Sulla scia di… suor Maria Laura Mainetti

Anche questa volta un bottino niente male, grazie a Dio!

Oggi cade il ventesimo anniversario dell’uccisione di suor Maria Laura Mainetti, delle Figlie della Croce – Suore di Sant’Andrea, avvenuta a Chiavenna (provincia di Sondrio e diocesi di Como), per mano di tre ragazze minorenni.
Avevo sentito il fatto di cronaca e mi aveva impressionato per lo sfondo oscuro in cui si era attuato, ma non mi aveva toccata più di tanto. Neanche quando ho saputo che era in corso la causa di beatificazione e canonizzazione di suor Maria Laura, per verificare se la sua morte potesse essere considerata un martirio in odio alla fede, me ne ero interessata. Solo lo scorso anno, per una serie di fattori, ho cominciato a pensare che valesse la pena di occuparmi di lei.
Laddove non altrimenti precisato, le foto sono opera mia.

Antefatto

Lo scorso anno, appunto, fu annunciato a me e ai miei compagni del Gruppo Shekinah che avremmo svolto il nostro consueto ritiro di due giorni (che comprendeva anche un concerto-meditazione in trasferta) a Chiavenna. Annotai l’appuntamento sulla mia agenda, ma la vicenda di suor Maria Laura non mi tornò minimamente alla memoria.
Ci volle un articolo di Avvenire, che annunciava l’avvenuta traslazione dei suoi resti mortali nella chiesa collegiata di San Lorenzo a Chiavenna, per accendere in me il desiderio di conoscerla meglio. Avrei quindi approfittato del ritiro per chiedere libri, santini e altro materiale; non solo per me, ma anche per le suore che ho in parrocchia, in spirito di scambio intercongregazionale.
Intanto, però, dovevo aggiornare la sua scheda su santiebeati.it, inserendo la collocazione esatta della sua nuova tomba. Cercai l’indirizzo di posta elettronica della comunità di Chiavenna delle Figlie della Croce e scrissi, ma il messaggio mi tornò indietro. Razionalmente, ho pensato a problemi tecnici, ma poteva esserci l’intervento di colui che aveva animato i propositi di quelle tre ragazze e che, evidentemente, voleva ancora osteggiare la testimonianza della suora.
Chiamai quindi in comunità, ma le suore mi risposero che avrei dovuto sentire la loro Casa provinciale a Roma. Mandai un’e-mail anche lì, ma poi mi venne in mente che avrei potuto aspettare di andare direttamente io a Chiavenna.
Intanto, mentre ripassavo i canti per il concerto-meditazione, mi venne da fare molti collegamenti a quel poco che sapevo di suor Maria Laura, specialmente al concetto del perdono e al suo attaccamento alla Croce. Da Per fare festa con te, i versi Attingi al cuore della mia Croce / è  per te, per tutti, mentre da Come cedro del Libano le parole: Sarò segno del tuo perdono che fa / il mio nemico un amico, per non parlare dell'inno della GMG di Cracovia.

30 marzo 2019, ore 16: di fronte alla tomba


Arrivai a Chiavenna in automobile, insieme a due mie compagne. Dopo la meditazione offerta dalla nostra guida spirituale, in uno dei locali della parrocchia di San Lorenzo, rimasi per un po’ ferma a meditare, poi mi mossi. Dovevo anzitutto andare sulla tomba di suor Maria Laura, poi passare alla casa delle suore: Google Maps diceva che era a quattro minuti dalla collegiata.
Trovai subito la cappella giusta, la seconda della navata destra. La lastra tombale era ancora tenuta ferma da del nastro-carta: giustamente, essendo Serva di Dio, i resti non potevano stare sotto la mensa dell’altare (su cui però c’era una sua fotografia). Sulla balaustra c’erano solo due santini: ne presi uno di numero, sperando di trovarne altri dalle suore.

Lungo le vie di Chiavenna

La strada per arrivare alla loro casa sembrava più lunga del previsto: camminavo ormai da più di quattro minuti. Mi sembrava di rivivere quanto mi era accaduto nel 2013 a Roma, quando mi ero avventurata lungo la via Laurentina (in quel caso, non da sola) per raggiungere il Tempio di Maria Regina degli Apostoli e pregare davanti ai resti mortali del Beato Giacomo Alberione.
Mettendo un passo dopo l’altro, mi domandavo quante volte anche suor Maria Laura avesse percorso quelle vie, fino all’ultima uscita, di notte, che la portò alla morte. Mi venne anche in mente che, per certi versi, la Valchiavenna e le zone limitrofe fossero una “valle dei santi” come la Bekaa di san Charbel Makhlouf e santa Rafqa Ar-Rayes. Sono costretta a usare la minuscola perché, al momento, l’unico Santo canonizzato è don Luigi Guanella: oltre a colei di cui stavo seguendo la scia, pensavo a Caterina Guanella, sorella di don Luigi, e a Giulio Rocca dell’Operazione Mato Grosso.

La casa dov’è?


Finalmente arrivai nella via giusta. Davanti a me, vidi una casa addobbata a festa: pensai che le suore avessero festeggiato così la traslazione. Timidamente, mi affacciai al giardino, ma mi trovai davanti una signora che non aveva la divisa delle Figlie della Croce. Non era, in effetti, una di loro e neppure la casa era quella dove risiedevano: ci abitava una donna che si era appena sposata.
Vergognandomi profondamente per l’errore, fui indirizzata al luogo giusto. Bussai almeno due volte, prima di accorgermi che, nella casella della posta, c’era ancora la copia di Avvenire arrivata quella mattina.
Mi sentii abbattuta e delusa. Cominciai a pensare che le consorelle, da quella notte tremenda, si fossero fatte diffidenti verso gli estranei. Mi domandai, però, come potesse fare chi volesse visitare la loro cappella e pregare negli stessi luoghi dove visse suor Maria Laura. Evidentemente, era stata traslata in chiesa proprio per quest’opportunità.

Un atto di fiducia

Tornando indietro, finii col perdere l’orientamento: neanche il navigatore del cellulare mi aiutava. 
Non per questo mi scoraggiai: chiesi a un signore d’indicarmi la via per la collegiata. Il mio interlocutore, di nome Massimo, si offrì di caricarmi sulla sua macchina. Col senno di poi, potrebbe sembrare una mossa sconsiderata, ma non avevo intenzione di arrivare in ritardo al secondo momento del ritiro.
Mentre viaggiavamo, mi raccontò che nel riordinare gli effetti personali di sua madre, appena morta, aveva trovato alcune cartoline che le erano state indirizzate da suor Maria Laura. Mi commossi non poco, ma ripresi il controllo trasformandomi quasi in un membro del suo Tribunale ecclesiastico: gli suggerii di consegnare quelle missive alle suore, almeno in fotocopia. Per quel che sapevo, la Positio super martyrio era stata consegnata nel 2017, ma potevano sempre tornare utili per altre circostanze.
Salutando Massimo, l’invitai a venire a San Lorenzo per il nostro concerto, insieme ai suoi familiari.

16.30: finalmente un libro

Dato che ero riuscita ad arrivare in leggero anticipo, mi fermai di nuovo in chiesa, passando per la sacrestia: su un tavolino faceva bella mostra di sé un grosso volume su suor Maria Laura.
Chiesi immediatamente al sacrista, lì presente, se potessi prenderlo: rispose di sì. Non vedendo il prezzo esatto e volendo ugualmente lasciare un’offerta, chiesi una busta. Aggiunsi all’offerta un biglietto, certa che poi sarebbe andato in mano alle suore.
Tuttavia, mentre scrivevo, mi ricordai che avevo preso un impegno per quella Quaresima: non avrei dovuto comprare libri. Ripromettendomi di dichiarare quella colpa nella Confessione più vicina, consegnai la busta. Se poi avessi visto le suore, avrei fatto presente la questione della scheda da rivedere.

19.30 passate: l’incontro con suor Beniamina

Ormai erano iniziate le prove per il concerto-meditazione. Mentre seguivo le indicazioni del direttore, mi accorsi che stava arrivando un gruppetto di donne, che andarono a parlare con il nostro sacerdote: erano di certo le suore che cercavo.
Il concerto-meditazione di Shekinah
faceva parte di una serie
d'incontri quaresimali.
 Mi ha fatto molto piacere
che fosse stato proiettato
anche il film
L'ultima cima
Terminate le prove, il don mi fece cenno, indicando che le sue interlocutrici volevano parlare con me. Assunsi un’aria da finta tonta, ma non troppo: nel biglietto, infatti, non avevo detto di essere del coro che avrebbe cantato quella sera, ma al sacrista sì.
Si avvicinò a me suor Beniamina Mariani, che mi spiegò di essere la biografa ufficiale di suor Maria Laura: oltre alla sua prima biografia, aveva scritto un opuscolo uscito nel 2016 (scaricabile da qui). Le spiegai il mio intento, ottenendo un certo apprezzamento: dichiarò che le piace vedere quando un giovane si appassiona alle cose belle. Mi diede anche un’indicazione di metodo: dovevo cercare l’originalità in queste figure speciali.
Sentire quella parola mi fece venire in mente la frase resa famosa dal Venerabile (ancora per poco, spero) Carlo Acutis e gliela citai. La mia interlocutrice dichiarò di non aver mai sentito parlare di lui; evidentemente, era una delle poche fedeli sulla faccia della terra a cui non era successo.
Non ricordo come né perché, ma suor Beniamina mi riferì di essere di Lissone, un luogo a me caro per via – scusate, ma non posso fare a meno di citarlo di nuovo – del seminarista Alessandro Galimberti. Non era possibile, comunque, che l’avesse conosciuto, perché era partita molti anni prima che lui entrasse in Seminario. Decisi quindi che le avrei mandato materiale sia su di lui, sia su Carlo, anche per ricambiare gli altri libri che mi aveva promesso.
A oggi non ho ancora mantenuto la promessa, ma con questo post sento di aver compensato almeno in parte.

31 marzo, poco prima delle 10: una domanda a cui non avevo mai pensato

Il concerto-meditazione andò benissimo, sia per l’intenzione che espressi cantando, sia per i complimenti che tutto il coro ricevette da parte dei presenti, suore comprese.
Il giorno dopo avremmo dovuto cantare alla Messa della comunità: per la prima volta avrei partecipato alla domenica Laetare e vedere in uso i paramenti rosacei, che nel Rito Ambrosiano non sono adottati.
Suor Beniamina e consorelle mantennero la promessa, consegnandomi l’ultimo libro su suor Maria Laura e due volumi sui fondatori della loro congregazione, sant’Andrea Uberto Fournet e santa Giovanna Elisabetta Bichier des Âges (uso i nomi tradotti perché nelle loro comunità italiane li chiamano così).
Nella sua omelia, il nostro don commentò la parabola del padre misericordioso, ponendo a sé e a noi una domanda: perché il figlio prodigo ritorna a casa? Gli venne da collegarlo a tutte quelle persone che, dopo anni, si riavvicinano alla Chiesa.
Io avevo un’altra domanda: le tre ragazze di suor Maria Laura saranno “tornate”? La risposta, per quel che ora so, è no, anche se una delle tre sembrò dare segni di pentimento.

11 passate: una piccola dimenticanza
Cliccate sulla foto
(l'ha fatta una mia compagna, Marta)
per leggere bene la preghiera 

La Messa finì e ci apprestammo a rimettere a posto i nostri strumenti. Non volevo però andare via senza prima aver scritto una preghiera sull’apposito registro collocato vicino alla tomba di suor Maria Laura.
Inizialmente volevo scrivere solo le mie intenzioni, ma le mie compagne, passando, mi fecero capire che dovevo includere anche loro: chiesi quindi se volessero controfirmare, almeno le presenti (gli altri erano andati fuori dalla chiesa). Alla fine ci accordammo che avrei firmato “Gruppo Shekinah – diocesi di Milano”.
Ero così concentrata su quel che dovevo scrivere che, al momento di fotografare la pagina del registro per annotare la preghiera, non riuscivo a ricordare il PIN del mio telefono. Più che per me, ero preoccupata per mia madre: non sarei riuscita a telefonarle per avvisarla che stavo per partire.

Poco prima delle 12: un nuovo gioiello per Chiavenna
 
Fonte
Non avevo ancora risolto il problema del telefono, ma avevo un ultimo appuntamento prima del pranzo. Insieme ai miei compagni, ho visitato il Museo del Tesoro di Chiavenna e osservato con attenzione la Pace di Chiavenna, un capolavoro di oreficeria originariamente pensato come coperta di un Evangeliario, tanto da aver ispirato Nicola De Maria per la copertina del Nuovo Evangeliario Ambrosiano.
Mentre l’osservavo, riflettevo su come la chiesa di San Lorenzo avesse un nuovo gioiello di cui essere onorata: le spoglie di una donna che aveva amato il Signore cercandolo nei poveri e nei giovani, restando unita alla sua Croce e sicura di essere nell’abbraccio della Santissima Trinità.
Ah, poi ho chiesto di poter telefonare col cellulare di una mia compagna: ho risolto la faccenda perché mia madre è riuscita a recuperare il PIN.

Per saperne di più

Per evitare di commettere il mio stesso errore, potete rivolgervi ai contatti presenti sulla sezione del sito della Provincia Italiana delle Figlie della Croce dedicata a suor Maria Laura; provate a fare prima un colpo di telefono.

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