C’è un Santo in ognuno di noi – Claudio Contarin (Cammini di santità #35)

Immagine gentilmente concessa dalla famiglia Contarin


Il mio articolo per il numero di Sacro Cuore VIVERE di questo mese ha forse la gestazione più lunga che sia mai successa a qualcosa di scritto da me, non solo per la rivista dei Salesiani di Bologna.

Nel 2010, infatti, una signora di nome Carla, romana, con la quale ero entrata in contatto per via del suo interesse per don Giovanni Bertocchi, mi inviò un’e-mail in cui riportava estratti del Diario di un tale Claudio Contarin, un giovane di cui, prima di allora, non avevo mai sentito parlare.

Mi misi a cercare informazioni su di lui in Rete, scoprendo anzitutto che aveva destato l’interesse perfino di Luigi Accattoli, che l’aveva reso uno dei suoi “fatti di Vangelo”, inserendolo nella categoria Preghiere pubbliche. Capitai anche su una pagina del sito dell’emittente vicentina Radio Oreb, ora non più online, che conteneva commenti di molti lettori del Diario, compresa la madre di Carlo Acutis, del quale in quegli stessi anni cominciava a circolare la vicenda.

Ammetto che io, invece, non sentivo il medesimo trasporto. Non capivo l’equivalenza posta da Accattoli tra gli scritti di quel giovane e la Storia di un’anima di santa Teresa di Lisieux, se non altro perché erano di due tipologie diverse: appunti privati in un caso, autobiografia scritta per obbedienza nell’altro. In più, mi sconcertava il fatto che, insieme a Santi canonizzati, Claudio citasse altri che non lo erano (al momento, almeno) e altri che non lo saranno mai (su tutti, benché l’abbia visto raffigurato in almeno due chiese, Gandhi).

Il 14 aprile dello scorso anno, il direttore di Sacro Cuore VIVERE mi ha inoltrato un’e-mail da parte di una lettrice, che gli segnalava il Diario di Claudio: era la stessa signora che mi aveva scritto una decina d’anni prima; concludeva esortandomi a dedicargli un articolo. A quel punto non potevo più tirarmi indietro, pur avendo le stesse perplessità di un tempo. Per vincerle avevo un solo modo: darmi alla lettura di quel testo.

Carla mi aveva già segnalato di scaricarlo da qui (cartella compressa), come avevo già fatto a suo tempo. Ho iniziato la lettura più approfondita, ma mi sembrava che mancasse qualcosa. Inoltre, prima di accingermi a scrivere, sentivo di dover chiedere il permesso alla famiglia di Claudio e, contemporaneamente, alla segreteria di Radio Oreb.

Da parte della radio ho ricevuto un’approvazione totale, confermata dai familiari del giovane. Da loro sono stata messa in contatto con una conduttrice volontaria, anche lei di nome Carla, che cura la trasmissione Santi giovani, giovani santi, dove più di una volta aveva parlato di lui.

Suo padre Alberto, con un’estrema gentilezza, mi ha chiarito i punti che non capivo, inclusi quelli relativi all’incidente stradale in cui il figlio morì. Ho cercato di essere il più delicata possibile, però avevo bisogno di ricostruire l’accaduto.

Altri chiarimenti sono arrivati con la lettura della copia a stampa del Diario, arrivata grazie a Radio Oreb il 21 aprile. Averlo tra le mani è ben diverso dallo scorrere uno schermo: sia perché ci sono molte fotografie, alcune delle quali realizzate da Claudio medesimo, che stava imparando il mestiere da suo padre, sia perché comprende delle riflessioni con data, delle poesie anche queste datate e il diario vero e proprio, con appunti (inclusi alcuni disegnini) presi sulla sua agenda del 2008.

Ho iniziato la lavorazione dell’articolo sul finire del lockdown dello scorso anno, riversandovi tutte le mie energie. Intanto avevo iniziato a intuire che avrei dovuto portare più rispetto nei confronti di Claudio: non dovevo trovare chissà cosa nei suoi scritti, ma far risaltare la confidenza con cui si rivolgeva a Gesù, alla Madonna e ai “suoi” santi.

Il pezzo, approvato e rivisto da Alberto, avrebbe dovuto essere pubblicato a settembre 2020, ma il direttore ha deciso di dedicare interamente quel numero a storie dalla pandemia. Fu quindi spostato al numero di marzo 2021, ma neanche quel mese è uscito: dato che nel calendario dell’Opera Salesiana del Sacro Cuore (un tempo allegato al numero di dicembre, ma dallo scorso anno lo sostituisce per ragioni di costi) era presentato il Servo di Dio Robert Schuman, toccò a quest’ultimo.

Avrebbe quindi dovuto essere pubblicato a maggio, ma la beatificazione di Rosario Livatino mi sembrava ancora più adatta per quel mese, come ho raccontato. A quel punto, pensavo che il mese giusto sarebbe stato settembre, in cui Claudio compiva gli anni, ma è stata annunciata la beatificazione del martire don Giovanni Fornasini proprio per allora; ecco quindi che, finalmente (mai avverbio fu più azzeccato), l’articolo è comparso sul numero di questo giugno.

Dopo questa premessa, prolissa ma necessaria, passo alla ripresa dell’articolo, non prima di avervi invitati a rivolgervi a Radio Oreb, ai recapiti presenti sul sito ufficiale, per avere la copia a stampa del volume Diario, Riflessioni & Preghiere di Claudio Contarin.


* * *


Grumolo delle Abbadesse, Vicenza, 9 febbraio 2008. Piero Alban entra nella camera dove solitamente dormono tre dei suoi cinque nipoti. Il secondo, Claudio, è morto il giorno prima, per un incidente stradale. Mentre il nonno cerca di sistemare i suoi effetti personali, trova un’agendina: pur sentendo di violare la riservatezza del ragazzo, la apre. Le prime parole che legge sono: «Caro Angelo». Pensa che si tratti di una lettera a un amico, ma procedendo con la lettura si accorge che il destinatario è un altro: è l’Angelo Custode di Claudio.

Alcuni mesi dopo, vengono trovati altri quaderni e fogli volanti, con appunti spirituali simili a quelli contenuti nell’agenda. I genitori del ragazzo li leggono con attenzione: da quelle pagine sono svelati aspetti di Claudio dei quali loro si erano accorti solo in parte.

 

Consapevole dei propri limiti, fiducioso nella misericordia divina


Claudio è nato a Bassano del Grappa il 28 settembre 1988, ma vive coi suoi familiari prima a Camisano Vicentino, poi a Grumolo delle Abbadesse. È molto affezionato ai genitori, ma anche ai fratelli, specie ad Andrea, la sorella maggiore, e a Gianluca. Nei confronti del prossimo, anche dei suoi compagni della squadra di calcio del Camisano, è tanto rispettoso da essere quasi preso per timido. Non partecipa a gruppi parrocchiali o a movimenti, ma coltiva un profondo rapporto con Dio, il «Papà» di cui parla negli scritti.

Nella prima pagina dell’agenda, al 1° gennaio 2008, annota: «Ti prego Signore / perché la preghiera è importante / per respirare attimi di aria celeste / per far brillare i nostri occhi di gioia / per ristabilire forte il sorriso nelle mie giornate / Abbi pietà di noi Papà / Aiutaci quest’oggi a pregare. / Amen». Il ragazzo loda la sua misericordia «infinita» e «incredibile» e lo ringrazia per i doni che gli ha fatto.

Il senso del peccato è fortissimo in lui, ma allo stesso tempo sa come chiedere perdono. Il 9 luglio 2007 ammette di nuovo: «Oggi ho peccato. Vorrei rimediare, nel mio cuore devo tenere la massima umiltà per chiederti scusa, ai tuoi piedi. Ma da fuori mostrerò sempre un gran sorriso, grinta e voglia di aiutare gli altri per non sprecare nemmeno un giorno da cristiano, anche perché non credendo al Tuo perdono ti farebbe stare ancora peggio».

 

Protetto dagli Angeli, amico dei Santi


Alberto e Alessandra Contarin hanno sempre insegnato ai loro figli ad affidarsi agli Angeli ogni mattina. Solo Claudio, però, ha approfondito in modo intenso e personale non solo quella buona abitudine, ma la fede in sé. Annota parole di estrema confidenza nei riguardi dei messaggeri celesti, specie nel giorno di Natale.

Quando suo fratello Gianluca viene ricoverato in ospedale, il 28 giugno 2007, gli viene spontaneo invocare: «Angelo di Giangi, aiutalo e se hai bisogno di una mano, chiama anche il mio». Sa che la presenza del suo Custode l’aiuta a non peccare, come è accaduto l’8 gennaio 2008: «Caro Angelo. La cosa più bella sarebbe arrivare da Dio con te mano nella mano. Aiutami a resistere alle tentazioni e aiutare gli altri come tu aiuti sempre me».

Un altro aiuto grandissimo gli viene dalle parole e dall’esempio dei Santi. Considera tali anche personaggi che non lo saranno mai, o altri che all’epoca non erano ancora stati canonizzati. Menziona personaggi più direttamente riferibili al mondo giovanile, ma anche quelli legati alla sua terra. Nelle pagine scritte il 29 maggio 2017, sintetizza quanto ha imparato da dodici di essi, in due righe per ciascuno.

La loro vicinanza è costante nella sua quotidianità: ad esempio, descrive un’uscita in bici come «Un giorno mozzafiato come S. Francesco». Un’altra volta, quando comincia a vivere le sue prime esperienze lavorative accanto a suo padre, sa di avere accanto santa Veronica, la patrona dei fotografi. Soprattutto, conclude le sue preghiere con l’espressione «Claudio e tutti noi»: è il suo modo di definire il mistero della Comunione dei Santi.


Alla ricerca del volto di Gesù, sotto lo sguardo di Maria


Proprio commentando una fotografia scattata da lui stesso, il 25 gennaio 2008, scrive una poesia intitolata «La Pace, nella foto»: «Cerco la pace, come un’immagine / di brezze lievi e cielo azzurro / C’è una stella che brilla nel cielo / e i miei occhi nella gioia la specchiano / come una foto che ferma il tempo. / Così io ricordo, la pace che fu / il mio cuore contento / e la desidero ancora. / Un solo volto ho fermo nel cuore / quel volto, mio Dio, che hai tu». Sotto c’è un disegnino del volto di Gesù nella cosiddetta Veronica, ossia il panno su cui la tradizione vuole che siano rimasti impressi i suoi lineamenti, durante la salita al Calvario.

In un’altra poesia, che risale al 18 giugno 2007, descrive le sue difficoltà anche in vista degli esami di maturità (si diplomerà come perito elettrotecnico), ma anche la certezza di dove può trovare quel volto: «C'è quel muro, / e a me manca il coraggio / e se anche appaiono talvolta / maleducati disgraziati / non giudicare, è la loro intimità / e presto Dio glielo dirà! // Ed è nell'umiltà che si cresce / e mille sono i sorrisi da donare / Poi guardo il volto del prossimo e vedo Gesù».

Un altro volto è ben presente a Claudio: quello della Madonna, che nel diario chiama «Mamma». Riscrive a modo suo l’episodio dell’Annunciazione, nella «Prefazione al Magnificat», ed esprime il desiderio di volerla abbracciare, anche in una canzone che le dedica nel Natale del 2006. In lei sa di vedere «il sorriso del cielo», lo stesso cielo che, in un’altra delle sue fotografie, si fa spazio nell’intrico dei rami di un bosco.

Soprattutto, sa di essere protetto e coccolato da lei, anche quando pregare gli risulta difficile: «Chiedi alla Mamma / un po’ di dolce calma / e poi con lei torna a pregare / e ora che c’è lei nella tua mano / mi raccomando non ti preoccupare», scrive nella «Preghiera semplice e umile: forse di un bambino?» dell’11 giugno 2007.


Una fede comprensibile a tutti


L’8 febbraio 2008, sull’agenda, compare l’ultima delle citazioni che Claudio ha voluto fare proprie: «Ognuno di noi è chiamato a essere Santo e vivere questa santità sia nella sofferenza sia nella pace, sarà comunque una vera gioia, perché la speranza regnerà nel cuore e la grazia di Dio vivrà in noi. E vivere sarà dunque gioire».

Quella stessa sera, ha appuntamento con gli amici Matteo Ertolupi, Riccardo Frigo e Francesco Figliomeni, presso la birreria Nevermind di Grumolo, il loro luogo di ritrovo preferito. Verso le 23, arrivati a Camisano, l’auto su cui viaggiano sbanda a sinistra, sale sull’erba, urta un muretto, poi si ribalta in un canale di scolo. Daniele, cugino di Matteo, che li precede, torna indietro: mentre cerca di sollevare il veicolo dal fango, sente battere contro i finestrini. All’arrivo dei soccorsi, però, i ragazzi sono ormai privi di vita; secondo gli esami, nel loro sangue non c’è traccia di alcool.

Tra i loro effetti personali viene trovato un Rosario: non è di Matteo, come si crede inizialmente, ma Claudio l’ha preso da suo padre, come lui stesso conferma. Quanto alla madre, appare serena fin da subito, ma a un’amica di famiglia confida di aver paura di dimenticare il volto del figlio. L’amica, che a sua volta ha perso una figlia, Denise, morta di tumore a sedici anni (è tra le persone per cui Claudio pregava), la rassicura che non accadrà così.

Dopo essersi consultato con alcuni sacerdoti, i genitori decidono di pubblicare il diario, le preghiere e le riflessioni di Claudio. Radio Oreb, emittente cattolica di Vicenza, sostiene il progetto e diffonde ancora oggi il libro che li raccoglie. Grazie a questo legame speciale, i responsabili della radio, nel 2011, hanno deciso d’intitolare a lui un padiglione dell’orfanotrofio di Muremera, in Burundi, sostenuto dalle offerte degli ascoltatori.

La cugina Elena, intervenendo in una delle trasmissioni che Radio Oreb gli ha dedicato, ha affermato che Claudio «ha capito appieno l’essenza di Dio e tramite il suo diario lui l’ha tradotta in un linguaggio comprensibile a tutti, specialmente ai giovani».


Originariamente pubblicato su «Sacro Cuore VIVERE», numero 4 (giugno 2021), p. 18 (visualizzabile da qui)





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