Io c’ero #31: GMG 2023 – I miei giorni nella diocesi di Porto (seconda parte)
Il punto culminante della processione del Signore degli Afflitti (foto mia) |
Ho
iniziato ieri il mio resoconto della Giornata Mondiale della Gioventù e
dei Giorni nelle Diocesi, esperienze che ho vissuto con i miei compagni del
Gruppo Shekinah. Continuo ringraziando anzitutto coloro i quali hanno
apprezzato il mio racconto e corretto alcune sviste, causate dal fatto che non
mi sono ancora ripresa del tutto dal viaggio.
Dato
che la prima puntata è sembrata a tratti piena di emozioni tristi, in questa
raddrizzo il tiro, raccontando anche episodi più felici, soprattutto musicali, e concludendo il post
con una digressione culinaria, che immagino molti di voi apprezzeranno.
29
luglio
Il
momento della cattedrale
Foto mia |
Mi sono
svegliata con ancora qualche dolorino, per cui, in vista della giornata che mi
attendeva, ho assunto un altro medicinale; ero sicura, comunque, che mi sarei
sentita meglio col passare delle ore.
Ho
quindi avuto le forze per arrivare, insieme ai miei compagni, alla cattedrale
di Porto. Abbiamo ammirato i chiostri con scene dal Cantico dei Cantici,
realizzate sui tipici azulejos, quindi ci siamo fermati all’interno per
un breve momento di preghiera; in fin dei conti, eravamo entrati principalmente
per quella ragione.
Alla
Messa dei pellegrini
Foto mia |
Ormai
stavo benissimo, così ho camminato piuttosto tranquillamente, ma comunque
parecchio, per arrivare al Queimodromo, sede della Messa per i pellegrini
ospitati nella diocesi di Porto. Della celebrazione mi sono rimaste impresse
particolarmente le parole del vescovo di Porto, monsignor Manuel Linda, che ha
commentato il brano della Visitazione sottolineando come la fretta della
Vergine Maria sia totalmente priva di ansia.
Questo
mi ha fatto ricordare quando mi sono confessata da un sacerdote, durante
l’università, e gli avevo esposto le mie questioni circa la scelta di vita.
Rispose – lo ricordo bene – che nessuna, ma proprio nessuna vocazione nasce
dall’angoscia. Evidentemente, a distanza di anni, quel consiglio valeva ancora.
Ho poi
apprezzato moltissimo che il vescovo abbia ricordato la Beata Maria del Divin
Cuore, al secolo Maria Droste zu Vischering, delle Suore di Nostra Signora della
Carità del Buon Pastore. Avevo corretto la sua scheda per santiebeati
alcuni anni fa, ma proprio non rammentavo che lei avesse vissuto per tanti anni
a Porto e che ci fosse morta appena trentacinquenne, dopo aver incoraggiato papa
Leone XIII a compiere l’atto di consacrazione del genere umano al Sacro Cuore
di Gesù.
Per il
pranzo abbiamo fatto ricorso ai provvidenziali buoni, prendendo le cibarie
nell’apposito punto di distribuzione. Forse quei panini meritavano di essere
scaldati un po’, specie quelli con l’arrosto, ma nel complesso erano
commestibili. Li abbiamo consumati nel parco vicino al luogo della Messa,
all’ombra della vegetazione tipica della macchia mediterranea.
Due
cori a “battaglia”
I nostri due schieramenti (foto mia; mi scuso per aver messo il dito sull'obiettivo) |
Quando
io e compagni abbiamo finito il pranzo, abbiamo iniziato a cantare qualche
brano del nostro repertorio, anzi, dei nostri canti originali, per passare il
tempo. Qualche istante dopo, abbiamo notato che alcuni ragazzi francesi ci
ascoltavano con un certo interesse: uno di loro, che parlava un buon italiano,
ci ha rivolto i suoi complimenti, aggiungendo che anche lui e compagni facevano
parte di un coro.
Li
abbiamo allora invitati a eseguire qualche brano a loro volta, mentre alcune
delle mie compagne filmavano la loro esibizione. Dopo il primo pezzo, Ô vrai corps de Jésus, abbiamo deciso di riprendere a cantare a nostra volta, con Spirito di Luce. I francesi hanno risposto con Regardez l’humilité de Dieu,
dopo cui abbiamo concluso noi con Per fede vivrò.
Praticamente
si è svolta una battaglia tra cori, nella quale, però, non ci sono stati vinti
né vincitori. Noi e i ragazzi francesi, che abbiamo poi scoperto appartenere al
movimento Regnum Christi, ci siamo scambiati musica bella perché sempre moderna
e attuale, sia che fosse basata su armonie più classicheggianti, sia, come
nello stile di Shekinah (ma non è sempre così: con i ragazzi nuovi non abbiamo
ancora affrontato tutti i brani composti da Beppe Cantarelli), virate su
tonalità pop.
Sotto
il palco dei The Sun
Dopo aver salutato i coristi francesi, ci siamo divisi in due gruppetti. Io e altri cinque ragazzi siamo tornati nella zona dove si era svolta la Messa: lì, per le 16.45, era previsto l’inizio del concerto dei The Sun. Li avevo già ascoltati dal vivo un paio di volte e conoscevo bene solo i brani del secondo album, però ero ugualmente interessata. Gli altri nostri compagni, invece, sono andati a vedere l’oceano.
Prima
di quel gruppo si sono esibiti altri artisti d’ispirazione cristiana. Io e
compagni ci siamo quasi subito piazzati a pochissimi metri dal palco: non mi
era mai successo di essere così vicina, nemmeno quando sono andata a sentire
gli U2 nel 2005 a San Siro.
Siamo
stati quindi inondati in pieno dai ritmi martellanti di DJ Gui Brazil (Gui è
diminutivo di Guillermo, Brazil è il suo vero cognome), che innesta lodi al
Signore su basi danzerecce. Ecco un piccolo assaggio dal suo profilo su TikTok.
@guibraziloficial Muito Obrigado Porto 🇵🇹 #jmj #jornadamundialdajuventude #portugal ♬ som original - GUI BRAZIL
Mentre eravamo ancora storditi da quel dj set, ecco salire sul palco i The Sun. Sono stata molto felice di vedere che hanno un buon seguito a livello europeo: sotto il palco c’erano sia i giovani di Padova che avevamo incrociato il giorno prima, sia molti ragazzi portoghesi. Sono sicura di aver udito esclamare una di loro: «Questa canzone è la mia preferita!».
Nessuno
dei componenti del gruppo, come ho notato altre volte, ha rinnegato i propri
trascorsi da punk (come non pensare ai salti sul palco del bassista Matteo
Reghelin?), spesi come spalle musicali di formazioni notissime, ma anche
sprecati dietro dipendenze e simili. Li hanno invece reimpiegati su quella
nuova strada che Dio, mediante il cantante Francesco Lorenzi, ha mostrato loro
e che, come nel caso del chitarrista Gianlunca Menegozzo, li ha aiutati a
superare gravi forme di depressione.
Quando
il concerto si è concluso, mentre partiva la canzone Noi e i The Sun
scendevano dal palco per salutare i loro fan, mi è salita una commozione
veramente viva. Avevo sentito quel brano per la prima volta nella registrazione
del concerto tenuto al teatro Lyrick di Assisi per festeggiare il
venticinquesimo anno di carriera, apprezzando come sottolineasse l’amicizia che
lega i singoli membri. Sentivo come il testo corrispondesse a quel che avevo
provato nel concerto del giorno prima, anzi, ogni volta che canto con Shekinah:
Sento una chiarezza
Siamo l’amicizia
E non mi vergogno
A dirvi quanto bene
vi voglio
Senza bisogno
Di dimostrare più
niente
Che quello che siamo
lo siamo da sempre
E va bene così
Due
piccoli incidenti
Tuttavia, anche durante i brani più lenti del concerto, alcuni ragazzi francesi spintonavano e davano fastidio a chi era davanti a loro, tanto che una mia compagna per poco non è stata schiacciata dalla folla. Io ho provato a proteggere lei e gli altri, dando in pari tempo un occhio ai miei effetti personali. Mi è molto dispiaciuto che sia finita così.
Non è
stato l’unico incidente di percorso di quella giornata. Verso sera, quando M.
I., la vecchietta che ospitava me e altre tre, ci è venuta a prendere, la sua
automobile è andata in panne mentre affrontava una salita.
30
luglio
Tra
fotografie e spesa all’italiana
La domenica successiva era prevista la partecipazione di tutto il coro alla processione del Signore degli Afflitti, venerato nell’omonima cappella di Lousada. Prima ancora, però, ci siamo trovati nella parrocchia principale di Cristelos per la celebrazione della Messa e per cantare, ancora una volta, l’inno della GMG.
Ho
apprezzato l’impegno dei membri della corale del posto, ma non sarebbe stato
male cercare qualche canto più internazionale, noto anche nella nostra lingua.
Anche il parroco, padre Paulo, che già ci aveva accolti al momento di smistarci
nelle varie famiglie, ci ha messo del suo, intonando l'inno prim'ancora del momento in cui l'avevamo programmato noi.
Nel
frattempo, mi era venuta un’idea per fare felice la nostra nonnina ospitante:
regalarle la fotografia del primo incontro tra me, le mie compagne e lei.
Provvidenzialmente, lungo il corso principale di Lousada, c’era un laboratorio
fotografico: dopo aver consultato le altre nel corso di una pausa-caffè seguita
alla Messa, ho proceduto all’ordine e a ritirare la stampa.
Nel
frattempo, molti di noi avevano deciso
di organizzare, per la sera, una cena in stile italiano, per ringraziare le
nostre famiglie ospitanti. Avendo notato che lì il riso veniva spesso usato
come contorno, e dato che comunque lo apprezzo moltissimo, avevo incoraggiato
le mie compagne a pensare a un risotto alla milanese, o, in mancanza dello
zafferano, con la salsiccia. Alla fine ho accettato la loro proposta, ovvero
cucinare della pasta fredda – farfalle, per la precisione – con pomodorini,
mozzarella e basilico, così da replicare il tricolore italiano.
Tutti
(o quasi) in processione!
I miei compagni concludono la loro parte di processione (foto mia) |
Dopo il
pranzo e un momento di riposo, ci siamo diretti di nuovo alla parrocchiale di
Cristelos, dove abbiamo trovato gli altri del coro che risiedevano a Covas. Da
lì siamo stati invitati a dirigerci verso la caserma dei pompieri, da cui
avremmo potuto assistere, in posizione davvero privilegiata, alla solenne
processione del Signore degli Afflitti.
Alcuni
di noi sono stati coinvolti direttamente, o come portantini di un’immagine
della Madonna venerata a Covas, o come figuranti: la mia compagna di alloggio
Susanna, per esempio, ha interpretato proprio la Vergine, mentre un’altra
ragazza, del gruppo che faceva capo al Servizio Giovani, vestiva i panni di santa
Elisabetta. C’era poi Alessandro, del medesimo gruppo, che, se ho capito bene,
rappresentava un evangelista o un profeta.
Fosse
stato chiesto a me, ne sarei stata veramente felicissima: ho spesso seguito
come semplice fedele varie processioni, soprattutto a Portici, la città di mia
madre (precisamente, quella in onore del patrono san Ciro, quella del Venerdì
Santo e quella per san Pasquale Baylón), ma anche a Milano, specie nel mese di
maggio o quando ricorre la solennità del Corpus Domini.
Mi sono
quindi disposta a osservare il passaggio dei vari stendardi, delle statue dei
Santi e della Madonna, incoraggiando i miei compagni quando toccava il loro
momento. Li ho poi aspettati sulla piazza della chiesetta: lì, quando è passato
il Signore degli Afflitti per essere ricondotto all’interno, gli ho rivolto una
silenziosa preghiera, collegata a quello che mi era accaduto poche ore prima.
Una
testimonianza per uno youtuber credente
Prima che iniziasse la processione, a ciascuno di noi erano stati consegnati dei nastri di raso con i colori della bandiera portoghese: avremmo dovuto scrivere una preghiera o un augurio, quindi annodarli ai corrimano della scalinata che portava alla cappella del Signore degli Afflitti.
Mentre
io mi accingevo a pensare alla mia frase e prestavo il pennarello indelebile
che mi ero portata da casa, sono stata avvicinata da una mia compagna, che mi
ha presentato un ragazzo armato di fotocamera con microfono.
Lui mi
ha spiegato di chiamarsi Allan George, di venire dalla Repubblica Dominicana e
di star realizzando un video sui giovani della GMG e su come essi abbiano
trovato la vocazione. Anche lui, come me, cerca di testimoniare la fede
attraverso la creazione di contenuti web: in particolare, dopo quelle giornate
portoghesi, avrebbe rilanciato il proprio canale YouTube.
Così mi sono apprestata a rilasciare il mio contributo. Al momento non è ancora online, ma posso anticiparvi che ho riconosciuto come spesso mi sembra di aver trovato la mia vocazione raccontando le storie sante, qui e altrove, ma anche come, altre volte, io mi senta incompleta senza un lavoro vero.
Testimoniando gourmet: il pão-de-ló
Fonte (dice che ogni portoghese ha la sua versione preferita...) |
Non
sono diventata improvvisamente una food blogger, ma, come nel
pellegrinaggio in Terra Santa, penso che il cibo sia parte importante per
descrivere la cultura che mi ha accolto. In particolare, della cucina
portoghese ho apprezzato moltissimo i dolci, oltre al riso di cui parlavo
sopra.
La
prima pietanza di tal genere che ho assaggiato è stata il pão-de-ló, un
pan di Spagna (anzi “di Portogallo”) sofficissimo e dolcissimo, che la nostra
nonnina ci serviva ogni mattina a colazione.
Ho
deciso che avrei cercato la ricetta (per i curiosi e golosi, eccola) e me ne
sarei procurata un po’ da portare a casa, anche se temevo che non avrebbe retto
al viaggio, o che non avrebbe passato i controlli doganali. Al termine di
questo diario, vi racconterò se e come sono riuscita in questo scopo.
Come al
solito, mi sono dilungata troppo. Il racconto dei Giorni nelle Diocesi continua
e finisce domani, con le sorprese piccole e grandi avvenute nel nostro ultimo
giorno a Lousada.
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