Francesca Tomassini: la fede nel Vangelo può cambiare il cuore
Francesca
in bicicletta
di fronte alla basilica di Santa Maria degli Angeli
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Chi è?
Francesca
Tomassini nacque a Foligno il 5 ottobre 1966. Visse a Santa Maria degli Angeli,
presso Assisi, con i genitori Raimondo e Giovanna, gestori dell’Hotel Frate Sole, e con il fratello minore
Andrea. Prima di lei era nato Marco, morto a tre mesi e mezzo dalla nascita.
L’11
maggio 1975 ricevette la Prima Comunione, sicura che quel sacramento l’avrebbe
resa più sensibile ai bisogni del suo prossimo. Di fatto, fu attenta ai poveri,
affettuosa con i familiari, amica dei compagni di scuola, interessata ai
problemi del mondo.
Il 15 maggio 1977 le fu impartito il sacramento della
Cresima. Era anche membro degli Araldini, il gruppo per bambini e ragazzi
diffuso nelle parrocchie rette dai Frati Minori.
La
sera del 26 ottobre 1978, dopo le preghiere della sera e l’esame di coscienza,
disse alla madre di non avere peccati di cui chiedere perdono al Signore per
quella giornata, poi andò in camera sua. L’indomani fu trovata morta, distesa
sul pavimento. Aveva appena compiuto dodici anni.
La
sua tomba si trova nel cimitero di Santa Maria degli Angeli.
Cosa c’entra con me?
Tramite
il periodico Nazareth agli adolescenti e
agli amici, che trovavo di tanto in tanto dalle suore Figlie di San
Giuseppe di Rivalba, ho letto alcuni articoli che presentavano a puntate la
vita di Francesca. Ho solo tre numeri: quelli di maggio, agosto e settembre
2009; non saprei ricordare quale di preciso sia stato il primo, perché le suore
a volte mi hanno passato i numeri arretrati.
In
ogni caso, la parte che m’impressionò di più fu quella riguardante l’improvvisa
morte di Francesca. Mi mise un’angoscia tremenda, ma soprattutto mi fece capire
l’importanza dell’esame di coscienza. Ho cercato di compierlo, da allora in
poi, pur sentendo sempre di avere mancato in qualche cosa.
Nelle
altre puntate, invece, erano riportati stralci dai suoi temi scolastici. In
tutta sincerità, non ci avevo trovato granché d’interessante: tanti bambini
scrivono in quel modo, anche nell’età del catechismo, ma poi il fervore si
affievolisce, la distanza dalla pratica religiosa aumenta... Mi sono domandata
se anche a lei non sarebbe accaduto così, se fosse vissuta oltre i dodici anni.
Ripensandoci, era una domanda davvero ingenerosa e irrispettosa nei suoi
riguardi. Pensavo
che non avrei mai saputo più nulla di lei e non mi sono neppure presa la briga
di cercare il cimitero dove riposa, quando sono andata ad Assisi con un
pellegrinaggio decanale.
Tempo
dopo, il 18 dicembre 2017, mi sono diretta alla casa milanese delle suore
Francescane Missionarie di Gesù Bambino, per mantenere una promessa che avevo
fatto a una di loro. Mentre la suora si allontanava per cercare qualche altra
pubblicazione che poteva servirmi per scrivere della sua fondatrice, la Serva di Dio Maria Giuseppa di Gesù Bambino, ho visto su uno scaffale un DVD col nome e
la fotografia di Francesca.
Ho
domandato se potessi prendere anche quello e sono stata accontentata. Il legame
credo risieda nel fatto che quelle suore hanno una casa molto importante a
Santa Maria degli Angeli, un tempo sede del noviziato; la stessa fondatrice è
sepolta lì.
Grosso
modo nello stesso periodo, avevo cominciato ad approfondire la vicenda del
Servo di Dio Gino Pistoni.
Nella sede della casa editrice vicino casa mia, che ha in catalogo un libro su di lui ho trovato
una delle ultimissime copie rimaste di Se
avessi una bacchetta magica, il volume su Francesca. Ho preso anche quella,
ma prima di cominciare a leggerla c’è voluto un altro paio d’anni: solo un
mesetto fa, infatti, mi sono decisa.
Mi
è davvero servito per capire, almeno un po’, la sua personalità, quello che
diceva di sé e quello che altri dicevano di lei. Ho riconsiderato la mia prima
impressione: non dovevo pretendere chissà quale profondità spirituale da una
bambina della sua età, seppur esistano eccezioni anche tra personaggi ancora
più giovani (come la Venerabile Antonietta Meo).
Dovevo concentrarmi piuttosto sui suoi
gesti di generosità, come quello in occasione della sua Cresima: volle
disegnare lei i ricordini per l’occasione e devolvere ai poveri quanto avrebbe
speso se li avesse fatti comprare. Oppure quando, in occasione del terremoto in
Guatemala, raccolse con suo fratello quattordicimila lire dell’epoca e li diede
al viceparroco, il quale li inviò alla Caritas Italiana. Ho però trovato molto
vivace la descrizione dell’elezione di san Giovanni Paolo II, anche se confuse Lublino
con Dublino.
Inoltre
ho ripensato ai pensieri che scrivevo io sul mio quaderno di catechismo, a
quando intervenivo durante gli incontri di gruppo o in quelli con le altre
classi, a quando mi mostravo entusiasta di quanto m’insegnavano la catechista e
la suora che seguiva il mio oratorio femminile. Ho anche visto il DVD, sebbene,
forse perché impolverato, si sia bloccato a più riprese.
Il
ricordo di Francesca è riapparso, a dire il vero, qualche tempo prima, quando
ho avuto la conferma che i resti del Venerabile Carlo Acutis sarebbero stati
traslati presso il Santuario della Spogliazione ad Assisi. Ho avuto un attacco
di campanilismo milanese-ambrosiano: perché appropriarsi della memoria di quel
ragazzo, vissuto perlopiù nella mia città, quando in quegli stessi luoghi era
vissuta continuativamente (lui ci andava spesso, ma solo in vacanza) un’altra
Testimone che poteva aver presa anche sui giovanissimi?
La
risposta che mi sono data è che Carlo è conosciuto e venerato in tutto il mondo:
la sua fama porta moltissimi fedeli a visitare i luoghi che gli furono cari.
Evidentemente, Francesca non gode più di una considerazione analoga: anche
sulla sua tomba venivano scolaresche e gruppi parrocchiali, almeno fino a
qualche anno fa, e il libro su di lei fu tradotto in almeno un paio di lingue.
In più, il frate che scrisse il libro su di lei, padre Giacinto Cinti, parroco
a Santa Maria degli Angeli all’epoca in cui visse, è morto pochi anni orsono.
A
me, però, piacciono sia i Testimoni famosissimi, sia quelli che non ricorda
quasi più nessuno: fanno tutti parte del mio modo d’intendere la Comunione dei
Santi.
Il
suo Vangelo
Francesca
aveva preso un impegno, nella Quaresima del 1978: leggere ogni giorno una
pagina di Vangelo. Il giorno della sua morte, la copia che aveva sul suo
comodino aveva un segnalibro inserito in corrispondenza del capitolo 6,
versetti 45-71, del Vangelo secondo Giovanni. Questo fece pensare padre
Giacinto: era da lì che quella bambina aveva attinto la luce, l’amore e la gioia
che trasparivano dalle sue azioni e dalle sue parole.
Quindi,
la buona notizia da lei incarnata è che sin da piccoli ci si può avvicinare al
testo sacro: basta avere guide competenti e preparate, capaci di far capire che
non è una raccolta di storielle, ma una guida per la propria esistenza,
indipendentemente da quanto essa possa durare.
Anche
la fantasia dei bambini può essere adeguatamente indirizzata verso aspirazioni
di bene. Nel suo caso, è dimostrato dal suo tema più famoso, quello che suggerì
al suo parroco di dare, alla quarta e alla quinta edizione del libro, il titolo
Se avessi una bacchetta magica.
Nelle
prime battute di quel testo – non sarebbe sfigurata nei miei post sull’Avvento,
ma oggi ho voluto parlare di lei perché è la memoria di Santa Maria degli
Angeli alla Porziuncola – Francesca scrive (trascrivo così come l’ho trovato
sul libro, errori compresi):
In questi giorni, dove dappertutto regna un’atmosfera
natalizia, se avessi una bacchetta magica, la prima cosa che farei è di poter
realizzare questo mio grande desiderio: “cambiare il cuore degli uomini”.
[...]
Cambiare il cuore degli uomini però, non è facile, perché
più che una bacchetta magica, occorrerebbe la Fede. Comunque, posso sempre
provarci.
Quand’ero
alle elementari, la mia maestra d’Italiano dichiarò che non ci avrebbe mai dato
temi con il “se” nel titolo. Se – appunto! – anche quella di Francesca fosse
stata dello stesso parere, la sua testimonianza non sarebbe diventata tanto
importante, sebbene oggi mi risulta che sia un po’ appannata.
Su
Internet
Sito
dedicato a Francesca, a cui si può provare a richiedere il libro e il DVD
(ammesso che ne abbiano ancora qualche copia)
A distanza di mesi, non capivo se i genitori di Francesca avessero letto questo post o meno. Mi è venuto in mente che gestivano un albergo, quindi ho cercato il recapito di quella struttura e ho inviato un'altra e-mail.
RispondiEliminaMi ha risposto la signora Giovanna, sua madre, che mi ha aggiornato su come la storia di Francesca continua a viaggiare. Anzitutto, tramite un concorso letterario per ragazzi delle medie e bambini delle elementari, a livello nazionale, sui temi a lei più cari.
La signora, fedele a quanto le aveva suggerito il vescovo di Assisi che c'era all'epoca della morte di Francesca, continua ad andare a parlare di lei dove le viene chiesto. Inoltre, se per il suo albergo passano madri che hanno vissuto la morte improvvisa dei loro figli, con cautela e circospezione racconta di sua figlia e fa leggere il libro.