sia quelli che lo conoscevano, sia quelli che l’avevano incrociato in chiesa o nelle feste popolari. Nei suoi lavori pittorici ricorrono vedute del suo paese, anche quando si trovava a Napoli in attesa di sapere la destinazione per il fronte; anche il suo ultimo disegno, rimasto incompiuto, è un paesaggio dell’Avetano.
Anche la scelta di entrare tra i Carabinieri
era probabilmente dettata dal desiderio di essere utile alla gente: per questa
ragione, è facile immaginare il suo disappunto quando, fresco di giuramento, ha
appreso di dover partire per la guerra. In quella circostanza, ha accettato il
volere di Dio, proprio come invitava ripetutamente a fare nelle sue lettere. Purtroppo,
quelle alla fidanzata Albina non sono a disposizione: lei volle portarsele nella
tomba.
Ad esempio, Albino scrisse al fratello Antonio, l’8
giugno 1942, dopo aver appreso una notizia spiacevole:
Ma ci vuole pazienza
sempre, con speranza in tutto: bisogna prendersela con un poco di allegria, in
modo da conservare sempre il morale all'altezza necessaria per affrontare il
destino. Dio sarà la nostra guida.
Dotato di questa speranza, ha affrontato il
maggiore Cadelo, terminando il suo appello con la parola: «Pace!». Un’invocazione
che oggi, a settant’anni di distanza, è sempre più necessaria.
Per saperne di più
Tommaso Mazza, L’Amore più grande, Youcanprint 2019, pp. 68 (scaricabile da qui)
Il primo tentativo di stendere una biografia
di Albino, con alcuni suoi scritti e disegni e le testimonianze di chi l’ha
conosciuto.
Elio Esposito, Albino Badinelli – Senza mai
perdere la fede, Booksprint Edizioni 2020, pp. 244, € 16,00.
Romanzo che intreccia il dato storico con
elementi di finzione.
Su Internet
Sito ufficiale del Comitato Albino Badinelli, che promuove la sua causa
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