Suor Maria Clementina Anuarite Nengapeta, con la forza dell'amore al servizio di Dio solo

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NOTA PREVIA: Il Martirologio Romano del 2004 la riporta come “Clementina Nengapeta Anuarite”, ma io uso la dicitura “Maria Clementina Anuarite Nengapeta” perché è più nota così e perché la Positio super martyrio aveva questa intestazione. Userò il francese per indicare il nome di Battesimo e l’italiano per il nome di religione.

 

Chi è?

 

Anuarite Nengapeta (il primo nome significa “colei che si burla della guerra”, il secondo “la ricchezza inganna”) nacque il 29 dicembre 1939 (così ha attestato la sua maestra di noviziato) nella periferia di Wamba, nell’attuale Repubblica Democratica del Congo. Era la quarta delle sei figlie di Amisi Badjulu Batiboko (padre) e Isude Makyabebe (madre).

Nel 1943 il padre, in guerra in Egitto, scrisse una lettera alla moglie, indicandole di seguire il catechismo e di farsi battezzare. La donna e tre delle figlie, tranne la maggiore, ricevettero quindi il Battesimo: la madre assunse il nome cristiano di Julienne, mentre Anuarite divenne Alphonsine.

Dato che il padre era spesso lontano per il suo lavoro di autista, le figlie vivevano con la madre e la nonna. Nel 1948, insieme alla sorella Léontine, Alphonsine iniziò la scuola primaria nella missione di Wamba. Due anni dopo, Amisi prese un’altra moglie: Isude, non accettando la situazione, rimase dalla propria madre insieme alle figlie.

Fin dall’infanzia, Alphonsine sapeva dedicarsi al servizio degli altri; era una bambina vivace e sorridente. Dalla nonna, persona di grande fede, aveva imparato l’amore per la preghiera. Non le piacevano i giochi turbolenti e cercava di mantenersi pura nello spirito e nel corpo.

Cominciò a pensare alla vita religiosa, ma a causa dei suoi scarsi risultati scolastici dovette ripetere la quinta elementare, quindi s’iscrisse alla scuola magistrale di Bafwabaka, frequentando il ciclo breve D3. Concluse a fatica gli studi nel 1956, conseguendo il diploma di maestra D3.

Il 5 agosto 1957 compì la vestizione nelle Suore della Sacra Famiglia di Wamba. Fu insegnante in terza e quarta elementare e si occupò della formazione delle ragazze e delle giovani attraverso varie attività.

Il 5 agosto 1959 emise la prima professione religiosa, diventando suor Maria Clementina. Continuò a insegnare e ottenne anche il diploma per passare alle scuole superiori. In ogni sua attività metteva il massimo dell’impegno, fatto che le causò un grave esaurimento fisico. Tuttavia, quando la madre l’incoraggiò a tornare a casa, le rispose negativamente.

Nel corso di un convulso movimento di ribellioni in quello che al tempo era l’Alto Zaire, anche le Suore della Sacra Famiglia rimasero coinvolte. Nel novembre 1964, la comunità di Bafwabaka, riunita per la cena, fu raggiunta da un gruppo di ribelli Simba, che devastarono la loro casa e ordinarono loro di partire per Wamba; verso le 18.30 del 30 novembre 1964 giunsero a Isiro. Suor Maria Clementina incoraggiò le consorelle a pregare e confidò che non sarebbe arrivata viva all’indomani.

All’improvviso, i Simba decisero di trasferire le suore in un’altra casa di Isiro: partì un primo gruppo, che non comprendeva suor Maria Clementina e altre suore. Justin Segbande, il capo della spedizione, la portò dal colonnello Ngbalo, che dichiarò di volerla prendere in moglie. La madre generale e suor Maria Clementina protestarono, ma vennero separate. Le altre suore che arrivarono in seguito furono a loro volta allontanate da lei.

Il colonnello Pierre Olombe insistette per portare suor Maria Clementina dall’altro colonnello, ma lei, ancora una volta, si oppose. Fu duramente picchiata, ma trovò la forza di affermare che perdonava il suo aggressore.

Gli altri ribelli nascosero il suo fucile e le munizioni, ma Olombe se ne accorse. Quando vide arrivare altri due uomini, chiese loro se portassero con sé delle armi. Avevano delle lance, con le quali fu loro ordinato di pugnalare suor Maria Clementina; infine il colonnello trovò un fucile e le sparò, fratturandole l’omero sinistro.

Suor Maria Clementina esalò l’ultimo respiro verso l’una di notte del 1° dicembre 1964, a quasi venticinque anni. Al sorgere del sole, le altre suore, che continuarono a essere oltraggiate ma non violentate, furono lasciate libere.

La causa di beatificazione e canonizzazione di suor Maria Clementina fu assunta dalla Postulazione generale della Famiglia Paolina, tramite don Rosario Esposito, missionario in Congo. La beatificazione avvenne il 15 agosto 1985, celebrata dal Papa san Giovanni Paolo II, durante il suo viaggio apostolico in Congo. Erano presenti i suoi genitori, seppure separati, e il suo persecutore.

La memoria liturgica della Beata Maria Clementina Anuarite Nengapeta, prima donna congolese (per la precisione, Bantu) ad arrivare sugli altari, ricorre il 1° dicembre, giorno della sua nascita al Cielo. I suoi resti mortali sono invece venerati nella cattedrale di Santa Teresa di Gesù Bambino a Isiro, ma è prevista la traslazione nel Santuario Nazionale Beata Anuarite, ancora in costruzione.

 

Cosa c’entra con me?

 

Il mio primo incontro con suor Maria Clementina è avvenuto durante tre giorni di Esercizi Spirituali alla Casa Incontri Cristiani di Capiago-Intimiano, sicuramente prima del 2012, anno del mio trasloco. Durante una delle meditazioni, mi accadde di trovare su di un tavolino un libro che parlava di lei, che m’incuriosì moltissimo (ora è fuori catalogo, ma il testo è online qui).

Terminato il ritiro, chiesi ai padri Dehoniani che gestivano la casa, o comunque a qualche collaboratore, di poterlo prendere, ovviamente lasciando una congrua offerta (era edito da Proposta Cristiana, legata appunto ai Dehoniani). Ammetto, però, che mi fermai nella lettura, perché non riuscivo proprio ad appassionarmi.

Nel 2019, non ricordo per quale ragione, cercai di approfondire le storie dei padri Saveriani Luigi Carrara, Vittorio Faccin e Giovanni Didonè, per i quali era appena stata avviata la causa di beatificazione. Purtroppo, alla fine, lasciai perdere, ma per capire il contesto della loro uccisione, prima che mi arrivasse il materiale che avevo richiesto alla Postulazione generale dei Saveriani, pensai che il libro su suor Maria Alfonsina mi sarebbe stato utilissimo. Anche allora, però, non andai oltre le prime pagine.

Non l’avevo però dimenticata, elencandola tra le Beate “martiri della castità” a margine di un mio articolo. Tuttavia, a parere mio, il caso di una suora che si è consacrata anima e corpo a Dio è diverso da quello di una ragazza, o di una bambina, che non pensava ancora a sposarsi o a consacrarsi, o da quello di una giovane che sognava la consacrazione, ma che non aveva potuto concretizzarla per motivi contingenti.

Ci è voluto il viaggio apostolico di papa Francesco in Congo perché risorgesse in me il desiderio di conoscere meglio quella religiosa. Effettivamente, avrei potuto attrezzarmi per tempo, così da pubblicare questo post in tempo per la Giornata della Vita Consacrata, ma, come spesso mi accade, sono stata presa da altre questioni.

Tuttavia, proprio ieri, una fedele lettrice mi ha domandato se avessi scritto io di lei sull’Enciclopedia dei Santi, Beati e Testimoni. Le ho risposto che non me lo ricordavo, quindi ho proceduto a controllare: il testo online, almeno al momento in cui scrivo, era firmato da don Gino Valtorta, un tempo Postulatore generale della Famiglia Paolina.

In effetti, sapevo già che la causa di suor Maria Clementina era nelle mani dei figli spirituali del Beato Giacomo Alberione: l’avevo scoperto, con notevole sorpresa, quando avevo cercato documentazione circa il Venerabile Maggiorino Vigolungo, per il post che volevo dedicargli. Non ricordavo, però, come mai anche lei fosse tra i candidati agli altari paolini, seppur, per così dire, di adozione.

La ragione è dovuta, se ho ben capito, all’invio di don Rosario Esposito in Congo, dove ha conosciuto la sua storia e se ne è appassionato a tal punto da rendersi disponibile, quando la Conferenza Episcopale Congolese gliel’ha chiesto, di raccogliere materiale per la sua causa, seguita, come postulatore, dal confratello don Stefano Lamera.

Mi sono messa d’impegno solo quando la stessa lettrice mi ha fatto presente che papa Francesco aveva parlato di lei. Ho sondato i discorsi fino ad allora pubblicati dal Bollettino della Sala Stampa vaticana, ma non trovavo traccia di quella menzione. Ho provato allora con Vatican News, apprendendo che, di fatto, l’aveva citata nel discorso (il cui testo integrale è ora online) durante l’incontro con i giovani e i catechisti.

Ribadendo l’invito a sognare in grande, rivolto ai giovani di ogni latitudine in altre circostanze, il Pontefice ha ricordato ai presenti che non sono soli: la Chiesa di tutto il mondo li sostiene, mentre, dagli «spalti del cielo», i Santi tifano per loro.

In particolare, oltre alla Beata Maria Alfonsina, ha menzionato il Beato Isidoro Bakanja, morto nel 1909 per le conseguenze di una violenta fustigazione, dovuta al fatto che non aveva voluto gettare lo scapolare del Carmelo, e san Kizito, il più giovane del gruppo composto da san Carlo Lwanga e compagni, martiri in Uganda nel 1887. Li ha definiti «testimoni della fede, martiri che non hanno mai ceduto alla logica della violenza, ma hanno confessato con la vita la forza dell'amore e del perdono».

Stando all’articolo di Paolo Ondarza, tra la folla qualcuno ha innalzato dei cartelli con la scritta, in italiano, “santi subito”, più uno striscione, con la stessa scritta e le immagini dei due Beati. In effetti, se lo meriterebbero davvero; potrei inserirli nella prossima lista di personaggi che, se fossi Papa (non se fossi nel Papa attualmente regnante, beninteso), canonizzerei.

Leggendo la biografia che avevo trovato, dunque, ho capito che suor Maria Clementina era anzitutto una donna di pace. A suo modo, cercava di vincere il tribalismo presente anche nel suo Istituto religioso, ossia il favoritismo, da parte delle superiore, di religiose appartenenti alla loro stessa tribù.

Soffriva quando si sentiva a sua volta messa da parte, ma cercava di operare solo per Dio, come le aveva insegnato anche il vescovo di Wamba, monsignor Joseph Wittebols, Dehoniano, assassinato poco prima di lei.

Il suo carattere, da parecchi testimoni definito incline alla collera, sapeva farsi dolce quando si trattava di aiutare gli altri, fossero le ragazze della scuola o le consorelle. Ha lasciato qualche scritto, da cui si desume che il suo maggior desiderio era essere gradita a Dio e fare in modo che gli altri, attraverso di lei, arrivassero a lodarlo.

Ho poi trovato molto tenere le sue espressioni di affetto per il Signore, arrivando a porgli una domanda retorica, ovvero se non avesse sparso il suo Sangue anche per lei e anche per gli uomini neri.

Altrettanto tenera era nei confronti di tutti componenti della Sacra Famiglia, a cui era intitolato il suo Istituto, ma credo che nutrisse un affetto speciale per san Giuseppe, tanto da chiamarlo più volte “papà” nel suo diario spirituale. Era grande anche il suo amore per la Madonna, tanto che fu possibile identificare il suo cadavere perché, al momento del martirio, aveva in tasca una statuetta cui teneva molto.

A tutti e tre, ma anche ai suoi Santi patroni, sant’Alfonso Maria de’ Liguori (Santo del suo Battesimo) e san Clemente (di cui aveva preso il nome da religiosa), ricorreva frequentemente, per imparare ad amare davvero e a essere forte nelle prove della vita.

 

Il suo Vangelo

 

Suor Maria Clementina è davvero un esempio di resistenza, o sarebbe più giusto dire di fortezza, di fronte alla violenza, come giustamente ha indicato papa Francesco. Lo è per i giovani, che anche in Congo sono attratti dai miraggi di una vita facile, che punta al successo immediato a costo di rinnegare i valori a cui sono stati educati. Lo è per le consacrate, religiose e secolari, che magari non sono chiamate a dare il sangue, ma di certo lo sono a rimanere fedeli alla chiamata ricevuta.

Nelle note scritte durante il ritiro spirituale del 27 giugno 1964, riflettendo sulle indicazioni date da papa Pio XII alle consacrate, annotò:

Il primo lavoro delle religiose è la propria santificazione. La nostra vocazione è una cosa unica: al servizio di Dio solo, non degli uomini! Consacrata. Io, povera, peccatrice, sono stata scelta da Dio per essere messa a parte per lui.

Per questo visse con gioia la propria consacrazione, anteponendola alla vita stessa pur di non venire meno. Chissà se la sua menzione, nel discorso di oggi, non creerà un nuovo interesse sulla sua vicenda, com’è successo a me.

 

Per saperne di più

 

Graziano Pesenti, Beata Anuarite Nengapeta Maria Clementina – Martire della Repubblica Democratica del Congo, Velar-Elledici 2012, pp. 48, € 3,50.

La sua vita e il suo martirio raccontati in sintesi.

 

Giulia Improta (a cura di), Spiritualità della Beata Maria Clementina Anuarite - Martire della Repubblica Democratica del Congo, Velar 2016, pp. 32, € 1,50.

Opuscolo con le linee essenziali della sua spiritualità, centrata sull’amore per Cristo.

 

Lina Farronato, Anuarite - Martire congolese, Paoline Edizioni 2016, pp. 192, € 14,50.

Le tappe più significative della sua vita, con un’appendice che riporta le testimonianze sul martirio e altre sulle grazie significative attribuite alla sua intercessione. L’autrice, suora Figlia di San Paolo, ha un fratello, padre Elio, missionario comboniano proprio in Congo.

 

Su Internet

 

Pagina del sito del Dicastero delle Cause dei Santi, con la biografia e l’omelia della beatificazione.

 

Pagina del sito istituzionale della Società San Paolo, con il Proprio della Messa, la biografia e la preghiera per chiedere grazie tramite la sua intercessione.


Pagina su di lei del sito della Curia Generalizia dei padri Dehoniani, con il Proprio della Messa e altri testi per la meditazione.

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