Madre Luisa Margherita e me #1: Autobiografia
Uno
degli articoli più letti qui, completamente al di fuori delle mie aspettative,
è quello, risalente al giugno di tre anni fa, sulla Venerabile Luisa Margherita Claret de la Touche.
Sono
rimasta in contatto con le suore da lei fondate, che mi hanno chiesto di
collaborare alla loro rivista, Betania –
Ut sint unum, per tutto quest’anno. Dietro richiesta di una dei miei
lettori, ho pensato di condividere i miei articoli anche qua: spero proprio che
possiate gradirli almeno un po’. A differenza del cartaceo, metterò qualche
rimando ad altre pagine di questo blog o di altri siti.
Ecco il
primo articolo, dedicato alla mia lettura dell’Autobiografia di questa religiosa.
Per
cominciare, mi presento: mi chiamo Emilia, vivo a Milano, sono laureata in
Lettere antiche, ho trent’anni e conosco l’Opera dell’Amore Infinito da
quattro. Durante tutto questo tempo, pur sentendomi decisamente affine alle
intuizioni spirituali di madre Luisa Margherita, non sono mai andata più in là
del suo breve profilo biografico uscito nel 2010, degli articoli pubblicati su
questo periodico e del Libro dell’Amore
Infinito, oltre alla tesi dell’Amica Annalisa M.
Ho
quindi colto come provvidenziale l’occasione che, nello scorso mese di
novembre, mi è stata offerta dalle suore di Betania: per tutto quest’anno
centenario dal suo ritorno al Padre, produrrò una serie di articoli dai quali
possano emergere le riflessioni di una giovane come me di fronte agli scritti
della loro Fondatrice. Per farlo bene, mi sono stati quindi inviati i volumi
dei suoi scritti che mi mancavano: in fondo, come sono da sempre persuasa, il
miglior modo per conoscere da vicino un santo o un semplice testimone della
fede è partire da quanto ha lasciato di autografo. In questo modo si ha la
diretta percezione di come lui o lei si valutasse, pur con i naturali limiti
umani.
Naturalmente,
ho cominciato con l’Autobiografia La mia
storia. Per chi non lo sapesse, comprende il testo composto dalla Madre,
per ordine del suo direttore spirituale padre Charrier, a partire dal 25
ottobre 1904, integrato successivamente dal cosiddetto Quaderno delle Tentazioni.
Non
posso negare di aver trovato delle affinità con quello che forse è il testo
autobiografico più famoso del cattolicesimo: la Storia di un’anima di santa Teresa di Gesù Bambino. Come è fatto
notare nella Prefazione, madre Luisa Margherita e la giovanissima carmelitana
erano contemporanee: hanno quindi vissuto le congiunture storiche della Francia
dell’epoca, che provava a rigettare Dio dalla società (niente di nuovo sotto il
sole…) ma, allo stesso tempo, covava in sé figure che avrebbero segnato
profondamente la storia della Chiesa moderna.
Ammetto
di essermi molto divertita nel leggere il racconto degli scherzi che la piccola
Margherita combinava a sua madre e a sua sorella. Con una mentalità più adulta,
nel testo li definisce “sciocchezze”, ma credo che abbia fatto bene a riferirle:
ancora troppi, perfino tra i cristiani, ritengono che la santità si rifletta in
animi cupi e lamentosi, quando è vero il contrario.
Vedere
come anche lei, per essere simile alle ragazze della sua età, si fosse messa in
testa di dover avere un suo “ideale”, mi ha fatto tornare alla mente quando,
per interpretare a dovere la parte della moglie di Putifarre in un musical parrocchiale, mi sono convinta
di dover a tutti i costi trovare un ragazzo di cui innamorarmi, per capire come
ci si sente quando si viene respinte (ma io non avrei mai simulato una violenza
ai miei danni!). Anche nel mio caso, ho avuto una piccola delusione, ma non ci
ho sofferto più di tanto.
Quanto
alle pagine dove la Madre descrive i suoi travestimenti maschili, anche lì mi è
venuto da sorridere, anche se li racconta con grande amarezza. Penso che tanti
miei coetanei, pur col cambiamento dell’epoca, facciano qualcosa del genere,
adottando stili di abbigliamento particolari o aderendo a questa o a quella
moda: in realtà, nascondono il desiderio di farsi accettare, di lasciare un
segno nel mondo.
Ho
sofferto con lei nel vedere che il suo amore per il giovane ufficiale Leone era
morto ancor prima di concretizzarsi in un fidanzamento, ma ancora di più nel
leggere che era disposta perfino a ottenere di essere sciolta, in cambio di
denaro, dal voto di verginità pronunciato a undici anni. Davvero Dio è stato
misericordioso con lei, facendole interrompere quella relazione prima ancora
che lei svendesse quel grande dono di sé stessa!
Un
elemento in particolare, però, l’ha resa ancora più vicina a me: il fatto che è
stata la lettura della vita di san Luigi Gonzaga, nella sua primissima
biografia scritta da padre Cepari, a farle comprendere davvero cosa volesse
dire offrire a Dio la propria verginità corporea. La lettura delle biografie di
personaggi canonizzati o in procinto di esserlo, insieme a quelle di semplici
testimoni, specie se dimenticati dopo un iniziale entusiasmo, è uno degli
elementi fondamentali del mio modo di essere cristiana. Da quelle vicende
comprendo sempre di più come il Signore si è manifestato nella storia
dell’uomo, sia che si tratti di fondatori di piccole o grandi opere sia di
gente molto meno conosciuta.
Procedendo
nella lettura, ho condiviso la lotta di Margherita per riconoscere dove fosse
esattamente chiamata e come farlo capire ai suoi familiari e ho ricordato un
altro episodio della mia vita. Ho incontrato, tempo fa, una ragazza che si
credeva incline alla consacrazione religiosa e che, per capirlo, ha vissuto per
brevi periodi insieme ad alcune suore; tuttavia, per svariati motivi, ha
cambiato strada. Nel raccontare le sue vicissitudini al mio direttore
spirituale, ho ricevuto un suggerimento: «Trovare la vocazione non è come
provare un paio di scarpe!». Credo che nel nostro caso sia valso lo stesso:
dopotutto, non è stato un male per lei attendere altri due anni per entrare
alla Visitazione, così è stata ancor più determinata.
Nella
parte in cui riferisce dei suoi primi tempi in convento mi sono meravigliata di
come fosse stata estromessa dalle ore di catechesi senza un motivo plausibile,
quasi come quando, mentre viveva ancora in famiglia, era trascurata dalla
madre. Eppure il Signore ha avuto cura di lei, iniziando a farsi sentire
presente ma silenzioso, per così dire velato, poi rivelandosi pienamente con la
sua voce.
Un
punto in particolare mi ha colpita, ossia quando, durante una delle sue
ricorrenti malattie, l’ormai suor Luisa Margherita dichiara di aver detto
queste parole nel corso di quella che credeva sarebbe stata la sua ultima
confessione sacramentale: «Ecco tutto quello che ho fatto e ciò che sono, ma
tutto spero dalla tua misericordia». Mi ha fatto tornare in mente la Preghiera Eucaristica V, che è esclusiva del Rito Ambrosiano: «E noi, elevati a tale dignità
da poter presentare a te, per l’efficacia dello Spirito Santo, il sacrificio
sublime del corpo e del sangue del Signore nostro Gesù Cristo, tutto possiamo
sperare dalla tua misericordia». Proprio quest’ultima frase è stata scelta dai diaconi transeunti della mia Diocesi, che saranno ordinati il 13 giugno 2015, come
motto caratteristico del loro anno di ordinazione: spero che, quando la
pronunceranno per la prima volta nella Messa, abbiano lo stesso sentimento
provato dalla nostra Venerabile.
L’ultima
sezione, dedicata al rapporto di direzione spirituale con padre Charrier, mi ha
condotta a ripensare al momento in cui ho chiesto al sacerdote di cui mi fidavo
di più di aiutarmi nel cammino, un po’ come san Domenico Savio, quando si
accordò con san Giovanni Bosco di confezionare, con la stoffa che era lui
stesso, un abito da regalare al Signore. Penso quindi che lui fosse la persona
giusta al momento giusto, tramite la quale l’anima di madre Luisa Margherita
potesse essere guidata a comprendere quello che le si manifestava
interiormente.
In
sintesi, la lettura dell’Autobiografia è stata un ottimo punto di partenza per
compiere quel lavoro d’approfondimento che da tempo avevo rimandato. Immagino
che, quando affronterò anche le altre opere, potrò avere un’immagine ancora più
completa di colei alla quale mi rivolgo spesso, per capire come voler davvero
bene ai sacerdoti.
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Per ordinare copie dell’Autobiografia, rivolgetevi ai contatti presenti sul sito ufficiale dell’Opera dell’Amore Infinito (qui), dato che nelle librerie non credo sia reperibile.
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