Testimoniando in breve #5: un’intervista sui preti in crisi, dieci anni con «Sacro Cuore VIVERE», Lucia Tononi su «Avvenire», non vado al Giubileo dei Giovani ma lo racconto, Newman Dottore della Chiesa
Nel
quinto appuntamento con il mio riepilogo mensile sulle notizie di attualità
ecclesiale e sui contributi che sono stata chiamata a offrire ho rallentato un
po’, ma non per questo non ho nulla da dire: ecco cosa!
«Sclero», non ne
voglio più… (cit Neffa)
Il tema della crisi dei sacerdoti mi tocca molto da vicino, come qualcuno di voi lettori avrà intuito. Di conseguenza, ho cercato il modo di affrontarlo senza giudicare nessuno, né approfittare di qualche fatto di cronaca per trarne profitto.
Eppure,
quando mi sono ricordata che il parroco della chiesa dove sono custodite le
spoglie del Venerabile Silvio Dissegna, il quale peraltro aveva concesso una
magnifica prefazione al mio libretto su di lui, aveva pubblicato di recente ben due libri
proprio su quel tema, uno dei quali ha Sclero come titolo volutamente provocatorio, ho pensato che sarebbe stato interessante leggerlo e
recensirlo.
Dalla
recensione sono passata a uno scambio di domande e risposte che è confluito in
questo articolo,
uscito anche su Avvenire cartaceo.
Dieci anni fa, una
mail inattesa
Più di una volta avevo espresso, su queste pagine, il desiderio che qualcuno si rendesse conto delle mie potenzialità e del desiderio che avevo di servire la Chiesa raccontandone il bello, soprattutto nelle storie sante.
Dieci
anni fa, in un periodo in cui quasi non vedevo più nessuno sbocco, ho ricevuto
un’e-mail da don Ferdinando Colombo, Salesiano, direttore della rivista Sacro
Cuore, dell’Opera Salesiana del Sacro Cuore di Bologna (poi rinominata Sacro
Cuore VIVERE): mi chiedeva i miei contatti perché voleva che collaborassi
con lui. L’accordo iniziale prevedeva che scrivessi i miei articoli per tre
anni, ma ogni anno il direttore mi ha rinnovato la sua fiducia, tanto che ho
già in cantiere il programma per il 2026.
Dal
primissimo articolo uscito nel numero di gennaio 2016, su Akash Bashir, per il
quale è poi stata aperta l’inchiesta diocesana sull’asserito martirio, sento di
essere migliorata parecchio, anche se corro sempre il rischio di soffermarmi su
particolari ininfluenti rispetto al cuore della testimonianza che devo
presentare.
Nello
stesso anno 2015, quando l’urna coi resti di san Giovanni Bosco è passata per Milano,
nel leggere che era sormontata dalla scritta Da mihi animas coetera tolle,
che è il motto dei Salesiani, ho chiesto al Signore di farmi avvicinare tante
anime quanti potevano essere i miei lettori. Intendevo col blog, ma non mi
sarei mai immaginata di entrare, per certi versi, in una realtà salesiana!
Torno sulla storia
di Lucia Tononi
Contemporaneamente alla stesura del post su Lucia Tononi, avevo pensato di proporre la sua storia anche ad Avvenire, ma lo spazio è sempre molto limitato. Alla fine, l’articolo ha trovato posto sul numero di domenica, ma non sul sito, quasi fosse un’anticipazione del Giubileo dei Giovani.
A tale
proposito…
Niente Giubileo con
Shekinah e neanche con gli influencer, ma…
Quando ho saputo che il Gruppo Shekinah era stato coinvolto per partecipare a livello canoro al Giubileo dei Giovani e al gemellaggio tra la diocesi di Milano e quella di Gaeta, mi sono molto interrogata se andare o meno. Non era tanto una questione anagrafica, quanto di forze fisiche: a Lisbona ho retto molto a fatica e non volevo essere di peso a nessuno, men che meno intendevo essere un cattivo esempio per i miei compagni più giovani.
Inoltre,
il solo menzionare Tor Vergata come luogo della veglia conclusiva mi ha riportato
alla memoria i racconti traumatizzanti della mia educatrice del gruppo
adolescenti, che era stata lì venticinque anni fa (non che i miei di Colonia
siano poi stati da meno). Così, alla fine, ho scelto di non essere presente,
tanto più che prevedevo di andare a Roma almeno in occasione della
presentazione del libro Nuovi Martiri.
Non
pensavo, invece, che sarei stata invitata al Giubileo degli Influencer e dei
Missionari Digitali: i miei numeri sui social sono veramente ridicoli rispetto
a quelli di altri sacerdoti, religiosi e religiose, ma anche laici come me. Ho
iniziato perfino a domandarmi se non avrei dovuto lasciare il mio biglietto da
visita a monsignor Lucio Adrián Ruiz, quando l’ho intervistato lo scorso anno
all’inizio del nuovo ciclo del corso La parrocchia comunica.
Così,
quando la redazione dei media diocesani mi ha offerto la possibilità d’intervistare
la segretaria di Shekinah sulla partecipazione dei miei quasi trenta compagni non
solo all’incontro con i giovani e i vescovi lombardi a San Paolo fuori le Mura,
ma anche alle testimonianze musicali prima della veglia, appunto a Tor Vergata,
ho pensato che quella sarebbe stata la mia forma di partecipazione.
Nell’articolo
non c’è solo il racconto di quello che Shekinah porterà di fronte a migliaia di
giovani, ma anche l’esperienza di un gruppo musicale che fino ad oggi non
conoscevo, i Diorama, miei condiocesani. Forse potrei approfondire la loro
conoscenza…
Newman, Dottore
della “luce gentile”
Ammetto che la storia del cardinal John Henry Newman mi aveva incuriosita, sia al tempo della beatificazione, sia soprattutto a quello della canonizzazione, ma sentivo di avere molto poco da raccontare a suo riguardo. Nemmeno avevo seguito il movimento che ha portato a chiedere che venisse dichiarato Dottore della Chiesa, come è stato confermato oggi dal Bollettino della Sala Stampa vaticana.
Conviene
quindi che mi metta d’impegno per capire quali aspetti della sua dottrina,
ormai confermata autorevolmente come “eminente”, secondo la prassi ben spiegata
sulla pagina che lo riguarda del Dicastero delle Cause dei Santi, possano aver
più a che fare con il mio cammino di fede. S’intende che, dalla nomina di oggi
alla celebrazione solenne, passerà qualche tempo, quindi posso farcela.
Ho però
una curiosità: come illustra l’Enciclopedia dei Santi, Beati e Testimoni,
quasi ogni Dottore della Chiesa, uomo o donna che sia, ha un’espressione che lo
sintetizza. San Tommaso d’Aquino, per esempio, è il Doctor Angelicus,
mentre santa Teresa di Gesù Bambino è la Doctor Amoris.
Mi
viene quasi da fare una proposta: san Giovanni Enrico Newman (nel Bollettino il
nome proprio è in inglese, ma l’uso liturgico prevede l’italianizzazione del
nome: avete mai sentito parlare di san Vincent Depaul o di san François
de Sales? Qui comunque trovate il mio punto di vista), anche se a oggi non si sa se ci sarà
una celebrazione di proclamazione com’è avvenuto per san Gregorio di Narek, ma non
per sant’Ireneo di Lione, potrebbe essere il Doctor suavis lucis, “Dottore
della luce gentile”, quella che l’ha guidato a diventare cristiano in generale,
cattolico più precisamente.
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