Suor Maria Laura Mainetti: qualcosa di luminoso per gli altri e per Dio
Secondo quanto mi ha riferito suor Beniamina Mariani, la fotografia più famosa di suor Maria Laura risale agli anni ’80 del secolo scorso; fu realizzata durante una gita scolastica. A quello scatto si rifà il logo della beatificazione (fonte della foto). |
Chi è?
Teresina Elsa Mainetti nacque a Colico, in provincia di Lecco e diocesi di Como, il 20 agosto 1939, decima e ultima figlia di Stefano Mainetti e Marcellina Gusmeroli; la madre morì pochi giorni dopo averla data alla luce. Il padre si risposò con Martina Della Bianca ed ebbe altri sette figli, tre dei quali morirono. Teresina visse a Villatico di Colico, sperimentando in famiglia le ristrettezze tipiche del periodo della seconda guerra mondiale, educata alla sobrietà e all’apertura agli altri.
Dopo aver frequentato le elementari al suo paese, fu ammessa all’istituto «Laura Sanvitale» di Parma e all’annesso collegio, diretto dalle suore Figlie della Croce, presenti anche al suo paese; fu fondamentale l’aiuto da parte di suor Maria Amelia, Figlia della Croce e amica di sua madre. Nella primavera del 1957 manifestò la scelta d’iniziare il cammino per diventare suora nella stessa congregazione, intrapreso dopo essere guarita da una tubercolosi polmonare.
Il 20 agosto 1957 iniziò il postulandato a Roma. L’11 febbraio 1958 cominciò il noviziato, vestendo l’abito religioso e cambiando nome in suor Maria Laura: Maria in onore della Madonna, come tutte le novizie, a causa del primo centenario delle apparizioni di Lourdes, e Laura per ricordare la figlia, morta ancora giovane, di una vicina di casa; quest’ultima l’aveva sostenuta generosamente negli anni del collegio (scelse di mantenerlo anche dopo che, in seguito al Concilio Vaticano II, era stato concesso anche alle Figlie della Croce di riprendere il nome di Battesimo). Rimase a Roma per un altro anno, per completare gli studi all’istituto magistrale.
Dal settembre 1960 all’agosto 1962 insegnò nella scuola elementare tenuta dalle Figlie della Croce a Vasto, poi, per un anno, nella scuola elementare annessa alla Casa provinciale di Roma. Emise i voti perpetui il 25 agosto 1964, durante un periodo trascorso a La Puye, in Francia, presso la Casa madre della congregazione. Si specializzò in fisiopatologia, operando nell’accompagnamento di bambini orfani e con difficoltà intellettive e del comportamento presso l’E.N.A.O.L.I. (Ente Nazionale Assistenza Orfani dei Lavoratori Italiani).
Per tre volte fu a Chiavenna, in provincia di Sondrio e diocesi di Como: dal settembre 1963 all’agosto 1969, poi dall’agosto 1973 allo stesso mese del 1979, infine dal settembre 1984; nel 1987 ricoprì l’incarico di superiora della comunità. Si occupava dei bambini della scuola elementare, ma anche di un convitto femminile, o meglio, delle sue ospiti. Inoltre visitava malati e anziani e sosteneva le famiglie che avevano particolari problemi.
Alle 21.45 del 6 giugno 2000, dopo la preghiera di Compieta, le suore ricevettero una telefonata: una ragazza diceva di essere stata violentata e di non voler abortire; per questo, chiedeva l’aiuto di suor Maria Laura e d’incontrarla immediatamente. La suora avvisò don Ambrogio Balatti, parroco di Chiavenna, ma parlò da sola con la ragazza, allontanandosi per raggiungere il luogo dove lei diceva di aver lasciato alcuni bagagli.
Il mattino seguente venne trovata morta in via Poiatengo, una strada isolata, trafitta da diciannove coltellate. Nel processo civile che ne seguì, furono dichiarate colpevoli di omicidio volontario e premeditato tre ragazze minorenni, Ambra, Veronica e Milena [ometto i cognomi per ragioni di riservatezza, dato che hanno scontato la loro pena e ora sono in libertà].
Quest’ultima, in una lettera destinata alla comunità delle suore, dichiarò che la religiosa, mentre veniva ferita a morte, chiedeva a Dio di perdonare le sue assalitrici. Sempre in base al processo, emerse che le tre ragazze avevano improvvisato un rito satanico, anche se inizialmente avevano affermato di aver voluto compiere un gesto eclatante per sfuggire alla noia della vita di paese.
Suor Maria Laura venne immediatamente circondata da fama di martirio. L’inchiesta diocesana della sua causa di beatificazione e canonizzazione si svolse presso la diocesi di Como dal 23 ottobre 2005 al 6 giugno 2006, mentre la “Positio super martyrio” fu consegnata nell’estate 2017. Il 19 giugno 2020 papa Francesco ha autorizzato la Congregazione delle Cause dei Santi a promulgare il decreto sul martirio.
La sua beatificazione si svolge oggi, 6 giugno 2021, presso lo stadio comunale di Chiavenna, presieduta dal cardinal Marcello Semeraro, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, come delegato del Santo Padre. I suoi resti mortali sono stati traslati nel marzo 2019 all’interno della chiesa Collegiata di San Lorenzo a Chiavenna, precisamente nella cappella di san Giovanni Nepomuceno, la seconda della navata destra.
Cosa c’entra con me?
Nel 2000 scrivere di Santi e affini, come anche interessarmi di possibili Testimoni, non era ancora il mio pensiero principale, sebbene – fatto non scontato – non avessi interrotto il mio cammino di fede dopo la Cresima. Eppure sono sicura che la notizia dell’uccisione di suor Maria Laura mi sia arrivata lo stesso e che mi abbia colpito perché coinvolgeva delle ragazze di poco più grandi di me.
Parecchi anni dopo, all’inizio delle mie esplorazioni agiografiche, avevo trovato una copia del numero 5/2006 della rivista SE VUOI, dove si parlava di lei, e mi aveva risvegliato quel vago ricordo. Anzi, leggendo che la sua congregazione era quella della Figlie della Croce, e che il vecchio sito era figliedellacrocesantandrea.it, avevo creduto che l’Andrea in questione fosse l’apostolo. Più o meno nello stesso periodo, avevo visto che per lei era in corso la causa; anzi, non vorrei sbagliarmi, ma avevo visto la sua biografia in libreria e non l’avevo presa.
Solo nel 2019 si è acceso in me un vero interesse per lei: ho infatti letto un articolo di Avvenire in cui si parlava della traslazione dei suoi resti mortali e del fatto che, due anni addietro, era stata consegnata la sua Positio super martyrio. Pochi mesi dopo, è stato organizzato per il Gruppo Shekinah, il coro di cui faccio parte, un ritiro proprio a Chiavenna: non poteva esserci occasione migliore per procurarmi del materiale su di lei.
Lo scorso anno, proprio nel ventesimo anniversario del suo martirio, ho raccontato quel ritiro e come fossi riuscita nel mio intento. Non potevo ancora immaginare che, tredici giorni esatti dopo, sarebbe stato promulgato il decreto che sanciva ufficialmente come la sua uccisione fosse avvenuta in odio alla fede. Se l’avessi saputo prima, avrei rimandato ancora la pubblicazione del post.
In ogni caso, sono rimasta sorpresa di come suor Beniamina Mariani, la sua biografa ufficiale, fosse stata capace di tenere il segreto quando l’avevo incontrata a Chiavenna; gliel’ho riferito in un’e-mail scritta dopo aver letto del decreto. Lo stesso vale per il vescovo di Como, monsignor Oscar Cantoni, che nell’omelia della Messa per il ventesimo anniversario si era limitato a un «molto presto» riguardo l’effettivo giudizio ufficiale della Chiesa per lei.
Mi è poi venuto da sorridere al leggere, nell’articolo di Avvenire in cui era annunciata la data della beatificazione, che sul quaderno collocato nella cappella dove riposa, anzi, dove da oggi si può dire che è venerata, ci sono preghiere di giovani, famiglie e cori: ho pensato a quell’invocazione che avevo scritto a nome degli amici di Shekinah.
Quando ho saputo che la beatificazione era confermata, ho iniziato a pensare di andarci: non come operatrice della comunicazione, come nel caso di Carlo Acutis (sarebbe stato un po’ più possibile se suor Maria Laura avesse avuto legami con la diocesi di Milano, ma mi consta che sia passata di qui solo per un corso di aggiornamento), ma come semplice fedele. Alla fine ho desistito, perché non ho ancora avuto il vaccino contro il coronavirus.
Comunque, era finalmente venuto il momento di mettere mano ai libri che avevo preso a Chiavenna. Uno, quello più agile, regalo delle suore insieme ad altri libri sui loro fondatori, in realtà l’avevo già consultato appena ero tornata a casa dal ritiro.
Avevo quindi iniziato a vedere che suor Maria Laura intendeva il proprio impegno come educatrice anzitutto come una risposta al consiglio, anzi all’ordine che aveva ricevuto, molto giovane, durante una confessione.
Quando il sacerdote le chiese cosa volesse fare della sua vita, rispose in modo vago, perché prima di allora non ci aveva mai riflettuto. Il confessore puntualizzò: «Devi fare della tua vita qualcosa di bello per gli altri». Un’espressione che mi ha ricordato il «qualcosa di bello per Dio» evocato in uno dei detti di santa Teresa di Calcutta, che ha dato poi il titolo al primo libro che la fece conoscere a livello mondiale.
Andando avanti con la lettura, l’avevo affiancata a quelle religiose con cui ho avuto e ho tuttora più a che fare per ragioni parrocchiali: nella sua dedizione vedevo riflessi aspetti che ho constatato personalmente in loro.
Affrontando l’altro volume, quello che avevo preso nella sacrestia della Collegiata di San Lorenzo, ho potuto dare una sbirciata all’interiorità della suora, che mai sarebbe trapelata se non ci si fosse decisi a valutarne la santità e il presunto (ora non più) martirio.
Nelle note private, contenute non in quaderni spirituali veri e propri, ma in appunti lasciati su agende o su fogli volanti, manifesta le proprie fatiche caratteriali, specialmente il voler avere sempre ragione. Eppure pensa continuamente che, se fosse già perfetta, Dio non avrebbe bisogno di salvarla e perdonarla: sono molti anche i riferimenti al Sacramento della Confessione, spesso ricevuto al santuario della Madonna di Gallivaggio. Peraltro, il 29 maggio 2018 quel luogo era stato danneggiato da una frana e la statua della Madonna lì venerata aveva peregrinato per la Diocesi di Como; quando sono passata per Chiavenna, era custodita in Collegiata.
La disponibilità all’ascolto, invece, appare un comportamento radicato in lei, ma allo stesso tempo frutto di un allenamento costante: vale per i bambini, le ragazze del convitto, le persone che bussavano alla porta delle suore, particolarmente i poveri, tanto simili a quell’uomo che aveva prodotto la conversione del loro fondatore, sant’Andrea Uberto Fournet, da un ministero abitudinario a una vera missione, sviluppata poi nella Francia post-rivoluzionaria.
A settembre scorso, quando ho saputo dell’uccisione di don Roberto Malgesini, mi è venuto spontaneo pensare quanto a Como siano consapevoli dei Testimoni che li circondano, indubbiamente grazie all’influsso dell’attuale vescovo.
Pochi mesi dopo, mi pare cercando di capire se il Beato Andrea Carlo Ferrari fosse ricordato anche nel calendario locale (essendo stato vescovo di Como dal 1891 al 1894), ne ho avuto la conferma finendo su un sito che raccoglie da una parte le biografie dei Santi e dei Beati diocesani, dall’altra quelle di figure significative della storia recente, alcune delle quali con le cause in corso (suor Maria Laura è compresa in questa sezione). Per l’ennesima volta, mi sono ritrovata a chiedermi perché dalle mie parti non si proceda a fare qualcosa di simile, ma mi sono consolata allestendo io un post specifico.
Cosa c’entra con san Giuseppe?
Non sempre, in quest’anno che papa Francesco ha voluto dedicare a san Giuseppe, mi è naturale rintracciare agganci tra quest’ultimo e i personaggi di cui scrivo.
Credevo che per suor Maria Laura valesse lo stesso, ma consultando i miei libri ho trovato che nella sua agenda del 1996, proprio al 19 marzo, aveva annotato una preghiera in cui benediceva Dio nella festa di questo Santo, per tre ragioni: perché lui rifletteva prima di agire, perché si lasciava guidare da Dio e perché viveva nell’umiltà, nel silenzio e nel nascondimento. Aspetti che, a ben vedere, si ritrovano anche in lei.
Terminava quel breve pensiero pregando per i padri dei bambini della scuola e delle ragazze del convitto, ma anche per quelli delle consorelle che erano già morti.
Il suo Vangelo
Quella di suor Maria Laura sembrava, ventuno anni fa, una brutta notizia, un fattaccio di cronaca nera con un retroterra satanicheggiante, come se ne verificarono tanti, nei primi anni Duemila. L’interesse sempre più crescente verso di lei, unito allo stimolo che le Figlie della Croce hanno ricevuto dall’allora vescovo di Como per stenderne una biografia, ha prodotto l’effetto contrario: in tal modo, anche la sua vita, comune a quella di tante religiose, ha potuto essere proposta ad esempio con la sua semplicità.
In lei non c’era ingenuità né mancanza di riflessione: tre giorni prima dell’effettivo omicidio, le ragazze avevano provato ad attuare il loro progetto, ma lei si era fatta accompagnare da una persona più esperta per aiutare la presunta giovane in difficoltà. Allo stesso modo, in quella sua ultima notte, aveva comunque avvisato il parroco di Chiavenna, che non la seguì fino in fondo perché gli sembrava che la situazione fosse tranquilla.
Quanto all’influsso demoniaco sulle ragazze, è provato dalle indagini e dagli atti processuali che loro avessero una fascinazione per quegli aspetti oscuri che avevano assimilato in vario modo. Probabilmente, non possedevano gli strumenti giusti per capire che quello che stavano facendo era male, o forse li avevano, ma li avevano rifiutati; di fatto, una di loro è stata dichiarata parzialmente incapace d’intendere e di volere. Ciò non comporta sminuire in nessun modo l’esistenza del diavolo e la sua azione contro i veri amici del Signore, neanche in questo caso.
La serietà con cui è stata condotta la sua causa ha comunque portato a capire che in tutta la sua vita ci fosse molta più luce che ombra. La preghiera, radicata nella Messa e portata avanti nel corso della giornata con brevi invocazioni tratte dai Salmi o da qualche canto religioso (chissà se quelli di Shekinah le sarebbero piaciuti!), insieme alla fedeltà ai Sacramenti, l’aveva predisposta a donarsi ogni giorno, anche se la sua esistenza non si fosse interrotta così.
Per una circostanza che anche monsignor Cantoni ha rimarcato nel suo messaggio pubblicato sul sito della diocesi di Como, la beatificazione è stata fissata nello stesso giorno in cui la Chiesa in Italia – eccezion fatta per noi ambrosiani – celebra la solennità del Corpo e del Sangue del Signore. Suor Maria Laura si era infatti allenata ad avere una vita realmente eucaristica, cioè donata sempre e senza ripensamenti.
In un altro suo pensiero, di cui non sono riuscita a risalire alla data, ma è stato citato dalla sua postulatrice in uno dei colloqui organizzati dalla diocesi e dalle Figlie della Croce in vista dell’evento di oggi, si vede che era una riflessione ben presente in lei:
Dobbiamo, come Lui, avere il coraggio di essere delle persone “mangiate”, sapersi trasformare in cibo e nutrimento per i fratelli. Dobbiamo continuamente convertirci per trasformarci in cibo per i nostri fratelli, morire a noi stessi per essere per gli altri, non fermarci tanto a chiederci che cosa abbiamo ricevuto, ma come siamo stati capaci di dare continuamente. Riusciremo ad essere nutrimento, cibo e pane per tutti i nostri fratelli nella misura in cui avremo cercato di lasciarci trasformare dalla dinamica dell’amore di Dio.
Ecco perché, in fin dei conti, la sua è una buona notizia: lo è per la sua congregazione, per la comunità cittadina di Chiavenna al di là delle ricadute turistiche, ma anche per gli educatori e per i giovani che ha amato, davvero, fino alla fine.
Per saperne di più
Beniamina Mariani, Suor Maria Laura Figlia della Croce – Prendi il largo e fa’ della tua vita qualcosa di bello per gli altri, Velar 2021, pp. 48, € 5,00.
Una selezione di suoi pensieri, messi in parallelo con alcune parole di papa Francesco.
Beniamina Mariani, È uscita, era notte... e fu luce!, Graphital Edizioni Parma 2020, pp. 88.
Opuscolo redatto in occasione del Giubileo della Misericordia, ristampato dopo il decreto sul martirio. Si può richiedere alle suore o scaricare qui.
Mons. Luciano Pacomio, Suor Maria Laura Mainetti Figlia della Croce, Graphital Edizioni Parma 2015, pp. 198.
Volume uscito per il quindicesimo anniversario della morte, riporta molti appunti tratti dalle sue agende, specie a quelle degli ultimi anni di vita. Non è disponibile nel circuito librario, ma si può richiedere alle Figlie della Croce.
Beniamina Mariani, Maria Laura Mainetti - La suora di Chiavenna Figlia della Croce, San Paolo 2006, pp. 160, € 15,00.
La prima biografia, che permise di far conoscere suor Maria Laura al di là della cronaca.
Martire e beata – Maria Laura Mainetti Figlia della Croce, Betagorà 2021, pp. 100, $9,50.
La parrocchia di San Bernardino a Villatico, in collaborazione coi Preti del Sacro Cuore di Bétharram (che hanno molti collegamenti con lei personalmente, ma anche con la sua congregazione) e col Museo della Cultura Contadina di Colico, ha dato alle stampe questo volume che indaga gli anni giovanili di suor Maria Laura, con testimonianze di suo fratello e di altri compaesani. Non ho sbagliato nell’indicare il prezzo in dollari: è così sulla piattaforma Lulu, sulla quale può essere acquistato.
Su Internet
Sezione del sito internazionale delle Figlie della Croce (non c’è un link diretto; bisogna guardare il menu a tendina sotto la testata)
Sezione del sito della Provincia Italiana delle Figlie della Croce dedicata a lei
Sito ufficiale della beatificazione
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