Tre domande a… Andrea Testa: cantare in oratorio fa crescere la Chiesa


La copertina del CD
Chi è?

Nato a Vanzago, sposato e padre di due figlie, Andrea Testa ha svolto da sempre l’attività di musicista, sia quella di autore e compositore, solamente per passione. Ha però studiato teoria e solfeggio; per il resto, è autodidatta.
La sua passione per la musica è maturata nell’oratorio San Giuseppe di Vanzago. Ha avuto uno stimolo ulteriore quando il sacerdote responsabile dell’oratorio, col quale Andrea e gli altri giovani ascoltavano musica di tutti i generi, ha regalato a lui un flauto traverso.
Nel 1986 ha svolto venti mesi di servizio civile come obiettore di coscienza presso la sede della Fondazione Oratori Milanesi (FOM). Insieme a Elia Bertoglio, obiettore come lui, ha iniziato a comporre i primi canti religiosi e di animazione.
Attualmente collabora ancora con la FOM e suona il flicorno baritono nella banda cittadina di Vanzago.

Cosa c’entra con me?

I canti di Andrea Testa sono stati probabilmente tra i primi che io abbia imparato, negli incontri di catechismo. In verità, col passare degli anni, sognavo d’interpretare quanto prima le armonie composte da monsignor Luciano Migliavacca, ma anche i brani di Testa mi facevano venire voglia di pregare con gioia.
Entrando nel Gruppo Shekinah, per i primi tempi mi è capitato una volta sola di eseguire qualcosa di suo. Se la memoria non m’inganna, fu durante una veglia all’Abbazia di Morimondo, quando ho dovuto ripassare Coraggio, sono io cercando di eseguire una versione il più possibile concorde con quella dei miei compagni.
Quando dobbiamo cantare pezzi che non sono di nostra produzione, infatti, la difficoltà maggiore consiste nel superare le differenze a livello di esecuzione in uso nelle nostre varie parrocchie. Nel nostro gergo, lo chiamiamo “uniformare le panche”, perché sono canti tanto noti che anche le panche delle chiese saprebbero eseguirli, ma con differenze spesso sostanziali a seconda della località.
Uno scossone alla mia vena purista è stato dato quando ho sentito i ParRock, ossia il defunto progetto musicale del Seminario di Milano, riarrangiare proprio Coraggio, sono io. Tutto sommato, non è stata una reinterpretazione sbagliata, per quel che ricordo.
Durante le prove della Veglia Missionaria di due anni fa, ho conosciuto di persona Andrea. Era lì perché, oltre a Shekinah e al coro Elikya, avevano deciso di partecipare anche alcuni cantori del coro di Vanzago, lui compreso. Dato che nei brani previsti c’era anche Il Vangelo della terra, ho colto l’occasione per domandargli se avessi interpretato correttamente il testo, per dare davvero senso a ciò che avrei cantato. Secondo la mia interpretazione, che lui definì corretta, il seme è la Parola di Dio, la terra il cuore dell’uomo, mentre la pianta e la spiga rappresentano la vocazione che si compie e che va custodita.
All’assemblea d’inizio anno di Shekinah, che è anche un’Associazione Culturale, sono stati svelati i progetti per il 2018/2019: in essi era compresa la registrazione di quello che a buon diritto può essere definito il nostro primo disco di cover. Fino ad allora, infatti, salvo quattro eccezioni, nei CD Tu sei luce, Basterà una voce e Leggero sorriso di grazia c’erano solo brani originali composti dal nostro paroliere/guida spirituale e dal nostro direttore.
Il 10 aprile di quest’anno è stato pronto il materiale per studiare, ossia testi e audio provvisori. Dal 9 maggio al 20 giugno (tranne la prima, le altre erano per sezioni) abbiamo provato e riprovato i canti. Filippo, il nostro direttore, ci aveva raccomandato che questo lavoro sarebbe stato ancora più difficile del solito: più che presentare qualcosa d’inedito, dovevamo reinterpretare, anche solo con leggeri vocalizzi o interventi sul solista.
Le registrazioni si sono svolte invece dal 24 al 29 giugno presso il Cinema Teatro Flores di Vanzago: le prime tre per sezioni, le ultime tre per tutti. Il secondo giorno, mentre aspettavo fuori e parlavo con alcuni miei compagni, ho appurato che molti di loro, prima di provarli, non conoscevano nessuno di quei canti. Io, invece, mi sono domandata come mai non ci fosse, per esempio, E gli corse incontro, che sapevo dai tempi del catechismo. Poco dopo aver smesso di canticchiarlo, è arrivato l’autore in persona. Temevo di aver commesso una brutta figura, ma invece è stato molto gentile.
Il clima era caldissimo atmosfericamente, ma Andrea – ho finito per chiamarlo per nome dopo pochissimo – e i suoi collaboratori ci hanno rifornito di acqua fresca a volontà. Nel discorso che ci ha tenuto verso la fine delle registrazioni, mi ha fatto commuovere e vergognare al tempo stesso: ha elogiato, infatti, la costanza con cui ogni sera viaggiavo da Milano a Vanzago, andata e ritorno a tarda sera, da sola, in treno. E dire che non ero la più lontana in assoluto!
Prima di terminare le registrazioni, gli ho accennato del blog e gli ho chiesto il permesso d’intervistarlo. Della sua testimonianza ho stralciato solo alcune domande per rispettare il format delle Tre domande a…, ma avrebbe meritato la pubblicazione integrale.
Prima dell’intervista vera e propria, il filmato promozionale del disco, presente sul canale YouTube di Shekinah.




Secondo te, che tipo di talento ci vuole per mettere la fede in musica?
Questa è una domandona, a cui provo comunque a rispondere. Credo si debba considerare innanzitutto, come dicevo in precedenza, il percorso personale di ciascuno, costellato di incontri ed esperienze diverse. Poi indiscutibilmente l’incontro più importante, quello con Gesù. Dopo questo incontro la propria esistenza non è (non può essere), uguale a prima.
Da lì cambia tutto: il modo di considerare la vita, il rapportarsi con le altre persone, la consapevolezza che non finisce tutto qui ed ora. Quell’incontro è la bellezza assoluta di un Dio che si è fatto uomo, e in quanto uomo, concretamente a fianco degli uomini. È una cosa da far perdere la testa!
Se ti imbatti in questo incontro che fa esplodere la tua vita, allora non puoi tenerti l’entusiasmo (entusiasmo = il Dio “dentro”), devi condividerlo perché, appunto, gli altri sono fatti anche di noi. Ecco io, con tutti i miei limiti, ho scelto di utilizzare la musica e il canto per dare voce alla meraviglia di quell’incontro.
Brani come Sei fuoco e vento, che dà anche il titolo all’album, Coraggio, sono io o Il Vangelo della terra hanno da tempo varcato i confini diocesani. Come te lo spieghi, o meglio, quale credi che sia la ragione di questo successo?
È una cosa che ancora oggi non mi spiego. Che mi fa ovviamente piacere, ma non ho un’idea precisa del perché abbiano viaggiato in lungo e in largo per l’Italia intera. Andrebbe chiesto a chi li sceglie per accompagnare le preghiere, le meditazioni o le celebrazioni liturgiche. Sono canti scritti originariamente per adolescenti e giovani degli oratori milanesi, con melodie semplici, strutture musicali e accordi scritti appositamente per essere facilmente suonati da chiunque con una chitarra. Forse è stato proprio questo l’ingrediente che ne ha favorito una così ampia diffusione? Potrebbe essere…
Voglio sperare però che non sia solo questo, quando scrivo un testo cerco sempre di far sì che risulti immediatamente comprensibile, in modo che il messaggio arrivi subito. In genere i miei canti prendono sempre spunto da brani del Vangelo, quindi il mio sforzo è quello di tradurre in una forma d’arte diversa gli insegnamenti del più bel libro della storia. Per questo motivo ho voluto che nel libretto del CD Sei fuoco e vento, accanto al testo di ogni canto, sia riportato anche il brano di Vangelo da cui il canto stesso prende vita.
I tuoi brani sono stati composti per i momenti di preghiera negli oratori, ma spesso capita di sentirli eseguire durante la Messa. Cosa pensi di quest’impiego?
Il corretto utilizzo dei canti religiosi o liturgici è un tema di discussione infinito. Il confine tra gli uni e gli altri è tanto ben delineato nelle indicazioni dei documenti specifici, quanto molto aleatorio nella realtà dei fatti.
Quale tradizione o abitudine delle due è più autentica? Quella più marcatamente dottrinale, o quella più naturalmente popolare? Non ho ovviamente la risposta.
Spesso però ci si concentra sul “cosa” e si tralascia il “come”. Io inizierei a curare questo aspetto, quello dell’esecuzione, consapevoli che il canto è uno degli strumenti che amplifica la comprensione della bellezza dell’incontro con il Signore. Il canto emoziona, è tutto quello che c’è intorno a noi che vibra, il canto coinvolge il cuore e il corpo. È dire al Signore «Ti voglio talmente bene, che quello che voglio dirti te lo dico in un modo speciale». Cantando appunto e insieme. È comunione e comunità. È Chiesa!

Andrea ha ragione e, come lui, don Stefano Guidi, direttore della FOM, che nella prefazione al libretto del CD scrive (i grassetti sono presenti in originale):
Melodia che solleva il cuore. Un oratorio senza musica, dove non si canta, è un oratorio spento, con un cuore freddo. In oratorio si canta perché Gesù è vivo e ci vuole vivi (Papa Francesco, Christus Vivit 1); si canta perché la fede è gioia e speranza; si canta perché la fraternità e l”amicizia che viviamo in oratorio sono le ali della nostra vita. In oratorio si spicca il volo.
In oratorio non si canta mai da soli, ma insieme. In oratorio si diventa amici di Gesù. E si canta. Perché la fede è un canto. È musica. È melodia. Che solleva il cuore. Grazie ad Andrea Testa, molte volte, abbiamo pregato cantando. Per questo la FOM vuole sostenere questo grande progetto. Perché nessun oratorio si spenga. Perché ogni oratorio possa insegnare a cantare la fede.

Sei fuoco e vento è in vendita presso le librerie cattoliche, sul sito Internet di ITL (editore della diocesi di Milano) e della Libreria Il Cortile; il costo è di € 12,00.
Parte del ricavato sosterrà il Caritas Baby Hospital di Betlemme, che i miei compagni di Shekinah e io abbiamo conosciuto cinque anni fa, durante il nostro pellegrinaggio in Terra Santa.

Appendice: gli spartiti e gli accordi (aggiornata al 01/05/2024)

Qui si può scaricare lo spartito in PDF del canto Sulle Orme, qui quello di Mi hai aperto gli occhi, qui de L’Amore chiama l’amore, di cui qui, in formato .doc, ci sono il testo e gli accordi. Qui invece ci sono gli accordi di Vieni e vedrai (dove abita il Signore).
Per gli altri canti, Andrea ha predisposto un apposito indirizzo e-mail: canti [punto] testa [chiocciola] gmail [punto] com (ho scritto così per evitare spam).
Di tutti però c’è solo la linea melodica principale, corrispondente al cantato della voce, non le parti per sezione (noi di Shekinah, per motivi di tempo, abbiamo studiato solo sui files audio), che possono però essere richieste all'indirizzo indicato prima. Un solo corpo è il solo brano inedito, adatto per i matrimoni. 

Commenti

  1. potremmo avere lo spartito con le voci per coro prossimamentre?

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  2. potremmo avere lo spartito per coro di "sei fuoco e vento" prossimamente

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  3. Ciao ! Sto cercando lo spartito con melodia di " niente vale di più. Potresti inviarlo per cortesia a questa mail: ambranegroni@libero.it.
    Grazie mille

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