Il mio bagaglio verso Cracovia (Le 5 cose più # 7)
Domani,
se tutto va bene, partirò per la mia terza Giornata Mondiale della Gioventù.
Dopo Colonia 2005, vissuta con i miei vecchi comparrocchiani (molto poco in
verità), e Madrid 2011, alla quale ho partecipato unita al Gruppo Shekinah, il
coro della mia Pastorale Giovanile diocesana, andrò a Cracovia con gli altri 90
giovani del mio Decanato. Mi è costato non poco scegliere di non andare con il
coro, tanto più che ho collaborato all’incisione della versione italiana
dell’inno ufficiale, ma ho pensato che questa è la mia ultima occasione per
vivere un’esperienza simile in un gruppo parrocchiale: dopotutto, ora ho 32
anni e non posso continuare a lungo a fare la giovane da oratorio.
Sulle
varie pagine Facebook delle Pastorali Giovanili diocesane, ma anche sul sito
ufficiale, si sono moltiplicati i consigli su cosa portare per vivere al meglio
i giorni in Polonia. Mi permetto quindi di fornire le mie indicazioni,
motivandole brevemente.
5) Biglietti da visita del blog
Li
ho messi in ultima posizione perché mi riguardano personalmente. Ne ho stampati
una dozzina e penso che li lascerò agli altri italiani che incontrerò.
4) Magliette paolotte
Come
raccontavo lo scorso anno, le magliette con messaggi cristiani sono una
costante di questi appuntamenti. Nella mia valigia ce ne saranno sicuramente
due, entrambe legate alla GMG 2016: quella nazionale, col disegno d’artista di Andrea
Mastrovito, e quella diocesana, che riproduce un’opera di Nicola De Maria già
utilizzata per l’Evangeliario Ambrosiano. Strano che nel kit del pellegrino polacco non ci sia una maglietta; in compenso, apprezzo l’inserimento del
poncho antipioggia e della sciarpa in microfibra.
3) Santini a bizzeffe
Quando
scrivo a istituti, congregazioni o parrocchie per avere materiale sui
personaggi di cui intendo scrivere, non manco di chiedere qualche immaginetta
(e, ovviamente, di sapere come rimborsare le spese di spedizione). Di
conseguenza, ora mi ritrovo ad averne parecchie doppie per casa, anche se le ho
date a qualcuno che sappia apprezzarle.
A
Madrid ricordo che ne avevo date via molte, ma stavolta mi metterò d’impegno
ancora di più. In fondo, se i giovani di Mantova non avessero fatto così, non
avrei mai saputo di Gabriele Fanetti.
2) Rosari che faccio io
Il
kit polacco prevede un braccialetto-decina di Rosario, ma visto che io so confezionare anche le corone da cinque decine, ne ho preparate un bel po’.
Presumo che lascerò una di esse alla famiglia che ospiterà me e compagni a Gdów,
come regalo simbolico che ricordi loro di me. Non sarebbe stata male una copia
della Madonnina del Duomo di Milano, ma compenserò con un santino della stessa;
almeno non rischia di andare in pezzi.
1) Sacco a pelo e materassino
Grazie
a Dio, gli organizzatori hanno espressamente indicato quanto siano in-di-spen-sa-bi-li
in particolare per la notte della veglia. Evidentemente, non devo essere stata
l’unica a rischiare di morire di freddo in Germania!
Per Madrid è stata la prima cosa a cui ho pensato, appena mi sono iscritta, e anche stavolta, a maggior ragione. Spero solo di non avere troppi problemi a piegarlo, visto che è tanto caldo quanto voluminoso.
Per Madrid è stata la prima cosa a cui ho pensato, appena mi sono iscritta, e anche stavolta, a maggior ragione. Spero solo di non avere troppi problemi a piegarlo, visto che è tanto caldo quanto voluminoso.
* * *
Ecco
quindi i miei cinque articoli di cui sento proprio di non poter fare a meno. Ci sono poi cose immateriali che
fanno parte di un altro genere di bagaglio: l’entusiasmo, il desiderio di
scoprire nuovi personaggi di cui scrivere (e di scoprire aspetti sconosciuti di
quelli famosi), l’impegno a essere d’esempio per i miei compagni più giovani e,
come per la Terra Santa e più che per la Terra Santa, il coraggio di andare
fino alla fine.
C’è
però una cosa che vorrei lasciare a casa: il timore che, anche stavolta, non ci
siano grossi cambiamenti nella mia vita. Vorrei, un giorno, poter annunciare su
queste pagine che proprio a Cracovia ho preso la decisione più importante e
che, finalmente, ho potuto concretizzarla. Dopotutto, non devo scordarmi che, nell’inno
che ho eseguito tante volte in parrocchia e con gli altri di Shekinah, ho messo
molte volte l’accento su queste parole:
Le nostre angosce ed ansietà
gettiamo ogni attimo in te.
Amore che non abbandona mai,
vivi in mezzo a noi!
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