Pietrino Di Natale, il velocista dell’Amore
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Chi è?
Pietrino
Di Natale nacque a Teramo il 10 dicembre 1966, figlio di Pietro Di Natale e
Adelina Di Giacobbe. Sette mesi prima della nascita, suo padre era morto in un
incidente sul lavoro: per questa ragione, il bambino fu battezzato, entro le
ventiquattr’ore dal parto, con il nome paterno al diminutivo.
Visse a
Ornano Piccolo, frazione di Colledara (in provincia di Teramo e oggi in diocesi
di Teramo-Atri), circondato dall’amore dei familiari e praticamente di tutto il
paese. Ricevette la Prima Comunione il 22 agosto 1976, nella parrocchia di
Ornano Grande.
Quella
parrocchia, più quella di Ornano Piccolo e altre della medesima zona, era stata affidata a don Giovanni D’Annunzio e don Gianfranco De Luca, due giovani
sacerdoti che facevano parte del Movimento dei Focolari. Pietrino iniziò a
collaborare con loro come chierichetto e catechista, ma soprattutto a
condividere la spiritualità dell’unità, alla base del Movimento medesimo.
Nel
1977, grazie a quei due sacerdoti, nella diocesi di Teramo nacque il Movimento
Diocesano, sezione del Movimento dei Focolari che si prefigge di dare uno stile
di comunione alle parrocchie e ai fedeli, sacerdoti, religiosi e laici, di una
medesima diocesi. Monsignor Abele Conigli, vescovo di Teramo-Atri, appoggiò
quella proposta e incoraggiò particolarmente i giovani a seguirla.
L’anno
successivo, nel giugno 1978, Pietrino prese parte al congresso Gen3 (gli
adolescenti del Movimento dei Focolari) a Rocca di Papa, sede centrale del
Movimento. Il 17 giugno, ultimo giorno del Convegno, ricevette direttamente
dalle mani della fondatrice, Chiara Lubich, la Formula Gen3, ossia la regola di
vita per i ragazzi. Nel 1983, invece, prese parte alla Mariapoli di Lanciano.
Sempre nel 1978, fu tra i quaranta ragazzi e ragazze, provenienti da undici
parrocchie della diocesi, che partecipavano al primo camposcuola dei Gen3 sul
territorio. Quell’occasione gli servì per scoprire pienamente che Dio è amore:
per quella ragione, firmò come gli altri il “Patto dell’amore reciproco”. Il 27
agosto 1978, un mese dopo il campo, ricevette la Cresima da monsignor Conigli.
A casa,
con gli amici, a scuola, nella squadra del Tossicia Calcio, non perdeva
occasione per essere attento agli altri, riconoscendo il volto di Gesù anche
nelle situazioni apparentemente avverse.
Il 20 agosto 1984, prima d’iniziare l’ultimo anno scolastico al
liceo scientifico “Albert Einstein” di Teramo, andò con
alcuni amici a Silvi Marina, sulle rive del Mare Adriatico, per salutare Marco, un altro ragazzo, che doveva
ripartire per Milano. Mentre giocavano a pallavolo in acqua, Pietrino si offrì
per andare a recuperare la palla che era finita lontano, ma non tornò indietro
vivo; aveva diciassette anni.
L’inchiesta
diocesana della sua causa di beatificazione e canonizzazione (affidata, come
causa esterna, alla Postulazione Generale dell’Ordine dei Frati Minori
Cappuccini), per l’accertamento delle virtù eroiche, si svolse nella diocesi di
Teramo-Atri dal 10 dicembre 2018 al 5 febbraio 2021. La tomba di Pietrino si
trova nel cimitero di Colledara, nella cappella della famiglia Di Natale.
Cosa c’entra con
me?
Penso
proprio che, perfino per i miei lettori più attenti, quello di Pietrino sia un
nome totalmente sconosciuto. Lo era anche per me, prima del 2018, anno in cui
ho acquistato, meditato e recensito la Via Crucis Corso intensivo d’amore
delle Edizioni Palumbi.
Non
ricordo a quale stazione lui fosse stato abbinato, né dove ho fatto finire quel
libretto. Sicuramente rammento che ero rimasta colpita dal nome, già al
diminutivo, nonché incuriosita da quello che era detto di lui. Soprattutto, ero
felice che, oltre alle storie imprescindibili quando si tratta di santità
adolescente o giovanile, ci fosse la sua, prefiggendomi di approfondirla. Come
però mi accade spesso, ho lasciato cadere quell’intuizione, non riprendendola
neppure quando avevo scoperto che, per lo stesso editore, era uscita una sua
piccola biografia.
L’11
marzo 2019 sono finita sul blog Fermenti
cattolici vivi, alla ricerca di fonti su cui appoggiarmi per smontare
l’attribuzione a don Tonino Bello di un messaggio, ricevuto su WhatsApp, a tema
quaresimale; o meglio, come poi ho fatto qui, per distinguere le parti
genuine da quelle che mi apparivano spurie.
Ho
quindi visto un post, pubblicato il 23 febbraio precedente, in cui Pietrino
aveva il titolo di Servo di Dio e si raccontava che, a dicembre, si era tenuta
la prima sessione del processo diocesano. I documenti della causa lo
definiscono “giovane laico”, però lui è morto quattro mesi prima di raggiungere
i diciott’anni, quindi mi pareva più da qualificare come “adolescente”. A parte
questo, l’interesse si era riacceso, ma altrettanto rapidamente è stato
soffocato dagli altri impegni e dagli articoli che dovevo terminare.
La sua
storia mi è tornata alla mente nel 2020, quando la Fondazione Oratori Milanesi
mi ha chiesto di stilare un elenco di ragazzi dai dodici ai diciotto anni
compiuti, che avessero in corso le rispettive cause, da presentare nel sussidio
che annualmente viene prodotto per la Settimana dell’Educazione; quell’anno era
stato scelto quel filone, dato che era appena stata celebrata la beatificazione
di Carlo Acutis.
Ammetto,
però, che sulle prime non avevo pensato a Pietrino: quando mi è venuto in
mente, era troppo tardi, perché gli altri collaboratori erano già al lavoro
sulla traccia che avevo lasciato e che comunque, del Movimento dei Focolari,
presentava già due esponenti.
Il
primo passo effettivo perché mi dessi da fare anche con lui è avvenuto dopo tre
anni dalla prima menzione, ossia nel 2021: ho trovato in offerta specialissima
online la biografia del 2018, ristampata con la copertina cambiata e l’aggiunta
“Servo di Dio”. Quando però mi sono resa conto che nel 2024 cadevano i
quarant’anni della sua “partenza per il Cielo” (i membri del Movimento dei
Focolari preferiscono usare questo termine, più che “morte”) di Pietrino, ho
immaginato che convenisse attendere quell’anniversario.
Nel
frattempo, il 17 dicembre 2022, sono stati invitati a parlare di lui il
vicepostulatore e altri amici, in una puntata di Verso gli altari, trasmissione di
Padre Pio TV sulle storie di vita e di fede, indipendentemente che appartengano
a candidati alla canonizzazione o meno (sono stata ospitata anch’io, non in
quella circostanza).
La
menzione di una sua lettera a Gesù Bambino, scritta nel 1978, mi aveva fatto
balenare l’idea di presentare Pietrino nei post dell’Avvento successivo, nella
rubrica annuale Corona d’Avvento dei Testimoni, ma ho di nuovo lasciato perdere,
stavolta per la ragione dell’anniversario tondo.
Con
l’approssimarsi della data in questione, ho finalmente letto il librettino, che
prima di allora avevo solo sfogliato. Ho quindi appurato le circostanze esatte
della “partenza” di Pietrino, che solo in apparenza sono ravvicinabili a un
incidente come quello, sempre in mare, accaduto al Venerabile Guido França Schäffer.
Ho poi
letto brani dei suoi scritti e delle sue lettere, dai quali ho appreso che non
usava espressioni o frasi fatte del gergo focolarino – Gesù Abbandonato, Gesù in
mezzo, l’Ideale – ma le aveva rese proprie e calate nel suo contesto abituale
di vita.
Ho inoltre
riconosciuto che io e lui potevamo avere un legame ben più solido del fatto
che, quando lui è “partito”, io ero al mondo da un mese e quattro giorni: anche
per me, infatti, la vita della parrocchia è fondamentale per esprimere e
condividere la fede, perfino quando incontro visioni di Chiesa distanti dalla
mia.
Mentre
leggevo, però, si è rifatto vivo il mio “promotore di giustizia interno”,
quella vocina che m’insinua pensieri negativi circa la presunta esemplarità
della persona di cui sto affrontando la biografia. Come mi era successo nel
caso del Servo di Dio Fabrizio Boero, mi risultava strano che le testimonianze su Pietrino
concordassero nell’affermare che fosse sempre sorridente, sempre entusiasta,
sempre pronto ad aiutare, anzi, a vivere il comandamento dell’amore.
La
stessa frase scelta per intitolare la biografia, «...sono scattato ad amare...»,
deriva in effetti da una conversazione telefonica con don Giovanni D’Annunzio, suo
padre spirituale, nella quale il ragazzo gli raccontava che la madre, alle
prese con la cottura del pane nel forno di casa, gli aveva chiesto di lavare i
piatti: «Subito sono scattato ad amare lavando i piatti» è l’espressione
completa.
Forse i
quarant’anni dalla morte – quasi trentacinque, al momento dell’uscita del libro
– hanno sfumato i ricordi, cancellando quelli delle occasioni in cui Pietrino è
stato ribelle, pigro, non altrettanto scattante. Forse lui è davvero stato
sempre così e mi rifiutavo di crederci, appoggiandomi a un’intervista del 2017
al cardinal Angelo Amato, nella quale l’allora Prefetto della Congregazione
delle Cause dei Santi affermava d’innervosirsi se gli raccontavano che, ad esempio, una certa madre
superiora era sempre buona e paziente.
Comunque
sarà compito di chi esaminerà la sua Positio, non mio, riconoscere se
Pietrino è stato eroico oppure ordinario nell’esercizio della fede e delle
virtù annesse. Ciò che mi spetta è raccontare di lui, pensando che, se anche
avrà avuto delle mancanze d’amore, ne avrà chiesto perdono tramite la
Confessione o se ne sarà purificato in altro modo.
In ogni
caso, il suo ricordo è rimasto vivo per tutti questi anni. Il Movimento Diocesano
a Teramo-Atri lo ritiene una personalità fondamentale per la sua storia e organizza
molti eventi per raccontarla, come la serata Giovane per sempre, andata
online il 10 dicembre 2020, nel trentaquattresimo anniversario della nascita di
Pietrino; incorporo qui sotto il video.
Il suo Vangelo
Nel
complesso, l’annuncio del Vangelo da parte di Pietrino è caratterizzato dall’entusiasmo,
dalla prontezza con cui si rendeva disponibile a fare dell’Amore un vero
impegno di vita. Nella Parola di Dio e nell’Eucaristia a cui partecipava tutte
le domeniche e almeno una volta nei giorni feriali (di sicuro il lunedì) sapeva
trovare la sorgente di questo Amore, incarnato e palpitante nella vita terrena
di Gesù e anche nella propria, tanto da renderlo visibile in gesti minimi, come
quello di andare subito a lavare i piatti o di correre a recuperare la palla
andata al largo senza sapere che, di lì a poco, sarebbe stato inghiottito dal
mare.
Negli
scritti ammette che non è sempre stato facile, per lui, riconoscere il Signore
e continuare ad amare anche nei piccoli e grandi dolori, come la rottura di un
legame con una ragazza perché non si sentiva maturo per una relazione più
profonda, o quando dovette armarsi di pazienza per non poter inforcare l’amato
motorino e raggiungere gli amici al santuario di San Gabriele dell’Addolorata,
a causa di una frattura alla gamba destra occorsa mentre giocava a calcio.
Tra i
volti di Gesù Abbandonato che fu in grado di riconoscere c’erano quelli che
riferì in una lettera a un’amica, appena tornato da uno dei campiscuola:
problemi in famiglia e con gli amici (se così potevano essere definiti, specie
quelli che l’apostrofavano come “don Pierino”) a causa della religione
cristiana, che nel suo paese era considerata – parole sue – «lo svago delle
vecchiette». Eppure poteva confidare a quest’amica:
L’importante però
credo che sia che ognuno di noi dica di nuovo il suo sì e continui ad amare.
Certo non è facile, anzi il più delle volte non si riesce, però se il Signore
ti manda tante croci, ti dà anche tanta forza per abbracciarle ed amarle:
quindi mettiamoci nelle Sue mani e facciamo la Sua volontà.
Quarant’anni
dopo l’inizio della sua vita eterna, Pietrino meriterebbe di essere conosciuto
anche al di fuori della terra dov’è vissuto e dove tanti ancora gli vogliono
bene. Spero, con questo post, di aver dato il mio contributo.
Per saperne di più
Teresa
D’Orsogna, Servo di Dio Pietrino Di Natale – ... Sono scattato ad amare...,
Edizioni Palumbi 2018, pp. 72, € 5,00.
Seconda
edizione, uscita nell’imminenza dell’apertura della causa, della sua prima
biografia.
Su Internet
Articoli su di lui sul sito della diocesi di Teramo-Atri
Sezione su di lui del sito del Movimento Diocesano della diocesi di Teramo-Atri
Pagina Facebook ufficiale dell’Associazione Amici di Pietrino Di Natale, di Colledara
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