Léon Papin-Dupont, il “sant’uomo” che nei poveri vedeva il Volto Santo

Léon Papin-Dupont
in un ritratto contemporaneo
di autore anonimo
Chi è?

Léon Papin-Dupont nacque il 24 gennaio 1797 a Le Lamentin, in Martinica, da Nicholas Dupont e Marie-Louise Gaigneron de Marolles, originari della Bretagna. A sei anni rimase orfano di padre: nel 1803, dunque, rientrò in Francia col fratello minore Théobald, che fu suo compagno di studi a Pontlevoy.

Léon studiò Diritto a Parigi a partire dal 1818: frequentava i salotti e la società benestante del tempo, pur senza allontanarsi dalla religione cristiana. Chiese poi di partecipare all’opera dei Piccoli Savoiardi, che sosteneva i bambini che lavoravano come spazzacamini.

L’incontro con i giovani di quell’associazione e con alcuni sacerdoti lo spinse a vivere ancora più seriamente la propria fede: cominciò ad accostarsi ai Sacramenti ogni otto giorni, fatto singolare per l’epoca, e colse ogni occasione possibile per esercitare la carità.

Tornò poi in Martinica con la madre, per lavorare come revisore dei conti alla corte reale; divenne poi membro del Consiglio giuridico della Martinica. Nel frattempo aveva perso il fratello Théobald e aveva cominciato a pensare di diventare sacerdote, ma aveva rinunciato per non dispiacere la madre.

A trent’anni, il 9 maggio 1827, sposò Caroline d’Audiffrédi, ventiquattrenne di nobili origini, ma rimase vedovo il 1° agosto 1833. Caroline gli aveva dato una sola figlia, Henriette: per provvedere alla sua educazione, oltre che per riprendersi dalla morte della sua sposa, Léon ripartì per la Francia, arrivando a Tours, nel dipartimento di Indre-et-Loire, nel 1834.

Affidò la bambina, di due anni e mezzo, alle Orsoline di Tours, quindi riprese in considerazione l’idea del sacerdozio: fu però dissuaso dal suo confessore, il reverendo Jolif du Colombier, parroco della cattedrale di Tours. Capì allora che anche da laico poteva manifestare il suo zelo per la fede, ad esempio riprendendo pubblicamente i bestemmiatori, accostandosi frequentemente alla Comunione eucaristica e pubblicando alcuni opuscoli apologetici.

Henriette morì a quindici anni, nel 1847, poco dopo che suo padre, tra i primi, si era recato a La Salette, appena aveva avuto notizia delle apparizioni della Madonna. Léon fu sul punto di crollare, ma si sentì sostenuto dal pensiero che, un giorno, l’avrebbe rivista.

Dalla morte della figlia cominciò per lui un periodo di fervore ancora più ardente, caratterizzato dalle mortificazioni corporali, dalla visita e dalla promozione di molte opere di carità e dall’inizio, a Tours, dell’Adorazione Eucaristica notturna per soli uomini. Fu poi uno dei primi membri della commissione per il restauro del culto a san Martino di Tours, tanto da essere presente al momento del ritrovamento del sepolcro di questo Santo.

Frequentando le Carmelitane Scalze di Tours, Léon conobbe la vicenda di suor Maria di San Pietro, la quale aveva sostenuto di aver ricevuto dal cielo una missione speciale: istituire una confraternita per la riparazione delle bestemmie e promuovere, allo stesso scopo, il culto del Volto Santo di Gesù.

Alla fine della Quaresima del 1851, ricevette dalla priora delle Carmelitane Scalze, madre Maria dell’Incarnazione, un’incisione che riproduceva il Volto Santo impresso sul velo della Veronica. La mise in una cornice nera e la pose in vista nel suo salotto: per darle ancora più risalto, pose accanto all’immagine una lampada a olio, che doveva ardere anche di giorno. L’incisione fu collocata al suo posto il Lunedì Santo del 1851, mentre la lampada fu accesa il Mercoledì Santo.

Quasi immediatamente, alcune persone furono invitate dal padrone di casa a pregare davanti al Volto Santo, oppure passarono a trovarlo: la notizia delle loro guarigioni e conversioni si diffuse in tutta la città e anche oltre.

Léon promosse il culto al Volto Santo anche in età avanzata, finché le forze glielo concessero. Morì in casa sua il 18 marzo 1876, dopo otto giorni di agonia. Al suo funerale parteciparono le massime autorità civili e religiose, oltre a una folla di fedeli; tra di essi, i poveri che aveva assistito.

Nel 1884, monsignor Charles Théodore Colet, arcivescovo di Tours, istituì la Confraternita del Volto Santo in riparazione delle bestemmie, che il 1° ottobre 1885, per volere di papa Leone XIII, fu elevata ad Arciconfraternita.

Léon era conosciuto già in vita come “il sant’uomo di Tours”; il processo informativo della sua causa iniziò nel 1883, ma ebbe sviluppi solo negli anni ’30 del 1900. Il 21 marzo 1983 fu promulgato il decreto sull’eroicità delle sue virtù. I suoi resti mortali riposano nell’Oratorio del Volto Santo (precisamente, era il salotto di casa sua), oggi in rue Bernard Palissy 8 a Tours.


Cosa c’entra con me?

Non ricordo la data esatta del mio primo incontro con lui. Penso, comunque, che sia accaduto sul finire dei miei anni universitari, quando potevo ancora accedere al laboratorio informatico dell’università anche se ormai stavo per concludere la tesi.

In realtà, il laboratorio avrebbe dovuto servire unicamente per le ricerche a scopo di studio, ma era universalmente noto che gli studenti usavano le postazioni anche per fini più dilettevoli, anche se mi pare che ci fosse qualche sorta di barriera per evitare alcuni accessi.

Quanto a me, non avendo ancora Internet a casa né sul cellulare, ne approfittavo per studiare, però anche per visitare siti e blog religiosi, oppure quelle pagine che parlavano di pubblicità degli anni ’80 e dei prodotti di quell’epoca.

Una volta ero capitata su un sito in lingua francese, di cui non riporto il link perché mi viene dato come “sito non sicuro”, con moltissime immagini religiose e altrettanti articoli su personaggi che non avevo mai sentito prima. Uno di questi era proprio Léon Papin-Dupont, il quale mi colpì immediatamente: il suo ritratto che accompagnava l’articolo, lo stesso che ho riportato in cima, me lo restituiva come molto somigliante allo scrittore Alessandro Manzoni. In effetti, erano all’incirca contemporanei.

Un altro motivo che destò immediatamente il mio interesse era il suo legame col Volto Santo di Gesù. Proprio in quel periodo, infatti, avevo cominciato ad approfondire le radici di quella devozione in base alle rivelazioni private ricevute dalla Beata Maria Pierina de Micheli.

Avevo naturalmente collegato quel percorso con quello che mi aveva condotto a scoprire la vera storia di Florinda Romano vedova De Santis, ovvero la “Madre Flora” di cui mi avevano raccontato i miei parenti di Napoli: anche lei era devota al Volto Santo, ma non sotto l’aspetto della Passione (sebbene la prima manifestazione di cui pare che lei sia stata depositaria sia avvenuta il Mercoledì delle Ceneri del 1932).

Dato che capivo piuttosto bene la lingua francese, lessi con molta curiosità il racconto dei prodigi attribuiti all’immagine del Volto Santo che il signor Dupont teneva nella sua casa, ma avevo il desiderio di conoscere meglio la sua vita: non poteva essere stato chiamato “il sant’uomo di Tours” solo per quei fatti definiti miracolosi.

Trovai, nel corso delle mie ricerche, una biografia in PDF che riproduceva integralmente un testo piuttosto antico su di lui. Pensai di tradurlo in italiano, ma non riuscii nemmeno a cominciare: dovevo finire la tesi, dopotutto.

Lo scorso anno, mentre guardavo le ultime uscite librarie sul sito Libreria del Santo, ho scoperto che era uscita una sua biografia in italiano. Me la sono procurata, ma non ricordo se avessi fatto in tempo a concluderla prima dell’inizio della Quaresima, come speravo. Ho pensato di rileggerla in questi giorni, così da poter raccontare altri aspetti, al di là di come avessi sentito inizialmente parlare del suo protagonista.

Peraltro, credo che sia la prima pubblicazione in assoluto nella nostra lingua che racconti la sua vicenda; è la traduzione di uno dei due libri scritti dal direttore dei Sacerdoti del Volto Santo, associazione voluta da monsignor Charles-Théodore Colet, arcivescovo di Tours, allo scopo di perpetuare il culto e di guidare i pellegrini (oggi questi sacerdoti non esistono più; la Cappella del Volto Santo è seguita dai padri Domenicani).

Mi sono anzitutto meravigliata di come lui seppe reagire ai lutti che l’avevano colpito: prima l’amatissimo fratello Théobald, appena venticinquenne, poi la moglie Caroline, quindi la figlia Henriette, per la quale aveva temuto che, entrando “in società”, si sarebbe rovinata per sempre: ecco perché arrivò a chiedere a Dio di toglierle la vita, quasi come santa Rita da Cascia aveva fatto per i suoi figli per evitare che cadessero in una spirale di vendetta, dopo la morte del loro padre.

Un altro aspetto che ha destato la mia ammirazione è stato che Léon ha vissuto in modo signorile anche la carità. Non solo perché poteva permettersi di sostenere varie realtà (riuscì anche a far venire a Tours le Piccole Suore dei Poveri appena fondate da madre Maria della Croce, al secolo Jeanne Jugan, canonizzata nel 2009), ma anche perché si comportava con gentilezza con chiunque incontrasse, persino quando il suo carattere lo portava a incollerirsi, fatto che accadeva specie quando sentiva bestemmiare o vedeva quadri considerati indecenti.

Mi hanno poi sorpreso le sue visite, veri e propri pellegrinaggi, sui luoghi dov’erano state edificate delle chiese, poi abbattute o abbandonate, anche a causa della Rivoluzione francese. Una di queste era la basilica di San Martino a Tours: perfino il sepolcro del Santo era scomparso, ma fu ritrovato sotto un’abitazione, alla sua presenza. Non fece però in tempo a vedere nemmeno la posa della prima pietra della basilica nuova, consacrata nel 1925.

La cura per gli edifici sacri semidistrutti non escludeva il suo tentativo di ricostruire anche la fede nei cuori delle persone. Riconobbe, col tempo, che forse l’immagine del Volto Santo gli era stata affidata proprio per quello scopo, altrimenti Dio non avrebbe permesso l’affluire di tutta quella gente in casa sua.

Infine, ho appurato che la sua devozione al Volto Santo era basata certo sulle rivelazioni a suor Maria di San Pietro, ma ancora di più era radicata nella Sacra Scrittura. Nel suo studio teneva sempre aperta un’antica Bibbia in folio e accanto a essa, proprio come davanti all’immagine a lui tanto cara, teneva una lampada accesa. Confrontandosi con la Parola di Dio, sapeva trarre riflessioni e collegamenti che lasciavano senza parole i suoi interlocutori.


Il suo Vangelo

Nella sua esperienza, Léon aveva capito che i miracoli avvengono attraverso i mezzi più semplici, purché siano chiesti da cuori altrettanto semplici.

In fin dei conti, un’incisione su un foglio di carta o qualche goccia d’olio, nel suo caso, o una fonte definita miracolosa (ma non va confusa con le fonti le cui acque hanno effettivamente e chimicamente proprietà curative) non sono poi granché e non devono comunque essere considerate miracolose in sé, ma come dei mezzi per alimentare la fede.

La stessa fede del “sant’uomo di Tours” è stata più volte messa alla prova, dai lutti in famiglia fino alla paralisi che lo colpì negli ultimi tempi di vita. Eppure, lui era costantemente convinto che il Signore avrebbe rivolto il Suo sguardo su di lui, come a san Pietro durante la Passione. Con quello stesso sguardo accoglieva quanti venivano a trovarlo, spinti dalla fama del Volto Santo o per casualità che forse non sono davvero tali.

Don Pierre-Desiré Janvier racconta, in una delle biografie che gli dedicò (quella disponibile anche in italiano), che avvenne così a un viaggiatore straniero il quale, di passaggio per rue St-Etienne, fu incuriosito dalla folla presente all’esterno; entrò lui stesso, ricevuto dal padrone di casa. Quest’ultimo gli rivolse parole che lo convinsero a sua volta a inginocchiarsi e a pregare, dopo oltre dieci anni che non lo faceva, per una signora cieca che era stata unta con l’olio della lampada del Volto Santo.

Il viaggiatore si convertì e perseverò nella fede, sia per aver assistito al recupero della vista da parte di quella donna, sia per le espressioni con cui era stato accolto dal signor Dupont:

Sì, signore, qui avvengono miracoli per la bontà di Dio, e avvengono ogni giorno.

Non è, signore, per un cristiano più difficile ottenerli che avere un piatto di piselli dal negoziante all’angolo; basta chiedere e, se vuole, ne sarà testimone.

Vorrei che questa semplicità fosse anche mia e di quanti verranno in contatto con questa storia.


Per saperne di più

Pierre-Desiré Janvier, Assetato del tuo volto, o Signore – Léon Dupont e la Confraternita del Volto Santo di Tours, Editrice Ancilla 2022, pp. 140, € 10,00.

Libro che presenta la vita di Léon, ma anche l’opera del Volto Santo di Tours e alcune preghiere tratte dal manuale dell’Arciconfraternita del Volto Santo.

Su Internet

Pagina del sito della diocesi di Tours con gli orari e i contatti dell’Oratorio del Volto Santo

Sito dell’Oratorio del Volto Santo (in costruzione) 

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