Padre Eduardo Laforet Dorda: una vita che è un’offerta
Padre Eduardo durante la Settimana Santa 1984 a Valladolid (fonte: p. 7 dell inserto fotografico di Alpinista del espíritu) |
Chi è?
Eduardo
Laforet Dorda nacque a Valldoreix, nei pressi di Sant Cugat del Vallés, vicino
Barcellona in Spagna, il 18 giugno 1957. Era il secondo dei sei figli di
Eduardo Laforet, avvocato e ispettore di polizia, e Consuelo Dorda. Non molto dopo la
sua nascita, si trasferì con la famiglia a Madrid. Bambino tranquillo e studioso,
incline alla preghiera e alla penitenza, ma anche a gesti inconsueti di carità,
crebbe anche nella fiducia e nel rapporto con Dio.
A sedici
anni, al termine di una Messa feriale nella parrocchia di Sant’Isidoro a
Madrid, dove andava tutti i giorni, Eduardo venne avvicinato da un ragazzo, che
gli propose di partecipare a un incontro della Milizia di Santa Maria,
movimento fondato dal padre gesuita Tomás Morales Pérez. Divenne assiduo
frequentatore di quel gruppo e, tempo dopo, comprese di essere chiamato al
sacerdozio.
D’accordo
coi genitori e col fondatore, intraprese gli studi di Veterinaria, passando
dopo due anni a frequentare Filosofia nella città di Pamplona. L’8 dicembre
1976 entrò ufficialmente nei Crociati di Santa Maria, i consacrati secolari
della Milizia; quattro anni dopo, professò i voti.
Il 13 maggio
1981, mentre pregava insieme ai suoi compagni nella cappella della loro
residenza di Pamplona, ebbe l’intuizione di dover offrire la sua vita per papa
Giovanni Paolo II, che versava in gravi condizioni dopo l’attentato che aveva
subito. Passò quindi a studiare Teologia a Burgos, ma nel luglio 1983 gli venne
diagnosticata la leucemia: per lui era la prova che Dio aveva gradito la sua
offerta.
L’arcivescovo
di Madrid, il cardinal Ángel Suquía Goichoechea, si occupò di ottenergli la
dispensa speciale per gli studi e l’ordinò sacerdote il 25 marzo 1984. Dopo
aver trascorso i seguenti otto mesi impegnandosi nel ministero e vivendo la
sofferenza in espiazione per i peccatori, padre Eduardo morì il 23 novembre
1984; aveva 27 anni. Il suo corpo riposa nel cimitero di Carabanchel, a Madrid.
Cosa
c’entra con me?
Questo
è uno dei casi in cui so abbastanza con certezza quando è avvenuto il mio primo
incontro col personaggio che tratto. Doveva essere sul finale di ottobre 2010
quando, mentre leggevo un articolo in spagnolo, avevo visto menzionata una
collana di una casa editrice intitolata “Testigos”, ossia “Testimoni”. Sicura
che avrei potuto trovare qualche storia interessante, ho proceduto a trovare il
sito corrispondente.
Uno
dei primi libri che comparvero sulla pagina aveva come titolo “La ofrenda de
una vida” (“L’offerta di una vita”): in copertina, un giovane sacerdote con una
pianeta rossa e, in trasparenza, il volto di Giovanni Paolo II. Passata a
leggere la sinossi, ho avuto la mia abituale reazione: da una parte ero
esasperata dall’aver trovato un altro prete morto in età giovanile, dall’altra
sentivo di dover andare a fondo, per capire come mai avesse scelto di offrirsi
per il Papa.
Mi
sono quindi mossa su un doppio binario: da una parte ho cercato se i Crociati
di Santa Maria avessero una casa in Italia, dall’altra ho ordinato non quel
libro, ma uno più recente, presso una delle mie librerie di fiducia. Intanto,
proseguendo le ricerche sul web, ho appurato che era da poco trascorso il
venticinquesimo anniversario della morte di padre Eduardo e che il suo ricordo era
ancora molto vivo. Ho rintracciato l’indirizzo di una comunità a Roma e,
sperando che qualcuno comprendesse l’italiano, ho scritto una lunga lettera.
Il
venerdì precedente al 22 novembre 2010 mi è arrivata una telefonata dalla
libreria: il testo era arrivato. Così, sotto una fitta nevicata – meno male che
ero già nei paraggi – sono andata a ritirarlo. Poco prima di Natale, ho avuto
anche la risposta da Roma: uno dei sacerdoti Crociati, padre Melchor, mi aveva
scritto dichiarandosi commosso dal mio interesse e confidandomi che anche lui
teneva molto a padre Eduardo, anzi, che gli doveva la propria vocazione al
sacerdozio.
Ho
letto il libro durante le vacanze di Natale, interrompendomi spesso per il
magone che mi prendeva, sebbene ci siano stati non pochi punti che mi
strappavano qualche sorriso. Anch’io, come il suo protagonista, ho un rapporto
speciale coi Santi, ma non mi è mai passato per la mente di scrivere loro delle
lettere: lui, invece, ha lasciato alcune missive rivolte a san Francesco d’Assisi
(gli scrisse due volte), alla Madonna, a san Tommaso d’Aquino, a santa Teresa
di Gesù Bambino, a una monaca carmelitana che aveva conosciuto e a san Paolo
apostolo. Quasi tutte hanno una risposta, immaginata da lui, nella quale
confluiscono gli insegnamenti che quei personaggi potevano dargli nelle
situazioni in cui veniva a trovarsi.
Gli
assomiglio anche perché credo di essere pure io malata di “perfezionite”, quel
singolare disturbo che gli venne simpaticamente diagnosticato dai suoi amici e
che prende chi decide di fare sul serio col Signore, ma a volte esagera per
eccesso di zelo, come dice il mio direttore spirituale. Purtroppo, pochi mesi
dopo, venne a mancare proprio il papà di colui che mi fa tuttora da guida.
Il
15 gennaio 2001, tornata a casa dai funerali, avevo trovato la buca
condominiale delle lettere aperta, anzi, era proprio rotta. Prima di
richiuderla, ho approfittato per vedere se ci fosse qualcosa per me: c’era un
grosso pacco, che veniva da Roma, anzi, dalla Città del Vaticano. L’ho aperto
e, con mia sorpresa, ho visto che conteneva un’altra copia del libro che avevo
ordinato. Così imparo ad andare di fretta!
Non
molto tempo dopo, il 22 dello stesso mese, mi arrivò un’altra lettera da padre
Melchor: aveva riferito ai confratelli della Casa generalizia di Madrid il mio
interesse per il giovane prete e per il loro fondatore. Di lì a poco, infatti,
mi arrivarono un altro libro, qualche santino di padre Tomás Morales e un CD commemorativo
del 25° anniversario di padre Eduardo. La mia lettera, tradotta in spagnolo, è
poi comparsa sul sito ufficiale dei Crociati di Santa Maria, però mi hanno
sbagliato il cognome.
Mettendo
insieme la documentazione di cui disponevo, mi sono messa al lavoro per
realizzare un profilo biografico per santiebeati,
ovviamente per la sezione Testimoni, visto che non era aperta nessuna causa.
Tuttavia, il responsabile del sito mi ordinò di occuparmi di Santi e Beati
ufficialmente riconosciuti, così, a malincuore, ho rinunciato. Quando però sono
entrata in diretto contatto col webmaster,
quella scheda è stata tra le prime che gli ho inviato, tanto più che da Roma
avevo avuto l’approvazione sui contenuti.
Non ho mai
dimenticato padre Eduardo né quanto da lui avevo imparato, anche se non mi è
riuscito di viverlo sempre al massimo. Quando sono stata a Madrid per la GMG 2011, avrei tanto voluto andare a trovarlo nel luogo del suo eterno riposo, o anche
presentarmi ai suoi confratelli, ma gli impegni col mio gruppo non me lo hanno
concesso.
Sul finire
dello scorso anno, scorrendo le pagine del sito Hagiography Circle (fondamentale per le mie ricerche), sono rimasta
piacevolmente a bocca aperta nel vedere il suo nome tra le cause di
beatificazione senza nulla osta, ossia nelle fasi preliminari. Ho ricontattato
padre Melchor per saperne di più e lui mi ha confermato che, in effetti,
qualcosa si sta muovendo. Appena pochi mesi dopo, è toccato a me di venir
contattata dalla postulatrice della sua causa, che mi faceva i complimenti per
il mio articolo. Mi sa che, appena partirà davvero la fase diocesana, dovrò
aggiornarlo.
Ha testimoniato la misericordia perché…
L’intera
esistenza di padre Eduardo si configura sotto il segno dell’offerta, ma non in
maniera deprimente o per il puro piacere del dolore. Col tempo aveva imparato a
vedere in chiunque gli accadesse d’incontrare un vero fratello, fossero i
familiari, i compagni d’università o i confratelli dell’istituto secolare. L’ardore
con cui difendeva le proprie opinioni si è attenuato, pur non spegnendosi mai,
neanche quando la sofferenza lo segnava particolarmente.
L’opera di
misericordia che mi viene più naturale da attribuirgli, però, l’ha compiuta
nella prima adolescenza. A dodici anni, tornò a casa a testa bassa, chiedendo
alla madre di non rimproverarlo: ha regalato il suo maglione nuovo, che lei
stessa aveva realizzato, a un mendicante. Alla sua domanda su cos’avrebbe
indossato ribatté con naturalezza che avrebbe rimesso quello vecchio. Penso sia
proprio un’applicazione concreta di quel che s’intende con “vestire gli ignudi”.
Il suo Vangelo
Il messaggio
universale che mi pare di trarre dalla sua storia è indissolubilmente legato
alla circostanza della sua generosa offerta: l’attentato a san Giovanni Paolo
II, avvenuto proprio trentacinque anni fa, il giorno anniversario della prima
apparizione della Madonna a Fatima. Il nucleo delle comunicazioni che lei fece
ai Beati Giacinta e Francesco e alla loro cugina Lucia consiste, mi par di
capire, nella riparazione delle offese a lei rivolte, per la conversione dei
peccatori e il ritorno del mondo intero a Dio.
Per questo
motivo padre Eduardo, il 20 aprile 1984, parlando per la prima volta ai membri
della Milizia di Santa Maria e ai consacrati laici Crociati, lasciò loro, nell’omelia
del Venerdì Santo, alcune espressioni che lui stesso ammette costituissero il
suo testamento spirituale:
In definitiva, cari fratelli, ci viene chiesto di vivere la Redenzione
essendo vittime piccolissime in mezzo al mondo. Ci viene chiesto di accettare
tutto sorridendo, di lasciarsi amare da Dio per la salvezza degli uomini.
Io, da parte mia, non desidero altro se non rimanere nel momento presente
unito alla Croce del Signore, con sua Madre, piangendo i peccati del mondo.
Parole come “vittima”,
“offerta” e simili possono suonare desuete oggi, ma l’intento è ugualmente
nobile e grande. In fondo, non ci vuole molto per metterle in pratica, anche
senza passare necessariamente per una sofferenza fisica.
Per
saperne di più
Javier Laforet, Lourdes Redondo,
José Antonio Benito, Martín Jaraíz, Por sus frutos, Ediciones Encuentro,
Madrid 1998, pp. 132, € 9,00.
La storia di
padre Eduardo è raccontata da suo fratello Javier alle pp. 13-61 di questo
libro, che riporta altre due biografie di membri della Crociata-Milizia di
Santa Maria.
Cruzados de Santa María, Alpinista
del espíritu, Ediciones Encuentro, Madrid 2009, pp. 158, € 15,00.
Uscito in
occasione del venticinquesimo anniversario della morte, raccoglie testimonianze
da parte di chi l’ha conosciuto e un’antologia dei suoi scritti.
Su
Internet [aggiornato al 12/05/2021]
Sito ufficiale dedicato a padre Eduardo (in spagnolo)
Scheda
dell’Enciclopedia dei Santi, Beati e
Testimoni
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