Pina Suriano, il sorriso della fedeltà

Pina nella foto scelta per la beatificazione
(da notare il distintivo dell’Azione Cattolica
che le chiude il colletto)
(fonte: vecchio sito ufficiale)

Chi è?

Giuseppina Suriano nacque a Partinico, in provincia di Palermo e diocesi di Monreale, il 18 febbraio 1915, prima dei tre figli di Giuseppe Suriano e Graziella Costantino, contadini, che l’aiutarono nella sua prima formazione morale e religiosa.

Dopo l’asilo seguito dalle Suore Collegine di Sant’Antonio, frequentò le scuole elementari nel suo paese. Nel 1922 entrò nella Gioventù Femminile di Azione Cattolica, tra le Beniamine, passando poi tra le Aspiranti e le Giovani. Il canonico don Antonino Cataldo, parroco della chiesa matrice di Maria SS. Annunziata a Partinico, divenne il suo direttore spirituale.

Lo stesso sacerdote era direttore del Cenacolo del Sacro Cuore, le cui aderenti vivevano come consacrate, ovvero professando i tre voti religiosi, ma restavano nel mondo, assistendo in particolare poveri e ammalati. Pina, come la chiamavano tutti, aderì a quell’iniziativa a diciannove anni, dietro invito di Maria Addamo, una delle sue amiche. Il 29 aprile 1932, nella chiesetta delle Figlie della Misericordia e della Croce, dove si tenevano gli incontri della Gioventù Femminile, emise il voto di castità.

Tuttavia, nel 1933, il canonico Cataldo fu allontanato dalla parrocchia, per ragioni personali e politiche. Pina ritenne che fosse ingiusto, ma si preparò a vivere una nuova esperienza: casa sua, infatti, era passata nel territorio di una nuova parrocchia, intitolata a Maria SS. del Rosario.

Collaborò subito alle attività parrocchiali e alla nascente sezione di Azione Cattolica: per nove anni, dal 1939 al 1948, ne fu segretaria, mentre dal 1945 al 1948 fu Presidente delle Giovani, sebbene, per ragioni anagrafiche, fosse entrata nel gruppo Donne. Fondò anche un gruppo della Pia Unione delle Figlie di Maria, di cui fu presidente.

Aspirava consacrarsi a Dio, ma ne fu impedita dai genitori, i quali mal sopportavano la sua adesione all’Azione Cattolica. Dopo aver strappato loro il consenso, il 15 febbraio 1940, con l’amica Giovanna Chimenti, entrò nel postulandato delle suore Figlie di Sant’Anna a Palermo. Otto giorni dopo, però, dovette uscirne per ragioni di salute, ovvero per un problema cardiaco emerso durante una visita di controllo.

Negli anni seguenti, mentre si manteneva lavorando come sarta, Pina fece domanda in almeno diciotto istituti, ma da tutti fu respinta: o per ragioni di salute, o perché sprovvista della dote richiesta al tempo, o perché, a trentadue anni, era ritenuta troppo anziana. Capì quindi che la sua vocazione non si sarebbe mai realizzata: fu aiutata ad accettarlo anche grazie all’incontro e al rapporto epistolare che ebbe con padre Pio da Pietrelcina (canonizzato nel 2002).

Dopo l’allontanamento di don Cataldo e aver saputo che un altro sacerdote da lei conosciuto aveva lasciato il ministero, aveva preso corpo in lei la decisione di offrirsi vittima per la santificazione e la perseveranza dei sacerdoti. In seguito alla preclusione alla vita religiosa, fu sempre più convinta di compiere quell’offerta, non prima di aver chiesto il permesso al direttore spirituale, nonché suo parroco, don Andrea Soresi. Col suo benestare, rese concreta quella scelta il 30 marzo 1948, insieme ad altre tre compagne.

Nello stesso anno partecipò, a settembre, al pellegrinaggio per il trentesimo anniversario della Gioventù Femminile, ma poco dopo si ammalò per una forma di artrite reumatica particolarmente grave. Avrebbe voluto tornare a Roma per il Giubileo e per la canonizzazione di Maria Goretti, ma morì la mattina del 19 maggio 1950, pochi giorni prima, mentre si preparava per andare a Messa; aveva trentacinque anni.

Fu beatificata dal Papa san Giovanni Paolo II il 5 settembre 2004 sulla spianata di Montorso a Loreto. La sua memoria liturgica ricorre il 19 maggio, giorno della sua nascita al Cielo, mentre i suoi resti mortali sono venerati dal 18 maggio 1969 nella chiesa del Sacro Cuore in via Francesco Crispi 96 a Partinico, poi diventata Santuario Diocesano a lei dedicato.

 

Cosa c’entra con me?

Ho vaghissimi ricordi della sua beatificazione: non ero ancora così interessata alle cerimonie di beatificazione, anzi, ai santi in genere (oltre a quelli che già conoscevo), come lo sarei diventata, neanche un anno dopo, in seguito alla GMG di Colonia.

Con Pina ho stretto un primo legame quando ho scoperto il blog del Segretariato Diocesano di Pastorale Vocazionale della diocesi di Guarda in Portogallo, con la rubrica 1 Jovem 1 Vida (“Un Giovane, una Vita”): ho ritrovato nel mio computer il file che avevo salvato il 14 aprile 2011. Non so dire cosa mi avesse attratto di lei: probabilmente, l’offerta vittimale per i sacerdoti, che me la faceva sentire molto vicina.

L’ho ritrovata poco dopo, in uno dei quiz sui Santi del blog Una penna spuntata, curato da Lucia Graziano: nella domanda numero 8, la blogger domandava ai lettori quale fosse la ragione per cui Pina pregasse insistentemente Dio. Nelle risposte che avevo pubblicato qui, mi era venuto da scegliere la quarta, ossia perché facesse sparire le stigmate a Padre Pio; intuivo, infatti, che fosse sua figlia spirituale o qualcosa del genere.

La risposta giusta, invece, era la prima: dopo che la vita religiosa le era stata preclusa per ragioni di salute, Pina invocava Dio perché la malattia che già aveva si aggravasse: se non poteva essere Sua sulla terra, sperava di riuscirci in cielo.

Io però non ero andata tanto lontana dal vero: è accertato che nel 1947 lei interrogò padre Pio circa la propria vocazione, andando di persona a San Giovanni Rotondo; lo tenne poi aggiornato attraverso molte lettere, ma può essere considerata sua figlia spirituale in senso stretto.

Quando ho scritto un articolo sul Beato Alberto Marvelli per Sacro Cuore VIVERE mi sono ricordata di lei, ma non sono andata oltre. È di nuovo ricomparsa nella mia vita tramite una piccola biografia di suor Anna Rosa Chimenti, delle Figlie di Sant’Anna: anche lei frequentava lo stesso circolo di Azione Cattolica (era la segretaria) e conosceva l’esperienza del Cenacolo del Sacro Cuore.

Non solo: Giovanna, come si chiamava al secolo, entrò in postulandato insieme a Pina e divenne poi missionaria in Eritrea. Quanto all’amica, la biografia fornisce una versione divergente circa il suo ritiro dalle Figlie di Sant’Anna: sarebbe stata la madre, da sempre contraria, a portarla via dopo quindici giorni.

La spinta definitiva a interessarmene di nuovo è arrivata il 4 gennaio 2023, leggendo un articolo sul sito del santuario dell’Amore Misericordioso a Collevalenza. Ho subito controllato come fosse il testo sull’Enciclopedia dei Santi, Beati e Testimoni e mi sono impegnata a correggerlo; tuttavia, come spesso mi accade, sono sopraggiunti altri impegni. Ho quindi mancato l’anniversario tondo dei centodieci anni dalla nascita e ho saltato anche quello della nascita al Cielo, ma non mi andava di sprecare il post, per cui lo pubblico con un giorno di ritardo.

Nei mesi seguenti ho visto un rinnovato interesse su di lei: il cardinal Marcello Semeraro, Prefetto del Dicastero delle Cause dei Santi, è andato a Partinico a celebrare la Messa il 5 settembre 2024, a vent’anni dalla beatificazione (di lì a poco, il 14 settembre, in apertura della nuova stagione di Verso gli altari su Padre Pio TV, si è parlato di lei) mentre il 9 marzo di quest’anno, nella puntata della trasmissione Santi della porta accanto in onda su Radio Vaticana, Pina è stata presentata tra i candidati agli altari della diocesi di Monreale. Tuttavia, non mi ero ancora impegnata a concludere l’articolo.

Da quello che avevo raccolto, mi sono fatta l’idea di essere molto simile a lei. Anzitutto, come già avevo appurato, per il desiderio di contribuire alla santificazione dei sacerdoti, passato, anche nel mio caso, per vicende che mi hanno convinta di non aver agito abbastanza per coloro che avrei dovuto accompagnare come una vera sorella spirituale.

Oggi sento di avere affinità con lei anche perché cerco di essere, a mio modo, il cuore della mia parrocchia. Anch’io accompagno le celebrazioni con la musica, più precisamente col canto (Pina aveva imparato a suonare l’organo dalle Collegine), cerco di aiutare i futuri sposi a preparare bene il loro Matrimonio e m’impegno nella diffusione dei media cattolici (lei acquistava riviste e libri per la biblioteca parrocchiale, attingendo ai suoi guadagni di sarta).

Sono tutti impegni che già vivevo nella mia parrocchia di nascita, ma che si sono caricati di maggior senso quando anch’io ho cambiato comunità (per lei si è trattata di una riorganizzazione dei confini parrocchiali, per me di un trasloco): vorrei, infatti, che la mia gente (chiedo scusa se adotto termini troppo clericali) camminasse in comunione col Papa, col nostro vescovo, con le altre parrocchie vicine e con la diocesi tutta. A volte mi accade di montare in collera quando vedo che le mie istanze non vengono accolte: per questo, chiedo di avere pazienza, la stessa con cui Pina accettò l’allontanamento del canonico Cataldo, in cui vedeva un motivo di sofferenza per tutta Partinico.

La sua vicenda vocazionale mi ha fatto pensare, ancora una volta, a quel che disse un anziano sacerdote a una mia amica: se non avesse dato seguito alla sua vocazione, sarebbe stata come un osso spezzato nel Corpo Mistico della Chiesa.

Credo che Pina si sia sentita così, dopo l’ennesimo rifiuto, ma questo non l’ha impedita di restare fedele alle promesse, seppur private, che aveva messo nelle mani del Signore. Io stessa, a volte, ho rischiato di considerarmi irrealizzata, perché non avevo un vero lavoro: ora è un po’ più vicino, ma devo impegnarmi ancora di più.

 

Ha testimoniato la speranza perché...

Pina mi pare una testimone di speranza perché, nonostante il suo piccolo mondo non la comprendesse, a cominciare dai familiari, ha continuato a sorridere e a credere che il Signore non l’avrebbe abbandonata.

Restando in contatto con le “sorelline” (ovvero le aderenti) e con la “mammina” (la fondatrice Maria Addamo) anche dopo che il Cenacolo si era dissolto, ha trovato uno sprone a non arrendersi e a vivere non come una mezza monaca o una suora fallita, ma come una laica consapevole del dono del Battesimo, chiamata a fermentare la società dall’interno.

 

Il suo Vangelo

La testimonianza evangelica della Beata Pina passa per un contesto sociale in cui le donne difficilmente potevano uscire di casa da sole, o comunque avevano uno spazio limitato nella società e nella Chiesa: grazie all’Azione Cattolica, diffusa capillarmente a livello femminile dalla Beata Armida Barelli (qui i miei post su di lei), in tante hanno preso coscienza di sé e del proprio posto nel mondo, soprattutto nel sud del nostro Paese.

Altre donne, invece, avevano una visione del mondo molto più limitata, a causa della formazione ricevuta: vale ad esempio per la madre di Pina, la quale voleva che lei, unica figlia femmina e perdipiù la maggiore, si sistemasse con un buon matrimonio e, per questo, non voleva che passasse troppo tempo in chiesa; arrivò persino a nasconderle le scarpe per impedirle di andare a un incontro della Gioventù Femminile.

Pina è andata oltre questo aspetto, senza particolari rivendicazioni, ma vivendo uno stile di donazione completa: ai suoi cari, che voleva salvi; alla sua comunità, per la quale aveva tanto operato; per i sacerdoti, consapevole che la loro santità avrebbe trascinato con sé quella dei fedeli.

Per questo si sentiva di consolare il canonico Cataldo, poco dopo la sua partenza, in una lettera dove scriveva:

Nel mondo c’è un solo Gesù e questo ci basta, non è forse vero?

Lui solo può trasformare in serenità e pace ogni dolore ed ogni contrarietà.

Lui solo può colmare di delizie il nostro cuore e può raddolcire le intime amarezze.

Monsignor Cataldo Naro, vescovo di Monreale, nell’omelia per la messa di ringraziamento del 10 settembre 2004 affermò: «Sarà ora la stessa nuova beata a farsi meglio conoscere, trovando le vie più opportune, quelle del cuore». Posso dire che nel mio caso sia accaduto proprio così: conto che succeda anche ad altri.

 

Per saperne di più

Salvatore Falzone, Pina Suriano – Per amore del mio unico Amore, Editrice Ave 2004, pp. 112, € 8,00.

Storia della vita di Pina, raccontata come se fosse un romanzo.

 

Su Internet

Pagina Facebook ufficiale della Beata Pina Suriano

Pagina su di lei del sito del Dicastero delle Cause dei Santi, con il profilo biografico e l’omelia per la beatificazione

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