Giovanni Bergantino, un sorriso come dono (Corona d’Avvento dei Testimoni 2024 #1)

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Chi è?

Giovanni Bergantino nacque a Foggia il 25 novembre 2004, figlio di Antonella Salvato e Mario Bergantino. Visse con la famiglia nella cittadina di San Severo, dove frequentò le elementari nella scuola San Giovanni Bosco, e fu preparato dai suoi stessi genitori alla Prima Comunione, che ricevette nell’aprile 2014 nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a San Severo.

Nel marzo 2015, durante una partita di calcio (da quando aveva cinque anni giocava nell’Apocalisse, società del settore giovanile, di San Severo), chiese di giocare in porta. Dopo una pallonata, avvertì un forte dolore all’inguine, tanto da dover usare le stampelle per qualche giorno. Non si trattava, però, di uno stiramento muscolare, come inizialmente pensavano i medici.

Il 3 settembre, proprio quando Giovanni si stava apprestando a iniziare la prima media, gli fu diagnosticato un sarcoma di Ewing al bacino, con numerose metastasi ai polmoni, inoperabile. Fu curato con cicli di chemioterapia e radioterapia e anche con un trapianto di cellule staminali, mentre continuava a studiare a casa e in ospedale: a maggio 2016 la malattia apparve in remissione.

Nel 2017, di nuovo il 3 settembre, si ripresentò il tumore, questa volta alla testa. Giovanni fu operato d’urgenza, finendo in rianimazione. Quando si riprese, ricominciò le terapie: al termine dell’ultima sessione di radioterapia, ricevette la Cresima nella chiesa delle Grazie, per mano di monsignor Giovanni Checchinato, vescovo di San Severo.

Sostenuto dall’amore dei suoi familiari e dalle preghiere di tante persone, Giovanni continuò a vivere anche con la malattia: superò l’esame di terza media all’istituto Palmieri e s’iscrisse al liceo scientifico Rispoli-Tondi: i suoi risultati, nonostante i periodi di terapia, furono eccellenti.

Mentre il tumore avanzava, lui trovava forza nell’Eucaristia e nella preghiera del Rosario, a cui promise di restare fedele dopo un pellegrinaggio a Lourdes nel 2017, vissuto con la sua famiglia. L’anno seguente, il 17 marzo, durante un ricovero all’ospedale Casa Sollievo della Sofferenza di San Giovanni Rotondo (dov’era in cura dagli inizi), ebbe il dono d’incontrare papa Francesco e di parlargli.

A giugno 2020, affrontò una seconda recidiva e un nuovo intervento alla testa; nel febbraio 2021 fu chiaro che nessuna cura poteva più salvarlo. Giovanni frequentò la scuola fino al maggio dello stesso anno.

Col tempo perse l’uso delle gambe e l’autonomia nei movimenti, quindi entrò in coma. Giovanni morì il 3 settembre 2021; non aveva ancora diciassette anni. 

 

Cosa c’entra con me?

Due anni fa, precisamente il 26 ottobre 2022, stavo consultando le novità del sito Libreria del Santo, come ogni giorno, per vedere se ci fosse qualche nuova pubblicazione interessante. La copertina de La rosa di Giò mi aveva subito incuriosita per la sua semplicità, ma era del tutto assente la sinossi del libro. Ho subito cercato il titolo: il primo risultato, o comunque uno dei primi, era il sito ufficiale dell’associazione intitolata a Giovanni.

Mentre scorrevo la pagina della biografia, cresceva in me l’impressione di trovarmi davanti a un buon soggetto da trattare, anzitutto sulle pagine di Agli amici del venerabile Silvio Dissegna, perché Giovanni è morto a sedici anni (l’età massima che ho fissato per i personaggi che racconto lì sarebbe di quindici, in realtà), poi, una volta che avrei letto il libro – mi aveva sorpresa il brevissimo lasso di tempo tra l’uscita e il trapasso del ragazzo: appena un anno – e capito se tra me e lui poteva intercorrere qualche affinità, anche da queste parti. Mi sono allora segnata sito e titolo, per tornarci in un secondo momento, come poteva essere il giorno in cui, se fosse ancora vivo, Giovanni avrebbe compiuto vent’anni.

Ai primi di ottobre, quindi, mi sono messa all’opera, ma ho incontrato un primo ostacolo: la mia libreria di fiducia non poteva ordinare il libro; neanche i commessi sapevano spiegarmi perché. Ho allora provato con qualche sito specializzato, ma anche lì risultava impossibile richiederlo. A quel punto, avevo ancora una possibilità: rivolgermi direttamente all’associazione fondata in memoria di Giovanni.

Il 12 settembre scorso ho mandato un’e-mail presentandomi e spiegando la questione. Non ricevendo risposta, ho iniziato a preoccuparmi: forse il messaggio era andato perso, o finito nella posta indesiderata, o non era stato per nulla preso in considerazione.

Quando ormai ero sul punto di desistere, ho ricevuto, il 7 ottobre, la risposta che aspettavo, da parte di Antonella Salvato, che si è presentata come vicepresidente dell’associazione. Mi ha lasciato un numero di telefono (lo stesso a cui, in effetti, avevo pensato di ricorrere se l’e-mail non avesse trovato risposta) indicandomi di chiamare nel pomeriggio. Invece di telefonare, ho inviato un messaggio WhatsApp, pensando che fosse più discreto.

La risposta è arrivata quasi subito: era di nuovo Antonella, ovvero la madre di Giovanni. Grazie alle sue indicazioni, ho potuto ordinare il libro, promettendole che, come mio solito, le avrei inviato le bozze dei miei articoli.

Mi è arrivato il 16 ottobre, ma non l’ho letto subito; l’ho solo sfogliato. Ho scorto che, tra le illustrazioni, c’erano alcuni disegni realizzati da Giovanni stesso: la rosa scelta anche per la copertina, due ritratti, disegni di animali, ma anche le rappresentazioni dei personaggi di alcuni manga: Naruto Uzumaki, ninja protagonista della serie col suo stesso nome, ma anche Son Goku e Son Gohan (quest’ultimo da giovane), padre e figlio, eroi di Dragon Ball.

Ho pensato che, come tanti ragazzi e anche come me, Giovanni si sia sentito affascinato dal coraggio di questi personaggi, la cui caratteristica principale è che combattono cercando di superare ogni volta i propri limiti, ma non per uno sforzo egoistico, bensì per difendere l’umanità e le persone che amano.

Mi sono data alla lettura nel corso di questo mese di novembre. Sono stata conquistata dagli scritti più personali, come quello in cui il ragazzo descrive la sua maestra, quello dedicato a suo padre, la poesia per sua madre, o quella per un amico “speciale”, Francesco, ragazzo con autismo suo compagno di scuola.

Nei racconti fantastici, invece, mi sembrava di veder trasparire il desiderio per un mondo migliore, tramite le vittorie dei vari protagonisti. In effetti, Giovanni si era classificato terzo alle Olimpiadi Nazionali della Grammatica e vinse, nello stesso anno, un concorso letterario in memoria di Salvatore Marracino, militare sanseverese ucciso durante l’attentato a Nassiriya.

In lui quindi vedo la stessa capacità di rileggere la propria esperienza, volgendola al bene, che avevo scorto nei racconti e nel libro-testimonianza della Serva di Dio Giulia Gabrieli, ma anche la tenacia nel vivere nonostante tutto che fu di quella ragazza e di un altro adolescente di cui mi sono occupata molto di recente, il casertano Fulvio Colucci

Inoltre, Giovanni ha lasciato un componimento poetico sul tema «Se avessi una bacchetta magica…». Proprio recentemente mi è tornata alla memoria la storia di Francesca Tomassini, una ragazzina di Santa Maria degli Angeli, frazione di Assisi, e di come anche lei avesse scritto qualcosa sullo stesso tema. La risposta di Francesca fu che avrebbe voluto cambiare il cuore degli uomini, mentre Giovanni desiderava donare il calore di una famiglia ai bambini che non ne hanno una.

Come per loro e per tanti altri, giovanissimi e meno giovani, l’essenza della testimonianza di Giovanni non va però limitata ai sei anni (esatti, peraltro) trascorsi dalla notizia della diagnosi alla fine terrena. Lo evidenziano bene i suoi genitori, il suo parroco e gli altri intervenuti nel programma La parola a Francesco e ai giovani di Padre Pio TV, durante la puntata del 3 gennaio 2023.

 

Il suo Vangelo

La testimonianza di Giovanni mi sembra un buon punto di partenza per la Corona d’Avvento dei Testimoni di quest’anno, ossia la serie di post, uno per ogni domenica dell’Avvento di Rito Romano, in cui presento personaggi che hanno vissuto in maniera speciale il mistero dell’Incarnazione e del Natale di Gesù. Ho pensato quindi di leggere la sua vicenda interpretandola con la categoria del dono, uno degli elementi irrinunciabili del Natale.

Giovanni ha cercato di rendere la sua vita un dono, anzitutto attraverso le sue abilità artistiche e letterarie, lodate anche dalla sua maestra. Quando si va a trovare qualcuno, non ci si presenta mai a mani vuote, anche durante le feste: si porta almeno un mazzo di fiori. Lui stesso si sentiva uno di quei fiori che, anche in mezzo alle difficoltà, riuscivano a fiorire: così aveva descritto a papa Francesco, in quella visita del 17 marzo 2018, un cartellone che lui e gli altri ragazzi della scuola del reparto in cui era ricoverato. Anche il suo ultimo disegno raffigurava un fiore, precisamente una rosa: non volle che fosse messo in cornice, ma restasse sulla copertina del suo album da disegno (è la stessa in copertina del libro).

Si è donato anche quando il tumore invadeva sempre di più il suo corpo, arrivando a fermarlo nelle più elementari necessità. Pure allora, riusciva a trovare serenità affidandosi al Signore, come ha raccontato sua madre.

Infine, con l’avanzare della malattia, capì che non doveva tanto pregare per la propria salute, ma affinché gli altri stessero bene. Lo fece anche in una lettera a Gesù Bambino, dove non gli chiese un regalo per sé, ma di aiutare le persone che non avevano quello che invece lui aveva: da mangiare, da bere, da vestirsi, una casa, le cure necessarie, la pace, l’amore che danno un papà, una mamma, dei nipoti (nella poesia sulla bacchetta magica non si esprime diversamente). Concludeva con un impegno:

Io ti prometto Gesù Bambino che sarò più buono e che anche io aiuterò chi ne ha bisogno ma ti prego di esaudire almeno uno dei miei desideri.

L’aiuto più grande che Giovanni ha donato è quello del suo sorriso, come aveva promesso in un’altra delle sue poesie. L’Associazione nata in sua memoria continua a farlo vivere sul volto di tante persone, proprio come sperava.

 

Per saperne di più

Giovanni Bergantino, La rosa di Giò, VivereIn 2022, pp. 84, € 15,00.

Raccolta di alcuni racconti, poesie e disegni di Giovanni.

Come indicavo sopra, non è disponibile nel circuito delle librerie fisiche e nemmeno sui siti specializzati, ma solo su richiesta ai contatti presenti sul sito ufficiale di Giovanni. La vendita delle copie sostiene il reparto di Pediatria di Casa Sollievo della Sofferenza.

 

Su Internet

Sito ufficiale dell’Associazione Giovanni Bergantino Gli Amici di Giò

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