Rita da Cascia, segno di prodigi e di perdono
Il ritratto più antico di santa Rita sulla "cassa solenne" (fonte) |
Chi
è?
Figlia
di Antonio Lotti e Amata Ferri, Margherita Lotti nacque a Cascia, in Umbria, in
un anno tra 1377 e 1381. Desiderosa di consacrarsi a Dio, accettò tuttavia di
sposare Paolo Mancini: dal matrimonio nacquero due figli, forse gemelli, Gian
Giacomo e Paolo Maria.
Alla
morte di Paolo, vittima di un agguato, Margherita si dispose a perdonare gli
aggressori del marito e cercò di educare a questo anche i figli, che comunque
morirono poco meno di un anno dopo.
Riuscì,
dopo aver sofferto non poco, a entrare nel monastero agostiniano di Santa Maria
Maddalena a Cascia, dove si distinse per l’ubbidienza, la carità e l’amore
verso Gesù crocifisso. Dalla notte del Venerdì Santo 1442, fino al termine dei
suoi giorni, ebbe sulla fronte una piaga, comunemente ritenuta un segno della
Passione impresso sul suo corpo. Morì il 22 maggio del 1447 (o 1457).
Sin
dai primi tempi dopo la sua morte, la sua fama di santità si sparse in Umbria e
ben oltre. Beatificata il 16 luglio 1628 da papa Urbano VIII, venne canonizzata
da papa Leone XIII il 24 maggio del 1900. I suoi resti mortali sono venerati a
Cascia, nella cripta del santuario a lei dedicato.
Cosa c’entra con me?
La
devozione popolare per santa Rita ha toccato anche la mia famiglia: mia nonna
materna, tra i numerosi santuari che visitò, toccò anche quello di Cascia. Di
conseguenza, non ho tardato a trovare, nel cassetto che fu suo e che per me
costituì qualcosa di simile a un forziere del tesoro, alcuni ricordi di quel
pellegrinaggio e qualche numero della rivista ufficiale Dalle api alle rose.
Ho
imparato a riconoscerla, poi, in quasi tutte le chiese che visitavo, per i suoi
tradizionali attributi: l’abito da monaca, il crocifisso, le rose rosse e la
piaga sulla fronte. Una statua in particolare mi fece grande impressione: in
essa è raffigurata col volto pallido, in contemplazione della Croce, mentre un
angelo le mette in testa la corona di spine. A dire il vero, un restauratore
maldestro ha posto la corona in testa al messaggero divino, non a lei.
La
storia della sua vita mi fu raccontata, con le solite imprecisioni popolari, da
mia madre: era sposata, ma il marito era violento; quando fu ucciso e i figli
volevano vendicarsi, lei pregò perché morissero e così accadde; diventò monaca
e fece tanti miracoli. Un quadro più obiettivo e accurato mi venne offerto da
uno dei libri della collana Fiori di
cielo, preso forse in un santuario, forse in libreria.
Un
nuovo ingresso nella mia vita l’ha compiuto quando una delle mie cugine di
Napoli è andata, seguendo le orme della nonna, a Cascia e Assisi. Mi portò due
ricordini: una statuetta un po’ dozzinale, ma meno brutta di tante altre, e un
anello, fedele copia di quello conservato nel santuario, ossia la sua fede
nuziale. Ho storto un po’ il naso perché mi sapeva di paccottiglia per turisti
e l’ho chiuso in un cassetto, anche perché era troppo largo.
Qualche
tempo dopo, sono stata invitata col coro di giovani di cui faccio parte a
cantare in una chiesa della mia città dedicata a lei, una delle due esistenti.
Benché fosse proprio il giorno della sua festa, faceva freddissimo, ma il
nostro canto ha sicuramente scaldato gli animi. Mentre tornavo a casa con un
sacerdote, ho sgranato gli occhi al sentirlo dichiarare che non sapeva affatto
perché santa Rita sia invocata per i casi impossibili. Mi sono domandata che
cosa racconti allora di lei quando cade la sua memoria, così ho provato a
spiegarglielo a grandi linee.
Da
allora ho sentito come necessaria la riscoperta anche degli aspetti più
devozionali a lei legati, trovando in essi un fondo di bontà e uno strumento di
catechesi. Così, ogni 22 maggio, non manco di visitare una delle due chiese
sopra descritte, ma oggi non ho potuto perché la domenica è il giorno del
Signore. Qualcosa mi dice, però, che tra meno di un mese tornerò almeno in una
di esse, per procurarmi l’immagine-ricordo di un giovane sacerdote nativo di
quella parrocchia.
A
Dio piacendo, poi, dovrei andare a Cascia, Assisi e Roma il prossimo settembre:
ho ancora qualche soldo da parte e posso concedermi quel lusso, impegnandomi a
vivere in senso penitenziale e comunitario questo nuovo pellegrinaggio.
Ha testimoniato la misericordia perché…
Se
anche si mettono da parte i prodigi che le vengono attribuiti, santa Rita è
sicuramente associata al perdono vissuto e messo in pratica. L’origine di quest’atteggiamento
è fatta risalire alla missione di pacieri che i suoi genitori, Antonio e Amata,
vivevano in un’epoca segnata dal costume della faida e delle lotte tra le
signorie, un tempo comuni. Lei stessa ha portato avanti quell’insegnamento
verso i figli, ma, visto che non comprendevano, si è disposta addirittura a
sacrificare le loro vite, pur di non vederli continuare quella spirale di odio.
L’opera
di misericordia che consiste nel perdonare le offese le è quindi più adatta, anche
se, a parer mio, deve aver anche sopportato pazientemente i fastidi della vita
comunitaria in convento, come l’ironia per quella sua piaga maleodorante, in
realtà segno d’amore.
Il suo Vangelo
Non
ho altrettanto gioco facile nel trovare un solo aspetto che sintetizzi il suo
messaggio per gli uomini di oggi. Mi faccio quindi aiutare da quanto la mia
agiografa preferita dell’infanzia, suor Paola (al secolo Elena) Bergadano,
scrisse in uno dei due libri che le ha dedicato:
Il messaggio di santa Rita è genuinamente evangelico
perché è un messaggio di dolore consapevolmente accettato; di amore per Dio e
per il prossimo; di perdono cristiano e di pace religiosa e sociale, auspicata
più volte nel vangelo.
Decisamente,
non avrei saputo trarre sintesi migliore. A me, come a tutti i suoi devoti,
resta il compito di tradurre nella mia esistenza i segni riusciti della sua.
Per saperne di più
Elena Bergadano, Rita da Cascia, San Paolo 1992 (ristampa
2009), pp. 140, € 7,00.
Una
biografia per ragazzi, godibile anche dagli adulti e accurata nella scelta
delle fonti. La citazione nel paragrafo Il
suo Vangelo è tratta da pagina 129.
Natale Benazzi (cur.),
Santa Rita da Cascia – Donna, sposa e
madre in tempi difficili, San Paolo 2014, pp. 64, € 4,50.
Una
sintesi biografica accompagnata da un cammino di preghiera in sette tappe.
Agostino Trapè, Santa Rita e il suo messaggio, San Paolo
1996, pp. 208, € 11,00.
Un
celebre studioso agostiniano si cimenta in un volumetto divulgativo ma non per
questo poco curato.
Cristina
Siccardi, Rita da Cascia – La santa degli impossibili, La Fontana di Siloe
2013, pp. 144, € 14,00.
Biografia
storicamente documentata, con riflessioni sull’attualità.
Maria
Elisabetta Patrizi, La presenza viva di Santa Rita - Ieri - oggi – domani, Tau Editrice
2016, pp. 624, € 25,00.
Uno
studio attento, che cerca di fare il punto sulla storia della sua santità e sui
fondamenti della devozione di cui è oggetto.
Su Internet
Sito ufficiale del santuario di Santa Rita a Cascia
Sito
del santuario di Santa Rita a Milano, nel decanato Barona
Sito della parrocchia di San Michele Arcangelo e
Santa Rita a Milano
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