Io c'ero # 29: lungo Il Cammino del Cuore della Rete Mondiale di Preghiera del Papa (seconda parte)
L'Adorazione Eucaristica nell'ultima tappa, presso la chiesa di Santa Maria della Scala in San Fedele a Milano (foto mia) |
In
occasione della solennità del Sacratissimo Cuore di Gesù mi sento di dover
raccontare una dimensione della mia vita di fede che solo in tempi recentissimi
ho iniziato a considerare più seriamente. Sono infatti entrata a far parte
della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, ovvero l’Apostolato della Preghiera,
ritrovandomi a essere incaricata di fare da Segretaria diocesana.
Come raccontavo
nel post di ieri,
sul finire dello scorso anno, il Coordinatore diocesano e il Direttore diocesano
mi hanno prospettato che, per verificare lo stato delle cose sul territorio,
avrebbero lanciato quello che è chiamato Il Cammino del Cuore. In sostanza,
si tratta di un percorso in nove tappe, nel quale la devozione al Sacro Cuore
viene reinterpretata con linguaggi più comprensibili alla sensibilità di oggi, senza rinunciare all'Adorazione Eucaristica.
Quando
sono state ufficializzate le date, le ho confrontate con la proposta formativa
del secondo anno di Te Laudamus, il corso organizzato dalla Pastorale Liturgica
diocesana a cui avevo partecipato lo scorso anno: purtroppo, coincidevano integralmente. Così,
davvero a malincuore, ho annunciato a chi di dovere che il mio impegno come
Segretaria diocesana della Rete Mondiale di Preghiera del Papa mi rendeva
impossibile seguire le lezioni in presenza.
Dopo il
post di ieri, passo ad analizzare i nove passi de Il Cammino del Cuore,
ripercorrendo le tappe nelle sette Zone pastorali, le impressioni che ne ho ricevuto
e, soprattutto, le riflessioni che mi sono venute riguardo il tema di ciascuna.
I – In principio,
l’Amore
Milano, chiesa di Santo
Stefano Maggiore (Zona pastorale I – Milano città), sabato 17 settembre
L’affluenza qui, in una chiesa nel pieno centro di Milano, nota soprattutto ai migranti latinoamericani, è stata molto minima, nonostante avessi lanciato l’iniziativa con un articolo apposito sul Portale diocesano e inviato, come avrei fatto per le altre tappe, l’invito a tutti i contatti che mi erano stati lasciati dal precedente Direttore della Zona I.
In
questa tappa viene proposta la riflessione su come l’amore di Dio preceda ogni
nostro pensiero e azione e si manifesti in modi che nemmeno noi, a volte,
riusciamo a riconoscere. Era un buon punto d’inizio anche per me, che in quel momento
della mia vita mi sentivo circondata dall’amore di tante persone, a cominciare
dai miei familiari, ma volevo essere ancora più amata, considerata, stimata per
quello che sono e non per quello che faccio.
II – Il cuore
umano, inquieto e bisognoso
Varese, chiesa di S.
Antonio di Padova alla Brunella (Zona pastorale II – Varese), sabato 15 ottobre
Ho faticato un po’ per arrivarci, visto che non era in centro città, ma con un aiutino informatico sono riuscita a prendere un autobus che dalla stazione mi portava lì. Anche in questo caso, l’affluenza è stata scarsissima: c’eravamo solo io, Raffaele, sua moglie e i loro bambini, più don Alberto Miggiano, che risiede lì. All’incirca verso la fine, qualcuno è arrivato… ma erano le signore che abitualmente recitano il Rosario prima della Messa!
Il tema
della seconda tappa consiste nel riflettere su come il nostro desiderio di
amare e di essere amati spesso conduce a compiere azioni negative, ma Dio vede
tutto e riconosce se uno vuole sinceramente tornare a Lui.
Ho
ammesso che anche per me è così: le tento tutte per fare in modo di essere riconosciuta
positivamente, ma commetto molto spesso gesti che vengono fraintesi, ad esempio
come segni di esibizionismo. Se non avessi la certezza che Dio continua a
offrirmi il Suo perdono, mi sentirei davvero perduta.
III – In un mondo
scoraggiato
Lecco, chiesa di San
Francesco d’Assisi (Zona pastorale III – Lecco), sabato 19 novembre
Qui sono arrivata piuttosto comodamente a piedi dalla stazione ferroviaria. Ho familiarizzato con padre Vitale Maninetti, il parroco, raccontandogli che conosco bene la fraternità cappuccina di viale Piave e le figure esemplari che lì sono sepolte, ovvero fra Cecilio Maria da Costa Serina e padre Daniele da Samarate, entrambi al momento Venerabili, e ultimamente mi capita spesso di passare a Santa Maria alla Fonte, non lontano da casa mia, dove i Cappuccini sono presenti dal 2009.
Lui mi
ha invece raccontato che, effettivamente, da loro sono distribuiti i foglietti
mensili e c’è una cappellina con l’Adorazione perpetua. Questo ha offerto al
Coordinatore diocesano, Raffaele Di Francisca, che mi ha raggiunta da Saronno,
l’occasione di provare a ipotizzare l’Adorazione mensile proprio lì per la Zona
pastorale III.
Questa
tappa mi ha permesso di capire un po’ meglio una delle espressioni chiave del
processo di ricreazione della Rete Mondiale di Preghiera del Papa, ovvero il
riferimento alle “sfide del mondo contemporaneo”; queste ultime si traducono
nelle intenzioni mensili.
Ammetto
che sentir parlare di “sfide” mi aveva riportato alla mente il periodo in cui,
sui social media, impazzavano le varie challenges, alcune per
raccogliere fondi (ma non apprezzate unanimemente).
Mi ero
ricordata, poi, che lo stesso papa Francesco, nel Giubileo della Misericordia,
aveva lanciato una sorta di challenge ai giovani: compiere, nel corso di
quell’Anno Santo straordinario, le sette opere di misericordia corporali e
quelle spirituali.
Avevo
raccolto la sfida, provando a documentarla nei post che qui avevo etichettato
come #MercyChallenge, ma poi ho desistito, essenzialmente perché un
lettore mi aveva rimproverato di mettere in piazza le mie azioni misericordiose,
quando invece Gesù raccomanda, nel Vangelo di Matteo, di non renderle
pubbliche, perché Dio solo le conosca.
Quanto
alle “sfide” lanciate mensilmente alla Rete Mondiale di Preghiera del Papa, riconosco
che sento affini a me solo alcune. Ma se fossero tutte facili, che sfide
sarebbero?
IV – Il Padre
manda suo Figlio per salvarci
Saronno, chiesa di
San Francesco d’Assisi (Zona pastorale IV – Rho), sabato 17 dicembre
Saronno è uno dei luoghi dove si svolge puntualmente l’Adorazione mensile (a Milano città non siamo ancora riusciti a riprenderla, dopo che il precedente Direttore diocesano e della Zona I, don Luigi Bresciani, è andato in casa di riposo), anche se non in quella chiesa, quindi ci aspettavamo un po’ più di fedeli del solito: infatti, è andata così.
Don
Emilio Giavini, Direttore di zona, ha guidato lui la meditazione, sottolineando
come il tema fosse decisamente appropriato al tempo liturgico dell’Avvento e
all’approssimarsi del Natale. Di fatto, è con l’Incarnazione del Figlio Gesù
che Dio ha voluto rendere incontrabile, mi viene da dire, il Suo progetto di salvezza.
Quanto
a cosa significhi per me pensare che Gesù è venuto per salvare l’umanità e me
personalmente, è qualcosa che quasi mi sopraffà ma che, allo stesso tempo, mi
riempie di stupore e di meraviglia.
V – Lui ci chiama
suoi amici
Monza, chiesa del monastero
delle Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento (Zona pastorale V – Monza), sabato
21 gennaio 2023
In questa tappa abbiamo riscontrato una partecipazione assai scarsa di persone venute apposta – però alla fine si sono presentate due signore provenienti da Basiglio – ma c’era comunque qualche fedele perché lì c’è l’Adorazione perpetua.
In
realtà, io ero venuta per un secondo fine: procurarmi del materiale su madre
Serafina della Croce, fondatrice di quel monastero, per ricavarne un post che
poi ho pubblicato e che le monache stesse hanno dato segno di aver molto apprezzato.
Proprio
l’esempio di madre Serafina mi ha guidato nella riflessione sul tema proposto.
Anche lei, infatti, si è sentita chiamata dal Signore a essere non solo sua
amica, ma anche sua sposa, prima attraverso una vita spirituale tanto intensa
da destare preoccupazione nelle autorità ecclesiastiche e governative del suo
tempo (parliamo della metà del XIX secolo), poi con la fondazione del monastero
e la guida della comunità, che però seguiva la Regola ideata dalla Beata Maria
Maddalena dell’Incarnazione.
VI –Cristo dimora
in noi
Basiglio, chiesa di Gesù
Salvatore (Zona pastorale VII – Melegnano), sabato 18 febbraio 2023
Foto mia
Basiglio,
insieme a Saronno, era una delle tappe dove mi aspettavo di trovare parecchi
fedeli: il Direttore diocesano, don Luca Broggi, è parroco lì, quindi fa
conoscere ai parrocchiani le intenzioni mensili e promuove l’Adorazione mensile
al primo venerdì di ogni mese.
Approfittando
del mio passaggio lì, ho voluto condividere con lui un po’ d’immaginette doppie
che avevo a disposizione. Tuttavia, mentre gliele mostravo, mi sono sentita
ipocrita: tratto Santi e affini come se fossero figurine, ma non m’impegno a
vivere come loro… L’ho riferito a don Luca, il quale mi ha imposto le mani sul capo e mi
ha invitata a ripetere la breve preghiera di san Filippo Neri: «Scrupoli e
malinconia, fuori da casa mia!».
Questo passo
del Cammino del Cuore invita a fare in modo che il Signore dimori in noi,
anzitutto meditando la sua Parola e assecondando le ispirazioni dello Spirito
Santo. Cerco di farlo anch’io, partecipando alla Messa e attraverso le mie letture,
ma riconosco di dover migliorare la mia frequentazione delle Sacre Scritture.
VII – Con Lui
offriamo la nostra vita
Paderno Dugnano, chiesa
dei Santi Nazaro e Celso (Zona pastorale VII – Sesto San Giovanni), sabato 18
marzo
Foto di Lucrezia Nava
Nella
tappa di Paderno Dugnano ero da sola, come sarei stata anche in quella di Busto
Arsizio, perché Raffaele aveva un altro impegno presso il Santuario del Beato
Luigi Monti di Saronno. In compenso, ero riuscita a organizzarmi per fare in
modo che il parroco ospitante, don Agostino Brambilla, mi mandasse a prendere
da un suo comparrocchiano.
L’organizzazione
e l’accoglienza sono state veramente ottime. C’è stato però un piccolissimo
incidente di percorso: alzandomi dalla panca su cui ero seduta, sono inciampata
nel punto di unione tra la panca medesima e l’inginocchiatoio. Ho avuto però l’accortezza
di cadere sul morbido, quindi, a parte un momentaneo indolenzimento, non mi
sono fatta male. Anche la partecipazione da parte dei fedeli è stata cospicua,
rispetto alle altre tappe fino a quel momento, eccettuata la precedente.
Una
delle osservazioni che sono state mosse riguardo la nuova (per così dire) Rete Mondiale
di Preghiera del Papa è stata che sembrava venire meno la componente di riparazione,
fondamentale nel messaggio delle rivelazioni del Sacro Cuore a santa Margherita
Maria Alacoque, da cui prendeva le mosse l’Apostolato della Preghiera.
In
realtà, essa non è stata cancellata, ma ripresentata come offerta di sé a Dio,
per servire il prossimo e sentirsi non ossa spezzate, ma membra vive nel Corpo
Mistico della Chiesa, indipendentemente dalle proprie condizioni fisiche o
dalle situazioni in cui si vive.
Anche
la preghiera d’offerta che i membri dell’Apostolato della Preghiera recitano quotidianamente
è stata riformulata in chiave più ignaziana, ma senza sostituire quella a cui i
fedeli erano più abituati.
VIII – Una
missione di compassione
Busto Arsizio, chiesa
di Santa Maria Regina (Zona IV – Rho), sabato 15 aprile
Foto mia
Anche a
Busto Arsizio sono stata accompagnata da un gentile parrocchiano del posto, una
volta giunta in stazione, previo contatto col parroco, don Sergio Perego. Tutto
era organizzato nei minimi dettagli, anche i canti, eseguiti dalla corale
parrocchiale.
Tuttavia,
anche qui non ho riscontrato grande interesse da parte dei fedeli. Come nella
maggior parte delle altre tappe, posizionarmi in fondo alla chiesa e rendermi
disponibile a eventuali chiarimenti, insieme a raccogliere i contatti per essere
avvisati sulle iniziative future, non è servito quasi a nulla. Don Sergio mi ha
invitata a essere paziente: in fin dei conti, il Cammino del Cuore diocesano
serviva sì a sondare il terreno, ma anche a deporvi dei semi, che potrebbero
anche fiorire.
L’ottavo
passo è basato su un altro concetto chiave, ovvero la “missione di compassione
per il mondo”. Se in quello precedente lo scopo era meditare su come
collaborare, uniti a Gesù, alla salvezza del mondo, rimanendo nello stato di
vita e nelle condizioni in cui ci si trova, in questo si fa presente che i
membri della Rete Mondiale non devono solo pregare, ma anche mobilitarsi per
affrontare le sfide mensili.
Purtroppo,
in questo devo ancora molto, ma molto migliorare. A volte mi consolo pensando
che pregare è già tanto: in realtà, col ruolo di cui mi sono trovata investita
devo fare ancora di più, ma non so proprio come. Intanto, però, ne ho preso
coscienza.
IX – Una rete
mondiale di preghiera e servizio, attenta ai bisogni dell’umanità
Milano, chiesa di
Santa Maria della Scala in San Fedele (Zona pastorale I – Milano città), sabato
3 giugno
L’ultima tappa del Cammino del Cuore doveva in realtà tenersi il 20 maggio, sempre nella stessa chiesa. Quando però i miei parenti di Portici mi hanno ufficializzato che la Prima Comunione della figlia di una mia cugina sarebbe stata celebrata la domenica 21, ho fatto presente che io sarei partita solo dopo l’impegno del sabato precedente.
Alla
fine, dopo una serie di rinvii e cambi di data per la partenza, stabilita per
il 16 maggio (giusto un mese fa), ho comunicato che non sarei stata presente
all’ultima tappa. Mi dispiaceva veramente tanto non arrivare fino alla fine,
dopo tutti quei viaggi in giro per la Diocesi, e mancare proprio a quella nella
chiesa milanese della Compagnia di Gesù.
Sorprendentemente,
però, proprio nei giorni in cui ero a Portici, Raffaele mi ha riferito che
nemmeno lui poteva essere presente. Di conseguenza, ha preso accordi con i
padri Gesuiti per spostare l’Adorazione a sabato 3 giugno, proprio all’inizio
del mese tradizionalmente e devozionalmente dedicato al Sacro Cuore.
Sarà
che San Fedele ha una base di fedeli non stabile come quella di una parrocchia
comune, sarà che normalmente la chiesa il sabato mattina è chiusa, ma all’Adorazione
eravamo presenti solo io, Raffaele, una coppia di anziani signori e altre due
signore che non si conoscevano tra di loro.
Questo
non ha impedito di meditare su come davvero la Rete Mondiale di Preghiera del
Papa possa essere uno strumento per alimentare quel «sentire con la Chiesa» di
cui sant’Ignazio di Loyola parla negli Esercizi Spirituali.
Come
segno conclusivo di quest’esperienza, ciascuno di noi partecipanti si è
inginocchiato davanti al Santissimo Sacramento e ha recitato la preghiera del Suscipe
(«Prendi, Signore, e ricevi…») attribuita a sant’Ignazio medesimo. A me è un po’
tremata la voce, perché avevo ripreso a pensare che il mio affidamento a Dio
era solo a parole e non era ancora così totale.
In
realtà pensavo anche al fatto che una parafrasi del Suscipe costituisce la
parte finale di uno dei canti del Gruppo Shekinah, Voce di lode, che
tante volte ho eseguito con i miei compagni di quel coro (che non è solo un
coro) nei vari nostri concerti-meditazione.
Concludendo… e
riprendendo
Al termine di questo percorso, sono giunta alla conclusione che, nella nostra pur vasta diocesi, l’Apostolato della Preghiera debba fare ancora molta strada per rinnovarsi. Mancano la maggior parte dei Direttori di zona, ma soprattutto resta ancora radicata, in quei pochi fedeli che seguono questa proposta, l’idea che essa si limiti a ritirare il foglietto mensile e a vedere per che cosa il Papa e i vescovi invitano a pregare nel mese in corso.
L’Arcivescovo
ha fatto capire che sa di cosa si tratti, descrivendola come «una forma
semplice di offerta della giornata» nella sua ultima Proposta pastorale; con la
ricreazione, però, è diventata qualcosa di ancora più grosso.
Come ho
più volte ricordato qui sopra e nel post precedente, continuo a chiedermi
perché mi sia stato chiesto tutto questo. Volevo solo mandare le intenzioni
mensili all’Ufficio Comunicazioni Sociali e cantare all’Adorazione mensile
nella Zona pastorale I, ma ho dovuto assumermi l’incarico di Segretaria
diocesana.
Forse
nei prossimi mesi o anni arriveranno altre forze e i gruppi dell’Apostolato
della Preghiera si moltiplicheranno, ma a oggi non posso saperlo. Intanto,
però, la via è tracciata.
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