Monsignor Luigi Padovese, figlio e padre tra Milano e la Turchia
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Chi
è?
Luigi
Padovese nacque a Milano il 31 marzo 1947, da una famiglia originaria di
Concordia Sagittaria (Venezia). Frequentò la parrocchia della SS. Trinità a
Milano, dove ricevette la Cresima.
Dopo una breve esperienza nel Pontificio Istituto Missioni Estere, domandò di entrare nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Il 4 ottobre 1965 fece la professione temporanea, seguita da quella solenne tre anni esatti dopo. Fu ordinato sacerdote il 16 giugno 1973.
Il 24 febbraio 1978 conseguì il dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Completò la sua formazione accademica in Germania. Divenne quindi insegnante nello Studio Teologico della Provincia di Lombardia dei Frati Minori Cappuccini.
Dal 1982 fu docente alla Pontificia Università Antonianum, prima di Teologia Patristica, poi fu Ordinario di Storia della Spiritualità. A partire dal 1987 fu preside dell’Istituto Francescano di Spiritualità, presso il medesimo ateneo. Fu anche professore invitato alla Pontificia Università Gregoriana e all’Accademia Alfonsiana.
Per dieci anni fu anche visitatore dei Collegi di Roma dipendenti dalla Congregazione delle Chiese Orientali, nonché consultore della Congregazione delle Cause dei Santi. Fu spesso chiamato per conferenze e per predicare ritiri ed Esercizi Spirituali.
L’11 ottobre 2004 succedette a monsignor Ruggero Franceschini come vicario apostolico dell’Anatolia e vescovo titolare di Monteverde. Fu ordinato vescovo a Iskenderun (l’antica Alessandretta) il 7 novembre del medesimo anno. Come motto episcopale scelse In caritate veritas («La verità nell’amore»), ispirandosi a san Giovanni Crisostomo.
Intraprese numerose iniziative di carità verso le famiglie povere, seguì l’amministrazione della diocesi e, soprattutto, cercò d’incontrare e ascoltare il popolo turco. Visitava con frequenza le comunità cristiane, incoraggiandole a non lasciare la loro terra, e aveva buoni rapporti con i musulmani.
Il 3 giugno 2010 si trovava nella piccola abitazione di Iskenderun dove si ritirava per scrivere i suoi discorsi, quando un suo collaboratore, Murat Altun, lo uccise a colpi di coltello. Il 7 giugno 2010 si svolsero i suoi funerali nella cattedrale di Iskenderun e, una settimana più tardi, le esequie nel Duomo di Milano. I suoi resti mortali sono sepolti presso il Cimitero Maggiore di Milano, nel campo 57 dei Frati Cappuccini.
Cosa c’entra con me?
Il 3 giugno 2010 ero presente anch’io alla processione del Corpus Domini per la città di Milano; per me, era la prima volta. Ricordo che al momento di entrare nel Duomo c’era così tanta folla che rimasi in fondo, ma udii con chiarezza che il cardinal Dionigi Tettamanzi, all’epoca arcivescovo di Milano, nella sua preghiera finale menzionò l’assassinio di monsignor Padovese.
Avevo già saputo dell’accaduto, aprendo la mia casella di posta elettronica e guardando le ultime notizie. La mia mente fu subito attraversata da un lampo: avevo letto il racconto di uno dei partecipanti all’annuale pellegrinaggio dei preti dell’Istituto Sacerdotale Maria Immacolata (ISMI), l’organismo della mia diocesi che si occupa della formazione permanente dei sacerdoti da uno a dieci anni di ministero. Quello del 2009 fu sui luoghi di san Paolo e fu guidato anche da monsignor Padovese.
Non sentivo una particolare attrattiva per la sua storia, ma quando lessi su Milano Sette che ai suoi funerali solenni erano invitati anche i giovani (all’epoca avevo venticinque anni), mi organizzai per esserci. Mi rimase impresso il clima di dolore che aleggiava tra le navate, culminato nell’esclamazione con cui il mio arcivescovo concluse la sua omelia.
Ero ancora commossa e abbattuta, quando, uscendo dal Duomo, m’imbattei in due suore con l’abito e il velo azzurri e una piccola spilla a forma di croce all’altezza del cuore, che conversavano con un frate di non so quale ramo francescano. Avevo riconosciuto la divisa delle Suore Apostoline, delle quali conoscevo i sussidi vocazionali e la rivista SE VUOI. Mi venne naturale, allora, cercare di parlare con loro per fare i complimenti per il loro servizio.
Avevo appena rotto il ghiaccio, quando sentii dietro di me una voce, che ricordava alle suore di andare a ritirare il loro bagaglio. Mi voltai e vidi un giovane, non sapevo se prete o seminarista, sulla cui giacca spiccava il simbolo della Società San Paolo. In effetti, l’avevo intravisto all’incontro dei giornalisti con l’arcivescovo.
Non potevo perdere un’opportunità simile: mi presentai e scoprii che il Paolino in questione si chiamava Guido. Gli parlai immediatamente di Voglio essere profumo, della GPG Film, da poco uscito, ma anche della storia che l’aveva ispirato. Guido replicò che gli sembrava interessante, per cui accettò di lasciarmi il suo indirizzo di posta elettronica.
In seguito mi concesse di scrivere un trafiletto, non firmato, per la rubrica dei lettori di Famiglia Cristiana. Se ho capito bene, mediante quel minuscolo articolo sono state ottenute molte proiezioni, anche al di fuori della Brianza e della Lombardia.
Non so se quest’incontro sia stato uno dei frutti della morte del cappuccino vescovo, ma come avrebbe detto lui, penso sia parte di un mosaico, uno dei fili di un arazzo che, sulla parte frontale, svelano un magnifico disegno.
Dopo una breve esperienza nel Pontificio Istituto Missioni Estere, domandò di entrare nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Il 4 ottobre 1965 fece la professione temporanea, seguita da quella solenne tre anni esatti dopo. Fu ordinato sacerdote il 16 giugno 1973.
Il 24 febbraio 1978 conseguì il dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Completò la sua formazione accademica in Germania. Divenne quindi insegnante nello Studio Teologico della Provincia di Lombardia dei Frati Minori Cappuccini.
Dal 1982 fu docente alla Pontificia Università Antonianum, prima di Teologia Patristica, poi fu Ordinario di Storia della Spiritualità. A partire dal 1987 fu preside dell’Istituto Francescano di Spiritualità, presso il medesimo ateneo. Fu anche professore invitato alla Pontificia Università Gregoriana e all’Accademia Alfonsiana.
Per dieci anni fu anche visitatore dei Collegi di Roma dipendenti dalla Congregazione delle Chiese Orientali, nonché consultore della Congregazione delle Cause dei Santi. Fu spesso chiamato per conferenze e per predicare ritiri ed Esercizi Spirituali.
L’11 ottobre 2004 succedette a monsignor Ruggero Franceschini come vicario apostolico dell’Anatolia e vescovo titolare di Monteverde. Fu ordinato vescovo a Iskenderun (l’antica Alessandretta) il 7 novembre del medesimo anno. Come motto episcopale scelse In caritate veritas («La verità nell’amore»), ispirandosi a san Giovanni Crisostomo.
Intraprese numerose iniziative di carità verso le famiglie povere, seguì l’amministrazione della diocesi e, soprattutto, cercò d’incontrare e ascoltare il popolo turco. Visitava con frequenza le comunità cristiane, incoraggiandole a non lasciare la loro terra, e aveva buoni rapporti con i musulmani.
Il 3 giugno 2010 si trovava nella piccola abitazione di Iskenderun dove si ritirava per scrivere i suoi discorsi, quando un suo collaboratore, Murat Altun, lo uccise a colpi di coltello. Il 7 giugno 2010 si svolsero i suoi funerali nella cattedrale di Iskenderun e, una settimana più tardi, le esequie nel Duomo di Milano. I suoi resti mortali sono sepolti presso il Cimitero Maggiore di Milano, nel campo 57 dei Frati Cappuccini.
Cosa c’entra con me?
Il 3 giugno 2010 ero presente anch’io alla processione del Corpus Domini per la città di Milano; per me, era la prima volta. Ricordo che al momento di entrare nel Duomo c’era così tanta folla che rimasi in fondo, ma udii con chiarezza che il cardinal Dionigi Tettamanzi, all’epoca arcivescovo di Milano, nella sua preghiera finale menzionò l’assassinio di monsignor Padovese.
Avevo già saputo dell’accaduto, aprendo la mia casella di posta elettronica e guardando le ultime notizie. La mia mente fu subito attraversata da un lampo: avevo letto il racconto di uno dei partecipanti all’annuale pellegrinaggio dei preti dell’Istituto Sacerdotale Maria Immacolata (ISMI), l’organismo della mia diocesi che si occupa della formazione permanente dei sacerdoti da uno a dieci anni di ministero. Quello del 2009 fu sui luoghi di san Paolo e fu guidato anche da monsignor Padovese.
Non sentivo una particolare attrattiva per la sua storia, ma quando lessi su Milano Sette che ai suoi funerali solenni erano invitati anche i giovani (all’epoca avevo venticinque anni), mi organizzai per esserci. Mi rimase impresso il clima di dolore che aleggiava tra le navate, culminato nell’esclamazione con cui il mio arcivescovo concluse la sua omelia.
Ero ancora commossa e abbattuta, quando, uscendo dal Duomo, m’imbattei in due suore con l’abito e il velo azzurri e una piccola spilla a forma di croce all’altezza del cuore, che conversavano con un frate di non so quale ramo francescano. Avevo riconosciuto la divisa delle Suore Apostoline, delle quali conoscevo i sussidi vocazionali e la rivista SE VUOI. Mi venne naturale, allora, cercare di parlare con loro per fare i complimenti per il loro servizio.
Avevo appena rotto il ghiaccio, quando sentii dietro di me una voce, che ricordava alle suore di andare a ritirare il loro bagaglio. Mi voltai e vidi un giovane, non sapevo se prete o seminarista, sulla cui giacca spiccava il simbolo della Società San Paolo. In effetti, l’avevo intravisto all’incontro dei giornalisti con l’arcivescovo.
Non potevo perdere un’opportunità simile: mi presentai e scoprii che il Paolino in questione si chiamava Guido. Gli parlai immediatamente di Voglio essere profumo, della GPG Film, da poco uscito, ma anche della storia che l’aveva ispirato. Guido replicò che gli sembrava interessante, per cui accettò di lasciarmi il suo indirizzo di posta elettronica.
In seguito mi concesse di scrivere un trafiletto, non firmato, per la rubrica dei lettori di Famiglia Cristiana. Se ho capito bene, mediante quel minuscolo articolo sono state ottenute molte proiezioni, anche al di fuori della Brianza e della Lombardia.
Non so se quest’incontro sia stato uno dei frutti della morte del cappuccino vescovo, ma come avrebbe detto lui, penso sia parte di un mosaico, uno dei fili di un arazzo che, sulla parte frontale, svelano un magnifico disegno.
Le
Apostoline, comunque, avevano un legame con lui perché la loro Libreria-Centro Vocazionale si trova proprio dentro all’Antonianum, dove, come dicevo nel
paragrafo biografico, monsignor Padovese aveva insegnato fino alla nomina vescovile.
Negli anni successivi ho visto uscire varie pubblicazioni su di lui, ma non le avevo prese: mi sembrava troppo presto per dedicargli un articolo biografico. Mi sono decisa a procurarmene una solo pochi giorni fa, anche perché, sfogliando uno degli ultimi numeri del Portavoce di San Leopoldo Mandić, mi accorsi che oggi cadevano i dieci anni esatti dalla sua morte.
Mi aspettavo più parole sui suoi anni prima della vocazione cappuccina, ma evidentemente non era questo l’intento dell’autore, quanto mostrare come il suo maestro e confratello fu uomo di dialogo e di unità.
In compenso, ho potuto ricordare i suoi trascorsi di studioso di Patristica, che me lo rendono molto affine, benché la mia scarna tesi sul De virginibus di sant’Ambrogio non sia per nulla da paragonare alla mole e al contenuto dei suoi contributi accademici. L’esempio dei Santi Padri gli è servito quando è stato chiamato a essere vescovo del nel luogo dove il cristianesimo aveva trovato ottima accoglienza, patria di personaggi da san Paolo in giù, ma ormai con presenze sempre più ridotte.
A dire il vero, mi era tornato alla mente quando mi sono occupata di don Andrea Santoro per Sacro Cuore VIVERE. Mi sembrano simili per le circostanze della morte (che non mi sento di definire “martirio”, per cui non metto l’etichetta “Martiri” a questo post: in entrambi i casi, purtroppo, a oggi non è chiaro il movente dei rispettivi aggressori), ma ancora di più perché si chiedevano continuamente il senso della propria presenza in Turchia.
Nel mio diario di dieci anni fa, scrivevo che da monsignor Padovese avevo capito che il rapporto di figliolanza con una Chiesa locale non viene meno anche quando la vita porta ad andare lontano da lì. Il ricordo è reciproco e non è venuto meno: il salone polifunzionale della parrocchia della SS. Trinità è dedicato a lui, mentre nella chiesa dei Cappuccini (sì, proprio in chiesa) del Sacro Cuore a Milano, vicino alla tomba del Venerabile Daniele da Samarate, c’è una sua immagine.
Il suo Vangelo
Negli anni successivi ho visto uscire varie pubblicazioni su di lui, ma non le avevo prese: mi sembrava troppo presto per dedicargli un articolo biografico. Mi sono decisa a procurarmene una solo pochi giorni fa, anche perché, sfogliando uno degli ultimi numeri del Portavoce di San Leopoldo Mandić, mi accorsi che oggi cadevano i dieci anni esatti dalla sua morte.
Mi aspettavo più parole sui suoi anni prima della vocazione cappuccina, ma evidentemente non era questo l’intento dell’autore, quanto mostrare come il suo maestro e confratello fu uomo di dialogo e di unità.
In compenso, ho potuto ricordare i suoi trascorsi di studioso di Patristica, che me lo rendono molto affine, benché la mia scarna tesi sul De virginibus di sant’Ambrogio non sia per nulla da paragonare alla mole e al contenuto dei suoi contributi accademici. L’esempio dei Santi Padri gli è servito quando è stato chiamato a essere vescovo del nel luogo dove il cristianesimo aveva trovato ottima accoglienza, patria di personaggi da san Paolo in giù, ma ormai con presenze sempre più ridotte.
A dire il vero, mi era tornato alla mente quando mi sono occupata di don Andrea Santoro per Sacro Cuore VIVERE. Mi sembrano simili per le circostanze della morte (che non mi sento di definire “martirio”, per cui non metto l’etichetta “Martiri” a questo post: in entrambi i casi, purtroppo, a oggi non è chiaro il movente dei rispettivi aggressori), ma ancora di più perché si chiedevano continuamente il senso della propria presenza in Turchia.
Nel mio diario di dieci anni fa, scrivevo che da monsignor Padovese avevo capito che il rapporto di figliolanza con una Chiesa locale non viene meno anche quando la vita porta ad andare lontano da lì. Il ricordo è reciproco e non è venuto meno: il salone polifunzionale della parrocchia della SS. Trinità è dedicato a lui, mentre nella chiesa dei Cappuccini (sì, proprio in chiesa) del Sacro Cuore a Milano, vicino alla tomba del Venerabile Daniele da Samarate, c’è una sua immagine.
Il suo Vangelo
Monsignor
Padovese ha studiato a lungo le Scritture e i Padri che le interpretarono. Da
essi ha imparato che solo il Signore doveva essere al centro del suo ministero,
quale che fosse. Questo è valso ancora di più quando è stato chiamato a essere
vescovo e a seguire la vita delle comunità cristiane dell’Anatolia: del resto, i
Dottori della Chiesa delle origini erano anzitutto pastori.
L’impegno
per il dialogo interreligioso, per cui è giustamente ricordato, non gl’impediva
di chiedere giustizia per i suoi fedeli, ma senza rendersi nemici quelli che li
osteggiavano. Sapeva che poteva essergli chiesta la vita, ma non voleva neanche
tirarsi indietro.
Quanto
dichiarò in un suo intervento a Venezia il 14 ottobre 2009 vale anche per i
nostri ambienti, sempre più multiculturali, nei quali il cristianesimo può
ancora offrire un segno positivo:
Particolarmente oggi,
in epoca di pluralismo, va ravvivata la consapevolezza che la testimonianza
fonda e precede l’annuncio, anzi è il primo annuncio. È sempre vero che il
primo passo nel diventare cristiani si fonda nell’incontro di uomini che sono
cristiani convinti.
Per
saperne di più
A
cura di Giuseppe Caffulli, Come chicco di grano - Un ricordo di mons. Luigi
Padovese assassinato in Turchia (con DVD), Terra Santa 2010, pp. 48, € 8,00.
Il primo ricordo biografico uscito dopo la sua morte. Nel DVD allegato, altre testimonianze e interviste, a lui o ad altri che lo conobbero.
Paolo Martinelli, Mons. Luigi Padovese – Uomo di comunione, Velar-Elledici 2012, pp. 48, € 3,50.
Monsignor Martinelli, all’epoca non ancora vescovo né vicario episcopale della diocesi di Milano, ma successore di monsignor Padovese come preside dell’Istituto Francescano di Spiritualità dell’Antonianum (oltre che confratello e allievo, è anche nativo della sua stessa parrocchia), traccia un suo profilo spirituale.
Luigi Padovese e Oriano Granella, Guida alla Turchia – I luoghi di San Paolo e delle origini cristiane, Paoline Edizioni 2008, pp. 624, € 35,00.
Una guida che va oltre le curiosità turistiche e fa riscoprire la Turchia come seconda patria del cristianesimo.
Dionigi Tettamanzi, Luigi Padovese, Pierantonio Tremolada, I primi passi della Parola - Tarso e Antiochia, l'inizio del viaggio di Paolo, Ancora 2009, pp. 128, € 13,00.
I testi delle meditazioni offerte durante il pellegrinaggio ISMI del 2009, in occasione dell’Anno Paolino.
Luigi Padovese (a cura di Paolo Martinelli), La verità nell'amore - Omelie e scritti pastorali di mons. Luigi Padovese (2004-2010), Terra Santa 2020, pp. 240, € 12,00.
Riedizione di un volume uscito poco dopo la sua uccisione, che contiene una selezione delle sue omelie e dei suoi scritti.
Il primo ricordo biografico uscito dopo la sua morte. Nel DVD allegato, altre testimonianze e interviste, a lui o ad altri che lo conobbero.
Paolo Martinelli, Mons. Luigi Padovese – Uomo di comunione, Velar-Elledici 2012, pp. 48, € 3,50.
Monsignor Martinelli, all’epoca non ancora vescovo né vicario episcopale della diocesi di Milano, ma successore di monsignor Padovese come preside dell’Istituto Francescano di Spiritualità dell’Antonianum (oltre che confratello e allievo, è anche nativo della sua stessa parrocchia), traccia un suo profilo spirituale.
Luigi Padovese e Oriano Granella, Guida alla Turchia – I luoghi di San Paolo e delle origini cristiane, Paoline Edizioni 2008, pp. 624, € 35,00.
Una guida che va oltre le curiosità turistiche e fa riscoprire la Turchia come seconda patria del cristianesimo.
Dionigi Tettamanzi, Luigi Padovese, Pierantonio Tremolada, I primi passi della Parola - Tarso e Antiochia, l'inizio del viaggio di Paolo, Ancora 2009, pp. 128, € 13,00.
I testi delle meditazioni offerte durante il pellegrinaggio ISMI del 2009, in occasione dell’Anno Paolino.
Luigi Padovese (a cura di Paolo Martinelli), La verità nell'amore - Omelie e scritti pastorali di mons. Luigi Padovese (2004-2010), Terra Santa 2020, pp. 240, € 12,00.
Riedizione di un volume uscito poco dopo la sua uccisione, che contiene una selezione delle sue omelie e dei suoi scritti.
Su
Internet
Articoli su di lui sul sito delle Missioni Estere dei Cappuccini di Lombardia
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