Io c’ero #21: a Roma, per i 10 nuovi Santi (prima parte)
Dovrebbero correggere l'icona con "Sanctus", ormai |
Finalmente riesco a trovare il tempo per raccontare le esperienze che ho vissuto dal 13 al 15 maggio scorsi, nel pellegrinaggio organizzato dalla Pastorale Giovanile diocesana per la canonizzazione di Charles de Foucauld. Ho già steso una cronaca distaccata per il Portale della Diocesi di Milano, ma ci sono elementi, fatti e incontri che non potevo includere, sia per il taglio dell’articolo, sia perché mi riguardano direttamente.
Le foto sono tutte opera mia.
L’antefatto
Non era la mia prima visita a Roma, anzi, la settima: ho raccontato qui sul blog quella del 2011, del 2013, del 2016 e del 2018. Era, in compenso, la prima volta in cui partecipavo a una Messa con la canonizzazione.
Mi ero infatti ripromessa che non sarei andata a una celebrazione del genere, finché non fosse stato coinvolto un candidato agli altari o proveniente dalla mia Diocesi, o morto nel suo territorio.
Per tale ragione, avevo escluso di potermi aggregare alle Figlie dell’Oratorio per san Vincenzo Grossi, ai Figli di Maria Immacolata per san Lodovico Pavoni o al pellegrinaggio diocesano per san Paolo VI (che a Milano è stato vescovo, ma non ci è nato né morto).
Quando però ho letto che la Pastorale Giovanile organizzava questo viaggio, mi sono sentita mossa a prendervi parte. Certo, ho un legame con fratel Charles, che ho recentemente riproposto, ma in realtà sentivo di averne con quasi tutti, san Cesare de Bus escluso (ho solo letto un piccolo libro su di lui); se non altro, per aver corretto e aggiornato, se non scritto sin dall’inizio, i rispettivi profili biografici per santiebeati.
C’era solo un problema: la fascia d’età prevista era tra i diciotto e i trentacinque anni; io, invece, ne ho trentasette. Ho provato a chiedere ugualmente ai miei contatti in Pastorale Giovanile, ricevendo risposta affermativa.
Mentre mi preparavo, ammetto più spiritualmente che fisicamente, mi sono ricordata che non avevo incluso Charles de Foucauld tra le figure di cui, se fossi Papa, promuoverei la canonizzazione. Forse era per il tetto di cinque personaggi che mi ero stabilita e, in quel momento, non mi venne affatto in mente lui.
Comincio a farmi notare al ristorante
Tonnarelli cacio e pepe (molto pepe!) |
Durante il viaggio in treno ho completato il post sui canti in italiano ispirati agli scritti di fratel Charles. Nel frattempo, avevo iniziato a pensare a come non creare problemi ai miei compagni di viaggio; di certo, avrei tenuto un basso profilo.
Invece è accaduto l’esatto contrario, sin dalla cena in un ristorante in via Daniele Manin, non lontano dalla stazione di Roma Termini. Ho finito ben presto col rivelare che non ero lì solo per de Foucauld, che scrivere di Santi e affini è la mia passione più grande e che non mi limito ai soli italiani o ambrosiani.
Confondo sant’Antonio con san Francesco
A molte delle persone a cui avevo annunciato la mia partenza avevo riferito che sarei stata alloggiata all’Antonianum. Stavo già pensando che sarei andata al Centro Vocazionale delle Suore Apostoline interno a quell’università, così da non perdere di vista il mio gruppo e trovare immagini o libri interessanti.
Avrei anche fatto una nuova puntatina alla chiesa della Madonna del Perpetuo Soccorso, lì vicino, una scoperta piacevolissima nel pellegrinaggio del 2016. Peraltro, avevo appena letto su Maria con te 20/2022 un’intervista a padre Andrea Mandonico, vicepostulatore della causa di fratel Charles, nella quale lui dichiarava che l’icona della Vergine lì venerata gli era particolarmente cara, tanto che l’aveva riprodotta in uno dei suoi disegni.
Quando mi è stato detto di prendere la metropolitana verso via Laurentina, anzi, il bus sostitutivo che comunque terminava lì, ho capito che qualcosa non tornava. Alla fine ho scoperto che la nostra destinazione era la casa per ferie del Seraphicum, la Facoltà di Teologia dei Frati Minori Conventuali, mentre l’Antonianum è quella dei Cappuccini; il “Serafico Padre” è san Francesco, definito così perché il personaggio che gli apparve mentre riceveva le Stimmate è descritto come un essere con sei ali, come un Serafino.
Penso che la confusione fosse dovuta al fatto che, da poco più di una settimana, monsignor Paolo Martinelli, già preside dell’Antonianum e dal 2014 vescovo ausiliare qui a Milano, era stato nominato Vicario apostolico dell’Arabia Settentrionale.
Apostoli tra i poveri, anche oggi
La cappella del Seraphicum |
Il mattino dopo ho partecipato alla Messa nella chiesa della cappella del Seraphicum, questa sì intitolata a sant’Antonio di Padova. Sempre durante il viaggio, avevo dato un occhio a letture e antifone, ricordandomi che il 14 maggio ricorre la memoria liturgica di san Mattia apostolo.
Non riuscivo però a pensare a dei canti adatti, o meglio, ne conoscevo qualcuno, ma non tutti i partecipanti mi sarebbero venuti dietro. La questione si è risolta perché uno dei sacerdoti presenti si è occupato del canto, mentre concelebrava.
Le letture della Messa per il Rito Ambrosiano sembravano ripercorrere anche l’esperienza del futuro Santo per cui eravamo venuti a Roma. Così, nella Preghiera dei Fedeli con intenzioni spontanee, ho invocato che il Signore scelga ancora, in mezzo ai poveri e non solo (la risposta al Salmo era “Il Signore lo ha scelto tra i poveri”), apostoli liberi e coerenti della Sua Parola.
Una conversione a più dimensioni
Dopo la Messa e la colazione, sorella Sara Tamai, delle Discepole del Vangelo, ha tenuto per noi una meditazione dal titolo «“Mio Dio, se esisti, fa’ che ti conosca” - La ricerca di Dio e la conversione in Charles de Foucauld».
Dei punti da lei trattati ho trattenuto quelli sul rapporto tra la conversione e i propri vissuti e tra la conversione e il contributo di fratelli e sorelle. Ho riflettuto, anche nelle ore seguenti, su come mi ponessi di fronte a quanti mi conoscevano per la prima volta in quella circostanza, o mi avevano incrociata qualche volta, ma mai vista in azione, o a quanti avevo già incontrato altrove. Raccontavo le mie esperienze, i modi in cui ero entrata in relazione con i futuri Santi, ma anche le mie resistenze e le mie delusioni. Nessuno mi aveva presa in giro, né giudicata anormale o peggio; non mi capita tanto spesso.
Nella famosa lettera all’amico Henry de Castries del 14 agosto 1901, fratel Charles, prima della «strana preghiera» scelta per il titolo della meditazione, scrive di aver cambiato mentalità sulla religione cristiana per essersi trovato «insieme a persone molto intelligenti, molto virtuose e molto cristiane»: per crescere nella fede, sorella Sara ci ha augurato di frequentare gente dello stesso genere.
I miei compagni di viaggio mi sono parsi proprio corrispondere a questa definizione: sacerdoti impegnati nell’Azione Cattolica diocesana e nel servizio ai giovani, una consacrata (sorella Sara) arrivata in diocesi non molti anni fa e già ben inserita, e un ragazzo membro del Gruppo Samuele, quindi impegnato in un discernimento vocazionale serio.
A loro si sono aggiunti un giovane insegnante di religione napoletano e quattro giovani, due maschi e due femmine, che fanno parte di Casa Legami, una casa per la vita comune della diocesi di Como, e che, come l’insegnante, sono amici delle Discepole del Vangelo.
Questi ultimi si sono meravigliati nel sentire, nel giro di presentazioni che si è tenuto dopo la meditazione, che io mi sono descritta come casalinga, in cerca di lavoro, agiografa dilettante. Uno di loro, infatti, mi ha chiesto cosa significhi “agiografa”: gli ho spiegato cosa volesse dire, visto che non aveva mai sentito quella parola.
Scusi, signor preside…
Il giro di presentazioni si è svolto all’uscita del Seraphicum, prima di partire per la Fraternità Generale delle Piccole Sorelle di Gesù.
Avviandomi all’appuntamento, dopo un breve passaggio in camera, ho pensato di non prendere l’ascensore, ma di scendere i tre piani di scale. Arrivata a metà, sono passata di fronte all’ufficio del preside della Facoltà Teologica dei Conventuali.
Sapevo già che si trattava di padre Raffaele Di Muro, a cui avevo chiesto aiuto, anni fa, per la revisione della scheda di san Massimilano Maria Kolbe per santiebeati.it e che mi aveva spedito alcuni libri per un profilo del Servo di Dio Antonio Mansi, un altro dei sei amici con cui padre Kolbe fondò la Milizia dell’Immacolata. Speravo proprio di riuscire a incontrarlo, ma pensavo che sarebbe stato difficile.
Invece, proprio nell’istante in cui passavo davanti alla sua porta, me lo sono visto comparire davanti. L’ho riconosciuto immediatamente per averlo visto su TV 2000, ma mi sono assicurata che si ricordasse di me: ha risposto di sì. Abbiamo parlato per qualche minuto, poi, congedandomi, gli ho chiesto di pregare e, se possibile, di agire per aiutarmi a fare in modo che scrivere dei Santi diventi il mio vero lavoro.
Dalle Piccole Sorelle di Gesù
Poco dopo l’arrivo dalle Piccole Sorelle, siamo stati accolti da piccola sorella Giuliana Chiara, che ha lasciato pochi anni fa la comunità di Milano. Ci ha introdotti alla visita del complesso di casette in legno costruite su un terreno ceduto alla fondatrice, piccola sorella Magdeleine di Gesù (dichiarata Venerabile il 13 ottobre 2021), dai monaci Trappisti del vicino monastero di San Paolo alle Acque Salvie, ora di proprietà del loro Istituto.
Piccola sorella Sofia ci ha guidati al piccolo museo che custodisce alcuni oggetti appartenuti a fratel Charles (a rigor di logica, dalla beatificazione sono reliquie di seconda classe), dono dei Padri Bianchi, che a loro volta li avevano ereditati e che, come ho già detto, custodiscono la sua tomba e hanno contribuito alla sua causa.
Mi hanno incuriosito molti di quegli articoli: l’orologio su cui, insieme all’immancabile Jesus Caritas, aveva scritto (in francese) È l’ora di amare Dio, ma anche la sega per legno molto simile a quella raffigurata, in mano a san Giuseppe, in un disegno della Sacra Famiglia realizzato da lui stesso. Mi ricorda un’opera d’arte famosa, anche se non so dire di chi.
Il calice e la patena di fr. Charles |
Anche gli oggetti sacri mi hanno colpito, a cominciare dalle piccole icone, o meglio, dai santini incollati su legno, raffiguranti san Pietro, la Madonna del Buon Consiglio e la Madonna del Perpetuo Soccorso. Quelli che più mi hanno meravigliato, però, erano il calice e la patena che usava abitualmente. Contrariamente a quanto pensavo, pur non essendo capolavori di oreficeria, erano comunque qualcosa di degno e nobile. Ora che ci penso, alla sua epoca non dovevano essere molto diffusi gli oggetti liturgici in materiali poveri.
La visita si è conclusa con un momento di preghiera silenziosa nella cappella del Sacro Cuore, che riproduce in grande i disegni di fratel Charles per la cappella di Tamanrasset e custodisce l’altare autentico che lui usava. Lì ho riflettuto sul fatto che devo impegnarmi davvero a trovare lavoro: pazienza se non sarà come sogno, basta che sia onesto, regolare, retribuito e vissuto come occasione per evangelizzare con la vita.
Finalmente i Bambinelli!
Avevo già conosciuto le Piccole Sorelle di Gesù nel 2014, durante il pellegrinaggio in Terra Santa. Ricordo ancora con molto piacere l’incontro con piccola sorella Rose e la preghiera nella cappellina situata sotto il suo negozio nella Città Vecchia di Gerusalemme, ma soprattutto l’intervista con le sue consorelle di Betlemme e la sorpresa quando ciascuno di noi partecipanti ha ricevuto, quando ormai eravamo sul punto di tornare a casa, uno dei Gesù Bambini di terracotta realizzati da loro, regalo degli organizzatori.
Visto che, appunto, ne avevamo ricevuto uno a testa e che ci era stato impedito di andarne a comprare altri in precedenza, mi ero ripromessa che, appena ne avessi avuto l’occasione, avrei chiesto a qualcuno di procurarmene altri, da regalare a mia volta, se non di acquistarli direttamente io. Mi è venuto da pensare che la Fraternità Generale dovesse esserne fornitissima e ne ho avuto presto conferma.
Quel che si dice "lasciarci il portafogli"! Però poi l'ho ripreso |
Nelle sale dedicate all’esposizione dei lavori artigianali ci sono anche presepi interi, statue di altro tipo, quadretti con le immagini incollate sopra (non santini qualunque, ma disegni delle Piccole Sorelle medesime), ciondoli in terracotta e cartoline. Non hanno una tariffa fissa, ma orientativa: i Bambinelli costano tra i due e i cinque euro (quelli più piccoli) e tra i sei e i dieci euro (quelli simili a quello che ho ricevuto in Terra Santa).
Confermo quindi quanto scrivevo nel post dell’intervista alle Piccole Sorelle incontrate a Betlemme: per acquistare i loro prodotti di artigianato, telefonate o scrivete alla loro Fraternità Generale (via di Acque Salvie 2 - 00142 Roma - tel.: 06 59 119 89).
Da piccola sorella Magdeleine
Quando avevo letto la notizia del decreto sulle virtù eroiche di piccola sorella Magdeleine, ho anche scoperto che la sua tomba era a Roma, proprio alla Fraternità Generale. Più precisamente, si trova in una grotta naturale, sotto la collina.
La tomba della Venerabile Magdeleine di Gesù |
Non ho quindi perso occasione per chiedere di visitarla. Proprio mentre domandavo come raggiungerla a un’altra piccola sorella, ho visto arrivare un altro partecipante al pellegrinaggio, appena giunto a Roma. Ha accettato volentieri di venire con me: subito dopo, l'ho accompagnato dagli altri, nella cappella grande.
Sui luoghi del martirio di San Paolo (ma non alla Vergine della Rivelazione, né dai Paolini)
Prima di tornare in albergo, abbiamo visitato brevemente il complesso delle Tre Fontane, dove si ricorda il martirio dell'apostolo san Paolo.
Se Roma è di per sé ricca di memorie, la collina delle Tre Fontane lo è particolarmente. Quelle che stavo osservando mi hanno permesso di ricordare che, ancor prima di sant’Agostino, a cui è stato messo in parallelo, fratel Charles ha molto in comune con san Paolo. Questi si definisce, nella prima lettera a Timoteo, «un bestemmiatore, un persecutore e un violento» contro la Chiesa. L’altro, pur non avendo mai denigrato apertamente la religione cristiana, per anni l’aveva considerata assurda.
Nel 2013 avevo chiesto di non andare in quel complesso, per concentrarmi sulla basilica della Regina degli Apostoli e andare a trovare un sacerdote della Pia Società San Paolo, conosciuto alcuni anni prima.
Avrei voluto tornare là, nonché rispettare l’impegno che avevo intrapreso con una suora conosciuta nella mia parrocchia alle Cresime nel 2019: pregare a Santa Maria del Terzo Millennio alle Tre Fontane, ossia la grotta dove la Madonna si sarebbe mostrata a Bruno Cornacchiola (condizionale d’obbligo: ci si può andare a pregare e celebrare i Sacramenti ed esiste un rettore, però manca il riconoscimento ufficiale), presentandosi come la Vergine della Rivelazione.
Ho rinunciato perché non volevo assolutamente perdere il gruppo, né essere etichettata come una fissata con apparizioni o simili. Spero comunque di andarci, un giorno.
Come nel caso del pellegrinaggio ad Assisi per la beatificazione di Carlo Acutis, mi ritrovo a dividere il post in due parti.
Nella prossima puntata, il racconto della visita alla chiesa memoriale dei “nuovi martiri” e della Messa per la canonizzazione.
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