Don Jean-Luc Cabes: il perdono da un chicco di grano


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Chi è?

Nato nella regione della Bigorre in Francia il 28 dicembre 1959, terzogenito di una famiglia credente, Jean-Luc Cabes si formò sin dall’infanzia nel Movimento Eucaristico Giovanile (MEG). Dopo gli studi di Economia e Commercio, lavorò come impiegato nel Crédit Agricole di Montauban ma continuò i suoi impegni nel MEG, assumendo responsabilità nella diocesi di Lourdes e Tarbes.
Interrogandosi sulla sua vocazione, comprese nel 1983 di essere chiamato al sacerdozio. Ordinato prete il 16 aprile 1989, esercitò il ministero dal settembre 1990 nella parrocchia di Santa Teresa a Tarbes. S’impegnò in particolare per i giovani, per i quali istituì numerose iniziative come l’inter-cappellania «14» e il centro giovanile «Narthex».
La sera di venerdì 10 maggio 1991, nel tentativo di dissuadere due adolescenti che cercavano di rubare un’automobile, venne colpito da quattro coltellate e morì. A 31 anni, era il più giovane prete della sua diocesi.

Cosa c’entra con me?

Martedì 17 settembre 2013 ero al secondo giorno del pellegrinaggio della mia diocesi a Lourdes per l’Anno della Fede. Nel post dove ho ampiamente raccontato quello che ho vissuto lì riferivo che, dopo essermi svincolata dalla mia compagna di stanza per andare a confessarmi e ad “andare alla fontana”, come disse la Madonna a santa Bernadette.
Compiuti quei gesti di penitenza che ricordo ancora con sollievo, ho colto l’occasione di avere ancora qualche minuto libero per andare alla Libreria dei Santuari. Anche lì la distrazione era forte, ma meno che nei negozietti esterni: ho pensato dunque di comprare qualcosa disponibile unicamente là e di vedere se trovavo qualche biografia interessante e poco reperibile al di fuori dei confini francesi.
Neanche il tempo di formulare quel pensiero, che mi sono vista attrarre da un libro dalla copertina rossa, che vedeva, in trasparenza, i volti di due giovani. Maria e Jean-Luc erano i loro nomi, accompagnati da due date, evidentemente quelle della loro morte. Il testo in quarta di copertina mi raggelò: dichiarava, infatti, che entrambi erano stati assassinati e che Jean-Luc era un prete. Il mio solito dissidio tra la voce del cervello che m’intima di piantarla con storie simili e il desiderio di saperne di più non è durato molto: alcuni istanti dopo ero in cassa, con in mano, insieme al libro, un pacco di carta da lettere con l’immagine della Bianca Signora dei Pirenei e una corona del Rosario coi grani in legno d’ulivo, presentata come “la corona ufficiale dei Santuari” (sta di fatto che fuori non la vendevano ed era molto migliore di tante altre pacchianate che avevo visto).
Tornata a casa, ho dato una prima lettura al libro. La parte su Maria de Jésus (è proprio il suo nome di battesimo; era di nazionalità portoghese) era molto più esigua, ma mi ha ugualmente colpita per come il desiderio di consacrazione che aveva sia stato interrotto tanto bruscamente. Quanto a don Jean-Luc, potete intuire com’è andata a finire: mi sono appassionata parecchio, anche se a volte la mia conoscenza del francese, studiato alle scuole medie, veniva meno e avevo bisogno del dizionario.
Ho seguito le sue tappe nella formazione, dall’appartenenza al MEG, di cui non avevo mai sentito parlare prima d’allora, fino al discernimento della vocazione al sacerdozio. L’ho osservato da vicino, tramite le sue note intime, nelle iniziative che metteva in piedi, nate tutte dal suo cuore alimentato dall’Eucaristia. La sua fine tragica mi ha non poco commossa, ma ho cercato di considerarla davvero, come recita uno dei sottotitoli, come il chicco di grano morto per dare frutto.
Dopo aver notato che l’autore è anche il fratello di don Jean-Luc, ho provato a cercare i suoi contatti in Rete. Ho appreso che è membro della Fraternità Monastica di Gerusalemme e che, all’epoca, risiedeva a Roma. Rispolverando le mie conoscenze di francese scritto, ho quindi imbastito una lunga e-mail, cui lui stesso mi ha risposto complimentandosi vivamente e invitandomi a raccontargli più direttamente di me, magari durante una visita a Roma, dove sarebbe rimasto fino al 2015. Presa da altre faccende, ho però risistemato il libro nel mio scaffale dedicato a giovani preti e seminaristi morti, pur senza dimenticarmi della storia che conteneva.
Pochi mesi fa, seguendo TV 2000, ho appreso una notizia che aveva del sorprendente: padre André Cabes, il fratello del nostro protagonista, era diventato Rettore dei Santuari di Lourdes, dove già negli anni ’90 si era occupato della Pastorale giovanile. Credo che proverò a ricontattarlo, anche direttamente in italiano (ho visto che parla la nostra lingua), così da chiedergli aiuto per completare il profilo biografico che sto abbozzando.

Ha testimoniato la misericordia perché…

La formazione che don Jean-Luc ha ricevuto già da bambino gli ha insegnato a essere misericordioso nella maniera più naturale possibile: vivendo in senso fraterno le relazioni con gli amici, a scuola e in famiglia. È quello che nel suo movimento chiamavano TAM, «Toi avant moi» («Tu prima di me»). Anche la pazienza che ha avuto quando le responsabilità che rivestiva lo chiamavano a confrontarsi con posizioni diverse dalla propria è un segno di misericordia.
L’opera a cui mi sento di abbinarlo, tuttavia, mi pare essere quella di perdonare le offese. Nei suoi appunti racconta, infatti, come accettò una reazione da parte di un suo compagno del MEG cercando di riallacciare l’amicizia con lui.
Non è solo per questo, comunque: come racconta padre André, la loro madre si è da subito disposta a perdonare l’uccisore. Alcuni anni dopo, rivelò che non aveva nessun problema ad incontrare quel giovane, poi condannato a quindici anni di carcere.

Il suo Vangelo

Il messaggio di questo giovane sacerdote è sicuramente improntato alla responsabilità personale con cui ha assunto gli impegni del suo Battesimo, quelli organizzativi nel movimento e quelli ricevuti col sacramento dell’Ordine. Mi fa pensare a quanti, tra i miei amici, si stanno preparando a quel passo importante e hanno avuto una formazione analoga.
Quindicenne, il 17 agosto 1974, formulava la sua “scelta apostolica” nel MEG, quando ancora non presentiva che sarebbe stato chiamato a guidare un popolo ancora più vasto:
Il Signore ama tanto il mio popolo quanto me e non è perché mi abbia scelto che io debba essere il capo, ma per camminare col mio popolo come la Vergine Maria che ha camminato con gli apostoli.
Neanche a farlo apposta, don Jean-Luc morì proprio a ridosso della solennità dell’Ascensione, quando la Chiesa ricorda come i Dodici iniziarono nel Cenacolo, sicuramente con la presenza della Madonna, ad aspettare la venuta dello Spirito. Quello stesso Spirito che, ne sono certa, continua a suscitare giovani coerenti e convinti come mi pare lo fu quello che oggi ho cercato di presentare.

Per saperne di più

André Cabes, Maria et Jean-Luc (1990-1991) -  Témoins du Christ pour aujord’hui – Le grain qui meurt porte du fruit, NDL Editions, pp. 232, € 15,20.
Tramite i loro appunti e diari personali, padre Cabes ripercorre le vite di Maria, che conobbe durante il suo precedente servizio a Lourdes, e di suo fratello.

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