Enrichetta Beltrame Quattrocchi, testimone di vita umile e piena

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Chi è?

 

Enrica Beltrame Quattrocchi nacque a Roma il 6 aprile 2014, presso la Regia Clinica Ostetrica del Policlinico Umberto I, figlia di Luigi Beltrame Quattrocchi e Maria Corsini. Quella quarta e ultima gravidanza era stata complicata per Maria: le era stata diagnosticata la placenta previa al quarto mese. Nonostante i ginecologi a cui si era rivolta le avessero prospettato d'interrompere la gravidanza (al tempo non si vedevano altre soluzioni per una questione del genere), lei, d'accordo col marito, decise di proseguirla: la bambina venne al mondo sana, anche se ebbe sempre una salute piuttosto cagionevole.

Enrica, o meglio Enrichetta come la chiamavano tutti i familiari, crebbe insieme ai fratelli Filippo, Stefania e Cesare, educata dai genitori a una vita che non escludesse la fede dal proprio orizzonte e la rendesse il motore per ogni azione buona e per ogni apostolato.

Quando, a partire dal 1922, i fratelli lasciarono la casa paterna per seguire la propria vocazione, ne fu molto dispiaciuta, specie quando l'altra figlia femmina, Stefania, divenne suor Cecilia tra le Benedettine dell'Adorazione Perpetua: reagì concentrandosi nello studio in vista del diploma di maturità classica.

Ormai adulta, visse la sua appartenenza alla Chiesa attraverso varie organizzazioni, come l'Unitalsi, le Conferenze di San Vincenzo e l'Acjsif. Infermiera diplomata, prestò anche servizio come crocerossina durante la seconda guerra mondiale.

Il 15 novembre 1942 si laureò in Lettere Moderne all'Università La Sapienza di Roma. Dal 1944 al 1979 insegnò Storia dell'Arte al Liceo classico "Pilo Albertelli" di Roma. In più, nel 1966, ebbe il ruolo di Sovrintendente presso l'Istituto Nazionale per la Grafica, del Ministero per la Pubblica Istruzione.

Il suo impegno caritativo e associativo le diede forza nelle scelte della vita e nei passaggi più dolorosi, come la morte dei suoi genitori: Luigi ebbe un infarto fatale il 9 novembre 1951, in casa, mentre Maria le morì tra le braccia il 26 agosto 1965, durante una vacanza che madre e figlia stavano vivendo insieme alla villa "La Madonnina" di Serravalle di Bibbiena.

Aiutata dai fratelli e dalla sorella, Enrichetta custodì la loro memoria e seguì le varie fasi della loro causa di beatificazione. Tutti e quattro erano presenti il 21 ottobre 2001 quando, in piazza San Pietro a Roma, il Papa san Giovanni Paolo II beatificò Luigi e Maria, prima coppia di sposi non martiri a ottenere gli onori degli altari.

I suoi padri spirituali e il fratello dom  Paolino (al secolo Cesare) la guidarono a capire che la sua strada non era quella della vita consacrata: avrebbe dovuto restare nel mondo e prendersi cura della sua famiglia. Rimasta sola nella casa di via Agostino Depretis 86 a Roma, Enrichetta si consacrò  a Dio in forma privata; assistette quindi i suoi fratelli, accompagnando, tra l'altro, dom  Paolino in un viaggio in Cina, nel 1979.

Grazie a don Tarcisio, l'altro fratello (passato al clero diocesano prima di Genova, poi di Roma, ma rimasto sempre noto col nome assunto da religioso), conobbe don Sabino Palumberi, Salesiano, fondatore del Movimento Testimoni del Risorto. Sentendosi immediatamente affine alla proposta spirituale di quel gruppo della Famiglia Salesiana, si consacrò pubblicamente in esso il 15 novembre 2001, a Pacognano. Il 5 settembre 2003, invece, compì la sua "Promessa" scout a Lourdes.

Trascorse i suoi ultimi anni continuando a offrire testimonianze pubbliche sui valori e sulla santità della famiglia, nonché ricevendo in casa propria quanti avessero bisogno di ascolto. Adottò, dandogli il proprio cognome perché non andasse perso, Francesco, figlio del cugino Enrico, che la curò come se fosse davvero sua madre. Affetta da patologie cardiovascolari e da un tumore al colon, morì sabato 16 giugno 2012, nella sua abitazione, verso le 16.20.

L'inchiesta diocesana della sua causa di beatificazione e canonizzazione si è svolta a Napoli  (ottenuto il trasferimento della competenza dal Tribunale Ecclesiastico del Vicariato di Roma) dal 6 aprile 2018 al 27 ottobre dello stesso anno. Il 30 agosto 2021 papa Francesco ha autorizzato la promulgazione del decreto sull'eroicità delle sue virtù.

I resti mortali della Venerabile Enrichetta, sepolti dal 19 giugno 2012 nella tomba di famiglia al cimitero del Verano di Roma, 23 giugno 2021 nella basilica di Santa Prassede all’Esquilino (precisamente nella cappella di san Pio X), sempre a Roma.


Cosa c'entra con me?


Il mio interesse per la Venerabile Enrichetta si è acceso nel 2017: seguendo la trasmissione Siamo Noi di TV2000, nella quale, in un apposito spazio, vari religiosi e sacerdoti si alternavano nel presentare i Santi della settimana, un giorno ho sentito padre Massimiliano Noviello, Cappuccino, annunciare che stava per iniziare la sua causa, della quale era il postulatore designato. Di nome, anzi, cognome, conoscevo già i suoi genitori e i suoi fratelli maschi, ma non pensavo che lei avesse una fama di santità tale da far avviare il processo diocesano.

Prima di occuparmi di lei, però, sentivo di dover approfondire la storia dei Beati Luigi e Maria. Ho già raccontato il mio legame con loro; qui mi limito a indicare che non sapevo affatto che l'ultima gravidanza fosse stata così difficile, ma anche vissuta con una fede grande, come tutto il percorso di vita di quella coppia.

Dalla loro biografia, dunque, avevo i primi elementi per delineare il profilo di Enrichetta. Sapendo che la fase diocesana si sarebbe svolta a Napoli, ho iniziato a spulciare il mensile diocesano Nuova Stagione, trovando già qualche tratto da riferire. 

Avevo quindi pubblicato una prima bozza per La Croce - Quotidiano (sul quale, ribadisco, mi occupo esclusivamente di candidati agli altari e, in minor misura, di cronaca ecclesiale dalla mia diocesi), senza però  rivolgermi al postulatore, solo perché andavo di fretta. 

Mi sono scusata con lui quando me l'ha fatto notare, impegnandomi ad avvisarlo per tempo, in altri casi del genere. Di Enrichetta, però, non mi sono più occupata: c'era un sito ufficiale, quindi tutte le informazioni su di lei potevano essere agevolmente trovate là.

Davvero a sorpresa sono stata colta dalla notizia del decreto sulle virtù eroiche: era arrivato dopo nove anni dal trapasso della neo-Venerabile. Giustamente, altri cronisti hanno fatto notare che in quella tornata di Decreti, tutti per Venerabili, due su tre afferivano alla difesa della vita nascente: quello per Maria Cristina Cella Mocellin, che fu madre di famiglia, e, dalla parte del nascituro, quello per Enrichetta, sebbene non bisognasse ridurre entrambe a quel solo aspetto.

Ho allora pensato che fosse il caso di rispolverare la biografia scritta dal postulatore, che avevo acquistato nelle mie ultime vacanze a Napoli. Mi sono decisa davvero solo dopo il mio pellegrinaggio a Roma per la canonizzazione dei dieci nuovi Santi: passando per la basilica di Santa Maria Maggiore, che era la chiesa frequentata dai Beltrame Quattrocchi e, ancor prima, fu il luogo dove Luigi e Maria celebrarono il loro matrimonio, ho visto una locandina che annunciava il decimo anniversario del transito di Enrichetta.

Questa volta ho avvisato il postulatore, il quale mi ha concesso il proprio benestare, chiedendomi di riportare, nel post, che dal 10 al 17 luglio prossimi, visitando la basilica di Santa Prassede dove la Venerabile è sepolta, sarà possibile lucrare l'Indulgenza Plenaria alle solite condizioni.

Riprendo ora la puntata del 21 ottobre 2021 di Di buon mattino, sempre di TV 2000, dove padre Noviello e altri ospiti raccontano i loro legami con lei.



Quanto agli aspetti che me la fanno sentire più affine, il principale risiede nel fatto che, essendo anch'io rimasta l'unica figlia nubile in casa (ho una sorella, ma si è sposata, e comunque lei e mio cognato vengono regolarmente a trovarci), devo prendermi sempre più cura dei miei anziani genitori, oltre che di una zia e di uno zio che vivono non lontano da noi. Purtroppo non ho ancora un lavoro vero, quindi posso solo aiutare in qualche faccenda domestica. 

Da Enrichetta, che si definiva "mestolino", ossia piccolo oggetto di uso quotidiano che serve per distribuire il cibo, sento di dover imparare una disponibilità ancora maggiore, in casa e fuori, perché anch'io, quasi come lei, ho molti impegni ecclesiali.

Come lei assimilò, davvero col latte materno (a meno che non sia stata tenuta a balia), gli insegnamenti della Beata Maria, anch'io sto infine crescendo, ispirandomi alla saggezza pratica di mia madre.


Il suo Vangelo


Dalla lunga vita della Venerabile Enrichetta emergono numerosi insegnamenti. Il primo è che non è così automatico che, da genitori degni degli altari, vengano figli altrettanto meritevoli. Anche per loro, sempre se godono di effettiva fama di santità, ci vogliono le persone giuste al momento giusto: vale, ancor prima che per quelli che si occupano professionalmente delle cause, per quanti li hanno effettivamente conosciuti in vita (di fatto, il postulatore l'ha incontrata pochi anni prima che morisse).

Oltre a questo, andando più a fondo della sua testimonianza, lei insegna che la vita è sempre meritevole di rispetto e valore. Secondo i medici, non avrebbe dovuto nascere e, comunque, avrebbe avuto seri problemi. Invece, a dispetto di una salute mai robusta, visse quasi cent'anni - anche i suoi fratelli sono stati parecchio longevi - spendendoli in mille modi, come i suoi volevano.

Specialmente sua madre, in una lettera del 1924, le aveva dato un programma di vita: donarsi senza riserve, come Gesù si dona a noi nell'Eucaristia. Tra l’altro, nel momento in cui sto pubblicando, siamo nei Primi Vespri della solennità del Corpus Domini, e poi siamo a giugno, mese del Sacro Cuore, al quale la famiglia Beltrame Quattrocchi era consacrata.

Soprattutto, Enrichetta non dimenticò mai di essere oggetto dell'amore di Dio. Lo confermò durante una conversazione a cena, nel 2011, con Francesco, il figlio acquisito (anche suo padre era stato accolto in casa di alcuni zii: ecco il perché del doppio cognome). Quando quest'ultimo le domandò quale fosse il peccato più grave, rispose che non si trattava di passare in rassegna i dieci comandamenti:

Questo è il nucleo del peccato più grave: concepire che Dio che ti ha creato con atto di amore spontaneo, possa anche per pochissimo tempo abbandonarti: sarebbe concepire che Dio possa contraddirsi, negare il suo amore infinito e continuo per ogni creatura, per sempre.

È grazie a considerazioni sapienti come questa, riferita da Francesco nel numero 24 della rivista della Postulazione Il mestolino di Dio (visualizzabile sul sito ufficiale) che ora la Chiesa ha la certezza morale di avere in lei un riflesso di questo medesimo amore.


Per saperne di più


Massimiliano Noviello, La Serva di Dio Enrichetta Beltrame Quattrocchi - Un “mestolino” al servizio del Vangelo, Velar 2018, pp. 48, € 4,00.

Piccola biografia curata dal postulatore, precedente al decreto sulle virtù e alla traslazione, ma utile per conoscere la sua vicenda personale.


Su Internet


Sito ufficiale della sua causa 

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