Luigi Brutti, in cammino verso l’amore di Dio
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Luigi Brutti nacque a Montefiascone, in provincia e diocesi di Viterbo, il 23 novembre 1984, secondogenito di Vittorio Brutti e di sua moglie Enza. Frequentò la parrocchia di San Leonardo Murialdo a Viterbo, dove ricevette i Sacramenti dell’Iniziazione Cristiana.
Bambino
vivace e quasi iperattivo, nell’adolescenza cominciò a sentirsi inquieto: dava
sfogo a questa sensazione lasciandosi trascinare dagli amici, litigando con i
familiari, vivendo relazioni leggere con le ragazze e trascurando lo studio.
A circa
sedici anni, frequentando il Grest (l’oratorio estivo) nella parrocchia del
Murialdo, qualcosa cominciò a cambiare in lui. Più precisamente, nel 2002,
durante un campo estivo sul tema dell’amore, riuscì a guardare dentro di sé e a
riconoscere che Dio poteva placare la sua inquietudine.
Tornato
a casa, Luigi diede uno slancio diverso alla sua vita: iniziò a frequentare il
gruppo giovani e s’impegnò come educatore sia nella parrocchia del Murialdo, sia
in quella della Sacra Famiglia, sempre a Viterbo; intensificò la preghiera e la
lettura della Parola di Dio; si accostò spesso ai Sacramenti. Migliorò anche
sul piano del rendimento scolastico, oltre a riallacciare il rapporto coi
genitori e con la sorella Martina.
Diplomatosi
all’Istituto Tecnico Industriale nel 2003, s’iscrisse alla facoltà di Scienze
della Formazione Primaria dell’Università Roma Tre e contemporaneamente alla
scuola di specializzazione per gli insegnanti di sostegno. Si laureò il 21 giugno 2007; nell’ottobre dello stesso anno conseguì il diploma. Due anni dopo,
ottenne l’abilitazione al sostegno didattico.
Oltre
che a scuola, viveva accanto ai bambini con disabilità anche nel tempo libero,
come membro, già da prima di cominciare a insegnare, di varie associazioni di
volontariato. Dopo tante relazioni passeggere, nel 2006 si fidanzò con Roberta,
una ragazza che condivideva i suoi sogni e i suoi valori. Fissarono la data
delle nozze all’11 settembre 2011.
La
mattina dell’8 giugno di quell’anno, però, Luigi disse ai genitori di avere un
forte mal di testa; nel giro di cinque minuti si aggravò, tanto da perdere
conoscenza. Fu portato d’urgenza all’ospedale di Viterbo, dove, nonostante i
tentativi messi in atto dai neurochirurghi per salvarlo, morì la sera del 19
agosto 2011, a ventisei anni.
L’inchiesta
diocesana della sua causa di beatificazione e canonizzazione, per la verifica
delle virtù cristiane in grado eroico, è stata aperta a Viterbo il 29 luglio 2022.
Cosa c’entra con
me?
Nel 2022, non ricordo se d’estate o se all’inizio dell’anno, una mia amica mi ha regalato alcuni libri: quello su Luigi era tra di essi. Non so come abbia fatto a sfuggirmi l’uscita, ma ho comunque apprezzato il gesto. Vedere poi che si trattava di un giovane aumentava la mia curiosità, però, come spesso mi accade, ho accantonato la lettura perché presa da altre faccende.
Il 12 novembre dello stesso anno, mentre seguivo la trasmissione Verso gli altari
di Padre Pio TV, ho sentito che si sarebbe parlato di lui. Credevo che
avrebbero precisato che la sua era una testimonianza meritevole, ma il
conduttore riferì che, nel luglio precedente, era iniziata l’inchiesta
diocesana. Rimasi stupefatta, tanto più che erano passati poco più di dieci anni
dalla morte di Luigi. In trasmissione era intervenuto il suo postulatore: per
giunta, era lo stesso che, dalla fase romana in poi, ha seguito Carlo Acutis
(ma ora segue moltissime altre cause, non solo di ragazzi e giovani).
Per
tutte quelle ragioni, sono stata colta da un moto di stizza, che si è
stemperato col ritorno della curiosità: volevo capire perché la sua diocesi
avesse deciso di verificare la sua presunta santità, immagino supportata anche
dalla fama di segni.
Continuavo
a pensare di leggere il libro, ma non trovavo mai l’occasione giusta. Non
ricordo quando, ma mi sono accorta che oggi ricorreva il suo quarantesimo
compleanno, per cui me lo sono appuntata.
Così,
prima di partire per il convegno su martirio e offerta della vita, organizzato
a Roma dal Dicastero delle Cause dei Santi, ho pensato di mettere in borsa quel
volumetto. L’ho iniziato nel viaggio di ritorno e l’ho terminato mentre mi
recavo alla presentazione del libro (che però avevo già letto e recensito) sul
Venerabile Guido Vidal França Schaeffer, medico e poi seminarista brasiliano.
In
Luigi, come già in Guido, ho ravvisato un’inquietudine di fondo, che nel suo
caso si è espressa, fino ai sedici anni circa, in tante forme: litigi con la
famiglia, relazioni amichevoli e sentimentali superficiali, scarso impegno
nello studio; era perfino fumatore da quando aveva undici anni.
Lui
stesso ha definito quella fase della sua vita, nello scritto contenuto nel suo Diario
spirituale datato 28 maggio 2006, con termini che non capita spesso di
trovare in un’agiografia: «cazzate», «bordelli», «casino» (tutti testuali!).
Nello stesso passaggio, però, afferma anche di aver trovato, grazie ai gruppi
parrocchiali che frequentava, un modo «nuovo e molto più fico (un altro termine
decisamente insolito), ma semplice, per vivere felicemente» in tutti gli
ambiti della sua esistenza.
Luigi
mi appare quindi uno di quei “santi che non ti aspetti”, più che “della porta
accanto” (termine che, non mi stanco mai di ripetere, è da riferire alle
persone credenti che vivono con noi ora, non a quelle decedute che
possiamo anche aver conosciuto, e, sicuramente, non da accostare ai candidati
agli altari), di cui spesso emergono le storie e per i quali, in un secondo
momento, si pensa magari di avviare le cause.
Ho quindi ammirato
il fatto che le sue parrocchie non si siano accontentate di tenere per sé la
sua storia, o di commemorarla con una targa, la dedicazione di un salone e cose
del genere, ma si siano assunte l’onere di chiedere ufficialmente alla diocesi,
quindi alla Chiesa tutta, di valutarne seriamente l’esemplarità. In tal senso
credo che abbia avuto peso la riscoperta di storie di giovani e ragazzi dopo l’esplosione
della fama di santità di Carlo Acutis, come davo conto nel post in cui riferivo
della mia reazione al decreto sul secondo miracolo.
Al di
là delle espressioni colloquiali contenute nel suo Diario, ho apprezzato
la semplicità con cui si rivolgeva a Dio Padre. Lo riconosceva appunto come il
suo “babbo”, come si dice in viterbese, da amare, non più come un padrone a cui
doveva sottomettersi. Un elemento che lo ravvicina a un’altra giovanissima
Serva di Dio, l’adolescente bergamasca Giulia Gabrieli, morta lo stesso giorno,
mese e anno di Luigi, a poche ore di distanza, se ho ben capito.
Lo
stile informale e la confidenza estrema sono anche dati che accomunano le sue
preghiere a quelle riportate nell’agenda-diario del vicentino Claudio Contarin,
un altro giovane di cui, solo dopo la fine umanamente prematura, si è scoperta
la profondità spirituale, anzi, in maniera ancora più sorprendente che nel suo
caso.
Giggio
però era Giggio (confidenza per confidenza, mi viene da usare il soprannome con
cui lo chiamavano gli amici), quindi è bene che io sottolinei il suo specifico
messaggio, come faccio sempre, nel paragrafo Il suo Vangelo.
Me lo
sento affine anzitutto perché siamo coetanei: tra la mia nascita e la sua ci
sono quattro mesi e tredici giorni di differenza. Andando più in profondità, lo
trovo simile a me per il percorso di fede vissuto in parrocchia, prima in modo
abitudinario, poi consapevole, anche grazie a momenti forti come campi estivi o
ritiri spirituali. Inoltre anch’io, come lui, tengo un diario spirituale, da
oltre vent’anni.
Nell’intervento
su Padre Pio TV, il postulatore riferisce anche come Luigi sia diventato noto
ben oltre i confini diocesani anche grazie ai padri Giuseppini del Murialdo,
incaricati della sua parrocchia di nascita (anche se la sede dell’associazione
attrice della sua causa è nella parrocchia della Sacra Famiglia); ennesimo caso
di persone giuste al momento giusto, come mi piace dichiarare.
Un
altro mezzo che l’ha reso un po’ più noto è il cortometraggio Ho bisogno di
luce, che ripropongo qui sotto.
Il suo Vangelo
Come ha rimarcato monsignor Lino Fumagalli, al tempo vescovo di Viterbo, nel discorso per l’apertura dell’inchiesta diocesana (nel video appare veramente commosso, al momento di prestare giuramento), la testimonianza cristiana di Luigi ha molto da insegnare.
In
primo luogo, la sua storia è l’esempio di come un giovane, se bene
accompagnato (aveva ricevuto una formazione cristiana in famiglia, ma solo più avanti ha assunto la fede consapevolmente), riesca a intendere la vita come vocazione, dovunque si trovi a spenderla: è quel modo «nuovo e molto più fico» che, prima del campo estivo del
2002, lui non riusciva a percepire. Inoltre, cambiando prospettiva, capì anche
che il lavoro poteva essere espressione del suo desiderio di aiutare gli altri,
tanto da condurlo a una scelta universitaria a cui mai avrebbe pensato.
La sua
interiorità è stata ulteriormente plasmata dai momenti di grazia eccezionali e
dalle vicende ordinarie, conducendolo a stilare una regola di vita
ben precisa, fatta di momenti della giornata da riservare a Dio, cresciuta con
lui.
Così,
con la sua tipica serenità, poteva continuare a interrogarsi sul volere di Dio
su di lui e a essere consapevole di saperlo vicino. Scrisse infatti nel Diario
spirituale XIX, il 5 gennaio 2009:
Signore, ti voglio
bene. Signore non so dove mi vuoi portare, né quanto durerà il viaggio. Non so
quali spiagge toccherò, non conosco le mete che raggiungerò. Ma so che tu mi
sarai vicino, mi darai la mano e percorreremo insieme la strada fino a Casa.
Oggi
Giggio da a sua volta la mano a tantissime persone, in modi che umanamente
risulta difficile spiegare. Credo che, da quel giorno di due anni fa, la stia
dando anche a me.
Per saperne di più
Luigi Fabbri, Ho bisogno di luce – Il percorso umano e spirituale di Luigi Brutti giovane viterbese, San Paolo Edizioni 2022, pp. 112, € 10,00.
Il
racconto del suo percorso tramite gli scritti e le testimonianze di alcuni dei
suoi amici e conoscenti.
Luigi Brutti, In cammino verso Dio – Pensieri e preghiere di Luigi Brutti, pro manuscripto, 2013.
Un’antologia
del suo diario spirituale, uscita a due anni dalla morte, a cura di suo zio
Mario Brutti (morto nel 2020). Credo che si possa richiedere ai contatti
presenti sul suo sito ufficiale.
Su Internet
Sito ufficiale della sua causa
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