Io c'ero # 28: lungo Il Cammino del Cuore della Rete Mondiale di Preghiera del Papa (prima parte)

 


In occasione della solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù mi sento di dover raccontare una dimensione della mia vita di fede che solo in tempi recentissimi ho iniziato a considerare più seriamente.

Quasi da sempre conoscevo le immagini del Sacro Cuore. In età giovanile, mi era stato suggerito d’intraprendere la pratica dei Primi Nove Venerdì del mese. Infine, vedevo spesso in molte chiese i foglietti dell’Apostolato della Preghiera, ma non mi sarei mai immaginata che mi sarebbe stato chiesto di entrarvi a far parte.

Neppure avrei immaginato che, nel giro di un anno, avrei dovuto toccare tutte e sette le Zone pastorali della mia diocesi, per cercare di capire come quella che oggi è chiamata Rete Mondiale di Preghiera del Papa viene vissuta almeno in alcune comunità cristiane e compiendo, di pari passo, un itinerario di formazione indicato a tutti coloro che fanno parte di questa Rete.

 

L’antefatto

Il primo venerdì di Quaresima del 2020 avevo preso appuntamento col mio direttore spirituale, il quale, dopo il colloquio e la confessione, mi aveva chiesto di seguirlo a casa di don Luigi, un anziano confratello, che aveva bisogno di risolvere una questione burocratica. Sono andata da lui e, dopo un paio di telefonate, ho sistemato la faccenda.

Subito dopo, il mio direttore spirituale ha proposto a me e a don Luigi di pranzare con lui: essendo appunto molto anziano, il confratello non era tenuto al digiuno (che per noi ambrosiani corrisponde al digiuno del Mercoledì delle Ceneri). Io, invece, ero intenzionata a digiunare, ma ho accantonato quel proposito.

A un certo punto, mentre mangiavamo un toast ciascuno, rigorosamente di magro, il sacerdote più giovane ha raccontato all’altro di come io abbia preso a cuore la preghiera d’intercessione, particolarmente per le vocazioni e, ancora più nel dettaglio, per quelle al sacerdozio, specie diocesano, e di come io soffra fino alle lacrime quando apprendo che un sacerdote che conosco abbandona il ministero. Ho quindi preso la parola e ho raccontato le motivazioni che mi avevano condotta a prendere a cuore quell’intenzione specifica.

Al mio direttore spirituale parve opportuno, allora, farmi un’altra proposta: aiutare don Luigi a riorganizzare in diocesi l’Apostolato della Preghiera, di cui lui era al tempo Direttore diocesano e Direttore della Zona pastorale I, che corrisponde (lo dico per i non ambrosiani) alla città di Milano.

Sapevo a grandi linee che era in atto dal 2016 un processo di ricreazione, che aveva portato anzitutto al cambio del nome, ma non molto di più. In sostanza, avrei dovuto prendere l’elenco di tutte le persone della Zona pastorale I che don Luigi sapeva essere aderenti all’Apostolato della Preghiera e avvisare che ogni mese si sarebbe tenuta l’Adorazione Eucaristica mensile sull’intenzione proposta dal Santo Padre, che era stata sospesa dopo l’estate precedente. Ho subito esclamato: «Bene! Quando si comincia?». 

La domenica successiva, però, fu avviato il divieto delle celebrazioni liturgiche con il popolo, per contenere il contagio del nuovo coronavirus. Di conseguenza, non ho potuto nemmeno andare a trovare don Luigi per concordare l’effettiva ripresa dell’Adorazione mensile.

Quando sono riprese le celebrazioni con le varie misure di distanziamento sanitario, ho aspettato ancora un paio di settimane prima di sentire don Luigi. Nel frattempo, avevo ripreso in mano la Lettera Pastorale dell’Arcivescovo monsignor Mario Delpini per l’anno pastorale 2017/2018, in cui lui stesso incoraggiava a rinnovare i gruppi dell’Apostolato della Preghiera in diocesi, specie per favorire l’apertura delle chiese come luoghi di preghiera, anche in assenza dei presbiteri.

Quelle espressioni, unite a quanto papa Francesco aveva chiesto negli anni precedenti alla Compagnia di Gesù, a cui si deve l’Apostolato della Preghiera sin dagli inizi, mi sembravano una garanzia necessaria per muovermi come la Chiesa insegnava a riguardo.

 

Un nuovo compito

Ho quindi cominciato il mio nuovo compito, anzitutto occupandomi di segnalare ogni mese all’Ufficio Comunicazioni Sociali l’intenzione del Papa e quella dei Vescovi. Mi era anche venuta l’idea di far inserire, sulla stessa pagina del Portale diocesano che ospita le intenzioni mensili, Il Video del Papa, quel breve filmato nel quale è il Santo Padre medesimo a descrivere, con l’aiuto di alcune immagini, ciò per cui invita a pregare.

L’Adorazione mensile a Milano è ripresa, con tutti i distanziamenti del caso. Tuttavia, nel mese di aprile 2021, don Luigi si è ammalato e, nel giro di un paio di mesi, si è visto costretto a ritirarsi in casa di riposo, per essere curato meglio. Ha quindi passato l’incarico al nuovo Direttore diocesano, col quale non ho tardato a essere messa in contatto.

Tempo un annetto, poi mi sono ritrovata investita dell’incarico di Segretaria diocesana, affiancando un altro laico che invece funge da Coordinatore diocesano. In questa veste, ho finito con l’entrare a far parte del Coordinamento diocesano di gruppi, associazioni e movimenti (a rigor di logica, ormai la Rete Mondiale di Preghiera del Papa è un’Opera Pontificia) e del Tavolo di Comunione a livello di Pastorale Giovanile, sempre per gruppi, associazioni e movimenti.

 

Inizia Il Cammino del Cuore diocesano

Sul finire dello scorso anno, il Coordinatore e il Direttore mi hanno prospettato che, per verificare lo stato delle cose sul territorio diocesano, avrebbero lanciato quello che è chiamato Il Cammino del Cuore

In sostanza, si tratta di un percorso in nove tappe, nel quale la devozione al Sacro Cuore viene reinterpretata con linguaggi più comprensibili alla sensibilità di oggi, pur senza perdere quello che, con un lessico desunto da sant’Ignazio di Loyola, il fondatore della Compagnia di Gesù, è definito “principio e fondamento”.

Il Cammino del Cuore viene svolto sovente a livello diocesano: era proprio quello che avremmo compiuto anche noi a partire dal mese di settembre. Essendo sette le Zone pastorali, fu scelto di basare a Milano la tappa iniziale e quella finale, percorrendo le altre Zone nei mesi intermedi. Non ero obbligata a seguire tutte le tappe, ma mi sentivo in dovere di farlo, in quanto Segretaria diocesana.

Così ho iniziato a viaggiare, pianificando per tempo i miei spostamenti o, in rari casi, ricorrendo a qualche passaggio. Non mi sono posta troppi problemi, dato che, da quando faccio parte del Gruppo Shekinah, ho visitato moltissime parrocchie della mia diocesi spostandomi perlopiù in treno.

Non poche volte, tuttavia, mi sono chiesta chi me lo facesse fare. Il mio ruolo non è stipendiato, come qualcuno potrebbe pensare. 

Eppure sentivo di dover percorrere quel Cammino, altrimenti non avrei imparato nulla da Armida Barelli, da poco beatificata, e dalla sua fiducia nel Sacro Cuore, che l’aveva condotta a percorrere più volte l’intero territorio nazionale in tempi in cui Google Maps non esisteva (nel libro La sorella maggiore racconta… c’è più di un episodio dove lei riferisce i suoi disagi di viaggio) per fondare la Gioventù Femminile di Azione Cattolica in ogni diocesi italiana.

 

Pensavo di poter raccontare già adesso cosa ho imparato in ciascuna tappa del Cammino del Cuore, ma mi sono resa conto di essermi dilungata troppo. Domani racconterò quello che mi è accaduto in ogni Zona pastorale e, soprattutto, come ho interpretato nella mia vita le consegne di ciascuna tappa.

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